Grammatica E Fantasia-Ujcich PDF

Title Grammatica E Fantasia-Ujcich
Course didattica dell'italiano e analisi del testo
Institution Università di Bologna
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GRAMMATICA E FANTASIA Il libro è un percorso per affrontare il verbo. Il metodo usato integra l'approccio induttivo è quello deduttivo e vuole portare gli alunni, attraverso la riflessione metalinguistica, al riconoscimento della categoria verbo. (Va comunque precisato che il metodo di tipo induttivo proposto è possibile solo in una classe dove la presenza di studenti madrelingua sia ampia, in quanto viene spesso richiesto agli alunni di pronunciarsi in merito alla grammaticalità o meno di determinate proposizioni. In una classe con numero rilevante di alunni con italiano L2 sarebbe invece necessario prevedere degli approfondimenti di tipo contrastivo: confronto della categoria verbo nelle due lingue in contatto). Il percorso si articola in due fasi: • Una fase, destinata alla classe terza, riguarda il verbo e la sua forma. • Una fase, destinata alle classi terze quarte quinta in cui viene analizzato l'uso dei verbi nei testi. Lo studio del verbo viene quindi sganciato da una prassi didattica usuale (molto spesso di tipo mnemonico) che, in molti casi, chiede solo l'esposizione orale dei diversi tempi verbali o l'analisi grammaticale diversi isolati dal loro contesto. Il punto di partenza è la grammatica implicita presente degli alunni, la cui struttura è intuibile grazie alle osservazioni delle produzioni linguistiche. Condurre gli studenti alla riflessione linguistica attraverso l'osservazione delle loro produzioni presenta molti vantaggi: da una parte permette di avere a disposizione un linguaggio e un lessico comprensibili per il destinatario, dall'altra permette all'insegnante di raccogliere utili informazioni anche riguardo al livello di sviluppo cognitivo dei propri studenti. La difficoltà di comprendere ragionamenti astratti, come quelli necessari a una più profonda consapevolezza metalinguistica, è, per alcuni alunni, un vero e proprio ostacolo, per questo si è scelto di legare i concetti astratti a immagini di fantasia. 1. IL TEMPO, IL VERBO E LA SUA FORMA il percorso parte da una riflessione in classe sulla parola “tempo”, in modo tale da arrivare a un lessico condiviso e trasparente per gli alunni. Questo perché in italiano, a differenza che in altre lingue, la parola “tempo” può indicare cose diverse. • Il tempo sentito (“è una vita che di aspetto!”) • Un periodo di tempo (“le vacanze estive sono il periodo più bello dell'anno”) • Tempo misurato (“il nuotatore ha percorso 100 m nel tempo di 40 secondi”) • Tempo meteorologico (“speriamo che questo brutto tempo finisca”) • Tempo del verbo (ad es. passato remoto) Per la categoria “tempo del verbo” viene fornita una definizione provvisoria: “Il tempo del verbo è una categoria grammaticale che serve per dare un nome a diverse forme del verbo”. Per alcuni studenti i momenti di riflessione metalinguistica risultano difficoltosi, perché il pensiero astratto chiamato in causa risulta ancora troppo complesso. Per questo motivo possono essere di supporto alcune tecniche, come ad esempio condurre gli alunni a visualizzare con immagini di fantasia concetti astratti. A tale scopo si è usato il romanzo “La grammatica è una canzone dolce” in cui si racconta l'avventura di un fratello e una sorella naufragati sull'isola della grammatica. Al loro arrivo sull'isola perdono l'uso della

parola; saranno il Signore Enrico e suo nipote, a far riacquistare ai due ragazzi le parole e le frasi. Nell'isola della grammatica i nomi vivono in città, gli aggettivi si comprano nei negozi e i verdi lavorano in fabbrica. Diventa così semplice creare una serie di immagini adatte a visualizzare i concetti grammaticali. Nella fabbrica della città delle parole si incontrano anche gli orologi del tempo, grande orologio a pendolo forniti di una fessura nella quale è possibile inserire un foglietto con una frase per vederlo poi uscire con il verbo coniugato in diversi modi. Gli alunni vengono così condotti a riflettere su due elementi fondamentali: • il verbo lavora continuamente; • il verbo cambia se passa dentro