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Title IDE
Course Economia e gestione delle imprese internazionali
Institution Università degli Studi di Napoli L'Orientale
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INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI L’investimento diretto estero è un investimento realizzato da un’organizzazione residente in un Paese, in un’impresa residente in un altro Paese, finalizzato ad acquistarne il controllo e a gestirne le attività in maniera integrata e funzionale alle proprie. I flussi IDE sono determinati dai flussi di capitale impiegato dall’investitore per acquisire il controllo di una struttura estera; essi possono essere: a. Equity (investimento proprio); b. Utili prodotti dall’impresa estera e reinvestiti al suo interno; c. Prestiti intra-company (prestiti interni alla società). Gli IDE hanno una duplice natura; essi possono essere: - Investimenti in entrata, quando si considerano dal punto di vista del paese in cui essi sono realizzati; - Investimenti in uscita, quando si considerano dal punto di vista del paese dell’impresa che li realizza. La teoria del ciclo di vita internazionale degli IDE sostiene che i flussi di IDE in uscita e in entrata di un Paese tendono a essere correlati al suo sviluppo economico; in particolare, i flussi di IDE in uscita si manifestano solo nei Paesi che hanno raggiunto un certo grado di maturazione economica e dispongono di un sistema di imprese sufficientemente competitive a livello internazionale. La teoria in oggetto definisce cinque fasi della crescita economica di un Paese, nelle quali i flussi in entrata e in uscita degli IDE hanno diverse dinamiche e assumono diversa natura. - Nelle prime fasi, in cui il livello di sviluppo economico è molto basso, i flussi in entrata, che prevalgono sui flussi in uscita ma tendono comunque ad essere vicino allo zero, sono costituiti prevalentemente da IDE nei settori delle materie prime e manifatturiero a bassa intensità tecnologica. - Nella fase di transazione verso il consolidamento, prevalgono gli IDE in entrata perché il Paese inizia ad offrire buone opportunità di insediamento produttivo agli operatori internazionali. - Nella fase di piena crescita industriale, il flusso di IDE è prevalentemente in uscita, perché gioca un ruolo importante l’effetto di internazionalizzazione delle imprese. - Nella fase di ulteriore crescita, il saldo tra IDE in entrata e in uscita raggiunge un equilibrio, poiché la capacità di attrazione diviene analoga alla capacità di andare all’estero. Dopo la fase iniziale, la presenza degli IDE aumenta in settori\attività sempre più alto valore aggiunto. MODALITÀ DI REALIZZAZIONE degli IDE, ci sono 4 modalità: 1- Creazione di una nuova unità organizzativa per la realizzazione di determinate attività; tale unità organizzativa può essere creata con una propria personalità giuridica, diventando una società vera e propria, oppure no, rimanendo una controllata del gruppo estero. A prescindere dalla configurazione societaria, l’investimento può essere brownfield oppure greenfield; 2- Creazione di joint venture di tipo equity; 3- Nuovi investimenti in sussidiarie estere già esistenti; tale investimento può avvenire attraverso il riutilizzo dell’utile netto prodotto dalla sussidiaria oppure con risorse fornite dalla corporate. Esso può avere diverse finalità, tra cui l’ampliamento della capacità produttiva, la realizzazione di nuove attività o funzioni, l’attuazione di una nuova strategia competitiva; 4- Acquisizioni di quote di capitali di imprese già esistenti e operanti nel territorio estero; l’acquisizione, in prima battuta, non implica un aumento dell’offerta o delle dinamiche competitive nel mercato, ma solamente un cambiamento di proprietà di un’impresa già esistenze. Sarà tale cambiamento, che col tempo, creerà le condizioni necessaria per il manifestarsi di effetti rilevanti sia sull’impresa acquisita, sia sul contesto competitivo e sia su quello territoriale.

