Assertività e Training Assertivo PDF

Title Assertività e Training Assertivo
Author Michela Pompermaier
Course Processi di apprendimento e comunicazione nei contesti formativi
Institution Università degli Studi di Verona
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Riassunti completi del libro...


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ASSERTIVITÀ E TRAINING ASSERTIVO Teoria e pratica per migliorare le capacità relazionali dei pazienti INTRODUZIONE La difficoltà a relazionarsi positivamente con gli altri determina spesso la fatica nell’esprimere un'opinione, il disagio nel manifestare un apprezzamento o un disaccordo, la difficoltà a dire di no o a fare e ricevere una critica, l’impossibilità di comunicare i propri bisogni e le proprie emozioni o il fare tutte queste cose senza rispettare le emozioni e bisogni dell'altro. Questi comportamenti sono chiamati anassertività. Assertività è invece quello stile relazionale che permette una chiara e diretta espressione di sé, rispettoso dell'altro e dei suoi bisogni e valori, in modo adeguato e coerente al contesto in cui ci si trova al fine di perseguire gli obiettivi ricercati. PARTE PRIMA – ASPETTI DI BASE DELL’ASSERTIVITA’ 1.COS’È L’ASSERTIVITA’? L'assertività è la capacità di esprimere in modo chiaro ed efficace le proprie emozioni e opinioni, senza prevaricare in essere prevaricati. La persona che riconosce i diritti propri e quelli altrui è pronta ad ascoltare il punto di vista espresso dal suo interlocutore e ad esprimere il proprio eventuale disaccordo, mantenendo il totale rispetto nei suoi confronti. Il comportamento assertivo si esprime attraverso la capacità di utilizzare lo stile relazionale e la modalità di comunicazione più adeguati in base al contesto relazionale e all'obiettivo per cui ci si sta relazionando con l'interlocutore. Pertanto, non esiste una risposta assertiva definibile in modo assoluto. L'obiettivo di una comunicazione assertiva è la capacità di ridurre le proprie componenti aggressive passive, coltivando una visione quindi una relazione equa e rispettosa di sé e dell'altro. L'assertività si esprime anche attraverso la comunicazione non verbale, mostrando interesse nell'ascoltare, accompagnando ciò che dicono con l'espressione del viso, assumendo un'apertura di apertura e avendo un tono di voce chiaro è congruente al messaggio. Pertanto, il comportamento assertivo implica: - Un’onesta espressione dei propri bisogni, desideri, emozioni opinioni. - Adeguatamente e coerentemente alla situazione specifica in cui ci si trova. - Senza provare particolari imbarazzo, senso di colpa, rabbia. - In relazione ai propri obiettivi. L'obiettivo generale è quello di migliorare le relazioni sociali soprattutto in quei contesti in cui è frequente che le relazioni siano conflittuali e che le nostre esigenze quelle altrui siano in contrasto. Quindi un INDIVIDUO ASSERTIVO: - ha ben chiaro cosa desidera, il suo obiettivo. - Agisce per ottenerlo. rispetta i diritti degli altri. - Non si sente in colpa. - Mantiene una buona opinione di sé. Ne consegue che il comportamento assertivo il risultato di un atto desiderato e pensato, è il risultato di una scelta consapevole. Quando non riusciamo ad avere uno stile assertivo tendiamo ad assumere un comportamento prevalentemente passivo o aggressivo. Il comportamento passivo è tipico di quando si è incapaci di esprimere le proprie opinioni e i propri sentimenti, si ritengono gli altri migliori di se stessi, si teme il giudizio degli altri, si fa fatica a rifiutare le richieste, ti tenda sottomettersi al volere altrui. L'obiettivo generale evitare ogni possibile conflitto, ridurre l'ansia di esporsi, rimandare le decisioni e ottenere la benevolenza dell'interlocutore. 1

