Capitolo 6- DMI - DMI: Defense Mechanisms Inventory PDF

Title Capitolo 6- DMI - DMI: Defense Mechanisms Inventory
Author Emy Emy
Course Psicodiagnostica e psicopatologia
Institution Università degli Studi di Palermo
Pages 2
File Size 104.6 KB
File Type PDF
Total Downloads 43
Total Views 174

Summary

DMI: Defense Mechanisms Inventory ...


Description

CAPITOLO 6. IL DEFENSE MECHANISMS INVENTORY (DMI) Il DMI è un questionario semiproiettivo per la valutazione degli stili difensivi . Creato alla fine degli anni ’60 da Gleser e Ihilevich, si è diffuso nella pratica clinica e nella ricerca, godendo di buona considerazione nella letteratura scientifica. Soltanto la forma per adulti è stata validata in Italia, ma esistono sia la forma per adolescenti, che per anziani. Gli autori a partire dalle principali teorie sui meccanismi di difesa, identificano 5 stili difensivi, entro i quali aggregano un certo numero di difese. Le difese sono: “risposte relativamente stabili che il soggetto dà di fronte ad una realtà, interna ed esterna, rispetto alle quali le risorse psico-fisiche di una persona, le modalità acquisite per risolvere i problemi e le motivazioni sono vissute dal soggetto come insufficienti a risolvere i conflitti esterni suscitati dalla realtà del momento e tali da minare il vissuto di benessere soggetto stesso” (lhilevich e Gleser, 1994, p 6). Gli Autori approfondiscono le connessioni tra mecc. di difesa, strategie di adattamento e problem solving: -Le risposte di problem solving sono un comportamento diretto nei confronti delle minacce interne o esterne, attuando una modifica di se stessi o dell'ambiente. -Le strategie di adattamento tendono a trattare i termini del problema rendendo così possibile la soluzione o l’accomodamento alla situazione minacciosa. -I meccanismi di difesa, di per sé inconsci, producono a diverso livello e intensità, una distorsione della realtà, per sopravvivere alla minaccia  “ogni mecc. di difesa comprende un insieme formato da aspetti mentali, emotivi e comportamentali automaticamente attivati da vissuti che minacciano il funzionamento del soggetto” (lhilevich e Gleser).  I 5 cluster difensivi sono così definiti: TAO (Turning Against the Object), PRO (Projection), PRN (Principalization), TAS (Turning Against Self) e REV (Reversal). BOX 6.1 I CINQUE STILI DIFENSIVI: 1. TAO: indica ogni espressione diretta o indiretta dell’aggressività per dominare le minacce esterne o nascondere conflitti interni eccessivamente dolorosi. La coloritura affettiva di TAO è improntata alla rabbia e alla vendetta. 2. PRO: descrive un sistema nel quale il soggetto, pieno di risentimento, attribuisce agli altri intenzioni o comportamenti negativi senza alcun supporto realistico. 3. PRN: si riferisce alla possibilità di gestire nel proprio spazio intrapsichico, tramite strategie difensive legate alla rimozione, il conflitto e la frustrazione, con una atmosfera emotiva che può andare dalla calma alla rassegnazione all’apatia. 4. TAS: implica la messa in atto di comportamenti autosvalutanti e autodenigratori con lo scopo di ridurre le minacce alla propria autostima. La qualità affettiva di TAS è segnata dalla vergogna e dalla disperazione connesse ad una scarsa stima di sé. 5. REV: è un regime difensivo che induca, con una vistosa distorsione della realtà, l’individuo a ignorare, ridimensionare, negare, o ipervalorizzare aspetti inaccettabili della realtà interna e/o esterna. La coloritura affettiva di chi adopera massicciamente questo cluster va dall’indifferenza emotiva, alla passività, all’ottimismo ingiustificato. Il test è strutturato in 10 storie/scenari che descrivono aree conflittuali tipo nelle quali i soggetti possono identificarsi facilmente: - autorità; - indipendenza; - competizione; - femminilità e mascolinità; - situazioni conflittuali generate da eventi improvvisi È disponibile in una versione femminile e una maschile che si differenziano soltanto in due storie. Per ogni storia, ai soggetti, viene chiesto di rispondere a 4 domande relative a diversi livelli di indagine: comportamento (reazione effettiva), fantasia (reazione d'impulso), pensiero (contenuto ideativo), emozione (correlato affettivo). Le 5 opzioni di risposta ad ogni domanda sono declinate nei 5 stili difensivi valutati dal test. Per ogni domanda viene chiesto al soggetto di identificare due risposte: quella che lo rappresenta di più e quella

