Cap 3 - ,jhfdg PDF

Title Cap 3 - ,jhfdg
Author maria livia giusti peterich
Course Storia e didattica della storia
Institution Università degli Studi di Milano-Bicocca
Pages 20
File Size 662.5 KB
File Type PDF
Total Downloads 90
Total Views 146

Summary

,jhfdg...


Description

Le guerre Persiane Cronologia Le guerre persiane si svolgono all’inizio del V secolo e comprendono tre grandi avvenimenti: 499-494: rivolta ionica 490: prima guerra persiana 480-478: seconda guerra persiana 449: pace di Callia Viste dai contemporanei come uno “scontro di civiltà”, che contrappone una civiltà politica basata sulla libertà e sulla sovranità della legge a una basata sulla servitù (→ Eschilo, Persiani, 233 ss.) furono un importante fattore di sviluppo identitario (Erodoto VIII, 144): chi condivide i valori dell’Hellenikòn non può medizein. Nei persiani di Eschilo: riflessione sul modo di combattere: i greci combattono da opliti (da vero uomo), armati alla leggera. I persiani sono presentati come genti che combatte da lontano con le frecce. Non hanno un capo sovrano e nel dialogo la regina non capisce come facciano a combattere. La formazione dell’impero persiano si colloca a partire dalla metà del VI sec. a.C. Ciro il Grande (557-529) sconfisse Astiage, re dei Medi, e Creso, re dei Lidi; conquistò Sardi nel 546. Cambise (529-522), suo figlio, allargò i confini del regno conquistando l’Egitto. Dario I (522-486) consolidò il regno, che si estendeva ormai dall’Asia Minore al Caucaso, dall’India all’Egitto, fortemente centralizzato ma suddiviso in 20 “province” dette satrapie. Combattè contro i Greci la prima guerra persiana. Caratteristiche dell’impero persiano: grande impero sovranazionale, organizzato da Dario in 20 satrapie; ognuna delle quali doveva assicurare un certo gettito fiscale e contingenti militari; “

La riorganizzazione centralistica dell’impero persiano attuata da Dario I acuì il malcontento delle città greche dell’Asia Minore: crisi degli scambi col Mar Nero, aumento della pressione fiscale, presenza di tiranni filopersiani (→ Erodoto IV, 137);

contrasto tra visione territoriale e visione culturale; nascita della questione dei Greci d’Asia, cruciale per l’egemonia della Grecia. Dal 546 in poi i greci d’Asia si trovano in difficoltà sono costretti ad obbedire al re di persia. I Greci hanno una visione diversa: è Grecia dove vivono i Greci. La rivolta ionica: Nel 499 Aristagora, tiranno di Mileto, si ribellò alla Persia, imitato dai tiranni di altre città greche; ottenne da Atene ed Eretria l’aiuto che Sparta gli negò. Erodoto gli è ostile → V, 4951. Dopo un inizio favorevole, che portò alla presa e all’incendio di Sardi, i Greci dovettero soccombere. I Persiani si mostrarono concilianti. Erodoto definisce la rivolta ionica «causa di mali» (archè kakôn) per Greci e Persiani. Tuttavia, il re Dario guardava già in precedenza all’Europa (cfr. spedizione scitica del 513/2). Passo di Erodoto: Aristagora dice che prova vergogna per li ioni che sono schiavi e dice che è responsabilità dell’egemone di intervenire. Il poeta ateniese Frinico rappresentò ad Atene una tragedia dal titolo “La presa di Mileto” (492 ). Questa tragedia, che ci è pervenuta solo frammentaria, era di carattere storico: essa, infatti, rievocava le tristi vicende di soli due anni prima, cioè l’incendio e la distruzione della città ionica ad opera dei Persiani che volevano vendicare l’incendio di Sardi. Racconta Erodoto nelle Storie (VI, 21, 2): “quando Frinico compose e mise in scena una tragedia sulla presa di Mileto, tutto il teatro scoppiò in lacrime; al poeta fu inflitta una multa di mille dracme, per aver rievocato le sciagure della propria stirpe e fu proibito a chiunque di rappresentare in futuro quel dramma”. L’episodio attesta la grande partecipazione dell’opinione pubblica greca alla vicenda dei Greci d’Asia.