Un INDIVIDUO PASSIVO: - non difende i propri diritti. - Non esplicita i propri bisogni, opinioni, desideri, emozioni. - È condizionato e influenzato. - Tende a subire. - Ha un'elevata ansia sociale. Il comportamento aggressivo è invece tipico di quando si tenta di soddisfare unicamente i propri bisogni prevaricando gli altri, si ritiene di essere sempre nel giusto, si addossa agli altri la responsabilità dei propri errori. L'obiettivo generale quello di averla vinta a tutti i costi. Un INDIVIDUO AGGRESSIVO: - si impone lasciando poco spazio all'altro. - Non ammette di aver sbagliato. - Non è interessato e non rispetto ai bisogni, opinioni, desideri, emozioni dell'altro. - È ostile imprevedibile. Alcuni autori descrivono anche altre combinazioni: - AGGRESSIVO-PASSIVO: il meccanismo dell’aggressività dà origine a comportamenti che sono passivi, quando ci arrabbiamo e siamo delusi, ma rabbia, senso di offesa e critiche all’altro rimangono dentro. - PASSIVO-AGGRESSIVO: tipico di una persona che generalmente si comporta passivamente, soprattutto con i superiori e coloro che considera più forti. - MANIPOLATIVO: chi è fondamentalmente passivo per ansia di esprimere se stesso assumo uno stile artificioso, non autentico né coerente. Quello che dice e fa non corrisponde davvero a ciò che sente e pensa. 1. I diritti assertivi Il presupposto del comportamento assertivo è il riconoscimento dei diritti propri e dell'interlocutore, che permettono di agire in base ai principi di libertà e responsabilità, concetti chiave per lo sviluppo di relazioni assertive. Questi sono comunemente definiti i diritti assertivi e comprendono il rispetto di sé stessi, dei propri sentimenti delle proprie esigenze convinzioni. Possiamo considerare i diritti assertivi come una sorta di linee guida, un parametro di riferimento in base al quale osservare la relazione due punti e fa e assertiva se tali diritti vengono rispettati. Servono Inoltre a valutare se sollevare o meno una determinata questione che si vive come problematica e fino a che punto sostenere il proprio punto di vista. Le persone tendenzialmente assertive non fanno troppa fatica a riconoscere sia se sia gli altri tali diritti; le persone prevalentemente aggressive tendono più facilmente a riconoscere tali diritti a sé ma fa No fatica a riconoscerli agli altri; le persone con uno stile prevalentemente passivo tengono in considerazione tali diritti delle persone con cui entrano in relazione, ma non riescono a fare altrettanto per te. I diritti assertivi sono poi un concetto collegato a quello di autostima e autoefficacia, il legame è di tipo circolare: più ho una buona stima di me, delle mie caratteristiche risorse, più tendo a sentire di avere dei diritti e a coltivarli, rispettarli, farli rispettare. I diritti assertivi rientrano nei cosiddetti diritti inviolabili della persona e vanno al di là di aspetti culturali e sociali. I diritti sono: - Il diritto di essere se stessi. - Il diritto di agire in modo da difendere il proprio valore e la propria dignità. - Il diritto di avere bisogno e necessità anche diversi. - Il diritto di chiedere. 2

