COME Leggere HARD Times (riassunto capitoli 1-3) PDF

Title COME Leggere HARD Times (riassunto capitoli 1-3)
Author Anonymous User
Course Letteratura inglese
Institution Università degli Studi Gabriele d'Annunzio - Chieti e Pescara
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COME LEGGERE HARD TIMES La prigione e il gentiluomo: dall'esperienza al modello finzionale Charles Dickens (1812-1870) aveva solo dodici anni quando suo padre John venne arrestato per debiti nel carcere londinese di Marshalsea, cosa così umiliante che quando andò a trovarlo, questi lo congedò dicendogli “Il sole è tramontato su di me per sempre”. In realtà i mesi di prigionia furono assai pochi ma marchiarono il giovane Charles per sempre: sperimentò una precoce maturità e indipendenza. La prigione diviene così, per Dickens, una delle metafore più presenti nel macrotesto di Dickens1, che assume sempre valenze distruttive per l’animo umano. Un esempio è la descrizione della prigione di Marshalsea presente nel romanzo Little Dorrit2 (1855). Qui la prigione è descritta come un addossamento di strutture, circondate da mura e senza via d’uscita, con celle anguste in cui i debitori avranno modo di riflettere sui mali commessi: essa ha la funzione di mortificare chiunque vi entri. In particolare Dickens si mostra frustrato nei confronti del separate system, per cui i debitori vengono messi in isolamento, scontando dunque una pena assai più crudele di quanto commesso. Ciò che accrebbe il disagio finanziario di Dickens e della sua famiglia, fu l’esperienza del giovane nella fabbrica di lucido per scarpe, a causa della quale egli dovette porre fine al sogno di istruirsi. Anch’essa fu, per Charles, luogo d’alienazione, dovuta sia al lavoro in sé, sia al fatto che durante questo periodo egli fu costretto a vivere in alloggi separato dal resto della famiglia. L’istruzione di Dickens cominciò presto però, quando ancora la famiglia viveva a Chatham, grazie alla madre, donna di cultura formatasi sui saggi e i libri che il marito acquistava con regolarità. Questo consentì a Dickens di mantenere una certa dignità, nonostante vivesse con coetanei di singola estrazione sociale che lavoravano con lui, dai quali si sentiva profondamente diverso e che solevano chiamarlo “the young gentleman”. Quest’esperienza formerà il ragazzo a tal punto che, da scrittore, ne farà un perno dei propri romanzi, i quali entreranno nel dibattito dell’epoca sui mutamenti sociali. Dickens stesso, ungente per nascita, effettuerà una scalata sociale dalla lower class alla middle class e comprenderà dunque sulla propria pelle la differenza tra la borghesia e la massa proletaria da cui, in primis, sente il netto distacco. Nei suoi romanzi inserirà perciò una serie di gentleman, ispirati alla propria personale esperienza e discuterà molto su cosa significhi essere tale. Ad esempio, in Our Mutual Friend, preso atto del fallimento della upper class di esercitare la funzione guida della società, è l’uomo borghese (per nascita o per conquista) ad essere investito del ruolo di guida della società. In Great Expectations poi, per mano di un personaggio secondario, si legge che essere gentiluomo è chiaramente una disposizione dell’animo e non una condizione sociale. Alla discussione dickensiana appare dunque inevitabilmente legato il libro di Samuel Smiles, Self-Help (1859), uno dei testi più discussi della seconda metà dell’Ottocento, in cui l’autore asserisce che il vero gentiluomo è colui che possiede sincerità, integrità e bontà e realizza la cosiddetta self-culture, ovvero non la cultura fatta di libri, ma quella di chi si impegna attivamente con perseveranza e osservanza.

1

Macrotesto  nel linguaggio della critica letteraria, insieme di testi (p.e. le opere di un autore o quelle appartenenti a un genere, a un’epoca) che, presentando carattere di omogeneità, possono essere considerati come un unico grande testo

2

Little Dorrit (trama). A casa della madre, Arthur fa la conoscenza di tante nuove persone e insieme alle quali scopre il passato della Piccola Dorrit. Scoprono che la famig1i è proprietaria di un enorme ricchezza di cui loro non sono a conoscenza. Quando viene comunicata la notizia di questa grande eredità, il padre della ragazza può assolvere il suo debito e uscire dal carcere, e intraprendere un viaggio di benessere. La famiglia arriva in Italia, a Venezia, ma la piccola Dorrit sente la mancanza di Arthur e decide di scrivergli una lettera confessando il suo amore per lui. Nel frattempo Arthur cade in una truffa e viene a sua volta incarcerato per debiti. Dopo qualche settimana Amy decide di tornare a Londra, ribellandosi alle intenzioni del padre di farla sposare ad un ricco giovane ed inserirla nell’alta società, per prendersi cura di Arthur, malato e in prigione. Cercando di far capire alle persone e alla sua famiglia che la ricchezza non l’avrebbe cambiata, e che lei sarebbe stata felice anche in quelle modeste condizioni, Amy sposa Arthur, e tra l ’invidia della gente si fa strada verso un futuro felice.