Fusione o acquisizione l’azione per cui l’impresa acquista una quota di controllo nell’impresa straniera. Controllata o sussidiaria l’impresa operante in un Paese estero di cui la multinazionale controlla più del 50% delle azioni. Alla base di un IDE ci possono essere uno o più tra i seguenti obiettivi gestionali (finalità gestionali): - Presidio più diretto del mercato geografico estero per quel che riguarda la relazione con la domanda, riduzione dei costi logistici, superamento dei limiti all’importazione; - Riduzione dei costi di produzione attraverso lo sfruttamento di migliori condizioni economiche di quelle esistenti nel Paese di origine. - Miglior accesso a risorse distintive, attraverso una maggior vicinanza con fonti di tale risorse. - Acquisizione di risorse, materiali o immateriali, rilevanti per competere e non disponibili in misura adeguata nell’area geografica di origine. - Razionalizzazione della struttura produttiva internazionale per aumentare l’efficienza complessiva e ottimizzare la dislocazione geografica della capacità produttiva. In base al tipo di caratteristiche produttive, ci sono tre tipologie di investimento: Orizzontale: presenza di stabilimenti produttivi situati in diversi paesi con lo scopo di produrre merci simili o uguali; hanno come obiettivo principale la penetrazione dei mercati: marketing seeking. Il motivo principale alla base di questa tipologia di IDE risiede nell’esigenza di localizzare la produzione vicino a un’ampia base di clienti dell’impresa. Si sceglie questa forma a causa di elevati costi commerciali o di barriere alle importazioni. Verticale: presenza di stabilimenti produttivi in diversi paesi, con lo scopro di produrre merci che servono come materie prime per altri stabilimenti in altri paesi; hanno come obiettivo principale la limitazione dei costi di produzione: cost-sawing. Tale forma di investimento comporta una frammentazione del processo produttivo ed è favorita dal diverso costo dei fattori produttivi nei diversi paesi e dalla diversa intensità dei fattori nelle varie fasi produttive. Diversificata: presenza di stabilimenti produttivi in diversi paesi che fanno prodotti diversi.

POLITICA PER L’ATTRAZIONE DEGLI IDE La relazione tra i governi locali e gli investitori internazionali Le politiche verso gli investimenti esteri hanno rappresentato un tema cruciale sia nei Paesi economicamente avanzati sia in quelli meno sviluppati, a partire dal 1950, anno in cui la presenza di imprese straniere in molti Paesi ha iniziato ad essere consistente. Nel corso degli anni le relazioni tra quelle che erano chiamate multinazionali e i governi dei Paesi in via di sviluppo sono state molto complesse, attraversando anche periodi di intensa conflittualità. A partire dagli anni 80, queste relazioni hanno iniziato a migliorare. I governi hanno cominciato a considerare l’attrazione degli investimenti esteri come un’opzione significativa nella loro politica per lo sviluppo produttivo e le imprese internazionali che cercavano un’opportunità di investimento in nuove aree geografiche hanno cominciato a essere considerate dai governi come clienti, rispetto ai quali ciascun contesto geografico si doveva confrontare con gli altri sul piano della maggiore o minore attrattività. Con il progredire del proprio processo di internazionalizzazione, anche l’impresa ha modificato il suo atteggiamento verso le aree geografiche ospitanti, ritenendole un ambiente dove poter stabilire relazioni rilevanti per la creazione del proprio vantaggio competitivo e a livello globale.

