La Mandragola: analisi e trama PDF

Title La Mandragola: analisi e trama
Course Linguistica Italiana
Institution Università per Stranieri di Siena
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Summary

Analisi e trama della commedia di Niccolò Machiavelli "La Mandragola"...


Description

LA MANDRAGOLA Machiavelli ha volgarizzato l’Andria, una commedia opera del drammaturgo latino Terenzio. Il Machiavelli drammaturgo, di fatto, si forma sin dalla sua giovinezza traducendo Terenzio. La lezione delle cose antique e l’esperienza delle cose moderne, questa commistione di classico e moderno, è punto di forza in Machiavelli e lo si vede già nei personaggi. Per quanto riguarda la Mandragola, attraverso una serie di riferimenti piuttosto controversi è possibile risalire all’anno in cui si svolge la vicenda: 1504. La Mandragola è una commedia in cinque atti che si svolge in una giornata d’inverno. La commistione tra classico e moderno, cui si è accennato in precedenza, si riflette sui nomi dei personaggi della commedia, nei quali confluiscono la tradizione greco-latina e la contemporaneità fiorentina. Alcuni nomi, sono di fatto nomi classici, si veda Sostrata (nome plautino), Callimaco (il cui nome significa bel combattente) Guadagni (il suo cognome è fiorentino, esistente all’epoca di Machiavelli). Callimaco è il giovane protagonista innamorato di Lucrezia, la figlia di Sostrata, sposata al protagonista vecchio: Nicia. Nicia è un Dottore in Legge ed è colui che, nella vicenda, viene beffato e cornificato, il suo nome è classico ma il suo cognome è un tipico cognome fiorentino Calfucci. Lucrezia è anch’esso un nome classico, nella storia romana Lucrezia è una donna che sacrifica la sua virtù. Lucrezia è anche un nome che rimanda a Lucrezia Borgia, la figlia di Alessandro VI (si noti anche qui la commistione tra classico e moderno). Questi rimandi sono chiaramente recepiti dal pubblico. Questo rapporto tra il pubblico e il suo autore è vero per qualsiasi letteraria, ancora di più nello stretto rapporto con l’opera teatrale. Le battute devono fare effetto sul pubblico, il pubblico deve ridere quando è il momento di ridere altrimenti il solo effetto che l’opera sortirà è quello di annoiare la gente che assiste. La Mandragola è ambientata a Firenze e si configura come la grande erede della grande tradizione letteraria fiorentina. In quest’opera un giovane uomo (Callimaco) torna a Firenze poiché a Parigi (dove vive) si è innamorato di una donna fiorentina, la giovane Lucrezia. Questo è un tema molto tradizionale, il tema dell’innamoramento a distanza, quello che cantavano anche i trovatori provenzali, l’amour de logne. L’amore a distanza nasce dalla fama, Callimaco ha sentito parlare della bellezza di Lucrezia da un parente di Nicia, che era stato invitato a cena a Parigi dallo stesso Callimaco. Nasce così una discussione circa quali siano le donne più belle, se le fiorentine o le parigine, è così che viene fuori il nome di Lucrezia. Lucrezia compare tardi nella commedia, secondo un meccanismo definito dell’attesa, più questo tempo si dilata, più la suspense cresce. Lo stesso identico stratagemma è ripreso da Shakespeare, Giulietta entra in scena per la prima volta solo al momento della scena del ballo in maschera, prima se ne sente solo parlare. Nella Mandragola, questo meccanismo dell’attesa ha un colpo geniale corrispondente nella parte finale. Il punto decisivo della storia non viene pronunciato direttamente da Lucrezia, ma viene riferito a Ligurio da Callimaco. La trama: La storia comincia mostrando questo giovane innamorato, Callimaco appunto, che si innamora di Lucrezia. Tuttavia, questo giovane uomo non sa come fare a conquistarla perché Lucrezia, oltre che la fama di essere molto bella, ha anche la fama della virtù (di essere molto fedele al marito). È necessario trovare un modo per conquistarla e questo è la chiave di volta che regge tutta la commedia. Il sistema viene escogitato da Ligurio, un personaggio che vive alla giornata procurandosi i favori dei potenti, un uomo astuto che trova il punto debole per togliere Lucrezia a Nicia. Questo punto debole si veda nella vecchiaia di Nicia, uomo molto più vecchio di lei (il tema della moglie giovane e del marito vecchio, con una vicenda che si conclude con la moglie che s’innamora di una persona giovane e più adatta a lei, ricorre nel Decameron di Boccaccio), e nel desiderio di lui di avere un erede. Nicia, è un uomo gretto che non è mai uscito da Firenze e che non vuole nemmeno lasciare la città, un uomo che si è impressionato persino vedendo il mare. Nicia