La marcia della civiltà: il novum e i suoi eroi L'aggettivo vittoriano fu coniato nel 1875, prima non se ne parlava. Nel 1887, la regina Vittoria prese il titolo di Imperatrice delle Indie. Ella non era inglese pura ma tedesca in parte, poiché discendente dagli Hannover. La regina Vittoria rappresentò i cardini istituzionali della società inglese: madre di 9 figli e moglie devota del principe Albert. Vi è uno stereotipo per cui in età vittoriana vigesse il puritanesimo, ma in realtà in questo periodo ci fu una grande spinta all’innovazione e al progresso. L’età vittoriana è anche l’età della rivoluzione industriale. A tal proposito è interessante il quadro di William Turner Rain, Steam and Speed (1844). La ferrovia allora significava collegamento veloce tra distanze che prima avrebbero richiesto le ed ore di viaggio. Nel romanzo The Flight, Dickens si rivela estasiato dal fatto che con sole undici ore egli si era svegliato a Londra ed era andato a dormire a Parigi. L’età vittoriana (1837-1901) fu un’età di grandi cambiamenti. Fondamentale fu la Rivoluzione industriale, per cui le campagne mutarono in agglomerati di fabbricati industriali e le città crescevano a dismisura per inglobare uomini e donne in cerca d’impiego. Quando Vittoria salì al trono, nel 1837, alcune delle più importanti riforme politiche e sociali erano già state emanate: - Catholic Relief Bill (1829), che abrogava il Test Act3 (1673) e restituiva ai cattolici i diritti civili e politici che avevano perduto; - First Reform Bill (1832), con cui il diritto di voto venne esteso alla borghesia. Fino ad allora infatti, succedeva che luoghi altamente industrializzati non avessero una circoscrizione elettorale perché non vi era un aristocratico, mentre luoghi piccoli e reconditi in cui però era presente un nobile l’avevano; - abolizione della schiavitù nei territori della corona (1833), ad opera di un parlamentare di nome William Wilberforce; - Factory Act (1833), con cui veniva regolamentato il lavoro, soprattutto dei minori, nelle fabbriche; - New Poor Law (1834), che nato dalla volontà di riformare il sistema d’assistenza ai poveri con l’istituzione delle workhouses, si tradusse di fatto in un peggioramento delle condizioni di coloro che ne erano assistiti. Sulla scorta delle ipotesi apocalittiche del reverendo Thomas Robert Malthus, che nel suo Essay of the Principle of Population previde una insostenibile disparità tra la crescita geometrica della popolazione e quella aritmetica delle risorse, l’istituzione delle workhouses avrebbe dovuto controllare le nascite e dare lavoro alle fasce più basse della popolazione. Questo provvedimento però finì per rendere i poveri in condizioni di semireclusione, dal momento che questi vivevano divisi (per evitare che si riproducessero) e controllati continuamente. A tal proposito Friederich Engels scriverà che per i poveri era preferibile vivere nelle carceri piuttosto che nelle workhouses. Ciò che Malthus non aveva previsto era la straordinaria crescita economica che vide protagonista l’Inghilterra in età vittoriana. Questa crescita, si basava sulla sofferenza del proletariato urbano, forza lavoro, che però dava problemi di ordine interno a causa di ribellioni e rivolte. Chi comprese bene questo meccanismo fu Thomas Carlyle4 (1795-1881). Questi, in The French Revolution (1837) e in Chartism (1839), rilesse la Rivoluzione francese come un evento apocalittico della storia: essa aveva portato sulla scena politica le masse proletarie, confuse ed incapaci di articolare un linguaggio proprio, che erano sul punto di incarnarsi in una creatura mostruosa e pericolosa per la nazione. Le masse, nella prospettiva di Carlyle, avevano dunque bisogno di una voce che le guidasse. 3

I Test Act furono una serie di leggi penali inglesi che imposero diverse interdizioni civili ai cattolici e ai nonconformisti. I Test Act affermavano che solo chi professava la religione di Stato (l'anglicanesimo) era eleggibile alle cariche pubbliche e istituivano gravi sanzioni nei confronti dei dissidenti. 4

Thomas Carlyle (Ecclefechan, 4 dicembre 1795 – Londra, 5 febbraio 1881) è stato uno storico, matematico e filosofo scozzese, uno dei più famosi critici del primo periodo vittoriano.

