Donna de Paradiso - Iacopone da Todi - Analisi del testo PDF

Title Donna de Paradiso - Iacopone da Todi - Analisi del testo
Course Human Geography
Institution University of Oxford
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Summary

Donna de Paradiso, nota anche come Pianto della Madonna, è una lauda drammatica di Jacopone da Todi. Rappresenta un concitato dialogo tra il nunzio (san Giovanni Evangelista), Gesù, la Madonna e la folla durante gli ultimi momenti della vita di Cristo. Il metro utilizzato è quello della ballata sacr...


Description

«Donna de Paradiso, lo tuo figliolo è preso Iesù Cristo beato. Accurre, donna e vide che la gente l’allide;5 credo che lo s’occide, tanto l’ho flagellato» «Como essere porria, che non fece follia, Cristo, la spene mia,10 om l’avesse pigliato?». «Madonna, ello è traduto, Iuda sì ll’à venduto; trenta denar’ n’à auto, fatto n’à gran mercato».15 «Soccurri, Madalena, ionta m’è adosso piena! Cristo figlio se mena, como è annunzïato». «Soccurre, donna, adiuta,20 cà ’l tuo figlio se sputa e la gente lo muta; òlo dato a Pilato». «O Pilato, non fare el figlio meo tormentare,25 ch’eo te pòzzo mustrare como a ttorto è accusato». «Crucifige, crucifige! Omo che se fa rege, secondo la nostra lege30 contradice al senato». «Prego che mm’entennate,

nel meo dolor pensate! Forsa mo vo mutate de que avete pensato».35 «Traiàn for li latruni, che sian soi compagnuni; de spine s’encoroni, ché rege ss’è clamato!». «O figlio, figlio, figlio,40 figlio, amoroso giglio! Figlio, chi dà consiglio al cor me’ angustïato? Figlio occhi iocundi, figlio, co’ non respundi?45 Figlio, perché t’ascundi al petto o’ sì lattato?». «Madonna, ecco la croce, che la gente l’aduce, ove la vera luce50 déi essere levato». «O croce, e que farai? El figlio meo torrai? E que ci aponerai, che no n’à en sé peccato?».55 «Soccurri, plena de doglia, cà ’l tuo figliol se spoglia; la gente par che voglia che sia martirizzato». «Se i tollit’el vestire,60 lassatelme vedere, com’en crudel firire tutto l’ò ensanguenato».

«Donna, la man li è presa, ennella croc’è stesa;65 con un bollon l’ò fesa, tanto lo ’n cci ò ficcato. L’altra mano se prende, ennella croce se stende e lo dolor s’accende,70 ch’è plu multiplicato. “Donna de Paradiso ” è una ballata composta da Iacopone da Todi, poeta che, insieme a San Francesco, rappresenta il perno della poesia religiosa nel Medioevo. Il componimento è il primo esempio di lauda drammatica e simboleggia il calvario di Gesù accompagnato dalla vergine Maria. Prevede quattro voci differenti: quella del fedele che annuncia la caduta di Gesù, quella di Maria, quella del popolo e infine quella di Gesù stesso. “Donna del Paradiso, hanno catturato tuo figlio, Gesù Cristo Beato. Accorri donna e vedi che la gente lo colpisce; credo che lo uccidano, talmente tanto l’hanno flagellato”. “Com’è possibile che abbiano preso Cristo, mia speranza, se non ha commesso peccato?” “Madonna, è stato tradito, Giuda lo ha venduto in cambio di 30 denari. Ne ha tratto una grande fortuna” “Aiutami, Maddalena, mi ha preso la pena/il dolore! Cristo mio se n’è andato, com’è stato annunciato” “Soccorrilo, donna, aiutalo, perché la gente sputa in faccia a tuo figlio e lo porta via; lo hanno consegnato a Pilato" “O Pilato, non far tormentare mio figlio, perché ti posso dimostrare come è stato accusato a torto” “Crocifiggilo! Crocifiggilo! L’uomo che si proclama re, secondo la nostra legge contraddice il senato” “Spero che mi capiate, pensate al mio dolore! Forse ora cambierete idea rispetto a ciò che avete pensato” “Tiriamo fuori i ladroni che siano suoi compagni; di spine venga incoronato, poiché si è proclamato re” “O figlio, figlio, figlio, figlio, amoroso giglio! Figlio, chi darà sollievo al mio cuore angustiato? Figlio dagli occhi giocondi, figlio perché non rispondi? Figlio, perché ti nascondi dal petto che ti ha allattato?” “Madonna ecco la croce, che la gente gli porta, dove Cristo deve essere posto” “O croce, che farai? Porterai via mio figlio? Di cosa lo accuserai se non ha peccato?” “Soccorrilo, piena di dolore, perché tuo figlio si spoglia; la gente pare che voglia che sia martirizzato ” “Se gli togliete i vestiti, lasciatemi vedere come lo hanno insanguinato con delle crudeli ferite” “Donna, gli hanno preso la mano e gliel’hanno distesa sulla croce; con un chiodo l’hanno trafitta, tanto glielo hanno conficcato. Gli hanno preso l'altra mano e sulla croce l’hanno distesa e il dolore si accende perché è più accresciuto”