incolpa, per la mancata nascita di un erede, sua moglie Lucrezia, non pensa neanche che la causa della sterilità possa essere lui. Ligurio, allora, suggerisce a Nicia una cura alla sterilità di Lucrezia. La cura è una pozione a base di mandragola, un’erba medicinale alla quale si attribuiva da tradizione la facoltà di favorire il concepimento. La cosa presenta un rischio, si dice a Messer Nicia che il primo uomo che avrà un rapporto fisico con Lucrezia, dopo che questa abbia bevuto la mandragola, morirà entro otto giorni. Nicia deve trovare dunque qualcuno che si sacrifichi e che si congiunga con Lucrezia al posto suo, per una notte. Nicia crede tutta la storia e dunque cerca un sostituto, destinato a morire, si fa in modo quindi che a sostituirlo sia Callimaco travestito. Lucrezia oppone molta resistenza al piano, non vuole che qualcuno si unisca a lei contro la sua volontà. Tuttavia la convinceranno ad accettare il piano: sua madre (che in gioventù è stata donna di facili costumi) e frate Timoteo. Il frate la convince, distorcendo la teologia, poiché il fine ultimo è quello di dare un figlio a Messer Nicia. Quando la beffa è portata a compimento il risultato è, all’apparenza, un risultato che accontenta tutti: Callimaco si unisce a Lucrezia, Nicia contento perché avrà un erede (anche se chiaramente questo non è suo figlio) e Lucrezia si accorge di avere accanto un uomo più giovane che preferisce al vecchio marito. La relazione tra i due amanti diventa infine una relazione stabile con la benedizione dello stesso Nicia, poiché lo stesso Nicia è contento di avere l’erede. Nicia non capisce che il ragazzo che hanno portato nella camera di Lucrezia era Callimaco travestito, così lo ringrazia per il suggerimento della mandragola. Nicia viene di fatto cornificato ma è contento e gli dà la chiave di casa sua poiché è la persona che lo ha aiutato a raggiungere il suo scopo. Apparentemente ognuno dei personaggi ha raggiunto il proprio scopo: frate Timoteo ottiene dei soldi, chiesti per convincere Lucrezia, Sostrata ottiene lo scopo di accontentare il genero, Ligurio ottiene soldi, danaro, soddisfazione e protezione, Callimaco ottiene Lucrezia e Lucrezia un amante giovane. Ma quanto di comico è veramente presente in questa situazione? Certamente la Mandragola punta sulla comicità, Bausi la descrive come una commedia amara poiché si basa sul guadagno, sulla vendita dell’autorità religiosa, il proprio interesse, il tradimento. La Mandragola mostra la povertà di spirito dell’uomo, in particolare si noti frate Timoteo, un frate simoniaco1, traditore degli ideali della Chiesa. Frate Timoteo convince Lucrezia a tradire il marito e tutto questo unicamente per soldi. Le indicazioni nel testo di Machiavelli sono molto precise e permettono di identificare in fra’ Timoteo, un frate domenicano della chiesa di Santa Maria Novella. Machiavelli mostra qui un intento molto polemico contro i domenicani (si tenga presente che anche Savonarola [Ferrara 1452 - Firenze 1498] era un domenicano). Ma chi guadagna concretamente qualcosa dall’intero meccanismo che ha messo in atto Ligurio nel corso della vicenda? In una delle tante interpretazioni a questa commedia, si dice che chi ci guadagna davvero qualcosa è Lucrezia, perché è l’unica che decide di tenere con sé Callimaco. Lei è la vittima di questa macchinazione, resisterà in ogni modo alla volontà del marito di andare a letto con un altro uomo, non vuole vendere il suo corpo, resisterà con tutte le sue forze al marito, alla madre e al frate contro questo mercimonio. Alla fine cede, tuttavia, col cedere fa la sua celta e sceglie Callimaco. Lucrezia avrebbe potuto decidere di tenerlo come anche di mandarlo via per non rivederlo mai più. L’interpretazione della Mandragola è controversa, è una commedia amara, tragica per certi aspetti, tuttavia di questa commedia è stata da un’interpretazione che ha equiparato Lucrezia alla figura del principe, Lucrezia come personaggio che ha saputo usare le circostanze a suo vantaggio: la fortuna e la virtù. Lucrezia è vittima di un gioco che, con la sua virtù, riuscirà a sfruttare a suo vantaggio.