l'orologio del tempo. ESERCIZIO: L’OSSERVAZIONE DI UNA FIGURA 1 Che cosa vediamo nella foto? L'insegnante guida gli studenti a produrre un elenco delle persone e degli oggetti raffigurati in una foto. Successivamente si chiede: che cosa succede nella foto? Per comunicare che cosa succede abbiamo avuto bisogno dei verdi. Successivamente si fanno sottolineare i verbi con la matita. ESERCIZIO DI COMPLETAMENTO Viene fornito un testo senza verbi e si chiede agli alunni di completarlo. Scaturiscono quindi le prime osservazioni sui verbi: • Senza i verbi non possiamo raccontare • I verbi danno informazioni sul tempo, sulle persone. • Le informazioni in più verranno i verdi si trovano nella parte finale che si chiama desinenza “Chiedevamo” noi, tempo passato “Andrò”: io, tempo futuro A questo punto gli studenti hanno già compresso a che cosa servono i verbi e hanno provato più volte a riconoscerli all'interno dei testi; si può quindi passare a un'analisi più ravvicinata dei contenuti semantici espressi dalle diverse forme verbali, concentrandosi in un primo momento sulla distinzione dei diversi tempi (passato, presente, futuro). Vengono presentati alla classe dei testi. Alla lavagna vengono disegnati da insiemi e sotto ciascuno viene disegnato un cartellino: “passato”, “presente”, “futuro”. Si chiede quindi agli studenti di indicare dove inserire i verbi del testo letto. Gli studenti già conoscono la linea del tempo, affrontata in storia, quindi si può riproporla alla lavagna per facilitare l'inserimento negli insiemi. Il momento in cui si parla viene segnato a metà della linea (viene distinto, con una terminologia semplice, il momento dell'enunciazione è il momento dell'avvenimento), vengono quindi individuati un punto successivo (futuro) è un punto precedente (passato) nel quale possono accadere le cose di cui si parla. Una volta operate le due distinzioni fondamentali, quella tra i tre tempi (passato, presente, futuro) è quella tra il momento dell'enunciazione e il momento dell'avvenimento , è possibile passare alla presentazione dei diversi tempi del passato. Si può partire ancora una volta da un testo e si procede, come per l’esercizio di prima, a inserire i verbi nei tre diversi insiemi “passato”, “presente”, “futuro”. Si cancellano poi gli altri due insiemi e si chiede agli studenti di osservare l'insieme del passato. È possibile trovare dei sottogruppi di questo insieme? Si osserva che alcuni verbi contengono nella parte finale la lettera v. Questo insieme viene chiamato dall'insegnante “passato imperfetto”. L’insieme dove si trovano i verbi del passato con l'accento (ma non solo) viene

chiamato “passato remoto”. Ci sono poi i “verbi con l'aiutante” (passato prossimo e trapassato prossimo) per i quali servono due parole: l'aiutante (il verbo essere o avere) e il verbo che si trasforma. Mentre i primi sono tempi semplici, questi sono tempi composti. I tempi dell'indicativo vengono così scoperti uno alla volta ma presentati in contemporanea, permettendo allo studente quello sguardo di insieme che caratterizza il suo modo di ragionare. Ci sono altri due tempi che non avevamo scoperto perché sono poco usati: il futuro anteriore e il trapassato remoto. Nel proporre degli esempi chiari e credibili per questi tempi poco usati l'insegnante deve tener conto di alcuni fattori. Innanzitutto per il loro sviluppo cognitivo i bambini sono portati a comprendere con maggiore facilità quelle espressioni dove non c'è inversione tra la cronologia degli eventi e l'ordine sintattico della frase, perciò per loro risulta più comprensibile “Dopo che il lupo ebbe catturato una preda, mangiò”, piuttosto che “Il lupo mangiò dopo che ebbe catturato una preda”. Occorre poi tenere conto della credibilità dell'esempio rispetto al contenuto e al tipo di testo: il trapassato remoto è infatti un tempo che si trova molto di rado in testi orali ed è più appropriato nelle fiabe; è quindi più credibile “Dopo che ebbe preso il cestino, cappuccetto Rosso andò nel bosco” piuttosto che “Dopo che ebbi comprato il regalo lo consegnai al mio compagno” Il passo successivo è quello di osservare i verbi con “la lente d'ingrandimento”, osservare cioè come sono costruiti. Risulta utile la