che lo rappresenta di meno. Le indicazioni per lo scoring e l’interpretazione del profilo sono fornite nel manuale. -Il DMI è uno strumento utile per la valutazione clinica e consente di realizzare il profilo delle misure difensive indipendentemente dalla sintomaticità.  LEGGI BOX 6.2: STORIA N.2, CONFLITTO CON L’AUTORITÀ (esempio)  LEGGI BOX 6.3: ESTRATTO DI UN CASO CLINICO

Il DMI è stato, negli USA, testato tra i diversi gruppi etnici nelle sue varie forme, e utilizzato in diversi contesti culturali come il Canada e l'Italia (Zoccali, Bruno, Muscatello, Micò, Corica e Meduri, 2008;La Grutta et al., 2013). In primo luogo è stato associato ad un certo numero di caratteristiche demografiche, comprese il sesso, l'età e l’etnia. L'età correla positivamente con REV e PRN ed è associata negativamente con TAS e TAO (Cramer, 1991) e ciò è comprensibile con la corrente impulsiva e comportamentale che si riduce con l'età. Gli uomini tendono ad adoperare difese più eteroaggressive (TAO - PRO) (Ihilevich e Gleser, 1991) mentre le donne le difese più intrapunitive (TAS). Inoltre, è stato rilevato un bias tipico dei self report sui meccanismi di difesa: il determinarsi di profili semplificanti e irrealistici per via del problema della desiderabilità sociale. Dudley (1978) ha notalo la tendenza degli studenti universitari a identificare gli items delle scale TAO e PRO come meno desiderabili rispetto agli item delle scale PRN e REV. Richert e Kettering (1978) trovarono che chi aveva un punteggio REV più alto tendeva ad avere score più alti nella scala di desiderabilità sociale mentre chi aveva alti punteggi alla TAO tendeva ad avere bassi punte nella scala di desiderabilità sociale.  Tuttavia, nonostante critiche e posizioni contrastanti, sono numerosi i lavori che confermano la validità complessiva del test (Gleser e Ihilevich; La Grutta et al., 2013) e una buona reliability.  Gli stili difensivi del DMl sono stati associati ad una serie di tratti psicologici e anche disturbi psicopatologici: elevazioni della scala TAO sono state associate a disturbi del comportamento e dell'impulsività; elevazioni della scala TAS all'ansia e al disturbo depressivo; elevazioni della scala REV ai disturbi di personalità. TAS e PRO sono gli stili difensivi particolarmente sensibili a quadri più francamente psicopatologici. Sono difese che, intensamente adoperate suggeriscono scarso adattamento. Di contro PRN è la scala che più si associa a equilibrio e benessere anche se in misura elevata coincide con una marcata difficoltà a stabilire legami autentici e soddisfacenti (Hackett, 1975). Il DMI può essere applicato nel contesto clinico e psicoterapeutico e ha mostrato di sapere predire la riuscita dell'intervento essendo in grado di dividere i soggetti in più accessibili al lavoro psicoterapeutico e meno accessibili (Cramer, 1988; Ihilevich e Gleser, 1995; La Grutta et al 2013). Gleser e Ihilevich forniscono indicazioni sulla stesura del profilo: - l'aspetto adattivo delle difese merita di essere attentamente valutato; - le difese devono essere considerate globalmente, all'interno dell'intera personalità per vederne gli scopi e i livelli di funzionamento; - le difese vanno distinte in adattive e non adattive, mature e non, nevrotiche, psicotiche. Essi ritengono che tutte le difese concorrono insieme a creare il giusto equilibrio per raggiungere un adattamento ottimale. Nell’ambito della valutazione psicodiagnostica, il DMI è uno strumento utile, soprattutto se associato ad altri strumenti di valutazione della personalità e affettività. Le difese rappresentano un indicatore valido rispetto alla capacità dell’individuo di fare fronte agli stress (Barron). Lo studio dei sistemi difensivi attraverso il DMI contribuisce a comprendere il funzionamento psicologico della persona e, ben aldilà della polarità sano/patologico, permette al clinico di guidare il soggetto verso una più efficace ed autonoma gestione delle sue energie psichiche....


Similar Free PDFs