1 Il termine simonia ricorre esplicitamente in Inferno XI, 59 (Divina Commedia). Falsità, ladroneccio e simonia.

Alla Mandragola è stata data una lettura anche politica, benché forse un po’ forzata, Lucrezia è stata paragonata a Lorenzo d’Urbino, che deve prendere in mano le sorti di Firenze proprio come Lucrezia prende in mano le sorti del suo matrimonio per volgerle a suo vantaggio. La data della Mandragola è molto controversa, Stoppelli propone di collocare la Mandragola negli stessi anni del Principe, vedendo in questi due testi paralleli. La tesi è rafforzata da certi richiami che non si presentano tanto tra Il Principe e la Mandragola, quanto piuttosto tra la commedia e le lettere di Francesco Vettori. Nella Mandragola troviamo vere e proprie citazioni dalle quali si può risalire alle lettere che Francesco Vettori scriveva a Machiavelli. Machiavelli potrebbe tuttavia avere usato anche a distanza di tanti anni quelle lettere, l’argomentazione portata avanti da Stoppelli non è dunque sufficiente. L’ipotesi più condivisa dagli studiosi è che la Mandragola sia stata scritta intorno al 1518, questo perché l’opera è un’opera scritta per essere rappresentata, infatti questa è probabile che sia stata rappresentata per il carnevale quindi agli inizi del 1518. Da allora la Mandragola è stata rappresentata anche fuori Firenze e dopo la morte del suo autore. Una delle rappresentazioni più famose, fuori Firenze, risale al 1526 quando Francesco Guicciardini organizzò una rappresentazione di questa commedia a Faenza. In occasione di questa rappresentazione, Machiavelli inviò a Guicciardini il testo di alcune canzoni che dovevano accompagnare la commedia, sia all’inizio, sia negli intervalli tra un atto e l’altro. Queste canzoni erano interpretate dall’amante di Machiavelli. Machiavelli era di fatto sposato con Marietta Corsini, tuttavia non aveva mai nascosto questa propensione per il fascino femminile. Machiavelli ha avuto molte amanti, tra le quali questa donna, Barbara che cantava le canzoni durante questi intermezzi. Prologo Mandragola: “Iddio vi salvi, benigni auditori, quando e’ par che dependa questa benignità da lo esser grato. Se voi seguite di non far romori, noi vogliàn che s’intenda un nuovo caso in questa terra nato. Vedete l’apparato, qual or vi si dimostra: quest’è Firenze vostra, un’altra volta sarà Roma o Pisa, cosa da smascellarsi delle risa. Quello uscio, che mi è qui in sulla man ritta, la casa è d’un dottore, che ’mparò in sul Buezio2 legge assai; quella via, che è colà in quel canto fitta, è la via dello Amore, dove chi casca non si rizza mai; conoscer poi potrai a l’abito d’un frate qual priore o abate abita el tempio che all’incontro è posto,

(se state attenti e in silenzio) (terra: città)

(man ritta: mano destra) (Dottore in Legge)

(cascare, rizzarsi doppio senso erotico)

