Cassio dione riassunti PDF

Title Cassio dione riassunti
Course Storia Romana
Institution Università della Calabria
Pages 9
File Size 182.7 KB
File Type PDF
Total Downloads 88
Total Views 124

Summary

Riassunto di alcuni libri di Cassio Dione, Storia romana, Vol. 5: Libri 52-56....


Description

LIBRO

LII

La parte iniziale di questo libro, occupata dai due discorsi fra Ottaviano ed i suoi più fidati consiglieri, Agrippa e Mecenate, sottolinea un momento fondamentale della storia romana: la nascita dell'impero. In questi discorsi si discute se sia giusto ed opportuno instaurare una monarchia: Agrippa si dichiara contrario e propone che vengano rinnovate e consolidate le istituzioni repubblicane, mentre Mecenate propende per la formazione di uno stato monarchico. In pratica Agrippa consiglia ad Ottaviano di resituire il potere al popolo ed al Senato, come Ottaviano effettivamente farà con la "resituitio rei publicae" del 27 a.C. Secondo Agrippa, prima di uscire di carica, Ottaviano dovrebbe "formalizzare con decreti e leggi le questioni più urgenti". Mecenate invece si dimostra di tutt'altro avviso. Egli sostiene che la monarchia di fatto era già stata istituita da Cesare e che a Ottaviano non rimaneva che continuarla. Il modello che Mecenate propone è quello di un principe illuminato, capace di governare con il consenso e la collaborazione delle classi elevate mantenendo, tuttavia, la giusta approvazione popolare. Mecenate passa quindi a formulare una serie di suggerimenti di ordine politico ed amministrativo che rispecchiano effettivamente alcune azioni svolte da Ottaviano nel primo periodo del suo principato, come la revisione dei ruoli del Senato e la ristrutturazione delle funzioni connesse alle pubbliche magistrature. Nel discorso di Mecenate vengono tratteggiate le caratteristiche del "praefectus urbis" e del censore così come verranno rinnovate da Ottaviano . Si parla anche dell'uso di affidare le province agli ex-consoli ed agli ex-pretori e della grande riorganizzazione politica ed amministrativa dell'Italia e delle province. Mecenate passa quindi a discutere di altri aspetti: l'educazione dei giovani, la formazione e l'addestramento di truppe permanenti ed il controllo dei confini. Particolarmente interessanti sono i consigli di Mecenate in campo fiscale: egli suggerisce prima di tutto di vendere i terreni pubblici e di concedere, con il ricavato, prestiti e finanziamenti a tasso moderato, così da garantire allo Stato un'entrata costante, diversa dal prelievo sui contribuenti. Per il resto le spese dello Stato, al netto di altre rendite (quali per esempio la produzione mineraria) dovranno essere coperte da un sistema di tassazione equamente distribuito sull' Italia e sulle province. Il discorso procede con il rapporto del principe con il Senato, che deve essere chiamato a condividere le responsabilità del governo, l'organizzazione giudiziaria e l'apparato burocratico che il principe dovrà realizzare per poter gestire tutte le attività e le problematiche inerenti il suo ruolo. Concluso il discorso di Mecenate, Dione afferma che Ottaviano scelse di applicare la monarchia ma agì con grande prudenza applicando le riforma gradualmente. In quell'anno, 29 a.C., Ottaviano - che rivestiva il suo quinto consolato - assunse il titolo di "Imperator" e mise mano ad una epurazione delle liste senatorie (la prima delle quattro che dovevano svolgersi durante il suo principato). Nello stesso anno Antioco I di Commagene, che era stato sostenitore di Pompeo ed alleato dei Parti, fu convocato a Roma, processato e giustiziato. LIBRO

LIII

Nel 28 a.C. Ottaviano assunse il consolato per la sesta volta, insieme ad Agrippa che era al suo secondo consolato. Nello stesso anno Agrippa sposò Marcella, figlia di Gaio Claudio Marcello e di Ottavia (sorella di Ottaviano) ed Ottaviano completò e consacrò il tempio di Apollo sul Palatino e le nuove biblioteche. Ancora nel 28 a.C., Ottavianoed i suoi più stretti collaboratori, mirando a raggiungere il più alto consenso popolare per facilitare