visualizzazione grafica: il disegno di un albero con le radici, il tronco e i rami dove inserire successivamente i verbi. I verdi hanno una parte che resta fissa e una parte che cambia (la parte finale): la parte che resta fissa si chiama radice; la parte che cambia è la parte finale (i rami e le foglie) e si chiama desinenza. Gli alunni disegnano un albero con radici tronco foglie. Nelle radici scrivono ad esempio “cant-”, “ball-”; nel tronco “are” e nei rami “-iamo”, “-eremo”. I bambini unendo le radici ai rami ottengono le diverse forme 2 “cantiamo” “canteremo”. La forma base per costruire le altre forme si chiama infinito (radice+ tronco). A seconda di come verbi terminano all'infinito si formano tre gruppi: le tre coniugazioni. ESSERE E AVERE I due verbi vengono da subito presentati nella loro doppia funzione: con significato proprio e come ausiliari. Il verbo essere si può usare in due modi: 1. Con significato proprio quando indica: 1.a.un modo di essere (“Giovanni è felice”) 1.b.una situazione (“Gli alunni erano in classe”) 1.c.un'appartenenza “La bicicletta in via”) 2. come ausiliari di altri verbi (“Carlo è tornato da Roma”) Anche il permanere di posare in due modi: 1. Con significato proprio quando indica: 1.a.Possedere (“Giovanni ha una bicicletta”) 1.b.Sentire (“Mario ha fame”) 2. come ausiliari di altri verbi (“Io ho giocato a palla”)

2. IL VERBO NEL TESTO La riflessione sui diversi usi dei tempi può partire ad esempio, dalla rielaborazione di una semplice filastrocca (qui è usata “Il Dormiglione” di Rodari) che presenta tutti i verbi al passato remoto, chiedendo gli studenti di trasformare tutti i verbi della filastrocca al presente, al futuro, e ai vari tempi del passato. La maggior parte dei bambini hanno già intuizioni giuste sui tempi verbali, sanno ad esempio che l'imperfetto si associa ad una abitudine (es. “Gianni andava scuola tutte le mattine alle sette”), che il passato remoto si riferisce a un momento dell'avvenimento più distante del passato rispetto a quello indicato dal passato prossimo etc. sanno già inoltre che, ad esempio il passato remoto, come tempo narrativo principale in una favola, suona meglio rispetto al presente come tempo narrativo. Può partire da ciò per fare in modo che gli alunni prendano coscienza di alcuni punti fondamentali: • l'aspetto imperfettivo dell'imperfetto; • l'aspetto perfettivo del passato remoto; • l'anteriorità del trapassato rispetto ad un altro tempo del passato; • l'esistenza di un uso narrativo del presente; • la pertinenza di passato prossimo o passato remoto a seconda del tipo di testo. Dopo queste osservazioni si fanno notare gli alunni le caratteristiche degli altri tempi. • Il presente si usa per dire una cosa che succede nel momento in cui si parla oppure raccontare una storia facendo finta che avvenga nel momento in cui si parla (presente narrativo); • futuro anteriore si usa per dire una cosa che avviene nel futuro, ma prima che succeda un'altra cosa nel futuro; • l'imperfetto si usa per dire una cosa che è successo nel passato, che ha avuto una certa durata o che si è ripetuta più volte: • il passato remoto si usa per dire una cosa è successo nel passato in un momento preciso concluso; • il passato prossimo si usa per dire una cosa che è avvenuta nel passato i cui effetti durano nel presente; • i due trapassati si usano per dire cose avvenute nel passato, prima di altre cose nel passato (“Dopo che Cappuccetto Rosso fu entrata nella casa della nonna, vide il lupo”) 3. DAL VERBO ALLA FRASE La grammatica valenziale rappresenta un ottimo strumento per aiutare i bambini a ragionare in modo significativo sulla costruzione della frase. 3 Il verbo, a seconda del suo significato, ha una predisposizione a combinarsi con un certo numero di altri elementi per produrre un'espressione minima di senso compiuto (il nucleo della frase). Agli argomenti del nucleo si possono collegare direttamente altri elementi che vengono chiamati circostanti. Inoltre si possono aggiungere altre informazioni che non sono legate né specificatamente al nucleo, né ai circostanti: le espansioni. Il metodo usato è di tipo induttivo e si cerca di far emergere dalle ipotesi dei bambini le regole dell'analisi.

