Friedman, L\'architettura di sopravvivenza - Citazioni PDF

Title Friedman, L\'architettura di sopravvivenza - Citazioni
Author Nicolò Riccardo Lastrico
Course Progettazione dell'architettura
Institution Politecnico di Milano
Pages 5
File Size 79.3 KB
File Type PDF
Total Downloads 106
Total Views 158

Summary

Schemi e citazioni riassuntive del libro L'architettura di sopravvivenza di Yona Friedman...


Description

L’ARCHITETTURA DI SOPRAVVIVENZA Yona Friedman 1. L’architettura decisa dall’abitante “un oggetto architettonico raramente soddisfa l’abitante, sul quale il costruttore ha il sopravvento e ogni nostro sistema economico e sociale sembra essere stato congegnato al solo scopo di moltiplicare gli sforzi per evitare che costruttore e abitante siano un’unica persona” “l’oggetto architettonico deve essere dunque, al momento, il risultato della collaborazione tra il futuro abitante e il costruttore-ideatore” “il futuro abitante sa cosa vorrebbe dire ma non sa come dirlo, l’architetto ignora cosa voglia dire il suo interlocutore, ma prova a suggerirglielo. […] la crisi dell’architettura è dunque causata dall’impossibilità o, almeno, dall’estrema difficoltà di comunicazione.” “ma se riflettiamo bene, il fatto che l’abitante non sappia esprimersi, né spiegare i propri desideri, significa che in qualche modo egli non sa stabilire la comunicazione tra sé e sé, vale a dire tra il sognatore e il pratico che sono in lui. “dobbiamo dunque arrivare a una trascrizione che sia comprensibile, […] e per essere comprensibile deve essere semplice.” “l’abitante, una volta assimilato questo metodo che lo aiuta a ideare il progetto della propria abitazione, è quindi diventato il proprio architetto: è diventato autopianificatore” “l’abitante diventa autopianificatore e sappiamo che tutte le tecniche che producono una separazione tra l’infrastruttura rigida e i tamponamenti mobili possono condurre concretamente all’autopianificazione. Questo è il concetto essenziale di ciò che tempo fa ho definito “architettura mobile”.” “avere dei vicini è un atto sociale fondamentale” “essi [villaggi urbani] presuppongono una città formata dalla giustapposizione di più villaggi. […] ogni villaggio urbano possiede infatti un vero e proprio centro dove si organizza la vita del villaggio, essendo lì che i suoi abitanti svolgono la maggior parte delle loro attività. Questi villaggi sono collegati tra loro attraverso una rete infrastrutturale che garantisce loro pari importanza” 2. I nuovi ruoli dell’abitante e dell’architetto “l’autopianificazione si fonda, abbiamo visto, sulla conoscenza di un linguaggio. […] Questo linguaggio è dunque alla base di un dialogo tra l’abitante e la casa.” “la prima delle nuove funzione dell’architetto è, a mio parere, quella di scrivere questa grammatica e iniziare a insegnarla.” “l’architetto grammatico-insegnante equivale dunque a un docente di lingue, mentre l’architetto che applica la partecipazione dell’abitante equivale ad un interprete.”