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Il diritto di giudicare il proprio comportamento, i propri pensieri, le proprie emozioni e di assumersene la responsabilità. - Il diritto di essere anche illogici. - Il diritto di non offrire ragioni o scuse per giustificare il proprio comportamento. - Il diritto di dire no senza sentirsi in colpa. - Il diritto di dire non so o non capisco. - Il diritto di cambiare opinione. - Il diritto di commettere errori e di assumersi la responsabilità. - Il diritto di valutare se assumersi la responsabilità di trovare soluzioni ai problemi degli altri. - Il diritto di non rendere sempre al massimo delle proprie possibilità. Non si può parlare di diritti senza parlare di responsabilità, quando si sceglie di esercitare uno dei propri diritti bisogna prendersi la responsabilità delle conseguenze che tale decisione comporta. Ognuno ha il diritto di Di conseguenza la propria responsabilità sarà 1.Difendere i propri diritti 1.Rispettare i diritti degli altri 2.Esprimere il proprio punto di vista 2.Prendere atto e riconoscere il punto di vista dell’altro, non necessariamente condividerlo. 3.Rifiutare una richiesta o dire NO 3.Accetttare le conseguenze che il proprio rifiuto comporta. 4.Chiedere ciò che desidera 4.Incoraggiare gli altri a soddisfare i propri bisogni e ad esprimersi. 5.Fare degli errori 5.Riconoscere i propri errori, assumersene la responsabilità e imparare da essi. 6.Cambiare la propria opinione 6.Manifestare la propria opinion e sostenerla con argomentazioni oggettive e valide. 2. Autostima e assertività La consapevolezza e accettazione dei propri diritti e di quelli altrui nasce dalla concezione che si ha di se stessi. L'autostima può essere definita come la valutazione che la persona ha di se stessa e di sé stessa nelle relazioni con gli altri. La valutazione che ognuno dà di sè in termini di importanza e di capacità personali è rilevante rispetto allo stile relazionale comunicativo, perché influenza pensieri ed azioni, anche quelli che caratterizzano lo stile di relazione interpersonale. L'autostima è il valore che diamo a ciò che ci riguarda, i nostri aspetti, le nostre caratteristiche, come ci vediamo. Il rapporto tra come ci vediamo, autovalutazione, e come vorremmo essere, aspirazioni. Le aspirazioni dipendono sia dai desideri e ambizioni sia dalle regole morali e sociali importanti per noi. Avere una buona autostima vuol dire quindi avere una visione realistica di sé e delle proprie caratteristiche. I requisiti di un'adeguata autostima sono: - Consapevolezza del proprio valore. - Accettazione dei propri limiti. - Fiducia nel saper affrontare e risolvere i problemi. - Essere pronti a rischiare anche un fallimento. Il concetto che una persona ha di sé si forma a partire dai primi anni di vita sulla base di diverse variabili. Una delle determinanti più importanti è l'immagine di sé che viene riflessa dalle persone più significative che vengono assunte dal bambino come punto di riferimento. L'idea che abbiamo di noi dipende anche dalle norme dai valori tipici del contesto in cui cresciamo e viviamo e dalle nostre esperienze di successo e fallimento. Nel definire il nostro stile di relazione interpersonale è quindi di fondamentale importanza l'idea che abbiamo sviluppato di noi stessi in termini di valore e di ruolo. A livello generale possiamo immaginare: 3

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Chi sperimenta bassa autostima spesso si sente inadeguato, incapace, tenda a non dare importanza ai propri bisogni. Quando vive un insuccesso soffre maggiormente mentre quando sperimentano successo tende a svalutarlo. Un buon livello di autostima motiva a trattare l'altro con rispetto perché chi si sente bene con sé stesso non trova necessario sminuire l'altro. Il rispetto per sé stessi favorisce il rispetto per l'altro. Soltanto chi crede che i propri pensieri, emozioni, bisogni siano degni di valore può pensare che debbano essere espressi. Esercitare il diritto la responsabilità di chiedere ciò di cui si ha bisogno accrescere autostima e una buona autostima fa diventare più probabile chiedere al rispetto dei propri diritti in modo assertivo.

2. ASPETTI COGNITIVI DELL’ASSERTIVITA’ Secondo la psicologia cognitiva ci sono un’interdipendenza e un'influenza reciproche tra il nostro comportamento, le nostre elaborazioni cognitive e idee, le reazioni fisiologiche che proviamo e le emozioni che viviamo. Vi è un forte nesso tra nostro comportamento, emozioni e i nostri pensieri: le modalità con cui interagiamo sono determinate in gran misura dal nostro modo di interpretare la realtà. Diventa chiaro che sviluppare un comportamento assertivo non vuol dire esclusivamente padroneggiare delle abilità sociali verbali e non verbali, imparare delle frasi dei comportamenti, ma vuol dire anche pensare assertivamente. 1. I pensieri disfunzionali Per acquisire uno stile assertivo risulta essere un passaggio fondamentale quello di apprendere la capacità di riconoscere e gestire i pensieri disfunzionali in se è negli altri. Importante è spiegare cosa sono le idee irrazionali/disfunzionali. Ognuno di noi sviluppa una serie di organizzazioni cognitive, cioè di credenze e convinzioni che possono essere definite irrazionali o meglio disfunzionali in quanto non sono funzionali al proprio benessere e al raggiungimento dei propri scopi che sono poco realistiche. Ognuno ha un sistema di convinzioni che funge da filtro interpretativo della realtà che è costituito da concetti, principi e idee collegate tra loro. Le principali caratteristiche disfunzionali e irrazionali di queste forme di pensiero sono l'assolutismo, il dogmatismo, il catastrofismo, li insopportabilità, l'accusa, la colpa e la condanna. Per esempio: - Il dogmatismo consiste nel pensare molto in termini di devo e dovrei, noti anche come doverizzazioni. - L'assolutismo consiste nell'avere un modo di pensare che spesso conto di bisogna assoluti o senso di indispensabilità. Per quanto riguarda il contenuto dei pensieri disfunzionali sono state codificate le principali idee che creano sofferenza: - Io, essere umano adulto ho assoluto bisogno di essere o venire sempre amato, stimato e approvato. - Io devo assolutamente essere o dimostrarmi sempre perfettamente adeguato e competente. - Tutte le persone che dico io devono assolutamente comportarsi sempre come mi pare giusto. - Tutte le cose devono assolutamente andare sempre come piacerebbe a me. - La mia felicità dipende da cause esterne quindi io posso fare poco o niente. - Siccome può succedermi qualcosa di brutto, pericoloso dannoso allora mi devo preoccupare in continuazione, devo pensare che succederà quasi sicuro, devo pensare che succederà nelle forme peggiori. - Se qualcosa mi sembra difficile, allora mi conviene evitare piuttosto che affrontarlo. - Io sono debole e quindi ho bisogno di qualcuno più forte a cui appoggiarmi e da cui dipendere. - Il mio passato è la determinante assoluta delle mie condizioni attuali. - Se qualcuno ha qualche problema o disturbo sofferenza che gli fa fare qualcosa che non mi piace, allora io mi devo tremendamente sconvolgere per questo motivo. 4