Il fedele si rivolge a Maria dicendole che hanno preso Gesù e lo stanno flagellando poiché vogliono crocifiggerlo. La Madonna si chiede come sia possibile, dal momento che non ha commesso peccato e il fedele le rivela che è stato tradito da Giuda per 30 denari. Afferma in seguito che è stato consegnato a Pilato, a cui Maria chiede di non permettere che Gesù venga preso, poiché gli dimostrerà che è stato accusato ingiustamente. Interviene allora la voce del popolo che urla di crocifiggerlo, poiché si è proclamato re. Dopo le diverse invocazioni di Cristo da parte della madre addolorata, il fedele torna ad informare Maria di ciò che sta succedendo. Hanno messo Gesù in croce. Il componimento è una ballata, originariamente legata all’esecuzione musicale. Si afferma nella seconda metà del 200 ed è utilizzata dai poeti stilnovisti e nella lauda. La Ballata è formata da più stanze come la canzone, dalla quale si distingue per la presenza di una ripresa, cioè un ritornello che viene ripetuto dopo ogni stanza e alla fine. La Ballata è composta da due parti: una prima parte divisa a sua volta in due piedi formati da 2, 3, o 4 versi ciascuno; la seconda, chiamata volta, ha la stessa struttura della ripresa. I versi più utilizzati sono l'endecasillabo e il settenario. “Donna de Paradiso” (v. 1) è una perifrasi utilizzata per indicare la Madonna e per sottolineare la sua beatitudine e la sua sacralità. “Allide” (v. 2) è un latinismo da allidere. La parola “follia” (v. 9) simboleggia il peccato. “vide/che la gente” (v. 4-5) è un enjambement. “Speme mia” (v. 10) indica la speranza, il conforto che Maria ritrova in suo figlio. “Trenta denar’ n’à auto” e “fatto n’à gran mercato” (v. 14 - 15) sono anastrofi. La metafora “gran mercato” (v. 15) indica la grande fortuna, il gran guadagno che ha ricavato Giuda grazie alla vendita di Gesù. “non fare/el figlio meo tormentare” (v. 24-25) è un enjambement. “ te pòzzo mustrare/como a ttorto è accusato” (v. 26-27) è un enjambement. “como a ttorto è accusato” (v. 27) è un’anastrofe. “Crucifige, crucifige!” (v. 28) è un’anafora. “Crucifige”, “rege” e “lege” (v. 28 - 29 - 30), termini utilizzati dal popolo interpellato da Pilato, ricordano dei latinismi. “secondo la nostra lege/contradice al senato” (v. 30-31) è un enjambement. "Meo dolor pensate!” (v. 33) è un’anastrofe. “vo mutate/de que avete pensato” (v. 34-35) è un enjambement. “O figlio, figlio, figlio, figlio” (v. 4041) è un’anafora che enfatizza il richiamo addolorato della Madonna. “ chi dà consiglio/al cor me’” (v. 42-43) è un enjambement. “ t’ascundi/al petto” (46-47) è un enjambement. Al v. 50 “la vera luce” è una metafora per indicare Cristo. “par che voglia/che sia martirizzato” (v. 58-59) è un enjambement. “L’altra mano se prende” (v. 68) è un’anastrofe Nel componimento spicca più di ogni altra cosa la sofferenza di Maria, resa estremamente umana in questo passo, in quanto madre addolorata. La donna si dispera per l’imminente perdita del figlio che rappresenta per lei l’unica fonte di speranza e di conforto. Sono diverse le espressioni usate da Iacopone da Todi per sottolineare il dolore della donna: “Soccurri, Madalena, ionta m’è adosso piena”; “Prego che mm’entennate, nel meo dolor pensate!”; “Figlio, chi dà consiglio al cor me’ angustiato?”. La Madonna pronuncia la frase “Cristo figlio se mena, como è annunzïato”, con cui fa riferimento alla profezie e con cui dimostra la sua consapevolezza sul destino del figlio. Maria tenta inutilmente di dissuadere Pilato e la folla, ma ormai la decisione è stata presa e il popolo ha decretato la crocifissione di Cristo. Si potrebbe dire che, analogamente alla passione di Gesù, avviene la vera e propria passione di Maria. In tutta la ballata, la voce della donna si intreccia a quella del fedele che la avverte di tutto ciò che sta accadendo al Figlio. Tutto il componimento riproduce, passo dopo passo, la passione di Cristo, con un lessico tale da far sembrare di poter vedere e vivere in prima persona il suo