“evidentemente è la fine dell’architetto creatore, del maestro. Pazienza!” “l’atto dell’autopianificazione non consiste nel semplice fatto di poter fare il piano della propria casa, ma nel comprendere quello che fa facendo il piano della propria casa. […] Egli diventa autopianificatore quando sa distinguere qual è il suo interesse personale e sa come difenderlo senza fare torto agli altri.” 3. La scoperta della povertà “la povertà del nuovo povero dei paesi industrializzati (più avanti parleremo della nuova povertà dei paesi non industrializzati) è dovuta al fatto che egli spende la maggior parte dello stipendio per pagare dei servizi di cui il contadino di altri tempi disponeva gratuitamente o in cui impegnava gran parte del tempo.” “i bisogni vitali sono inclusi nel problema della casa e del cibo: la protezione climatica inizia con un tetto, che è anche spesso raccoglitore d’acqua. L’acqua e il cibo sono strettamente legati e l’installazione di un tetto deve rispettare le regole della produzione di cibo. Ora, nella nostra epoca di preteso progresso, sono proprio la casa e il cibo a scarseggiare.” “il tetto e il cibo sono i due elementi base di questa architettura di sopravvivenza.” “l’agricoltura urbana, la modificazione del regime alimentare e la concentrazione degli insediamenti umani nelle regioni dove è più facile abitare sono la dimostrazione di un fatto spesso dimenticato nei trattati di architettura e di urbanistica, cioè che il tetto e il cibo sono indissociabili” “dunque l’unico modo per sopravvivere in futuro potrebbe proprio essere imparare a essere poveri, ma non è facile.” 4. L’architettura di sopravvivenza “il tema di ricerca dell’architettura di sopravvivenza è l’habitat umano […]. Un’architettura può essere considerata architettura di sopravvivenza se non rende difficili (o piuttosto facilita) la produzione di cibo, l’approvvigionamento di acqua, la protezione climatica, la salvaguardia dei beni privati e collettivi, l’organizzazione dei rapporti sociali e la soddisfazione estetica di ciascuno.” “questa idea di durata viene in gran parte dall’ambito dell’architettura di sopravvivenza: in effetti, sopravvivere è un verbo che si coniuga soprattutto al presente. […] ponendoci piuttosto qui e ora.” “ma come abitare senza costruire? Come produrre cibo se non si fa agricolutra? Come vivere in un luogo senza canalizzare l’acqua e senza organizzare l’evacuazione dei rifiuti?” Fa alcuni esempi: tetto-ombrello nei paesi caldi (pilastri come alberi) / silvicoltura (addomesticare la foresta) / casa labirinto (sotterraneo per abitare anche con climi freddi) / fossati-dighe (l’acqua obbliga ad una solidarietà collettiva) Creare “compartimentazione”: “la divisione dei grandi agglomerati è sempre stata fonte di stabilità sociale” “quanto alla scelta dell’architettura classica, essa consiste nel trasformare il mondo per renderlo favorevole all’uomo, mentre quella dell’architettura di sopravvivenza consiste nel cercare di limitare le trasformazioni, conservando solo le più necessarie perché l’uomo sia in grado di sopravvivere in

condizioni sufficientemente favorevoli (queste trasformazioni permettono l’adattamento dell’uomo e del suo ambiente a una coesistenza pacifica).” “che cosa bisogna trasformare? L’ambiente per adattarlo all’uomo o l’uomo per adattarlo all’ambiente?” “chi vuole essere indipendente deve accettare di essere povero” “l’architettura di sopravvivenza è dunque la ricerca di un’architettura e di un piano di vita che riducano la dipendenza di un individuo dagli altri, comportamento che è stato messo in pratica dalle persone povere ben prima che si fosse mai analizzato questo atteggiamento.” 5. La città povera È chiaro che le organizzazioni centrali hanno superato da molto tempo la soglia del gruppo critico corrispondente alla propria struttura organizzativa. Esse sono dunque incapaci di reagire di fronte alle crisi e di mantenere le promesse di servire adeguatamente i propri cittadini.” “rifiutare l’economia del denaro significa dichiarare l’indipendenza della città povera” “la prima domanda che sorge al lettore che non ha mai vissuto in una bidonville è quella sulla proprietà: come si possa distinguere ciò che è proprietà pubblica da ciò che appartiene ai singoli individui.” Proprietà nei bidonvillage: tetto (come riparo), recinzione (come distinzione morale e divisione da ciò che è esterno) “per gli abitanti delle bidonville gli usi sono diversi. La camera non può essere privata perché non è pensabile che un vano sia riservato ad una sola persona; la cucina non può che essere condivisa da tutti, mentre invece il recinto riservato a un’attrezzatura specializzata è strettamente privato: è il solo luogo dove l’abitante del bidonvillage conserva ciò che ha di prezioso e personale.” “il sistema dei recinti è un meccanismo di regolazione degli incontri” “che cosa fanno allora gli abitanti della grande città ricca quando si rendono conto che il governo della loro città è impotente? Fanno esattamente come gli abitanti delle bidonville: provano a risolvere da sé i propri problemi. Cominciano allora a organizzare i propri servizi: asili, baratti, servizi di sicurezza contro i furti e la violenza, i trasporti, tutti i servizi che il governo non è più in grado di garantire.” “in entrambi i casi [bidonvillages e villaggi urbani] si tratta di uno stesso fenomeno: la frammentazione di quelle città che, nell’Ottocento, si era creduto potessero crescere senza limiti, e la cui crescita è incoraggiata dai responsabili del nostro secolo. […] scialuppa di salvataggio urbana. “la città di sopravvivenza può dunque essere immaginata come una nave costruita in modo che tutti i suoi compartimenti siano staccabili e possano servire da scialuppa di salvataggio: ogni compartimento contiene delle riserve e delle attrezzature di soccorso.” “sopravvivere significa rinunciare all’arricchimento” “la piazza pubblica coperta è il luogo per eccellenza dove accadono le cose. Il cuore della città. La città ricca non ha un cuore, perché l’abitante di questa città ha lo spazio di accoglienza a casa propria. Nelle città povere invece, la piazza pubblica coperta è importante, perché l’abitante non ha abbastanza spazio in casa per ricevere gli amici.”

