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Course Didattica dell'inclusione
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UNIVERSITÀ TELEMATICA PEGASO

Corso di laurea in

Scienze dell’Educazione e della Formazione

Insegnamento di

Teoria e metodologia delle attività motorie dell’età evolutiva

TITOLO ELABORATO

Sport e disabilità. Lo Sport: mezzo privilegiato per l’inclusione sociale del diversamente abile.

RELATORE:

CANDIDATO:

Chiar.ma Prof.ssa GENEROSA MANZO

ILARIA DORIA 090181273

Anno Accademico 2018/2019 1

Indice

Introd uzio ne . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 N a s c i t a e s vi l u p p o d e l l o s p o r t . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 1. Le origini del termine Sport ...................................................................... 5 2. Storia dello Sport ...................................................................................... 6 2.1 Dall’antica Grecia all’avvento del Fascismo ............................................................. 6 2.2 Lo sport nel ventennio fascista .................................................................................. 9

La disabilità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15 1. Sto ria della disabilità ........................................................................ 15 2. Menomazione, disabilità e handicap secondo l’ICIDH ............................ 19 3. Dall’ ICD- ICDH all’ ICF ....................................................................... 22 3.1 A cosa serve l’ ICF .................................................................................... 23 3.2 Scopi dell’ICF .......................................................................................... 24 3.3 Struttura dell’ICF ....................................................................................... 26 3.4 Utilizi dell’ICF .......................................................................................... 28

Lo sport: mezzo privil egiato per l’ i nclusione del disabile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31 1. Il quadro normativo sull’inclusione della persona con disabilità in Italia ... 33 2. Importanza dello Sport .............................................................................. 36 2.1 I valori dello sport .................................................................................................. 37 2.2 Lo sport per le persone con disabilità ...................................................................... 37 2.3 L’attività sportiva adattata ....................................................................................... 40

Conclusione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 42 Bibliog rafia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43 Sitog raf ia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45

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Introd uzio ne

“Lo sport ha il potere di cambiare il mondo. Ha il potere di suscitare emozioni. Ha il potere di ricongiungere le persone come poche altre cose. Ha il potere di risvegliare la speranza dove prima c’era solo disperazione. È più potente di ogni governo nel rompere le barriere razziali. Lo sport ride in faccia ad ogni tipo di discriminazione”; così si espresse Nelson Mandela ai Laureus World Sports Awards, nel 2000, a Monaco. In accordo con tale affermazione ho sempre ritenuto lo sport un’importante “scuola di vita” e un incredibile bacino di valori per ogni essere umano. Lo sport diviene così un’attività umana di valore strettamente connessa alla morale, un importante terreno in cui fare pratica della vita, in cui incontrarsi e scoprire l’altro, superare paure e pregiudizi, manifestarsi e realizzarsi nelle proprie potenzialità. Lo sport educa ai valori autentici della vita, allena ad affrontare le difficoltà e fornisce gli strumenti per poterle risolvere, insegna a rialziarsi e riprendere la corsa. Educare allo sport è educare alla lealtà, al fair play, al rispetto dell’altro, del gruppo, dell’arbitro e delle sue decisioni, dell’allenatore e dell’avversario. Il soggetto apprende in quanto attivo e partecipe. In tal senso lo sport diviene anche palestra di cittadinanza, promuovendo valori democratici di vita comune.

Lo sport risulta dunque importante strumento di integrazione ed inclusione di tutte le persone a rischio di emarginazione, tra cui le persone con disabilità, facendo loro conoscere il proprio corpo in tutte le potenzialità, ponendolo in un’ottica positiva da valorizzare e far esprimere e non come ostacolo e impedimento; in tal senso rivoluziona il loro punto di vista, fornendo speranza e nuovi obiettivi. Lo sport assegna a ciascuno un ruolo, un compito preciso 3

in un contesto collettivo, riuscendo così ad abbattere i muri che si creano all’esterno, perché nello sport si è tutti uguali.

Prorpio per tutti questi motivi ho trovato interessante sviluppare un lavoro ti tesi su questo argomento cercando di unire due mondi che sembrano lontani ma che in realtà non lo sono: lo Sport e la Disabilità.

Nel primo capitolo tratterò il tema dello sport, dalla sua nascita sino all’importanza che ha avuto nella storia Italiana, soffermandomi sul Ventennio Fascista dove lo Sport era visto non solo come mezzo per inclusione o di benessere fisico ma come mezzo di propaganda per affermare il proprio potere politico.

Nel secondo capitolo, invece, tratterò un tema attuale, cioè quello della disabilità e in particolar modo cercherò di ricostruire la storia della disabilità sino a giungere alle prime normative per la classificazione della disabilità.

