Italia 1918-1920 - il biennio rosso PDF

Title Italia 1918-1920 - il biennio rosso
Author Teresa Zuccaro
Course Storia
Institution Liceo (Italia)
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il biennio rosso...


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L’Italia dopo la guerra (1918-1920) Sul libro: consultare p. 132-141 La mobilitazione delle masse • Gli operai Le masse operaie guardavano con speranza alla rivoluzione sovietica ed erano pronte a ribellarsi

• I contadini Le masse rurali sono tutte in ebollizione: al sud come al nord. La ragione è sempre la stessa: rivendicano il diritto alla proprietà della terra da essi lavorata, cioè semplicemente il mantenimento della promessa che a molti di loro è stata fatta negli anni di guerra per convincerli a combattere contro gli austriaci. Soprattutto nelle campagne padane i braccianti in sciopero riescono ad ottenere consistenti aumenti salariali e il controllo del collocamento: i lavoranti infatti vengono assunti nei campi attraverso le leghe sindacali. Nelle altre zone scendono in lotta per la prima volta antiche figure sociali: i mezzadri del centro Italia (che conquistano una percentuale più alta del raccolto) e i contadini poveri del Mezzogiorno che occupano le terre incolte del latifondo.

• La piccola borghesia I ceti medi, rovinati dalla guerra, erano ostili sia ai proletari sia ai ricchi industriali e proprietari terrieri. Dopo la guerra si erano dovuti accontentare di tornare ad una vita mediocre. Essi pensavano di non essere stati adeguatamente ricompensati dei sacrifici che avevano fatto combattendo

La risposta dei partiti ➢ I sindacati e il Partito socialista Questo protagonismo delle masse trovò sbocco in una crescita vertiginosa dei sindacati - che raggiunsero i 4 milioni di iscritti, più della metà dei quali membri della Confederazione generale del lavoro - e in un Partito socialista guidato dall’ala "rivoluzionaria" .

➢ Un nuovo partito di massa: il Partito popolare Nel Gennaio del 1919 nasce un nuovo partito: il Partito popolare, fondato da don Luigi Sturzo, che inaugurava l'autonoma presenza dei cattolici nella vita politica italiana, ponendo fine al regime di separazione che la Santa Sede aveva imposto all’indomani della proclamazione del Regno d’Italia. Il programma era basato soprattutto su questi punti: riforma agraria (terra ai contadini, partecipazione alle scelte dei padroni riguardo alle aziende) e adozione del sistema proporzionale alle elezioni.

➢ Un nuovo movimento: i Fasci italiani di combattimento Nel 1919 a San Sepolcro Benito Mussolini fondo il movimento dei Fasci di combattimento che rispondeva alle esigenze dei reduci e della piccola borghesia. Il programma non seguiva un’ideologia precisa contenendo alcune rivendicazioni vicine al socialismo e altre di tipo nazionalista e reazionarie. Questo il discorso di Mussolini il giorno della fondazione: «Noi ci permettiamo di essere aristocratici e democratici, conservatori e progressisti, reazionari e rivoluzionari, legalisti e illegalisti, a seconda delle circostanze di tempo, di luogo e di ambiente…» Il movimento sosteneva la legittimità della violenza nella lotta politica.

➢ La crisi dei partiti liberali Accusati del fallimento della guerra non sono in grado di rispondere alle nuove esigenze delle masse e appaiono ormai anacronistici

Un problema tutto italiano: la “vittoria mutilata” Alla conferenza di pace di Parigi l’Italia non riuscì ad ottenere Fiume e la Dalmazia. Questo provocò un profondo scontento nei confronti della classe dirigente (liberale) giudicata incapace di trarre tutti i vantaggi dalla vittoria in guerra (per questo si parla di vittoria mutilata). Nel settembre 1919 D’annunzio occupò Fiume con un esercito di volontari, proclamò l’annessione all’Italia e vi instaurò un governo provvisorio: la reggenza del Carnaro. Questo gesto testimonia l’impotenza del governo liberale, allora retto da Nitti, e la facilità di compiere atti di forza. Nel 1920, col trattato di Rapallo, Fiume viene dichiarata città libera e poiché d’Annunzio respinge l’accordo la città viene liberata dall’esercito italiano.

Le elezioni del 1919 Nel novembre del 1919 si tengono le elezioni col sistema proporzionale adottato dal governo Nitti: I liberali, che non avevano una moderna struttura di partito, subirono una clamorosa sconfitta. Anche il movimento dei Fasci ebbe risultati molto modesti. La metà dei seggi andarono ai Popolari e ai Socialisti. Il governo Nitti cade e il nuovo governo viene affidato a Giolitti

Il “biennio rosso” Fra il 1919 e il 1920 scoppiano un gran numero di tumulti e scioperi nelle campagne, nelle fabbriche, e nei servizi pubblici. L’episodio più grave fu l’occupazione delle fabbriche: circa 300 stabilimenti del nord Italia furono occupate dagli operai che formarono dei consigli di fabbrica (praticamente dei soviet) continuarono autonomamente la produzione. Giolitti, seguendo quello che era stato da sempre il suo orientamento, mantenne una posizione neutrale e non fece intervenire la forza pubblica. Si giunse infine ad un accordo che prevedeva alcuni miglioramenti sindacali e il controllo degli operai sulle fabbriche. Questo secondo punto, però, non venne mai attuato. Il movimento operaio ne uscì deluso e indebolito, in quanto aveva ottenuto molto meno di quanto sperava. D’altra parte si ingigantì la paura della borghesia verso il pericolo comunista, pertanto si rafforzò il movimento dei Fasci. Guardare questo video di approfondimento: https://www.raiplay.it/video/2019/11/passato-e-presente---le-elezioni-del-1919-5a0cc535-374c-43ba-8cba03f1ab56e1ec.html...


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