La prima guerra persiana: La prima guerra persiana (490), collegata dai contemporanei con l’aiuto fornito da Atene ed Eretria agli Ioni (→ Erodoto VI, 43), fu forse fraintesa nel suo significato più profondo. La Grecia appare divisa di fronte all’attacco: molti Greci fecero atto di sottomissione, pensando di non essere minacciati (Erodoto VI, 48-49); Sparta rifiutò di sottomettersi, ma poi si mostrò restia a intervenire. La guerra fu di fatto sostenuta da Atene (con 1000 Plateesi) e contribuì alla sua valorizzazione come potenziale egemone della Grecia (→ Erodoto VI, 109-110). Nel 490 iniziò la spedizione contro Atene ed Eretria, che tuttavia aveva certamente anche lo scopo di ampliare il raggio di influenza persiano nell’Egeo. La battaglia fu combattuta sulla piana di Maratona (sito consigliato ai Persiani da Ippia) tra l’esercito persiano, guidato da Dati e Artaferne, e quello ateniese, guidato dallo stratego Milziade: quest’ultimo guadagnò la vittoria grazie a un’abile manovra tattica.

Lo schieramento greco (blu) e quello persiano (rosso) affrontati all’inizio della battaglia.

La fase finale della battaglia

Secondo la tradizione greca, nonostante le truppe persiane fossero di gran lunga più numerose di quelle greche, la battaglia si risolse in una grande vittoria, con sole 192 morti greci a fronte dei 6400 caduti persiani. Intervallo tra le due guerre. Tra le numerose vicende internazionali che coinvolsero Atene e il resto della Grecia nel decennio tra le due guerre, ne ricordiamo due: 489-488: Milziade organizzò una spedizione punitiva contro le isole Cicladi, che non avevano impedito il passaggio della flotta persiana; l’esito della spedizione non fu del tutto felice e lo stratego, tornato in patria, fu processato e condannato a una forte multa. Di lì a poco morì in seguito alle ferite riportate. 488-484 circa: Atene dichiarò guerra all’isola di Egina, nel golfo Saronico, perché essa durante la guerra aveva “medizzato” (cioè parteggiato per i Persiani): gli Ateniesi, sconfitti, si convinsero della necessità di dotarsi di una flotta adeguata. Nel 483/2 Temistocle propose, con la cosiddetta «legge navale», di investire i proventi delle miniere argentifere del Laurion nella costruzione di una flotta: egli riuscì a far approvare la proposta contro il parere di Aristide (483/2 → Aristotele, Costituzione degli Ateniesi 22, 7). Le navi da guerra ateniesi erano dette “triremi”, perché costituite da tre ordini di rematori per ciascun fianco: erano leggere e veloci. Secondo Erodoto VII, 144, 2, con questa decisione Temistocle “salvò la Grecia, perché costrinse gli Ateniesi a diventare marinai”. Infatti, fu grazie a questa flotta che di lì a poco i Greci riuscirono a sconfiggere i barbari nella seconda guerra persiana. Tra le due guerre persiane vi furono sviluppi importanti anche in politica interna: Prima applicazione dell’ostracismo, 488/7;

Sorteggio degli arconti, 487/6 (Aristotele, Costituzione degli Ateniesi 22, 1-6). Nel 483 Serse, figlio e successore di Dario I, avviò i preparativi per una nuova spedizione contro la Grecia, in una prospettiva di conquista ecumenica. La spedizione non avrebbe più tagliato l’Egeo, ma si sarebbe mossa parallelamente via terra, con l’esercito, e via mare, con la flotta. Per permettere ciò, Serse avviò una duplice impresa, percepita come un atto di hybris sia da parte greca sia da parte persiana: - la costruzione di un ponte di barche sull’Ellesponto (stretto dei Dardanelli), per permettere il passaggio delle truppe; - il taglio di un canale nella penisola di Acte (monte Athos), per permettere alla flotta di evitare di dover doppiare capo Akrathos.

X

Il taglio dell’Athos

Nel 481 i rappresentanti di 31 città della Grecia, tra cui Atene e Sparta, si riunirono in un congresso a Corinto. Il comando fu assegnato agli Spartani, riconosciuti come prostatai dei Greci. E’ evidente in diverse occasioni la divisione dei Greci: Erodoto VII, 131-133: la Grecia degli ethne (con Delfi e la maggioranza dell’Anfizionia) fece atto di sottomissione. Il giuramento fatto dagli Hellenes all’Istmo di Corinto, nel 481, comprendeva 31 poleis greche, sotto il comando di Sparta: Erodoto (VII, 145 e 172) li chiama “coloro che pensavano il meglio per la Grecia”. Erodoto VII, 144-145: l’appello ai neutrali rivela la difficoltà di fare comprendere che il pericolo è comune. Erodoto 172-174: problema di dove attestare la prima linea di difesa: Al monte Olimpo (Tessali; spedizione di Tempe); All’Istmo (Peloponnesiaci); Alle Termopili (Eta: Atene ed Eubei). I nomi delle 31 città che parteciparono al congresso di Corinto, giurando che avrebbero difeso in ogni modo la Grecia dall’invasione del barbaro persiano, sono preservati anche dalla cosiddetta “colonna serpentina”, base del tripode dedicato dai Greci vittoriosi a Delfi e poi trasferita a Costantinopoli dall’imperatore Costantino nel 330.