Per concludere cercherò di unire i due mondi, soffermandomi sullo Sport visto come mezzo privilegiato per l’inclusione del disabile nella società odierna.

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Ca p i t o l o I

Na s c i t a e s vi l u p p o d e l l o s p o r t

1. Le origini del termine Sport L’importanza dello sport nella vita quotidiana dell’uomo moderno è sotto gli occhi di tutti, basti pensare a quanti sono coloro che lo praticano, lo organizzano, lo dirigono e lo seguono. Lo sport, infatti, dopo la famiglia e la scuola, è il terzo ente di accompagnamento nella crescita dell’uomo. Prima di descrivere, in breve, la storia dello sport sarebbe opportuno chiarire quale sia il suo significato e in partcolar modo quale sia la differenza che vi è tra sport e attività fisica, condiserati da sempre sinonimi. In realtà c’è differenza tra attività fisica e sport. Secondo le linee guida emanate dal Ministero della salute, mentre il connotato principale dello sport è quello ludico, sociale e aggregativo, lo scopo dell’attività fisica è decisamente preventivo, di mantenimento e curativo. L’attività fisica comprende quel complesso di movimenti del corpo spontanei o volontari che l’uomo compie quotidianamente. Ogni tipo di movimento che determini un dispendio energetico rispetto alla condizione di riposo è considerato attività fisica. Camminare, salire le scale, passeggiare con il cane, ma anche svolgere attività di routine come le faccende domestiche, la spesa, il lavoro, rappresentano attività fisica. 5

Ad ogni età, una regolare attività fisica, anche moderata, contribuisce a migliorare la qualità della vita. Influisce, infatti, positivamente sia sullo stato di salute, riducendo il tessuto adiposo in eccesso e aiutando a prevenire le malattie metaboliche, cardiovascolari, neoplastiche e le artrosi, sia sul benessere psichico. Lo sport, invece, è un’attività fisica che comporta situazioni competitive strutturate e sottoposte a regole. Lo sport rappresenta una preziosa occasione di sfogo, divertimento e di socializzazione. L'etimologia della parola sport risale al latino deportare che significa uscire fuori porta, cioè uscire al di fuori delle mura della città per dedicarsi ad attività sportive. Nel XIV secolo, in Inghilterra, si diffuse il termine "disport" che, due secoli dopo, venne abbreviato in "sport", vocabolo assimilato anche dalla lingua italiana nel XIX secolo. Da ricordare, infine, il termine "diporto" che significa divertimento, svago, diletto1. 2. Storia dello Sport

2.1 Dall’antica Grecia all’avvento del Fascismo Le prime attività sportive furono derivate da quelle stesse occupazioni alle quali l’uomo si dedicava un tempo per sopravvivere: la caccia, la lotta e la corsa. Fra le antiche civiltà lo sport assunse importanza già tra gli Assiri, i cui re utilizzavano lo stesso carro da guerra per partecipare alle battute di caccia, dimostrando in tal modo l’alta considerazione tributata all’attività sportiva. Nell’antico Egitto la caccia, elemento fondamentale per sopravvivere, divenne una gara sportiva importantissima, tanto che una

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https://www.etimoitaliano.it/2012/03/etimologia-della-parola-sport.htm

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eventuale vittoria veniva paragonata a quelle ottenute in guerra, come risulta ad esempio dai rilievi del tempio funebre del faraone Ramsete II, a Medinet Habu. La massima importanza per l’attività fisica si ha, però, con l’avvento della civiltà greca. I Greci basavano la loro educazione e la loro cultura sullo sviluppo e la gagliardìa fisica, ritenuta fondamentale per lo sviluppo mentale. La cura del fisico era vista come forma di bellezza, di ritmo, di movimento, e inoltre tale educazione non era impartita solo ai maschi ma anche alle femmine. Lo sport era, come la guerra, l’attività per eccellenza degli aristocratici e dei liberi cittadini i quali profondevano il massimo impegno negli agoni, non per il premio attribuito ai vincitori, molto spesso una semplice corona d’ulivo, ma per l’onore e la gloria che a loro spettava. Difatti le gesta, che li avevano condotti al trionfo, erano celebrate dai migliori poeti e il loro nome era esaltato e decantato come onore della città intera. Essere i primi significava anche, nella società greca, essere consacrati davanti alla collettività e considerati come i migliori, mentre essere secondi era avvertito come qualcosa di negativo e di conseguenza degni solo del pubblico del disprezzo. La conseguenza più importante di tutto ciò fu, senza dubbio, la nascita di una grande manifestazione sportiva, disputata per la prima volta a Olimpia, che prese appunto il nome di Olimpiade. Era l’anno 776 a.C. e da quella data, ogni 4 anni, i giochi Olimpici vennero disputati fino al 393 d.C., divenendo così il punto di riferimento costante per migliaia di atleti che si misuravano nelle varie specialità, lottando fianco a fianco, per riuscire a conquistare l’ambita corona d’ulivo, simbolo della vittoria. Addirittura, nel periodo coincidente con le Olimpiadi le guerre venivano sospese ed erano moltissimi i tifosi che si spostavano a Olimpia per seguire le gare 2.