l'instaurazione ed il consolidamento del nuovo regime monarchico, realizzarono varie riforme ed abrogarono una serie di disposizioni attuate dal secondo triumvirato, per creare una salda impressione di ritorno alla legalità repubblicana. Il 13 gennaio del 27 a.C. Ottaviano, che assumeva il suo settimo consolato, si presentò davanti al Senato e pronunciò il famoso discorso della "restitutio rei publicae", con il quale rinunciava a tutti i suoi poteri e privilegi rimettendoli al Senato. La mossa fu particolarmente astuta in quanto i senatori contrari ad Ottaviano non osarono esporsi approvando le sue dimissioni, quelli che gli erano favorevoli invece insistettero perché mantenesse il potere. Insomma, Ottaviano riuscì a farsi consegnare lo Stato dai senatori senza che apparisse apertamente che fosse lui a volerlo. Ottavia comunque insistette perché il potere conferitogli, che era assoluto, apparisse limitato nel tempo e nello spazio. Per questo divise le province assumendo direttamente solo il controllo delle più agitate e lasciando le più tranquille ai senatori, ma questo sistema gli consentiva anche di essere il solo leggittimato a mantenere delle legioniin perenne assetto di guerra. Le province senatorie furono l'Africa, la Numidia, l'Asia, la Grecia con l'Epiro, la Dalmazia, la Macedonia, la Sicilia, Creta e la parte cirenaica della Libia, la Bitinia e la parte annessa del Ponto, la Sardegna e la Betica. Le province imperiali furono: la Spagna ad esclusione della Betica (cioè Tarragona e Lusitania), tutte le Gallie, la Celesiria, la Fenicia, la Cilicia, Cipro e l'Egitto. Successivamente la Gallia Narbonese e Cipro passarono al Senatomentre la Dalmazia passava all'imperatore (22 a.C.). Ottaviano assunse il controllo delle province imperiali per un periodo di dieci anni. Si stabilì che i governatori delle province senatorie fossero eletti annualmente dal Senato, mentre i legati che dovevano amministrare le province imperiali sarebbero stati scelti direttamente da Ottaviano, a sua discrezione sarebbe stata stabilita anche la durata della carica. In quello stesso anno (27 a.C.) si decise di attribuire ad Ottaviano il titolo di Augusto. Secondo Dione egli avrebbe gradito essere chiamato "Romolo", ma poi scartò il nome per l'idea monarchica che essa suggeriva. Nè Augusto, nè i suoi successori assunsero mai il itolo di re, ma quello di "imperator", di origine militare che da allora significò il potere assoluto detenuto a vita. L'"imperator" assunse gran parte delle magistrature tradizionali e delle facoltà ad esse connesse: la censura ed il pontificato gli conferifono la massima autorità in campo civile e religioso, inoltre la potestà tribunizia gli consentiva di opporre il veto alle decisioni di qualsiasi magistrato e gli garantiva l'inviolabilità della persona. Augusto si dedicò al governo con grande zelo, promulgò molte leggi, generalmente concordandole con il Senato, e tenne in grande considerazione l'opinione dei suoi collaboratori. Dione utilizza quest'ultima affermazione come giudizio di carattere generale sul principato di Ottaviano e come premessa prima di passare al racconto dettagliato degli avvenimenti. Nel primo anno dell'impero (27 a.C.), Augusto ordinò il restauro della rete viaria che era rimasta priva di manutenzione dalle guerre civili, per non gravare sulle casse dello Stato ordinò ad alcuni senatori di provvedere a proprie spese a parte dei lavori e finanziò personalmente il restauro della Via Flaminia della quale aveva particolarmente bisogno per muovere verso Nord. Poco dopo, infatti, partì alla guida di una spedizione diretta in Britannia. Preferì però fermarsi in Gallia dove erano scoppiati dei disordini. Pacificata la regione, operò un censimento e riorganizzò l'amministrazione provinciale, quindi si trasferì in Spagna, per motivi analoghi a quelli che lo avevano trattenuto in Gallia. L'anno seguente (26 a.C.) Ottaviano assunse il suo ottavo consolato, con Statilio Tauro. Nello stesso anno l'autore ricorda il trattato di amicizia con Polemone, re del Ponto, e