La ricchezza inglese era dunque basata sull’opposizione tra classi sociali: deboli e forti, operai ed industriali. E’ significativo che proprio da questa dicotomia malthusiana, Charles Darwin (1809-1882) si sia mosso per la propria teoria dell’evoluzionismo: non dalla zoologia, non dalla botanica, ma dall’economia egli trasse le proprie conclusioni. In The Origin of Species (1859), Darwin espose una teoria in netto contrasto con il creazionismo biblico, che avrebbe rivoluzionato la forma mentis vittoriana con i concetti di lotta per la sopravvivenza, adattamento e selezione. Le idee di Darwin però, erano pericolose: non vi sarebbe stata possibilità di coercizione religiosa se le masse avessero iniziato a perseguire un pensiero razionale. Era infatti pensiero condiviso dalla società inglese, secondo John Stuart Mill5 (1806-1837) che la religione fosse un elemento fondamentale per la tenuta sociale e nazionale inglese. Il pericolo che l’ateismo si diffondesse tra le masse, era inoltre giustificato dalla lotta di classe, che sfociava spesso in rivolte operaie. Tempi difficili: genesi e sviluppo di un’idea Nel 1854, anno di pubblicazione di Hard Times, Charles Dickens era già un romanziere affermato e figura di riferimento della Londra letteraria. Aveva solo ventidue anni quando cominciò a lavorare come cronista per il Morning Croniche e la sua carriera subì una parabola ascendente molto veloce. Tra il ‘37 e il ‘54 Dickens scrisse la maggior parte dei suoi romanzi e nel 1850 aveva già avviato Household Words, rivista da lui diretta. In particolare nel dicembre del ‘53, di ritorno da Birmingham (dove aveva soggiornato per alcune letture pubbliche dei suoi Christmas Brooks), cominciò ad elaborare l’idea di un nuovo romanzo da pubblicare a puntate sulla sua rivista, dato che stava perdendo ascolti. Fondamentale per questo romanzo fu il viaggio in treno che egli ebbe occasione di compiere fino a Wolverhampton, in cui ebbe modo di osservare il paesaggio industriale nella sua desolazione invernale. Altro proficuo viaggio fu intrapreso a gennaio a Preston, dove era in corso uno sciopero degli operai nelle fabbriche tessili locali. A tal proposito scrisse un articolo dal titolo On Strike, sulla macro opposizione capital vs labour: esso racconta di tale sciopero, indetto dai lavoratori al fine di ripristinare la percentuale di salario tagliata ai lavoratori. Sul treno Dickens, incontrò un certo Snapper, dichiarato sostenitore dell’Utilitarismo, il quale era a favore di risoluzioni punitive per gli scioperi. Dickens era invece del parere che per risolvere tali controversie sociali, fosse importante guardare anche al volere delle classi meno abbienti, oltre che ai meri dati e meri fatti. La validità del pensiero economico infatti, viene meno quando non si tiene conto del fattore umano e Dickens fece satira proprio contro quegli economisti che facevano uso dei loro dati matematici non per giovare alle vittime della società, ma solo per giustificare scientificamente il loro esserne carnefici. Coloro che “vedono solo cifre e nient’altro” erano, nello specifico, John Ramsey McCulloch e Malthus (il cui Essay on Population era per Dickens particolarmente odioso): essi non contemplavano l’esistenza di una dimensione umana nei problemi dei lavoratori. Chi aveva intuito questo problema era Thomas Carlyle, che in Signs of Times, il primo dei suoi saggi ad argomento sociale pubblicato nel 1829, aveva fatto comparire la parola “machine” (in tutti i suoi lemmi derivati e composti) in maniera incessante, addirittura con la maiuscola, a significare la presenza costante e incessante di questo mostruoso elemento nella società e nella vita degli operai, che aveva iniziato a riguardare aspetti della vita degli operai che avrebbero dovuto essere governati soltanto da principi morali, spirituali e religiosi. Celebre la sua frase “L’Inghilterra è ricoperta di ricchezze, eppure muore di inanizione6”. Se infatti, da una parte, lo sfavillio dei prodotti e la ricchezza esibiti al Crystal Palace davano lustro alla nazione e alla regina, 5

Mill, John Stuart. - Filosofo ed economista (Londra 1806 - Avignone 1873). In Mill troviamo un contributo originale all'etica utilitaristica: là dove J. Bentham considerava come unico criterio di valutazione morale delle azioni la differente quantità di piacere prodotto, M. afferma la validità di una differenziazione anche di tipo qualitativo. Egli ripropone invece come unico fondamento della morale la "regola aurea" dell'utilitarismo, che fa coincidere il bene con la massima felicità del maggior numero di persone (Utilitarianism, 1863). 6

dal lat. inanis "vuoto".

dall’altra lo squallore degli slums mortificava la visione di quelli che, come Dickens, non potevano rimanere insensibili di fronte al degrado fisico di uomini e donne che, attratti dalla ricchezza delle città industrializzate, finivano per esservi intrappolati come schiavi sottopagati nei malsani bassifondi. Va inoltre ricordato che, nelle grandi città, il terrore dei bassifondi aveva generato una sorta di “fobia della folla” nelle classi più abbienti. La visione della folla come un mostro, divenne oggetto di discussione intellettuale del periodo....


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