ESTATE 480 – 1° anno di guerra L’esercito persiano giunge in Europa, attraversa Macedonia e Tessaglia (che avevano stretto accordi con Serse) e arriva al passo delle Termopili, che divide la Tessaglia dalla Grecia centrale. Contemporaneamente, la flotta persiana si attesta a nord dell’isola dell’Eubea, al capo Artemisio. Qui si svolgono, per terra e per mare, i primi due scontri militari.

Battaglia delle Termopili Alle Termopili avviene il primo scontro per terra. L’invio di truppe insufficienti attesta la perdurante divisione fra i Greci. Il contingente di trecento spartiati (con un piccolo gruppo di Tespiesi e di Tebani), guidato dal re Leonida, tiene però testa all’immenso esercito di Serse per tre giorni. Battaglia dell’Artemisio Contemporaneamente, le flotte persiana e greca si fronteggiano a capo Artemisio (a nord dell’Eubea). I Greci riescono a resistere e rallentano con ciò la discesa della flotta persiana verso l’Attica. Il sacrificio di Leonida non è un atto di eroismo fine a se stesso: trattiene i Persiani via terra, costringe la flotta persiana ad attendere l’esercito di terra e consente alla flotta greca di ripiegare a Salamina.

Epigramma di Simonide per i caduti alla battaglia delle Termopili (fr. 5 Diehl): “Morti delle Termopili! Gloriosa sorte, felice destino. Un altare è la tomba, non le lamentazioni ma il ricordo, non i compianti ma l’esaltazione. Questo sacrario non consumerà l’abbandono né il tempo che su tutto prevale. Questo spazio sacro dei valorosi ha scelto per sua ospite la gloria della Grecia. L’attesta anche Leonida, re di Sparta, che ha lasciato un monumento grande di valore e di gloria imperitura.” Mentre l’esercito persiano dilagava in Grecia centrale, Temistocle ordinò l’evacuazione di Atene. L’esercito persiano trovò Atene deserta, la occupò e diede alle fiamme l’acropoli e i suoi templi. Nello stesso tempo, le due flotte nemiche si posizionavano di fronte ad Atene. Battaglia di Salamina I Greci appaiono divisi su dove combattere e su a chi assegnare il comando. Alla fine, le scelte dell’ateniese Temistocle appaiono vincenti. Grazie a uno stratagemma architettato da Temistocle, i Persiani dovettero combattere battaglia in un luogo inadatto a manovrare le loro navi, più grandi e numerose: lo stretto braccio di mare tra Atene e la prospiciente isola di Salamina. La flotta greca riuscì così a infliggere una pesante sconfitta a quella persiana. Serse, sconfitto, rientrò in Persia con la flotta; l’esercito di terra, affidato al generale Mardonio, tolse l’occupazione da Atene e si accampò per l’inverno in Tessaglia. Terminava così il primo anno di guerra. ESTATE 479 – 2° anno di guerra Il 479 fu risolutivo per le sorti della guerra. Due furono le battaglie principali: Battaglia di Platea → L’esercito greco, guidato dallo spartano Pausania, e quello persiano, guidato da Mardonio, si scontrarono a Platea, in Beozia. Gli Spartani avevano esitato a inviare i loro soldati oltre l’Istmo: li aveva convinti il timore che gli Ateniesi accettassero l’alleanza persiana. I Persiani, sconfitti sul campo, si ritirarono definitivamente dalla Grecia.

