Donne ch\'avete intelletto d\'amore PDF

Title Donne ch\'avete intelletto d\'amore
Author Alice Fornara
Course Letteratura italiana
Institution Università degli Studi di Milano
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Summary

Parafrasi e commento della canzone di Dante...


Description

DONNE CH’AVETE INTELLETTO D’AMORE

Le donne, come sottolineato nella prosa, solo nobili e gentili, mediatrici nei confronti della gentilissima e che hanno, secondo Gorni, scienza comprovata d’amore = scienza intellettiva di ciò che è l’amore. Sul piano ritmico vediamo endecasillabo dattilico he inaugura l canzone e che la rende tale. L’eco di questo verso è continuamente presente nella canzone. Oltre alla funzione ritmica, ci sono assonanze e consonanze. Nella prima strofa in r delle rime in ore e in ire e poi anche in altre strofe ( 3 in ere e nella 4 in ura), Perfetta fusione tra contenuto e forma. E’ una canzone di stile tragico, il più alto stile; rime facile desinenziali ma scelte linguistiche raffinate chiare e dolci, senza espressioni troppo ricercate. C’ì anche una riduzione del verso provenzale e francesismo, ma permangono i sicilianismi. Le aree semantiche sono : Amore, donna dire. Ritorna due volte Dio, e anche con perifrasi. De Robertis dice che introduce il nuovo stile ed esempio di stile dimostrativo con formule dichiarative tipiche della trattazione come “dico che”. Dante fa coincidere il massimo stile immaginativo con il massimo dell’eloquenza. Il tono sempre eloquente è mantenuto su un livello medio, già detto nella prima strofa ( exordium) PARAFRASI Donne che avete intendimento d’amore Voglio con voi, a voi, parlare della mia donna ( parlare dire in versi) Non perché io creda di poter portare a compimento la mia loda Ma ragionare per poter sfogare la mia mente ( ragionare = dire) Io dico che (dichiarativa) pensando il suo valore ( bellezza, virtù, qualità) Amore mi si fa sentire dolcemente Che se io allora non perdessi ardimento Che solo con il mio parlare farei innamorare la gente E io non voglio parlare ( opera del poeta) con uno stile così alto Da divenire per il timore scoraggiato ( smarrirmi per il timore; vile colui che perde ardimento) Ma tratterò ( trattazione del tema) della sua condizione di nobiltà Nei suoi confronti leggermente ( solo in superfice) Donne e fanciulle ( coloro che non sono sposate) Non cosa per cui si possa parlare con altri Qui è l’exordium, con una precisa ripresa di Guinizelli, con un tema solenne. C’è anche un superamento di G, in cui la sua presenza è quasi esplicita nei versi 2, 3 ( io vo del ver la mia donna laudare). E’ anche evidente il cambio di prospettiva, in cui il dire è per le interlocutrice privilegiate. Vi è anche qui il canonico topus modestie che corrisponde ad un ulteriore lode per cui la poesia non è sufficiente. Anche per Dante, la lode non si risolve solo nelle immagini comparative di Guinizelli, ma la lode si concretizza nel valore e nella perfetta virtù della donna. La dulcedo è la marca connotativa dello stile della lode. Altre parole presenti, e in posizione, sono vile e gentile- Il circolo dell’ascolto in questa strofa si chiude sempre con l’apostrofe alle interlocutrici. Nella seconda strofa viene introdotta la straordinarietà di Bea. La seconda parte della canzone, come dante spiega prima, è la trattazione cioè strofe 2,3,4 che sono la NARRATIO. Si più notare il tono affermativo, in cui il discorso è fondato su una serie di certezze

Un angelo si querela ( rappresentato un tribunale in paradiso) nell’intelletto divino ( comunicazione diretta tra dio e gli angeli ) E dice signore nel mondo si vede Un miracolo nell’operazione di anima La cui luce risplende sin quassù Il cielo che non ha difetti Se non di avere lei la chiede al signore E ciascun santo ne chiede a gran voce la grazie Sola la pietà difende noi mortali Dal momento in cui Dio si riferisce alla mia signora O miei cari, ora sopportare in pace Che la vostra speranza rimanga per il tempo che a me piace La dove qualcuno si aspetta di perderla E che nell’inferno dira o dannati Io vedi la speranza dei beati Vediamo una rappresentazione teatralizzata con dio ( riprende guinizelli). Da un punto di vista metrico e intellettuale, Dante supera decisamente Guinizelli. Dante fa di BEA una creatura miracolosa, la cui sede attesa è il cielo, annullando in contrato tra l’amore di dio e la gentilissima. E’ talmente miracolosa che il cielo la vuole. Il nome di Bea non viene citato, ma in questo senso sono richiamate fonti agiografiche. Maggiore efficacia il ruolo beatificante e salutifero di Bea soprattutto nella terza stanza dove Dante trauce temi di G. in affermazioni Terza stanza: più spunti ( i vo del ver la mia donna laudare con il tema della lode per la straordinarietà di bea) Sono davvero molti motivi che la connettono a G. anche per quel che riguarda le rime canoniche di vertute e salute, ma anche fin dall’inizio il passare per via che prova la donna. La mia signora re è desiderata fin nell’alto dei cieli E io voglio farvi conoscere la sua virtù E dico che colei che vuole apparire donna nobile Vada con lei, bei cuori villani un gelo Che ogni loro pensiero diventa ghiaccio e perisce Chiunque ne sopporti la vista Diventa nobile o morirebbe( ricorda cavalcanti, la poesia di dolore) E quando trova qualcuno che sia degno di vederla egli sperimenta la virtù di lei Dal momento che ciò che ella gli dona gli esce in saluta E lo umilia al punto tale che dimentica ogni offesa Ancora dio gli ha dato di maggior grazia Non può essere dannato chi le ha parlato. s Dice di lei Amore come può una creatura mortale Essere cosi bella e cosi perfetta? Poi la riguarda e giura fra se stesso ( afferma con giuramento) Che dio intenda fare di lei una cosa straordinaria ( Miracolo. Per la prima volta introdotta nella poesia dantesca un ritratto anche stilizzato della donna amata) Color di perla ( colore candido e della purezza; per eccellenza legato alla donna)

Nella giusta misura Ella è il massimo di perfezione della misura Sull’esempio di lei si misura la bellezza Dai suoi occhi ( cavalcanti) non appena li muove escono spiritin infiammati d’amore ( sempre chiave cavalcantiana) Che feriscono chiunque la guardi Che ciascuno ritrova il cuore Voi le vedete dipinto amore negli occhi (tema della pintura del cuore e dell’immagine della donna) Dove nessuno po' guardala fissamente

Congedo, ampio. Canzone io so che tu andrai parlando A molte donne quando io ti avrò diffusa Ora ti ammonisco dal momento che io ti ho allevato Come te figliola d’amore giovane e soave ( viene direttamente da amore) Che la dove tu vai dirai pregando Mostratemi l’andare perchè io sono mandata A colei delle cui lode sono ornata E se non vuoi andare vanamente Non restare presso anime vili Mostrarti, se riesci, soltanto ai fedeli d’amore ( come primo sonetto vita nova) che ti condurranno là per la via più veloce tu troverai amore con lei ( presso la donna) raccomandami al lui....


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