Focus Group PDF

Title Focus Group
Author Carlotta Marchello
Course Psicologia di comunità
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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Summary

FOCUS GROUP...


Description

FOCUS GROUP Strumento per il lavoro di comunità: nasce nell’ambito della psicologia della comunicazione e del marketing, ma usato in diversi approcci della psicologia. Ha un vasto uso nella psicologia di comunità, con una specificità interessante: usato in quanto strumento gruppale, cioè non viene data importanza soltanto ai temi e ai contenuti elaborati nel gruppo, ma all’interno dell’uso che se ne fa è importante la dinamica stessa del gruppo, il processo con cui si arriva a costruire una determinata conoscenza su un determinato argomento. Esso infatti è usato in fase di progettazione o anche in fase di valutazione di un intervento, o anche in una fase di presa di decisione, quindi momento in cui bisogna parlare con più interlocutori per stabilire un ordine di priorità in termini di bisogni e necessità o agli obiettivi da portare avanti. È quindi un uso del focus group peculiare, specifico, che trova ampio utilizzo nelle varie metodologie che caratterizzano gli interventi che possono essere messi in atto nei contesti comunitari. Il collega farà riferimento sia alla teoria del focus group sia alla pratica, riconducendo il tutto ad una esperienza che ha visto come elemento principale la ricognizione sociale. Giovanni Arese strumento principe nello studio dei contesti. Per conoscere una comunità, bisogna essere chiari sul fatto che lo psicologo di comunità ha una serie di strumenti di indagine, sia di tipo qualitativo sia quantitativo. Ciò che differenzia uno psicologo di comunità rispetto ad un ricercatore è come vengono utilizzati gli strumenti. Lo psicologo innesca dei processi per cui è la comunità stessa e i suoi partecipanti che si conoscono, non è una mera raccolta dati sul contesto comunitario, ma è una ricerca di natura partecipata, che fa capo al concetto stesso di ricerca-azione partecipata. I cittadini quindi sono coricercatori. Quindi è importante che quella che è la panoramica degli strumenti a disposizione possono essere organizzati a seconda del livello di contatto che il ricercatore e lo strumento ha con i cittadini, e gli strumenti si pongono lungo un continuum che va da nessun contatto ad elevato contatto. Nessun contatto dati di archivio, variabili di tipo numerico e sono usati nelle fasi preliminari (profili di comunità). Minimo contatto osservazione non partecipante, in cui l’osservatore non è presente fisicamente Moderato contatto questionari self-report. Misurazione di costrutti importanti in ambito psicologico, come il senso di comunità e percezione dei problemi della comunità locale ecc. di natura quantitativa, integrabili con domande aperte. Ci danno info sulla popolazione e la percezione dei problemi in quella comunità o indicazioni sulle risorse nel contesto di riferimento. Elevato contatto interviste, focus group e osservazione partecipante, in cui l’osservatore si rende manifesto e partecipa in relazione con i partecipanti. Consentono una comprensione profonda del fenomeno di interesse, promuovendo le condizioni di partecipazioni, in cui il ricercatore è fortemente coinvolto e costruisce una relazione con i partecipanti stessi. Ricerca epidemiologica strumenti di ricerca a nessuno/limitato contatto, in cui ci sono dati raccolti routinariamente o dati misurati da questionari. Concetto della prevalenza insieme di tutti i casi esistenza in un dato momento e in una data popolazione. Incidenza riguarda il numero di nuovi casi in un dato lasso temporale (numero di persone che contraggono una malattia all’anno per esempio). Esempio di ricerca epidemiologica HBSC. Sui comportamenti legati alla salute. Osservazione partecipante usata nei contesti comunitari, ha una origine nelle scienze antropologiche, è stata rivista usando diverse modalità, come la passeggiata fotografica