l'inizio della campagna militare che porterà alla definitiva sottomissione dei Salassi. Nel 25 a.C. Augusto ricoprì il suo nono consolato ed inviò Terenzio Varrone (forse identificabile con Aulo Varrone Murena, console nel 23 a.C.) contro i Salassi. Costui concluse rapidamente la campagna e nel territorio dei Salassi venne dedotta la colonia di Augusta Pretoria (Aosta). Nel frattempo Augusto guidava una difficile operazione contro gli Asturi ed i Cantabri. Durante questa campagna egli si ammalò e si ritirò a Tarragona affidando il comando al suo legato Gaio Antistio Vetere. A seguito di questa campagna i veterani congedati fondarono in Spagna la città di Augusta Emerita (oggi Lerida) . Alla campagna contro i Cantabri parteciparono anche Marcello, nipote di Augusto, e Tiberio, suo figliastro e futuro successore. Nello stesso anno Augusto rese la Mauritania, che il defunto re Bocco aveva lasciato in eredità al popolo romano nel 33, di nuovo indipendente, affidandola al suo alleato Giuba II re di Numidia. In Oriente i territori della Galazia e della Licaonia (che nel 36 a.C. Antonio aveva affidato al re Aminta) vennero organizzati nella provincia di Galazia, poco dopo la morte del re. Intanto Marco Vinicio guidava una spedizione punitiva contro alcune tribù germaniche che avevano ucciso dei cittadini romani. Dopo queste imprese fu decisa una chiusura delle porte del tempio di Giano a simboleggiare la pacificazione dell'impero. In questo nuovo clima di pace furono intrapresi grandi lavori e costruzioni, specialmente da parte di Agrippa che edificò le Terme, il portico di Nettuno ed il Pantheon. Nel 24 Augusto assunse il suo decimo consolato avendo come collega Gaio Normano Flacco, figlio dell'omonimo console del 38 che nel 42 aveva combattuto a Filippi. Augusto, che si trovava ancora a Tarragona, fece ritorno a Roma e ricevette molti onori. Anche Marcello e Tiberio, rientrati con lui dalla Spagna, furono premiati con la concessione del diritto a ricoprire le magistrature in anticipo sui limiti minimi di età previsti dalla legge. Ancora nel 24, Elio Gallo (nuovo governatore dell' Egitto dopo Cornelio Gallo) intraprese una spedizione contro l'Arabia Felix. Questa spedizione fu un insuccesso, soprattutto a causa del clima del deserto che fece ammalare gran parte dei soldati per la disidratazione. Nel 23 a.C. Augusto (console per l'undicesima volta con Gneo Calpurnio Pisone) si ammalò di nuovo e questa volta tanto gravemente che si temette per la sua vita. Lo salvarono le cure del medico Antonio Musa il quale non riuscì invece a salvare Marcello, nipote di Ottaviano, che morì in quello stesso anno. Marcello fu sepolto nel "Mausoleo di Augusto" e, fra i molti onori tributati alla sua memoria, gli fu dedicato il famoso teatro che veniva completato proprio in quel periodo. Secondo Dione fu ancora in quell'anno (23 a.C.) che Augusto ricevette a vita i poteri del tribunato della plebe (altri autori datano l'evento già nel 36 a.C.) LIBRO

LIV

L'anno successivo (22 a.C.), Roma e l'Italia furono colpite da una grave pestilenza e dalla conseguente carestia. Si attribuì la causa di queste sventure al fatto che Augusto avesse rinunciato al consolato e gli si offrì la carica di dittatore a vita. Augusto non accettò, assunse invece la carica di prefetto dell'annona. Si verificò quindi una congiura ai danni di Ottaviano, capeggiata da Fannio Cepione e Licinio Murena. La congiura venne scoperta e i due capi furono giustiziati. In Spagna Asturi e Cantabri si ribellarono al governatore romano, l' Egitto fu attaccato dalle popolazioni etiopi confinanti; mentre i rispettivi governatori pacificavano queste province, Ottaviano si recò in Sicilia da