(tempio: Santa Maria Novella)

2 Boezio deformato Buezio per come si farà fregare Nicia, c’è un riferimento al bue a causa delle corna.

se di qui non ti parti troppo tosto. Un giovane, Callimaco Guadagno3, venuto or da Parigi, abita là, in quella sinistra porta. Costui, fra tutti gli altri buon compagno4, a’ segni ed a’ vestigi l’onor di gentilezza5 e pregio porta. Una giovane accorta fu da lui molto amata, e per questo ingannata fu, come intenderete, ed io vorrei che voi fussi ingannate come lei6. La favola7 Mandragola si chiama: la cagion voi vedrete nel recitarla, come io m’indovino. Non è el componitor di molta fama; pur, se vo’ non ridete, egli è contento di pagarvi il vino8. Uno amante meschino, un dottor poco astuto, un frate mal vissuto, un parassito, di malizia el cucco, fien questo giorno el vostro badalucco.

(prudente, discreta, virtuosa)

(Callimaco) (Nicia) (Frate Timoteo) (Ligurio)

E, se questa materia non è degna, per esser pur leggieri, d’un uom, che voglia parer saggio e grave, scusatelo con questo, che s’ingegna con questi van pensieri fare el suo tristo tempo più suave, perch’altrove non have dove voltare el viso, ché gli è stato interciso 3 Guadagni, nella forma volgarizzata che troviamo oggi è in realtà un genitivo latino che sta a significare della famiglia dei Guadagno. 4 Si innamora facilmente. 5 Valoroso, gentile e onorevole, sono qualità tradizionale dell’innamorato. 6 Il discorso si rivolge alla donne e Machiavelli a una tradizione che fa capo agli stilnovisi. Questa lezione viene assorbita anche da Dante, il quale afferma che sono le donne che hanno intelletto d’amore. Boccaccio poi dedica il suo Decameron alle donne, poiché queste sono esperte di questo tema. Gli uomini non hanno lo stesso intelletto d’amore degli uomini, infatti il canto d’amore si rivolge in particolare alle donne, gli uomini sono esclusi. 7 Interessante che Machiavelli utilizzi il termine favola per indicare il suo testo. Questo stratagemma pare che rimandi a Terenzio, il quale usa il termine fabula per descrivere la sua commedia. Si è pensato che il termine favola sia utilizzato unicamente perché si sta leggendo il prologo, dunque si punta al problema della narrazione, della trama. L’interpretazione dell’uso del termine favola in questa circostanza, è tuttora un problema aperto. 8 Se la rappresentazione non piaceva, l’autore rendeva i soldi che gli spettatori avevano pagato.

mostrar con altre imprese altra virtue, non sendo premio alle fatiche sue. El premio che si spera è che ciascuno si sta da canto e ghigna, dicendo mal di ciò che vede o sente. Di qui depende, sanza dubbio alcuno, che per tutto traligna da l’antica virtú el secol presente, imperò che la gente, vedendo ch’ognun biasma, non s’affatica e spasma, per far con mille suoi disagi un’opra, che ’l vento guasti o la nebbia ricuopra. Pur, se credessi alcun, dicendo male, tenerlo pe’ capegli, e sbigottirlo o ritirarlo in parte, io l’ammonisco, e dico a questo tale che sa dir male anch’egli, e come questa fu la sua prim’arte, e come, in ogni parte del mondo ove el sí sona, non istima persona ancor che facci el sergieri a colui, che può portar miglior mantel che lui. Ma lasciàn pur dir male a chiunque vuole. Torniamo al caso nostro acciò che non trapassi troppo l’ora. Far conto non si de’ delle parole, né stimar qualche mostro, che non sa forse s’ e’ si è vivo ancora. Callimaco esce fuora e Siro con seco ha, suo famiglio, e dirà l’ordin di tutto. Stia ciascuno attento, né per ora aspettate altro argumento.” Mandragola – Atto V – Scena IV - Callimaco, Ligurio. La mattina seguente all’inganno ordito e dopo il rapporto carnale con Lucrezia, Callimaco riporta a Ligurio quanto è successo la notte precedente. Callimaco: Come io ti ho detto, Ligurio mio, io stetti di mala voglia infino alle nove ore 9; e, benché io avessi grande piacere, e’ non mi parve buono. Ma, poi che io me le fu’ dato a conoscere 10, e ch’io 9 Modo antico di misurare le ore, si sta raccontando che è ancora notte. 10 Callimaco le rivela il suo amore e le ha svelato la beffa.