(ricercatore accompagnato da un membro della comunità). È uno strumento fortemente partecipativo. È importante perché ci da info sulla prospettiva dei membri della comunità, e favorisce l’ingresso del ricercatore nel contesto comunitario, e tramite il lavoro di relazioni con gli stakeholders, accede al contesto comunitario. Altro strumento intervista individuale, usata spesso all’inizio della ricognizione sociale, nel processo di ricerca-azione, quando si inizia ad entrare e a comprendere il contesto comunitario, si inizia a fare una analisi preliminare, e questa appunto passa anche attraverso l’intervista individuale di leader formale come i rappresentanti di istituzioni locali, o leader informali, riconosciuti come membri della comunità come il barbiere per esempio. Questa è uno strumento che permette una indagine approfondita di quello che è il punto di vista dell’interlocutore rispetto ai problemi/risorse del suo contesto. Focus group tecnica di rilevazione qualitativa, quindi è un metodo di ricerca che si basa su una discussione di gruppo condotta da uno o due moderatori, focalizzata su un dato argomento allo scopo di raccogliere dati approfonditi, che sono espressione del pensiero del gruppo e non della somma dei singoli individui. qui è fondamentale evidenziare la dimensione interattiva del focus group: la promozione della interazione dei partecipanti, in cui si confrontano sul tema di indagine e nel corso del focus group possono formarsi o modificare la loro opinioni, influenzarsi quindi a vicenda e questa è una caratteristica fondamentale del focus group, e questa la differenzia da altre forme di ricerca che possono invece sembrare (ma non sono) uguali o simili a lei: -l’intervista in gruppo: i partecipanti sono chiamati a rispondere individualmente e uno alla volta alle domande, però in un contesto di gruppo, in sequenza. -metodo delphi: metodo di gruppo con però l’obiettivo di far convergere l’opinione dei partecipanti su una unica espressione di gruppo. Usato per prendere una decisione di gruppo. -brainstorming: tecnica creativa di gruppo per far emergere idee volte alla risoluzione di un problema. Il focus group nella ricerca nasce nella ricerca di mercato, e poi viene applicata alla ricerca sociale, e poi anche nella ricerca-azione partecipata. I meccanismi principali di funzionamento del FC sono: -promozione dell’interazione verbale e non verbale, riflette proprio il fatto che sia il gruppo e quindi l’interazione del gruppo stesso è fonte di informazioni. - le dinamiche di gruppo che si innescano nel FC possono in qualche modo favorire una formulazione o un cambiamento o di influenza sociale, che possono costruire o modificare le opinioni dei partecipanti, anche nel corso della discussione stessa. Questo perché il FC innesca e crea dei processi naturali di costruzione delle opinioni e la discussione. Si assiste quindi ai processi classici di modifica di opinioni (come l’effetto valanga) per cui l’opinione di uno in qualche modo influenza o cambia quella dell’altro e così via. Il setting è gruppale, in una stanza riservata con cartelloni e lavagna, a disposizione dei partecipanti circolare. Almeno 6/7 e non più di 12 persone. Conduzione: solitamente c’è un moderatore (o facilitatore) e un assistente (o osservatore). Durata: 90/120 minuti Registrazione audio o video.