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Le Olimpiadi duravano cinque giorni e si svolgevano in impianti sportivi assai semplici: lo stadio, lungo 192

metri, circondato da piani erbosi inclinati, dove prendevano posto gli spettatori; l’ippodromo, di 770 metri; e

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Con il tramonto della civiltà greca, però, si ha un progressivo abbandono dell’educazione del corpo. Infatti, presso i Romani, lo sport inizialmente fu praticato solo in occasione di cerimonie religiose. A Roma, inoltre, i giochi e le pratiche sportive si ridussero a nulla più che cruente pratiche sanguinarie nelle arene, atte a soddisfare i bisogni e gli istinti più bassi della gente: spettacoli agghiaccianti che, per saziare il bisogno di violenza del popolo, terminavano quasi sempre con la morte dell’atleta il quale, anche una volta sopravvissuto allo scontro con un altro gladiatore o una belva feroce, era comunque nella mercè dell’imperatore, o del signore locale, che raramente gli faceva il dono della vita. Gli imperatori trovavano nei giochi un facile rimedio contro il malessere sociale e se ne servivano per assopire gli istinti di rivolte contro il potere del principato. Anche qui è comunque riscontabile una certa forma di politicizzazione dello sport: l’epilogo degli spettacoli nelle arene era sempre quello rassicurante del trionfo della civiltà romana sui barbari, rappresentati dai gladiatori, sterminati per

il

compiacimento

degli

spettatori

e

dell’imperatore.

Lo sport dunque si trasformò in grande spettacolo, dove gli schiavi si esibivano contro le fiere, oppure tra di loro, combattendo per difendere la loro stessa vita. Dopo la caduta dell’impero romano, a causa della grave crisi economica dell’Europa occidentale e dello spopolamento delle città, vennero meno anche gli spettacoli circensi. L’attività fisica, quale esercizio di preparazione alla difesa e alla guerra, era esclusivo privilegio delle classi agiate. Nel Medioevo, però, ricompare una figura, il Cavaliere, che esalta non solo le qualità intellettive e morali, ma anche quelle fisiche. Egli deve saper usare abilmente le armi, lancia e infine una palestra e un ginnasio usati per gli allenamenti. Il primo giorno era riservato ai riti religiosi e ai giuramenti di lealtà di concorrenti e giudici, il secondo alle gare dei fanciulli, il terzo e il quarto alle gare degli adulti e nell’ultimo giorno si svolgeva la cerimonia di premiazione degli atleti vincitori. Le competizioni erano molto simili a quelle di oggi: la corsa veloce, la corsa di resistenza, il pugilato, la lotta, il pancrazio, la corsa dei cavalli e il pentathlon, che nutriva il maggior numero di spettatori. Esso era costituito da cinque gare atletiche: la corsa, il salto, il lancio del disco, del giavellotto e la lotta.

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spada, essere dotato di forza e destrezza nel cavalcare, saper resistere alle lunghe fatiche delle battaglie, e diventa ben presto la figura più ammirata del suo periodo. L’esercizio fisico torna nuovamente a essere gioco, attraverso i tornei e le giostre. Nacquero anche giochi popolari diversi da zona a zona e giochi di squadra con la palla colpita con i piedi, le mani o i bastoni, gare individuali di corsa a piedi o a cavallo, di salto, il tiro con l’arco. Il Rinascimento portò un nuovo interesse culturale per l’attività fisica che venne considerata elemento importantissimo per l’educazione dei giovani, anche da un punto di vista medico. A partire dal 1500 vennero codificate le regole di molti giochi e, dopo il Concilio di Trento, anche le scuole cattoliche inserirono l’educazione fisica tra le materie di insegnamento. Diverse furono le correnti di pensiero che caratterizzarono questo periodo e che hanno portato alla moderna educazione fisica. Sicuramente l’educazione fisica era pensata come attività idonea a formare il senso di disciplina, a offrire ai giovani una preparazione fisica anche in funzione dell’eventuale attività militare, a garantire la salute e il benessere fisico, in parte a offrire uno svago rispetto alle fatiche degli studi.

