L\' Interazionismo Simbolico PDF

Title L\' Interazionismo Simbolico
Author Stella Critelli
Course Psicologia Sociale
Institution Università telematica Universitas Mercatorum di Roma
Pages 7
File Size 335 KB
File Type PDF
Total Downloads 35
Total Views 118

Summary

Appunti Psicologia Sociale...


Description

4 - L'INTERAZIONISMO SIMBOLICO La lezione ha l’obiettivo di presentare la teoria dell’interazionismo simbolico, partendo dai suoi presupposti fondamentali, analizzando i concetti chiave e approfondendo la posizione del suo padre fondatore Mead. Nello specifico viene chiarito lo sviluppo del Sé sociale attraverso l’interazione dinamica tra l’Io e il Me.Vengono, infine, specificate le definizioni di termini base quali i simboli e l’atto sociale.

1. Introduzione L’interazionismo simbolico è una prospettiva interna alla sociologia statunitense e pone le sue basi nel pragmatismo filosofico identificabile negli studi di Charles Peirce, William James, John Dewey e George Herbert Mead. Questo approccio teorico si fonda sul presupposto che il comportamento individuale risulti mediato dai significati che i soggetti attribuiscono alla situazione. Questi processi, inoltre, vengono influenzati anche dalle percezioni che il soggetto ha di se stesso e degli altri, nonché dal tipo di reazioni che si ci aspetta dagli altri e dal giudizio in merito ai propri atti. In quest’ottica, il comportamento si forma nell’interazione: la condotta prende forma in tempo reale mentre gli individui delineano piani, obiettivi e interagiscono tra loro. La maggior parte delle azioni umane sono sociali, e non individuali, proprio perché richiedono sforzi coordinati di diversi individui. Secondo questo approccio, la società e la cultura modellano e vincolano il comportamento, ma sono anche prodotti da esso: la società e la cultura sono preesistenti all’individuo e hanno su di esso un impatto non trascurabile. Nasciamo all’interno di una società e una cultura già costituite e ne veniamo rapidamente coinvolti. La società non è un sistema di ruoli e relazioni che perpetua se stessa in modo automatico, ma è costituita di persone che interagiscono tra loro. La cultura non è un rigido insieme di lezioni che ci vengono dal passato bensì dall’ambiente stesso in cui tutti viviamo, un ambiente composto di elementi che devono la loro persistenza al fatto che continuiamo a tener conto di essi. Da essi, infine, può dipendere – a volte – la nostra stessa sopravvivenza (Hewitt, 1999). Tabella - Gli assunti fondamentali dell’interazionismo simbolico

2. I concetti base 2.1 I simboli Il tema fondamentale sul quale l’interazionismo simbolico poggia la propria analisi del comportamento umano è il concetto di simbolo significativo, ovvero un gesto vocale o di altro tipo che fa insorgere in chi lo usa la stessa risposta che si produce in colui a cui è indirizzato. Gli esseri umani interagiscono attraverso i significati e le loro risposte reciproche dipendono dalla loro interpretazione di simboli, piuttosto che da comportamenti appresi. Il concetto di simbolo può essere spiegato attraverso il concetto di segno e l’idea che i segni influenzano il comportamento (Becker, 1952; White, 1959). Un segno è qualcosa che sta per qualcos’altro, un evento che prende il posto o significa qualcos’altro. La condizione necessaria per l’esistenza di un segno è senza dubbio l’esistenza di un organismo capace di percepirlo. Le risposte ai segni sono risposte condizionate in quanto uno stimolo o segno acquista gradualmente il potere di elicitare un comportamento che precedentemente richiedeva uno stimolo diverso. I segni permettono agli organismi di agire in modo più efficace rispetto all’uso delle sole risposte dirette. I segni si definiscono naturali quando la relazione che intrattengono con ciò che significano è data effettivamente in natura, ad esempio la presenza di fumo quando c’è il fuoco. Ci sono poi i segni inventati o convenzionali; questi rappresentano ciò che un interazionista simbolico intende quando si