Focus group vs intervista individuale: vantaggi del FG rispetto all’intervista: è un metodo flessibile, consente una elevata quantità di dati raccolti (anche comunicazione non verbale), è utile per raccogliere dati da persone di livello socio-culturale non elevato (più simile ad una situazione normale) e popolazioni difficili da raggiungere (es. tossicodipendenti) e infine la discussione facilita l’espressione e il cambiamento di opinioni. svantaggi del FG rispetto all’intervista: il ricercatore ha controllo limitato dell’interazione, i partecipanti sono soggetti a processi di gruppo come conformismo o polarizzazione o autocensura (come i gruppi misti per genere su temi sensibili), il moderatore deve essere esperto e infine c’è una complessità a livello organizzativo come nel caso del reclutamento per esempio. Esistono delle varianti rispetto al focus group classico e spesso usate: -FG online (skype o chat) con vantaggi e svantaggi. Vantaggi maggior riservatezza e riduzione delle difficoltà logistiche nell’incontrarsi. Svantaggi limite nella comunicazione non verbale e nella fluidità verbale, nelle chat c’è più sintesi e assenza del non verbale e infine il moderatore ha una gestione più complessa dei turni e della sequenza delle domande e risposte. Parte 2 focus group nella PAR in psicologia di comunità. Partendo dal fatto che i focus group sono usati anche in altri ambiti oltre che la psicologia dei mercati (dove sono nati). Focalizzandoci sulla ricerca di comunità, li troviamo sia nella ricerca esplorativa come nelle azioni per conoscere, come la ricognizione sociale, ma anche la valutazione di progetti, sia nella ricerca applicata, come attivazione di processi partecipativi e di senso di comunità. Usati anche però in altri ambiti, come il marketing senza però nessuna finalità di tipo partecipativo, ma solo come raccolta di dati. Nella PAR il focus group è una delle tecniche più importanti, dando info importanti su limiti e risorse della comunità, riflette la dimensione di gruppalità e socialità fondamentale nei processi comunitari (ricordiamo esperimento di Lewin, dove la dimensione gruppale era il motore della comprensione del cambiamento delle abitudini delle massaie), e il gruppo risulta essere un metodo centrale per la promozione della partecipazione che passa attraverso lo stare insieme e la discussione, e ha una finalità di cambiamento nel senso delle opinioni, dei punti di vista, con una finalità di arrivare a delle proposte in una ottica di intervento della ricerca-azione. Nei focus group i partecipanti sono membri della comunità, stakeholders reclutati all’interno del contesto comunitario. Il conduttore può essere ricercatore/psicologo di comunità o un membro della comunità oppure insieme si può gestire un focus group, la cosa importante è che siano comunque formati a livello della conduzione dei gruppi, sulle tecniche di conduzione. L’analisi dei dati è CONDIVISA tra ricercatore e i membri della comunità; nella ricognizione sociale i FG sono elemento chiave della PAR. ed i risultati sono restituiti ai membri della comunità stessa. Fasi di una ricerca con FG, troviamo 4 macro-fasi: 1.Pianificazione il FG è una tecnica di intervista semi-strutturata, ovvero il moderatore ha un certo margine di flessibilità, dettato da per esempio dall’evoluzione del gruppo stesso. Esiste una sequenza tipica delle fasi del FG: -introduzione  presentazione del moderatore e dell’assistente e descrive sinteticamente quelli che sono gli scopi dell’essere lì, e delle regole di buona educazione, e vi è un giro dei partecipanti. -domanda/stimolo di apertura -domanda/stimolo di transizione introduce al tema di interesse

-domanda/stimolo chiave focalizzate sul tema di interesse (2-5 domande massimo) -domanda/stimolo finale -chiusura e de-briefing, in cui avviene la restituzione, le riflessioni, sintesi ed eventuali aggiunte. Partendo dalle domande di stimolo, bisogna prima avere qualche regola base: avere per esempio un filo logico, fluido e naturale senza passaggi da argomento ad un altro in modo repentino, evitare di affrontate temi troppo personali all’inizio, poiché la relazione di fiducia tra il moderatore e i partecipanti non è ancora solida, ed infine partire da temi generali per poi approdare a temi più specifici (la così chiamata tecnica ad imbuto). È importante dire che il FG prevede 2 macrofasi, che sono in rapporto ciclico però. Fase “in gruppo” in cui il focus è sull’individuo, in cui il gruppo funge da cassa di risonanza di quello che l’individuo porta e dice. Si cerca ad esempio di stimolare nei partecipanti l’espressione personali delle situazioni che creano disagio. Fase “di gruppo”: focus sulle relazioni/interazioni tra le persone ed il gruppo, è la fase più di attivazione, in cui si può per esempio provare a stimolare il gruppo a definire, esplicitare e discutere i problemi, cercare di proporne una nuova e diversa comprensione, si può provare a stimolare i partecipanti a identificare delle priorità di intervento nel loro contesto di comunità, importante quindi il confronto. Sulla formulazione delle domande, porre una domanda per volta, formularle in modo chiaro e senza ambiguità, evitare domande che conducono a risposta si/no, ed evitare termini complessi e tecnici o gergali. Evitare termini o frasi che indicano una valutazione o connotazione da parte dell’intervistatore, preferire domande che coinvolgano i partecipanti e che li stimolino a riflettere sul tema, a volte anziché porre domande, è utile usare stimoli di altra natura come: brainstorming, associazione a stimoli, usare scale di valutazione (differenziale semantico), completamento di frasi e fantasticare. Nelle domande finali, il moderatore riassume quanto emerso dal FG e chiede al gruppo se secondo loro la sua sintesi è completa e quale delle cose di cui hanno parlato sia la più importante. Chiedere infine a loro “ci sono aspetti che non abbiamo affrontato?”. 2.Reclutamento e composizione dei gruppi: importante è garantire un certo grado di eterogeneità tra i partecipanti, incoraggiando la discussione ma evitando di includere in uno stesso gruppo individui con opinioni inconciliabili. Evitare che vi siano rapporti di potere o status asimmetrici pregressi (esempio, dirigente e dipendente). Infine, nella ricerca-intervento c’è dibattito sull’utilizzo di gruppi naturali (per esempio amici), rispetto a gruppi creati ad hoc. Ci sono in entrambi i casi vantaggi e svantaggi e dipende dalla situazione specifica. Nei gruppi naturali il reclutamento è più facile e la discussione più fluida, ma il rischio è che si ottenga un punto di vista omogeneo e rappresentativo di quel gruppo e non di altri gruppi sociali. 3. Conduzione del focus group è una tecnica di intervista semi-strutturata, c’è un certo margine di flessibilità per il moderatore nel porre domande, le regole sono che il conduttore dovrebbe cercare di garantire quello che è l’ottenere tutte le info che si era posti come obiettivo in fase di pianificazione, cercando di mantenere l’ordine della traccia ma allo stesso tempo di seguire il flusso comunicativo e approfondire temi non previsti, che possono emergere dalla discussione e che erano inattesi. Il conduttore riporta in un certo senso, i partecipanti al tema principale, senza però escludere la libertà di parola, non in modo rigido. I compiti del moderatore sono: ha una regia del gruppo, è lui che pone le domande, senza essere troppo direttivo o senza influenzare, è anche un facilitatore, mette in atto quelli che sono gli interventi suppletivi come richieste di approfondimento. L’osservatore invece, ha più un ruolo di osservazione, prende nota dei punti chiave della discussione con relative parole dei partecipanti e