dove avrebbe iniziato un viaggio nelle province orientali. A Roma, in assenza di Augusto, le lotte elettorali fra i candidati al consolato provocarono disordini, così Augusto conferì ad Agrippa pieni poteri per il controllo della città dopo averlo obbligato a divorziare da sua nipote Marcella ed avergli fatto sposare sua figlia Giulia. Augusto passò quindi in Grecia dove premiò le città che lo avevano aiutato ai tempi di Azio (fra le quali Sparta) e punì quelle che avevano appoggiato Antonio (fra cui Atene), quindi trascorse l'inverno (21 a.C.) nell'isola di Samo. L'anno successivo si trasferì nelle province asiatiche. Durante questa permanenza in Asia ottenne dai Parti la restituzione delle insegne e dei prigionieri sottratti a Crasso: l'operazione fu svolta per via diplomatica, senza combattimenti. Cesare, Nacque Gaio figlio di Agrippa e di Giulia. Prima di rientrare in Italia, l'imperatore sistemò una serie di controversie nelle province asiatiche, a volte con rapidi interventi militari di cui affidava il comando al figliastro Tiberio. Di nuovo in Grecia ricevette molte ambascerie dall'Oriente fra cui una di indiani (si tratta probabilmente di uno dei più antichi contatti fra Roma e l'India). Avvertito che a Roma si verificavano nuovi problemi per la scelta dei consoli, Augusto decise di rientrare. Agrippa fu inviato a guidare una serie di campagne per risolvere insurrezioni nelle province europee: Gallia, Germania e poi Spagna (di nuovo contro i Cantabri). Negli anni dal 19 al 17 a.C., l'imperatore si trattenne a Roma dedicandosi alla politica interna e consolidando il proprio potere, ottenendo fra l'altro che il Senato approvasse una serie di leggi che gli consentivano di esercitare più direttamente l'amministrazione statale senza per questo dover assumere palesemente un titolo monarchico. Fra le leggi che Augusto propose al Senato (che ovviamente le approvò), Dione ne ricorda una che prevedeva la sospensione della carica per cinque anni di coloro che avessero commesso reati di corruzione. Inasprì il trattamento fiscale a carico dei celibi e nubili incentivando il matrimonio e la prolificità. Augusto costituì inoltre alcune istituzioni militari stabilmente residenti all'interno del territorio urbano di Roma (caso che non si era mai verificato per tutta la durata della repubblica): tre delle dodici coorti di cinquecento uomini ciascuna di cui Augusto disponeva come milizia personale furono collocate entro le mura, furono inoltre istituiti un corpo di vigili del fuoco ed una polizia urbana. Nel 17 a.C. nacque Lucio Cesare, figlio di Agrippa, ed Ottaviano lo adottò insieme al fratello Gaio (atto che implicitamente designava i due nipoti dell'imperatore come suoi possibili successori). Nello stesso anno Augusto inaugurò la quinta edizione dei "Ludi secolari". Nel 16 a.C. Augusto mosse contro la Gallia , dopo aver restaurato e dedicato il tempio di Quirino (29 giugno). Nel partire affidò il governo della città a Tito Statilio Tauro. Portò con se Tiberio ed essendo questi pretore le mansioni di pretore furono delegate, grazie ad un apposito decreto, a Druso, fratello di Tiberio. Intanto nel Nord Italia ed in Istria si svolgevano ribellioni ed incursioni dei Pannoni e dei Norici, mentre Cantabri e Traci creavano difficoltà, rispettivamente, in Spagna ed in Macedonia. Ma il problema più grande del momento era costituito dalle popolazioni germaniche stanziate alla destra del Reno: queste erano riuscite a sorprendere un contingente romano, avevano ucciso barbaramente gran parte dei prigionieri inviandone alcuni a chiedere un riscatto per gli ostaggi ed infine avevano inferto a Roma una delle peggiori sconfitte dell'epoca, quella patita dal governatore Lollio nella quale la "Legio V Alaude" perse le proprie insegne. Nel frattempo in Gallia ferveva il malcontento fra la popolazione civile a causa degli abusi del corrotto governatore Licinio, mentre ad Est i Reti (che abitavano fra il Norico e le Alpi