← Battaglia di Capo Micale La flotta persiana, che si era ritirata in Asia Minore, fu raggiunta da quella greca, guidata dal re spartano Leotichida e dall’ateniese Santippo, e sconfitta a Capo Micale (di fronte a Mileto). La seconda guerra persiana si considera conclusa nel 478, quando i Greci occuparono la piazzaforte di Sesto, nella zona degli stretti, ultima località in Europa occupata dai Persiani. L’Europa era stata definitivamente liberata dalla minaccia persiana e la vittoria apparteneva alla Grecia delle poleis: Sparta (per terra) e Atene (per mare). Fondamentale per Erodoto fu il ruolo di Atene (→ Erodoto VII, 138-139). Problema del nuovo assetto della Grecia e dei Greci d’Asia: consiglio di Samo (→ Erodoto IX, 106). Forte consolidamento dell’identità greca: Spertia e Buli (→ Erodoto VII, 135), Demarato (→ Erodoto VII, 101 ss.).

Lettura dibattito fra Demarato e Serse- Erodoto Demarato= ex re di sparta che era esule in persia. Ospite di Serse (re di Persia) Serse ha appena passato in rassegna il suo esercito e si rivolge a Demarato visto che è greco. Sa che i greci che vogliono resistergli non sono tanti e sono divisi tra loro. Demarato chiede il permesso per dire la verità: dice i greci sono poveri ma hanno una forte virtù, parla in particolare di Sparta e dice che combatteranno in ogni caso e difenderanno i loro valori indipendentemente da quanti saranno a combattere. Serse non comprende assolutamente il discorso di Demarato e ride anche se ha stima di Demarato. Come fanno se sono liberi a combattere così efficacemente. Demarato risponde che sapeva che Serse non lo avrebbe creduto, dice che non ha più simpatia per gli spartani ma ammette non è che l’esercito di Serse non sia capace ma il senso di comunità e di dovere (rispetto alla legge) dei greci è molto forte. (vincere o morire).

I Greci avvertivano come caratteristica imprescindibile della propria civiltà i valori di libertà e autonomia: ritenevano indegna dell’uomo la mancanza di autodeterminazione politica. Consideravano quindi gli abitanti dell’impero persiano come sudditi, veri e propri schiavi (douloi), in quanto privi di libertà personale e politica e totalmente sottomessi all’arbitrio del re. I Greci, invece, non si sentivano sudditi ma cittadini: partecipavano, a seconda dei vari regimi politici, al governo della propria città e sceglievano liberamente le proprie leggi. Proprio nelle Storie di Erodoto viene definito il concetto di “grecità” (tò Hellenikón): in un momento di contrapposizione contro un nemico esterno, i Greci comprendono che, sebbene divisi in diverse comunità politiche, condividono “sangue e lingua, santuari e culti comuni, usi e costumi simili” (Erodoto VIII 144, 2). Per questo le guerre persiane sono ritenute un importante momento di sviluppo dell’identità greca. Secondo la tradizione greca, contemporaneamente allo scontro di Salamina, addirittura nello stesso giorno, si combatté in Sicilia la battaglia di Imera (480). In questa battaglia i Greci si scontrarono con i Cartaginesi, i “barbari d’Occidente”. Si ricordi che i Cartaginesi erano coloni dei Fenici, i quali facevano parte dell’impero persiano e anzi costituivano il nerbo della flotta persiana. L’attacco cartaginese era in realtà stato provocato dall’appello di Terillo, tiranno filopunico di Imera, in accordo con Anassilao di Reggio: un’alleanza «ionica» contro l’asse «dorico» tra Siracusa e Agrigento. I tiranni Gelone di Siracusa e Terone di Agrigento riuscirono a vincere i Cartaginesi guidati da Amilcare, allontanando il pericolo punico per 70 anni. La memoria di Gelone, vincitore dei Cartaginesi e difensore dei Greci d’Occidente, restò viva nella tradizione.

La tradizione considera Salamina e Imera come due momenti della medesima vicenda: il fallimento del tentativo da parte dei barbari d’Oriente e d’Occidente, Persiani e Cartaginesi, di sopraffare la civiltà greca. Certamente la tradizione ha carattere propagandistico e nacque per inserire Gelone tra i Greci che opposero resistenza alla minaccia dei barbari. Ma contatti tra Persiani e Cartaginesi sembrano trovare in effetti qualche riscontro nelle fonti. La battaglia di Imera costituisce un momento importante anche per l’affermazione dell’influenza di Siracusa sulla Sicilia e per il fatto che servì a sostenere la necessità della tirannide per evitare la «barbarizzazione». Il modello positivo del tiranno Gelone fu infatti sfruttato dagli aspiranti autocrati dei periodi successivi, a cominciare da Dionisio I di Siracusa. La tirannide dei Dinomenidi si affermò a Siracusa con la vittoria di Imera: Gelone (491/90-485/4 Gela - 478/7 Siracusa): sfruttò la vittoria per avviare la costruzione di un grande stato territoriale sotto la guida di Siracusa, unificato dalla figura del tiranno e caratterizzato da interventi di manipolazione dei corpi civici (trasferimenti di popolazioni, inserimento di mercenari naturalizzati) e dalla scelta di forme diverse di relazione con il governo centrale. Ierone (478/7-467/6), fratello di Gelone, svolse una intraprendente politica estera interessata all’Italia e al Tirreno, contro gli Etruschi, che sconfisse nella battaglia di Cuma (474/3). La caduta dei Dinomenidi (465) provocò in Sicilia profondi cambiamenti, al fine di restaurare la situazione antecedente alla tirannide, soprattutto per quanto riguarda la composizione dei corpi civici. I Greci d’Occidente furono molto attivi anche contro gli Etruschi, rivali commerciali: 540: ad Alalia scontro fra Focei ed Etruschi/Cartaginesi, di esito incerto (i Focei vincono ma perdono la flotta); Nel 524 a Cuma e in seguito nel 505 ad Aricia, il tiranno Aristodemo di Cuma batte gli Etruschi.