2.2 Lo sport nel ventennio fascista È solo succesivamente che lo sport cambiò la sua funzione principale, infatti tra le due guerre mondiali lo sport diventò un efficacissimo mezzo di propaganda ideologica e politica a servizio dei regimi totalitari in Europa. Essi affidarono ai successi sportivi l' immagine della grande potenza della loro nazione. L' Italia fascista fu la vera grande protagonista dei trionfi sportivi degli anni '30. Il regime fascista costituisce il primo esempio di utilizzazione sistematica, da parte di uno stato, dello sport come mezzo di propaganda. Fu infatti Mussolini il primo ad intuire l' importanza che lo sport avrebbe potuto avere a fini propagandistici nonché come mezzo per la creazione di un' identità nazionale. A tal fine promosse e incentivò le strutture sportive in ambito scolastico ed 9

extrascolastico, oltre a presenziare spesso alle gare e a praticare in prima persona diverse discipline. Trasformò in breve lo sport in un vero e proprio fenomeno di massa. I risultati furono strepitosi. L' Italia, per dimostrazione di quanto detto, nei giochi di Los Angeles del 1932 iniziò ad autofregiarsi del titolo di "nazione sportiva per eccellenza". I ragazzi venivano inquadrati fin da piccoli in gruppi paramilitari che dovevano preparare i giovani alla guerra: dai balilla agli avanguardisti ai ragazzi dei fasci giovanili l' attenzione dedicata allo sport era notevole, sia a livello individuale che nelle competizioni di gruppo. A ciò fu progressivamente unito con sempre maggiore insistenza l' elemento ideologico: lo sport doveva divenire, nel trionfo, l' emblema della nazione fascista guerriera che primeggiava nel mondo. In seguito l' attenzione del regime per lo sport andò aumentando. Tuttavia il caso più emblematico di sport usato dal regime a fini propagandistici fu il calcio. Mussolini fece del calcio uno sport istituzionalmente fascista già nel 1926, sfruttato in patria per distogliere l' attenzione dai contrasti politici e sviluppare il senso d' identità nazionale, mentre all' estero esso divenne uno strumento diplomatico per migliorare la posizione del regime a livello internazionale. Perciò, per l’educazione dei giovani italiani era necessario fondare varie organizzazioni di massa, di cui lo scopo era questa educazione fascista. Lo scopo di queste organizzazioni giovanili era l’indottrinamento dei giovani italiani tramite attività sociali, militari e sportive. Inoltre, i giovani dovevano diventare combattivi e disposti al sacrificio, il che doveva servire alla salute della razza. Per i fascisti era essenziale insegnare questi valori ai giovani; infatti, si considerava lo sport una lotta tra fazioni e nazioni. Scopo principale di queste lotte e gare sportive era quello di preparare i giovani italiani alla vera lotta, cioè la guerra ormai inevitabile. 10

Per raggiungere quest’obiettivo i fascisti fondarono l’Operazione Nazionale Balilla (ONB) in aprile dell’anno 19263 ed era un’organizzazione accesibile a tutti i giovani italiani di tutti i ceti della società. L’obiettivo principale dell’ONB era la creazione dei fascisti. Per realizzare quest’obiettivo i fascisti davano un ruolo importante all’istruzione fisica e lo sport perché serviva da elemento del programma premilitare per la preparazione dei giovani italiani al servizio militare. L’accento veniva messo sugli sport di squadra allo scopo di creare un sentimento di solidarietà. Prima dell’ONB, l’istruzione di ginnastica e quella sportiva era affidata ad un’altra associazione: l’ Ente Nazionale per l’Educazione Fisica (ENEF), fondata nel 1923. Questa organizzazione, tuttavia, non era stata in grado di organizzare l’istruzione fisica e lo sport per i giovani italiani a un livello nazionale e prorpio per questo motivo il regime abolì tutte le federazioni sportive che non erano legate all’ONB. Pertanto tutti i giovani italiani che volevano fare sport, erano costretti ad associarsi a una organizzazione che era legata all’ONB. Alla fine la fondazione dell’ONB non era, però, un grande successo. Tutti i bambini in età scolare dovevano essere membro dell’ONB, però, la maggior parte dei bambini italiani lasciava la scuola dopo l’undicesimo anno di vita, per cui proporzionalmente il numero dei soci dell’ONB rimaneva molto basso; in questo modo diventava molto difficile fascistizzare tutti i giovani italiani. Un altro problema dell’ONB e le sue organizzazioni era la rivalità intensa che esisteva fra le varie organizzazioni. In questo caso soprattutto la rivalità fra le organizzazioni del PNF e quelle che erano sotto il controllo del Ministero della Pubblica Istruzione colpisce. Invece di solidarietà si formava proprio divisione fra i giovani italiani. Alla fine gli sviluppi suddetti

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Legge 3 Aprile 192, n. 2247, Istruzione dell’Opera Nazionale “Balilla” per l’assistenza e l’educazione fisica e morale della gioventù, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia n.7 dell’11 Gennaio 1927.
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