l’ebbi dato ad intendere l’amore che io le portavo, e quanto facilmente per la semplicità11 del marito, noi potavàno vivere felici sanza infamia alcuna, promettendole che, qualunque volta Dio facessi altro di lui, di prenderla per donna12; ed avendo ella, oltre alle vere ragioni, gustato che differenzia è dalla iacitura13 mia a quella di Nicia, e da e baci d’uno amante giovane a quelli d’uno marito vecchio, doppo qualche sospiro14, disse: “Poiché l’astuzia tua, la sciocchezza del mio marito, la semplicità di mia madre e la tristizia15 del mio confessoro16 mi hanno condutto a fare quello che mai per me medesima arei fatto, io voglio iudicare che venga da una celeste disposizione, che abbi voluto così17, e non sono sufficiente a recusare quello che ’l Cielo vuole che io accetti. Però 18, io 19ti prendo per signore, patrone20, guida: tu mio padre, tu mio defensore, e tu voglio che sia ogni mio bene; e quel che ’l mio marito ha voluto per una sera, voglio ch’egli abbia sempre. Fara ’ti adunque suo compare21, e verrai questa mattina alla chiesa, e di quivi ne verrai a desinare con esso noi; e l’andare e lo stare starà a te, e potreno ad ogni ora e sanza sospetto convenire insieme.” Io fui, udendo queste parole, per morirmi per la dolcezza. Non potetti rispondere a la minima parte di quello che io arei desiderato. Tanto che io mi truovo el piú felice e contento uomo che fussi mai nel mondo; e, se questa felicità non mi mancassi o per morte o per tempo, io sarei piú beato ch’e beati, piú santo ch’e santi. Ligurio: Io ho gran piacere d’ogni tuo bene, ed ètti intervenuto quello che io ti dissi appunto. Ma che facciamo noi ora? Callimaco: Andiàno verso la chiesa, perché io le promissi d’essere là, dove la verrà lei, la madre ed il dottore. Ligurio: Io sento toccare l’uscio suo: le sono esse, che escono fuora, ed hanno el dottore drieto. Callimaco: Avviànci in chiesa, e là aspettereno. I personaggi, nell’ultima scena dell’atto V, si presentano tutti fuori della chiesa. Questo perché la tradizione religiosa, voleva che dopo un convegno notturno di questo tipo e dopo che il tizio (inesistente) si era sacrificato copulando con Lucrezia, ci dovesse recare in chiesa a domandare una benedizione e una purificazione. La scena si trasforma invece in un matrimonio, poiché Nicia prende le mani di Callimaco e Lucrezia e le unisce insieme. È come se Nicia anticipasse il matrimonio futuro di Callimaco e Lucrezia.

11 Sciocchezza. 12 Alla morte di Nicia, Callimaco l’avrebbe presa per sua donna (dal latino: domina), sua moglie. 13 L’accoppiamento. 14 Le dame, a partire dalla tradizione cavalleresca col ciclo di re Artù, sospirano quando cedono. 15 Malvagità. 16 Frate Timoteo. 17 Lucrezia non avrebbe mai e poi mai tradito Nicia, se non fosse stato ordito tutto questo inganno. Dato che

tutta una serie di circostante, tuttavia, l’ha portata a compiere un atto che da sola non avrebbe mai fatto, allora la ragazza afferma che si possa essere trattato di una volontà più grande, una volontà divina. 18 Perciò. 19 Spazio alla volontà di Lucrezia, il libero arbitrio della ragazza finalmente emerge nella commedia e lei decide cosa fare della sua vita. 20 Colui che la deve proteggere. 21 Colui a cui si davano le chiavi di casa....


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