Questo reciproco mutamento di prospettiva ha favorito lo sviluppo di rapporti di concreta collaborazione e un progressivo affinamento dei diritti e degli impegni reciproci tra le grandi imprese multinazionali e i governi, a livello sia nazionale che locale. Sia nei Paesi emergenti, sia in quelli consolidati, hanno assunto grande importanza le collaborazioni tra imprese estere e organismi pubblici, normalmente indicate come private public partnership, per la realizzazione di grandi progetti infrastrutturali e altre iniziative di interesse generale. Le aree di confronto in cui, con maggior frequenza, si determina l’equilibrio tra gli obiettivi dell’impresa estera e quelli del governo locale sono: - Valore aggiunto prodotto dall’impresa nel Paese estero, che è la ricchezza prodotta da un’impresa in un determinato ambito geografico, attraverso la quantità e la qualità delle attività svolte, che si riflette nell’occupazione creata e nel valore degli acquisti degli attori locali; - Localizzazione delle attività di ricerca e sviluppo, che costituisce un importante fattore di sviluppo di conoscenze e competenze all’interno del tessuto produttivo locale; - Buona cittadinanza, in termini di gestione dell’impresa fondata sui criteri di sostenibilità, finalizzata a raggiungere una favorevole accettazione da parte degli stakeholder locale, e garantisce allo stesso tempo il rispetto del territorio ospitante; - Bilancia commerciale della sussidiaria estera: che consiste nell’equilibrio tra il valore erogato al territorio attraverso la collaborazione con fornitori locali e quello drenato dal mercato geografico, attraverso i beni acquistati e il fatturato prodotto dalla loro vendita; - Occupazione e sviluppo delle risorse umane, sia in ambito di occupazione direttamente creata dalla nuova struttura produttiva, sia in merito a quella indotta, come conseguenza allo sviluppo di nuove iniziative economiche legate all’investimento estero; - Trasferimento di fondi finanziari, provenienti dalla politica dei dividendi, dai mutui interni e dai prezzi di trasferimento, reinvestiti all’interno della consociata dalla quale sono prodotti. LE STRATEGIE DI RAFFORZAMENTO DELL’ATTRATTIVITÀ DEL TERRITORIO PER LE IMPRESE ESTERE Nella prospettiva della competitività di un territorio, assume una rilevanza fondamentale la capacità del suddetto di sviluppare le condizioni di contesto utili a favorire la nascita e lo sviluppo al suo interno di nuove attività\filiere economiche attraverso l’apporto di investimenti di origine sia interna che esterna. Diviene, dunque, fondamentale per il territorio identificare e porre in essere una strategia per rafforzare la propria attrattività come sede di attività produttive. In questa prospettiva, la strategia competitiva di un territorio mira a sviluppare determinati fattori che lo rendono una sede ideale per quelle attività economiche che, per la logica dei flussi internazionali, sono orientate verso ambiti geografici con caratteristiche simili alle sue. La strategia di attrazione degli IDE implica, quindi, anche una precisa riflessione sulle tipologie di investimenti verso cui orientare gli sforzi competitivi. E’ da precisare che le imprese internazionali hanno maturato la tendenza a frammentare le proprie attività, in funzione alla struttura, in diverse aree geografiche, per cui i Paesi hanno l’opportunità e la necessità di attuare uno sviluppo specializzato relativo a determinate attività.