stila un report alla fine su quelle che sono le sue osservazioni in merito a quello che ha osservato nelle interazioni e nella comunicazione non verbale del gruppo. Tecniche di probing interventi suppletivi, facciamo riferimento non alle domande che sono scritte nella traccia, ma a delle tecniche che servono a incoraggiare per esempio i partecipanti ad esprimere liberamente il proprio pensiero e possono essere non verbali (come cenni di assenso) o verbali (ah che interessante!). Servono a fare in modo che in caso di dubbi, i partecipanti abbiano ben compreso la domanda che gli è stata posta, ripetendola per esempio usando termini diversi. Servono ad aiutare il gruppo a trattare i temi oggetto dell’intervista in modo completo (cosa intende quando dice questo…?) E infine servono a gestire eventuali momenti di disagio per i partecipanti e il gruppo quando si trattano argomenti che possono coinvolgerlo sul piano emotivo o creargli imbarazzo (ripetizione della risposta, sintesi delle ultime risposte, incoraggiamento, pause, richiesta di approfondimento). Nella fase 3 (Focus Group) troviamo a sua volta delle fasi: 1.riscaldamento  costrizione di un clima positivo e adatto all’interno del gruppo 2.costruzione della relazione 3.consolidamento della relazione 4.distacco 4.Analisi dei dati  essa ovviamente è una analisi co-condotta, nel senso che lo psicologo può occuparsi della trascrizione, può offrire una prima elaborazione descrittiva dei risultati però poi i membri della comunità vengono coinvolti, per esempio attraverso una restituzione, una discussione dei risultati o un report. (Dopo aver trascritto la registrazione del FG ci si concentra sull’analisi del contenuto (analisi tematica) e analisi dell’interazione tra i partecipanti) Parte 3: esercitazione Caso di un quartiere di milano ticinese, 2012, movida. Tale contesto ha avuto un incremento di locali, con crescente conflittualità tra gli attori come le istituzioni, i comitati di residenti, i gestori dei locali e i giovani frequentatori. Densità dei locali notturni quanto più sono densi, più vi sono livelli di problemi di salute e sociali alcol-correlati (prezzi bassi per competere tra locali, porta a bere di più). Inoltre, vi è un impatto sulla qualità di vita dei residenti. Poi, vi è anche sporcizia, degrado, vomito, cocci di vetro, rumore notturno, violenza e risse. L’approccio community-level partecipato/ricerca intervento non era mai stato adottato sul tema, ma solo dal punto di vista di “sicurezza”, con interventi delle forze dell’ordine, ma raramente i residenti sono stati coinvolti....


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