6. Che fare? “Cambiare noi stessi (entro certi limiti) e adattarci all’ambiente anziché provare ad adattare l’ambiente a noi, ecco un adagio che potrebbe benissimo essere una regola biologica. Tutti gli animali lo fanno. Trasformare le cose per adattarle a noi e restare il più uguali possibile è la formula che può essere considerata la regola fondamentale di ogni tecnologia. È questa la regola che ha determinato il comportamento umano nei millenni.” “La tecnica di sopravvivenza richiede la mescolanza di entrambi i tipi di comportamento. Il sapiente dosaggio di questi due atteggiamenti dovrebbe essere oggetto di un’ecotecnica. […] che favorisca la sopravvivenza della specie.” “La soluzione che oggi sembra essere dunque più accettabile consisterebbe nel modificare l’uso del pianeta nei dettagli piuttosto che trasformare il pianeta stesso” Cosa fare? a. Fermare la crescita dell’umanità – Impossibile b. Ridurre lo standard di vita – Impossibile c. Prepararsi al potenziale impoverimento del pianeta – Possibile d. Compartimentare il pianeta – Possibile “costruire meno ma imparare ad abitare in altro modo; sfruttare meno i nostri campi; sfruttare meno i nostri campi, ma in compenso imparare a rivedere i nostri criteri di commestibilità; vivere nelle città in cui abitiamo, ma organizzarci con minori spostamenti e vivere all’interno del nostro villaggio urbano, isolato dagli altri villaggi urbani, non più frequentati da noi perché. Che non mi si fraintenda. Questa proposta non è una rinuncia a un certo livello di vita.” “Colui che vive nei paesi chiamati esotici, sta reinventando il modo di abitare che condurrà a una nuova arte dell’abitare. Ed è la ragione per cui ho iniziato questo libro parlando dell’autopianificazione: sarete voi a inventarla.” “Il guerrigliero per la sopravvivenza, l’autopianificatore, è colui che escogita come ripararsi, riutilizzare le costruzioni e le superfici esistenti, produrre cibo, organizzarsi socialmente. Egli non fa la guerra alla società industriale, la ignora e si occupa di sé stesso (tutti siamo guerriglieri per la sopravvivevnza in certi momenti della nostra vita).” 7. Sarà bello “In realtà l’architettura di sopravvivenza è il ramo più antico della nobile arte dell’architettura. Ma ha il difetto di non lasciare tracce. A mio parere, è proprio questo il suo vantaggio, e l’architettura che ricerchiamo oggi è quella che lascia meno tracce possibili, tanto negli edifici quanto nelle loro estensioni (strade, condotte ecc.).” “l’architettura di sopravvivenza è allo stesso tempo una tecnica, una filosofia e forse uno stile, la cui principale qualità è di essere popolare perché non è altro che la creazione dell’uomo qualunque – per il quale rappresenta lo strumento stesso della propria sopravvivenza.”

“l’architettura di sopravvivenza induce a rifiutarsi di credere alle promesse, forse benevole, ma certamente mendaci, che il coro degli esperti ci canta da secoli. Si tratta dunque dell’applicazione di un realismo rigoroso, a lungo dimenticato, dell’arte di abitare la terra.” Conclusione “L’architettura di sopravvivenza […] si può considerare come un protostile nella misura in cui essa rappresenta un nuovo atteggiamento nei confronti dell’abitante, della professione dell’architetto e dell’oggetto architettonico.”...


Similar Free PDFs