VALUTAZIONE DEI FATTORI DI ATTRATTIVITÀ DA PARTE DELL’IMPRESA INTERNAZIONALE

I fattori che un investitore prende in considerazione per valutare l’attrattività di un territorio possono essere raggruppati in otto insiemi: 1. Mercato: dimensione, caratteristiche qualitative e tasso di crescita della domanda; prossimità (vicinanza) ad altri mercati; 2. Risorse umane: dimensione e qualità della forza lavoro; costo e flessibilità del lavoro; qualità delle relazioni industriali; 3. Infrastrutture: trasporti, telecomunicazioni, infrastrutture logistiche e per la ricerca e innovazione, sistema universitario e della formazione superiore, servizi di pubblica utilità; 4. Tessuto economico: accesso e disponibilità delle materie prime; qualità e dimensione dei fornitori locali; sistema distributivo e finanziario; struttura del sistema industriale locale; risorse country specific; 5. Istituzioni e politiche pubbliche: pubblica amministrazione centrale e locale; istituzioni economiche locali, politiche economiche, industriali, per l’impresa e per gli IDE; 6. Sistema normativo e burocratico: leggi e regolamenti in materia amministrativa, ambientale, contrattuale e societaria: normativa fiscale; regolamentazioni settoriali; efficienza della burocrazia; 7. Qualità sociale e ambientale: coesione sociale; sicurezza; qualità ambientale, urbanistica, dell’offerta culturale, artistica e ricreativa; 8. Immagine e reputazione: reputazione generale del luogo, reputazione del luogo come sede di attività produttive, politiche di immagine. Nel corso del secondo decennio di questo secolo, tra le spinte agli investimenti esteri è ulteriormente aumentata la rilevanza d’essere vicini ai mercati finali o ai clienti fondamentali e del trovarsi in contesti dove è migliore la disponibilità delle competenze chiave per costruire il vantaggio competitivo. Le scelte di insediamento dell’impresa dipendono non solo da come si presentano i fattori di attrattività del territorio, ma anche dall’orientamento dell’impresa relativamente a tre questioni: 1. La scelta relativa alla configurazione sovralocale della catena del valore; 2. Le modalità di acquisizione dei fattori di vantaggio competitivo attraverso le relazioni con gli interlocutori nel nuovo contesto insediativo; 3. La dinamica attraverso cui si attua la valorizzazione all’interno di tutta l’impresa delle competenze acquisite in una determinata area geografica. L’ATTRAZIONE DI NUOVE IMPRESE ESTERE E IL RAFFORZAMENTO DELLA PRESENZA DI QUELLE ESISTENTI La strategia di attrazione degli investimenti esterni si articola su due piani: 1. Acquisizione nel territorio di iniziative economiche da parte di investitori di origine esterna, che si traduce, in termini di marketing, in allargamento del portafoglio clienti; 2. Estensione della presenza di investitori esterni già operanti nel territorio, che si traduce, in termini di marketing, in fidelizzazione dei clienti già acquisiti. Le due strategie di attrazione degli investimenti esterni non necessariamente si escludono, anzi, per molti aspetti sono piuttosto complementari. La seconda strategia è il risultato, innanzitutto, dello sviluppo di una relazione positiva con l’impresa internazionale, che si instaura attraverso: - Il miglioramento delle condizioni ambientali che incidono sull’efficienza e sulla produttività delle attività produttive svolte nel territorio; - La realizzazione di interventi sull’offerta territoriale per risolvere specifiche problematiche che l’impresa estera incontra sul territorio; - La collaborazione nell’attuazione di progetti di sviluppo territoriale di interesse comune. Nella strategia di attrazione del territorio di nuovi investimenti di provenienza estera, il nodo essenziale è l’individuazione dei potenziali clienti e l’attivazione di meccanismi efficaci per intercettarli e avvicinarli alle offerte territoriali disponibili. E’ quindi essenziale organizzare un’adeguata attività di scouting internazionale.