Tridentine) avevano cominciato a svolgere incursioni in Gallia ed in Italia. Ottaviano fronteggiò la situazione recandosi personalmente in Gallia ed affidando a Druso il compito di risolvere il problema dei Reti. a Tiberio e I due fratelli svolsero nella zona delle Alpi Tridentine un intervento capillare, portando contemporaneamente la guerra in più punti e smembrando le forze nemiche, non si fermarono finchè non ebbero eliminato o deportato gran parte degli uomini in grado di combattere, evitando - anche per il futuro - la possibilità di nuove insurrezioni. Tiberioe Druso furono grandemente onorati per questa vittoria, ma ben presto ai problemi creati dai Reti fecero seguito quelli, certamente più gravi, provocati dalle popolazioni della Pannonia che impegnarono grandemente Tiberio e le sue truppe negli anni successivi. Augusto tornò a Roma nel 13 a.C. dopo aver riorganizzato le province della Gallia, della Spagna e della Germania risolvendo molti problemi di natura politica ed amministrativa. A Roma inaugurò il teatro dedicato a Marcello, quindi procedette ad una nuova revisione della lista dei senatori. Alla morte di Lepido, Augusto venne designato pontefice massimo. Nel 12 a.C. Augusto inviò Agrippa in Pannonia. Questi era da poco tornato da un periodo trascorso in Siria come governatore quando Augusto gli affidò l'incarico conferendogli poteri di comandante supremo. Agrippa non combattè perché i Pannoni, spaventati dal suo arrivo, rinunciarono spontaneamente alla ribellione, tuttavia egli si ammalò gravemente - forse per i rigori del clima - e tornato in Italia si recò in una sua residenza in Campania, dove morì poco dopo il suo arrivo, tanto che Augusto, immediatamente accorso a rendergli visita, non fece in tempo a vederlo un'ultima volta da vivo. La morte di Agrippa fu una grave perdita per Augusto e per tutto lo stato romano. Augusto avvertì il pressante bisogno di scegliere un nuovo collaboratore per la gestione degli affari pubblici e, poiché i suoi nipoti erano ancora troppo giovani, decise con molte perplessità di puntare su Tiberio. Lo fece divorziare dalla moglie e gli ordinò di sposare Giulia, vedova di Agrippa, quindi gli affidò l'incarico di portare a termine la sottomissione della Pannonia. La resa dei ribelli avvenuta poco prima non era infatti questione duratura ed appena i Pannoni seppero della morte di Agrippa riaprirono le ostilità. Come aveva già fatto con i Reti, Tiberio svolse un intervento drastico e definitivo, non si limitò ad ottenere vittorie campali sui Pannoni, ma li perseguitò nel loro paese fino a catturarli e renderli schiavi. Nello stesso periodo Druso, fratello di Tiberio, agiva e riportava vittorie in Germania, sul Reno, combattendo contro i Cheruschi ed altre popolazioni locali. Intanto in Tracia un certo Vologeso si era impadronito del potere con un colpo di stato ed aveva preso a devastare i territori romani della Macedonia. Contro di lui mosse Lucio Calpurnio Pisone che risolse brillantemente la situazione assoggettendo in modo definitivo l'intera regione. In quell'anno (11 a.C.) morì Ottavia, sorella di Ottaviano, che fu tumulata nella tomba giulia. L'anno successivo (10 a.C.) vennero chiuse le porte del tempio di Giano, ma furono presto riaperte a causa di un'invasione tentata dai Daci in Pannonia e di una nuova ribellione dei Dalmati.

LIBRO

LV

Oscuri prodigi non promettevano nulla di buono, ma Druso proseguì comunque nelle sue imprese in Germania (9 a.C.) combattendo contro Catti, Suebi e Cherusci e spingendosi

fino all'Elba. Arrivato alle coste del Mare del Nord, Druso decise di tornare indietro (Dione riferisce di una apparizione soprannaturale che lo avrebbe convinto) e morì di malattia durante il viaggio di ritorno (Livio parla invece di una caduta da cavallo). Tiberio fece in tempo a raggiungerlo prima che spirasse e scortò la salma a Roma dove furono svolte esequie solenni. Le ceneri di Druso vennero tumulate nel mausoleo di Augusto e fu attribuito a lui, con estensione ai suoi diretti discendenti, l'appellativo di Germanico. L'anno successivo (8 a.C.), Augusto rientrò a Roma e si dedicò a varie riforme legislative e giudiziarie. Giunta la scadenza del secondo decennio di governo, Augusto accettò il rinnovo delle sue cariche, quindi organizzò una nuova campagna in Germania affidandone il comando a Tiberio perché completasse quanto intrapreso dal fratello. Nel 7 a.C. Tiberio fu console insieme a Gneo Calpurnio Pisone , durante quell'anno celebrò un trionfo per le sue campagne in Pannonia ed in Germania e fu protagonista di alcuni importanti eventi pubblici. In quel periodo Augusto fu addolorato dalla morte dell'amico e collaboratore Mecenate. Dione dedica un paragrafo alla lode di Mecenate del quale ricorda la moderazione in politica e la lealtà verso Ottaviano. Morendo, Mecenatelasciò ad Augusto gran...


Similar Free PDFs