Ognuna di queste credenze può avere esiti negativi sulla salute psicofisica dell'individuo fino a sfociare in veri e propri psicopatologie. Possiamo semplificare alcun interconnessioni tra questi pensieri lo stile relazionale: Alcuni pensieri Ho CONSEGUENZE CONSEGUENZE EMOTIVE: disfunzionali assolutamente COMPORTAMENTALI: - Tristezza e rabbia tipici e strategie bisogno di - Non esprimere la propria per non sentirsi comportamentali ottenere opinione o desiderio controbilanciati. PASSIVE l’approvazione - Evitare il conflitto - Ansia nell’attesa di e l’affetto di - Ricerca assidua di capire cosa l’altro tutte le persone approvazione pensa di me. per me rilevanti - Eccessiva aderenza alle - Timore del conflitto. aspettative degli altri - Raggia se l’altro non - Difficoltà ad aprirsi a nuove mi approva/ama. relazioni - Regolazione delle scelte sbilanciate verso l’esterno. Alcuni pensieri Quando le CONSEGUENZE CONSEGUENZE EMOTIVE: disfunzionali persone si COMPORTAMENTALI: - Rabbia molto tipici e strategie comportano - Tendenza ad aggredire e intensa comportamentali male o secondo svalutare. - A volte tristezza e AGGRESSIVE una modale - Frequente attribuzione di delusione diversa dalla intenzionalità malevole al mia sono comportamento altrui cattive e devo - Atteggiamenti di intolleranza fargliela pagare. - Esplosioni di ira - Pianificazioni di vendette e comportamenti punitivi 2. La ristrutturazione cognitiva Tali pensieri disfunzionali possono essere messi in discussione e trasformati attraverso un lavoro di ristrutturazione cognitiva, ovvero di modificazioni di tali idee e questa modificazione sarà la premessa per poter poi aiutare noi stessi e l'altro cambiare il modo di comportarsi con gli altri, alla ricerca di uno stile di relazione più funzionale. Ecco alcune domande che possono aiutare a ristrutturare i pensieri e nella direzione di un maggiore, realismo e veridicità, aderenza al vero e la realtà; utilità, rispetto al raggiungimento dei propri scopi; stimolo verso una responsabilità individuale, un atteggiamento personale. 1. Queste domande aiutano a riflettere nella direzione della ricerca di pensieri e ipotesi realistiche, veritiere, corrispondente al vero. È vero quello che penso? Le mie sono le uniche possibili spiegazioni del perché lui ha detto fatto questo? Può non essere del tutto vero ciò che penso? Ci sono anche altre possibili spiegazioni? Ci sono aspetti che non sto tenendo in considerazione esagero? Quindi, ampliando il mio punto di vista iniziale, Quali potrebbero essere pensieri interpretazione più realistici? 2. Queste domande aiutano a riflette nella direzione della ricerca di pensieri e ipotesi utili, funzionali a ciò che si desidera ottenere, ai propri obiettivi, allo stare bene, al migliorare come si sta con sé e con l’altro, a favorire quei comportamenti diversi che si vorrebbero fare propri . Questo mio modo di pensare mi è di aiuto nell’ottenere ciò che desidero? Questo mio modo di guardare ai fatti/all’altro/al futuro mi fa stare bene? Queste chiavi di lettura mi aiutano a comportarmi come desidererei? Quindi, ampliando, il mio punto di vista iniziale quali potrebbero essere pensieri e interpretazioni più utili e funzionali? 5