Verbi Monovalenti “Miagola”. Da quanti “pezzi-amici” è aiutato il verbo per creare un messaggio minimo, cioè la frase nucleare? I bambini rispondono uno IL GATTO: I “pezziamici” che aiutano il verbo a formare il nucleo si chiamano argomenti del verbo. Si svolge un analogo lavoro utilizzando altri verbi monovalenti (es. crescere, dormire, russare) Verbi Bivalenti Nella lezione successiva iscrive alla lavagna il verbo “ Inseguire”. A questo punto gli alunni si rendono subito conto che non basta sapere chi fa qualcosa per formare il nucleo. Manca ancora chi stanno inseguendo. È immediatamente chiaro che questo verbo ha avuto bisogno di due argomenti amici per formare il nucleo. Verbi Zerovalenti “Piove” i verbi impersonali, “atmosferici”, non hanno bisogno dell'aiuto di nessun argomento per formare il nucleo. Verbi Trivalenti “Porterò”. I bambini dopo aver completato il verbo scrivendo chi lo fa e che cosa porto, capiscono che c'è bisogno di qualche altra informazione. Manca a chi lo porto. A questo punto si può spiegare che l'argomento con la preposizione si chiama oggetto indiretto mentre quello senza preposizione si chiama oggetto diretto. I due argomenti si differenziano aggiungendo un pallino al cerchio con la preposizione. Possiamo concludere che ogni verbo, a seconda del suo significato, ha il potere di attirare a sé un certo numero di elementi strettamente necessari con i quali costruire una frase ridotta al minimo. 4 Estrapolare il nucleo da una frase complessa: espansioni e circostanti. “Il papà di Luigi mangia la pasta al pesto” Gli elementi che abbiamo scritto attorno al nucleo si chiamano circostanti del nucleo perché gli stanno intorno e si appoggiano ai suoi argomenti. Le espansioni aggiungono informazione alla frase ma non sono direttamente collegate agli elementi del nucleo. “A pranzo il papà di Luigi mangia la pasta al pesto in cucina” È interessante il parallelismo che si può effettuare tra l'analisi della frase prendendo in considerazione la grammatica valenziale e l'analisi logica tradizionale. Imparando a estrapolare dalla frase il nucleo e costruendo nello schema, i bambini riescono a cogliere in modo più intuitivo le relazioni che intercorrono tra predicato, soggetto e complemento diretto o indiretto. Lo schema permette di visualizzare la struttura della frase. L'argomento oggetto diretto, senza preposizione, potrà essere facilmente individuato come complemento oggetto. Nel momento in cui si mette in evidenza la presenza dei circostanti risulta molto semplice invitare i bambini a riflettere su quale sia il significato dell'informazione che ci dà il nuovo elemento e da qui spingerli a formulare delle ipotesi su quale potrebbe essere il nome del complemento in questione....


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