MARKETING TERRITORIALE PER L’ATTRAZIONE DEGLI INVESTIMENTI ESTERI La politica di attrazione degli IDE può beneficiare dell’approccio metodologico e operativo del marketing territoriale. Il marketing territoriale introduce nella gestione strategica di un’area geografica un principio importante: la necessità di raccordare l’evoluzione dell’offerta territoriale alle esigenze espresse da coloro che ne rappresentano la domanda e in particolare da coloro che con la loro presenza nel territorio contribuiscono positivamente alla sua crescita equilibrata. Da questo principio deriva la necessità di un’attenta riflessione circa le tipologie di investimenti produttivi cui rivolgere in via prioritaria l’offerta territoriale disponibile. Da ciò, nasce la necessità di basare gli interventi volti al miglioramento delle condizioni territoriali su un’attenta valutazione delle aspettative dei principali utenti potenziale a cui tale offerta è rivolta. L’approccio del marketing territoriale deve essere basato su 4 criteri: 1. Chiarezza: indica la definizione di un orientamento per lo sviluppo competitivo del territorio che risulti il più possibile unitario e coerente rispetto alle caratteristiche del territorio stesso. 2. Collaborazione: indica l’opportunità che la strategia di marketing territoriale offre di raggiungere un efficace coordinamento e integrazione di attori pubblici e privati coinvolti nel territorio. 3. Consenso: indica la necessità dell’azione del marketing di individuare interessi comuni che garantiscano l’adeguata considerazione degli interessi di tutti. 4. Continuità: indica l’orientamento di lungo termine che deve caratterizzare il marketing territoriale. Il metodo e le attività del marketing territoriale possono essere sintetizzati in 5 funzioni trasversali: 1. Funzione cognitiva, relativa all’acquisizione e all’elaborazione di conoscenze sull’offerta territoriale e sulla sua domanda. 2. Funzione progettuale, che si esprime nell’ideazione, nella progettazione e nella realizzazione di iniziative volte al rafforzamento delle attrattività del territorio; 3. La funzione politica, che concerne la rilevazione degli interessi degli attori che costituiscono il sistema territoriale; 4. La funzione gestionale, che descrive le azioni di intervento diretto e di coordinamento per attrarre investitori esterni. 5. La funzione comunicativa, volta a rafforzare la percezione di un certo posizionamento del sistema territoriale nel suo insieme e ad esplicitare il valore delle sue componenti più significative. In base a un orientamento di marketing, la strategia per l’attrazione di tali investimenti deve essere focalizzata su alcuni specifici segmenti di domanda. Le politiche industriali, quindi, tengono a ricercare sempre più la massima specializzazione, che non esclude, tuttavia, specifiche azioni per l’attrazione degli IDE con riferimento a filiere produttive diverse da quelle target. 49 Per l’identificazione delle filiere\attività che un territorio può considerare come proprio target della politica di attrazione di IDE, sono consolidati due criteri di segmentazione: 1. Il potenziale di attrattività territoriale; 2. L’apporto di potenziale dell’attività economica allo sviluppo sostenibile del territorio. Per quanto riguarda il primo aspetto, il valore aggiunto netto prodotto da un investimento nel contesto ospitante è determinato da numerosi fattori, tra cui: - Dimensione e qualità dell’occupazione creata; - Impatto ambientale dell’investimento e delle conseguenti attività produttive; - Impatto sul tessuto produttivo locale; - Opportunità di diffusione della conoscenza e trasferimento della tecnologia; - Rafforzamento di economie di agglomerazione; (economie focalizzate in determinate aree) - Miglioramento della qualità del capitale umano e di attrazione risorse umane eccellenti; - Realizzazione di investimenti di pubblico interesse.

IMPATTO DEGLI INVESTIMENTI ESTERI SUL TERRITORIO OSPITANTE Gli effetti prodotti da un IDE sul sistema territoriale ospitante sono correlati alle condizioni in cui questo si trova. In linea generale, gli impatti degli IDE sul territorio ospitante sono:  Il trasferimento di conoscenza attraverso: - processi di learning by learning, ossia imitazione delle innovazioni tecniche o organizzative e manageriali; - Processi di spillovers, che dipende dalla capacità di apprendimento delle imprese locali, attraverso la presenza o meno di una soglia minima di tecnologia.  L’aumento delle esportazioni e valorizzazione delle produzioni locali , attraverso quattro meccanismi: 1. L’impresa produce nel territorio estero dei semilavorati, il cui processo produttivo si completa con le fasi essenziali nel Paese di origine. 2. L’impresa svolge nel territorio estero determinate produzioni per soddisfare il fabbisogno di unità operative collocate in altri paesi: flussi commerciali intra-company. 3. L’impresa colloca nel territorio estero le strutture produttive per operare nello stesso mercato, solitamente convenientemente raggiungibile dal Paese in questione. 4. L’impresa sviluppa nel territorio un’offerta caratterizzante del Paese stesso per poi commercializzarla nei mercati internazionali.  La valorizzazione del capitale umano , incoraggiamento dei fenomeni di spin-off e incremento, in alcuni casi, delle retribuzioni;  L’intensità della concorrenza nel mercato locale, e in caso di acquisizioni, si genera l’effetto opposto;  Attiva l’aggregazione produttiva.

CRITERI DI SCELTA DELLA MODALITÀ DI REALIZZAZIONE DI UN IDE La scelta della modalità di realizzazione di un IDE deve tener conto di diversi fattori, tra cui: 1. Condizioni normative poste dal Paese targe...


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