3. Queste domande stimolano la responsabilità individuale, un atteggiamento personale più attivo e propositivo, un atteggiamento volto a cercare di risolvere i problemi e gestire al meglio le situazioni. Data la situazione, cosa posso fare io? Cosa posso avere fatto io che ha influenzato il crearsi di questa situazione? Quindi, quali potrebbero essere pensieri e interpretazioni su quanto è accaduto/accadrà più incoraggianti un mio diverso agire, una mia maggiore responsabilità e propositività? 3. Le distorsioni cognitive La capacità di saper riconoscere in se stessi e negli altri gli errori cognitivi che sono alla base e che conseguono comportamenti aggressivi o passivi è importante. Le distorsioni cognitive sono le modalità di ragionamento che non seguono la logica ma sono per tutti noi all'ordine del giorno, senza rendersene conto li usiamo spesso. Per sostenere uno stile relazionale assertivo abbiamo visto che possiamo cercare di modificare il contenuto dei nostri pensieri attraverso la ristrutturazione cognitiva, anche provare a correggere e modificare le nostre distorsioni, imparando a riconoscerli e a ridurle o cambiarle. Beck ed Ellis ne hanno individuate alcune: 1. Inferenza arbitraria, significa trarre conclusioni in mancanza di evidenze che le sostengano e quando la prova e contraria alla conclusione. 2. Astrazione selettiva, significa concentrare l'attenzione su aspetti particolari della situazione in esame, tralasciando le altre più salienti o alternativi, concettualizando l'intera esperienza sulla base di questo frammento. 3. Eccessiva generalizzazione, significa trarre una regola generale o una conclusione sulla base di uno o più episodi isolati e applicare tale concetto ad altre situazioni, connessi e non connessi col caso specifico. 4. Ingigantire o minimizzare, è la tendenza ad esaltare o ridurre l'importanza di eventi e situazioni. Minimizzare è un processo simile a quello della svalutazione in cui le esperienze positive non vengono considerate in quanto ritenute prive di valore. In genere si ingigantiscono gli aspetti negativi e si minimizzano quelli positivi. 5. Lettura del pensiero, significa essere convinti che le persone abbiano determinati pensieri o provino determinate emozioni però in assenza di prove. Così come è errato ritenersi in grado di leggere il pensiero altrui, errato supporre a pretendere che gli altri siano in grado di leggere i nostri pensieri. questo secondo tipo di errore spesso sfocia in valutazione del tipo causa-effetto fondati su presupposti non verificati. 6. Pensiero assolutistico o dicotomico, significa collocare le esperienze sono in una di due categorie poste ad esempio bianco o nero. 7. L’anticipazione negativa o catastrofizzazione, significa crede, essere convinti, pensare di sapere che il futuro avrà esiti negativi, ignorando altre possibilità. 8. Ragionamento emozionale, crede che qualcosa debba essere vero perché viene percepito/sentito come tale. 9. Personalizzazione, interpretare eventi esterni in relazione alla propria persona, in mancanza di evidenze plausibili.

PARTE SECONDA – ASPETTI PRATICI E APPLICATIVI 1. COME COSTRUIRE UN TRAINING ASSERTIVO 1. Obiettivi Perché potremmo proporre un training assertivo? L'assertività non si tratta solo di lavorare sulla comunicazione sugli aspetti sociali ad essa collegati, si lavora in primo luogo su di sè, sull'autostima, sul concetto di diritto e di valore personale. 6

Possiamo pertanto proporre training assertivi a cui persone e per più scopi. Perché si dovrebbe partecipare a un traini...


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