calvario. Nel Medioevo esiste una vasta tradizione di componimenti scritti e cantati che celebrano l’amore divino. Il legame tra la poesia e il cristianesimo è molto stretto. La Bibbia ad esempio è un libro di versi: i Salmi erano ritenuti il più alto esempio di poesia lirica; il Cantico dei Cantici, originariamente era interpretato come celebrazione dell’amore profano. All’origine della letteratura italiana è individuabile una fiorente tradizione di poesia religiosa i cui autori più importanti sono San Francesco e Iacopone da Todi. San Francesco d'Assisi scrive il Cantico delle creature, destinato al canto corale. Il componimento rappresenta una lode a Dio e a tutto il creato. Nella prima parte spinge gli elementi naturali a lodare il Creatore. Nella seconda parte, invece, spinge gli uomini a lodarlo. Coloro che moriranno nel peccato, saranno lontani da Dio, coloro che moriranno nella Sua volontà, saranno beati. A Jacopone da Todi sono attribuite circa 100 laudi, componimenti realizzati per lodare Dio, la Vergine e i Santi. Prima di lui la Lauda non assume una forma metrica precisa, successivamente coincide con la forma della Ballata. Si può ritenere, tuttavia, per ragioni cronologiche, che l'inventore della Ballata sia Guittone D'Arezzo. Dopo la tragica morte della moglie, Iacopone si converte: accanto alla celebrazione di Dio e dei Santi ritroviamo anche il disprezzo del corpo e il distacco dal mondo terreno. La parte più interessante della sua produzione è costituita dalle poesie che interessano le vicende politiche e religiose del suo tempo, in cui fu direttamente interessato, per questo è molto vicino alla vicenda di Guittone D'Arezzo. Il bersaglio principale delle invettive di Jacopone fu Bonifacio VIII, considerato peccatore, traditore della missione pontificia e macchiato di ogni vizio: perversione sessuale, magia, superbia e blasfemia. Proprio per questo viene paragonato a Lucifero. La produzione di Jacopone è caratterizzata anche dal rifiuto della misura, infatti per lui l'esperienza mistica e religiosa non ha limiti, in quanto il suo amore per Dio è folle e smisurato. Il centro della produzione poetica di Iacopone sono poesie di argomento religioso, il cui momento più alto è proprio la lauda “Donna de Paradiso”....


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