ATENE E SPARTA MODELLO DELLA DOPPIA EGEMONIA OAGINA 111 La pentecontetia Dopo la liberazione di Sesto nel 478 si pone il problema di come tutelare i Greci d’Asia, rimasti nel territorio del Re: → continuare o no la guerra? Gli Ateniesi erano determinati a continuare (la difesa dei Greci d’Asia è fondamentale per l’egemonia); Gli Spartani sono incerti (Leotichida si ritira, Pausania ottiene di essere inviato a Cipro e a Bisanzio). → Tucidide I, 89 e 94-95: Pausania viene contestato e gli Ioni offrono l’egemonia agli Ateniesi; circolavano diverse versioni su chi ebbe l’iniziativa: Atene → Erodoto IX, 106 e Aristotele, Costituzione degli Ateniesi 22, 3-5; gli alleati → Tucidide e Plutarco, Vita di Aristide 23-25. Tucidide presenta gli Spartani come rinunciatari; ma cfr. la tradizione alternativa in

→ Diodoro XI, 50: conflitto interno a Sparta e scelta in favore della divisione delle sfere d’influenza.

Caratteristiche delle due egemonie (Tucidide I, 18-19). La Lega delio-attica («gli Ateniesi e i loro alleati») fu fondata nel 478/7, dopo la fine della seconda guerra persiana, e fu sciolta nel 404, dopo che Atene fu sconfitta nella guerra del Peloponneso da Sparta. Tucidide I, 96-97 la presenta come una alleanza militare difensiva, nata per continuare la guerra antipersiana a difesa dei Greci d’Asia, che però diviene presto uno strumento di egemonia ateniese. La lega fu attiva su più fronti: • contro i barbari (Eurimedonte 465/4; Cipro I 465/4; spedizione in Egitto 462/1-456/5; Cipro II 451; “pace di Callia“ 449 → Diodoro XII, 4, 4-6), • contro gli alleati ribelli (le ribellioni iniziano precocemente: Nasso 467), • contro i Peloponnesiaci (dopo il 462/1). La Lega delio-attica (cosiddetta perché era guidata da Atene e aveva sede nell’isola di Delo) riuniva una serie di città che per lo più gravitavano sul mare Egeo. Nasce per ispirazione di Aristide e Temistocle, con il compito di proseguire la guerra contro la Persia: il suo nucleo originario è dunque composto dagli alleati del 481. Conosciamo la storia della lega delio-attica da fonti letterarie (Tucidide, Aristotele, Plutarco) e da un ampio ventaglio di fonti epigrafiche.

La struttura della lega e la sua evoluzione Dopo la fondazione, la lega si ampliò fino a comprendere le Cicladi, l’Eubea, la penisola Calcidica, la Tracia, la zona degli Stretti e quasi tutta la costa dell’Asia Minore. Ad Atene spettava l’egemonia, cioè il comando in guerra. Le deliberazioni erano prese in un sinedrio comune, al quale i membri inviavano i propri delegati: originariamente, dunque, l’assetto della Lega era paritario. Nel corso della storia della lega intervennero però profondi mutamenti: natura dell’alleanza, obiettivi politico-militari, relazioni tra egemone e alleati. Gli Ateniesi, nella persona di Aristide, organizzarono la Lega sul piano finanziario: ai membri che non erano in grado di fornire navi per la flotta fu concesso di fornire un tributo (phoros) che fu fissato a 460 talenti...


Similar Free PDFs