riferisce ad un simbolo. Il simbolo, in questo caso, non ha connessioni naturali con ciò per cui sta, non si verifica spontaneamente in natura. Il simbolo ha un tipo di relazione arbitraria con ciò che rappresenta, una relazione che è stata creata e condivisa con altre persone o animali che hanno imparato a rispondervi. ESEMPIO Il linguaggio umano, probabilmente il più importante simbolo convenzionale esistente, è costituito da un insieme di simboli. Infatti, le parole che nominano cose, relazioni ed eventi, non hanno nessuna diretta connessione con le cose di cui prendono il posto. I simboli possiedono due caratteristiche aggiuntive molto importanti e cioè: • hanno un significato pubblico, nel senso che il suono di una parola viene udito da chi la usa e da tutti coloro i quali ne possono comprendere il significato; • possono essere impiegati anche in assenza delle cose che significano. I segni naturali appaiono solo quando la cosa per cui stanno è presente o è in corso. I simboli, invece, non sono legati ai propri referenti. Mentre è l’ambiente a controllare l’apparire di un segno naturale, l’apparire del simbolo è sotto il controllo di chi lo usa (Hewitt, 1999). Lo sviluppo dell’attività simbolica è tra gli elementi più importanti dell’evoluzione della specie umana (Hewes, 1973). Gli esseri umani sono l’unica specie in cui lo sviluppo dei simboli è così progredito da diventare il perno sul quale ruota la loro stessa evoluzione come specie (Steklis, Raleigh, 1979). I simboli trasformano la natura dell’ambiente in cui vive l’essere umano in quanto lo denominano: i nomi sostituiscono le cose permettendoci di portare il mondo esterno nelle nostre menti e di manipolarlo secondo modalità complesse ed economiche. I simboli trasformano la natura dell’ambiente anche perché consentono, oltre che di nominare le cose, anche di inventarle per mezzo della creazione di nomi. La qualità astratta e generalizzante dei simboli, unita al fatto che essi non sono legati strettamente o intrinsecamente alle cose, determina la possibilità di inventare cose attraverso l’invenzione di nomi. L’ambiente è in buona misura un prodotto dei nomi che gli diamo. I simboli rendono possibile riprodurre in un individuo le disposizioni o gli atteggiamenti comportamentali di un’altra persona e permettono all’individuo di essere parte di quell’ambiente a cui risponde. Tabella - Caratteristiche dei simboli

2.2 Gli oggetti Gli interazionisti utilizzano il concetto di oggetto di Mead, volendo in questo modo descrivere come le persone percepiscono l’ambiente e agiscono su di esso. Il concetto di oggetto acquista ancor maggior significato se ci si sposta da un’analisi di livello individuale ad un’analisi di tipo sociale; si parla di oggetto sociale proprio perché derivante da un atto sociale. ESEMPIO Quando un bambino cerca la vicinanza dei genitori per essere rassicurato, genitori e bambino insieme vanno a creare un nuovo oggetto: la rassicurazione. L’oggetto viene ad esistere quando genitori e bambino agiscono l’uno verso l’altro con l’intenzione di dare e ricevere rassicurazione; nel rappresentarsi la propria condotta, quindi, coordineranno i propri atti individuali, tenendo però presente l’oggetto sociale, rappresentato in questo caso dalla rassicurazione. L’analisi dell’atto sociale operata da Mead (1934) rappresenta uno dei punti cardine dell’interazionismo simbolico. L’Autore individua l’inizio dell’atto in ciò che definisce “impulso”. L’impulso procede attraverso tre stadi: 1. la percezione; 2. la manipolazione; 3. la consumazione. Per gli interazionisti simbolici il significato di un atto è legato al comportamento, non è fisso, ma si determina durante lo svolgimento dell’azione sugli oggetti. Quindi, durante lo svolgimento di un atto, il significato può esser modificato. In conclusione, secondo questo approccio l'interazione umana è di natura simbolica, mediata dalle interpretazioni, dalle definizioni, dai significati che gli individui attribuiscono alle loro azioni reciproche. Allo stesso modo, tra individuo e gruppo sociale si instaura un tipo di interazione dinamica, circolare, riflessiva. Da una visione eziologica deterministica si passa ad una visione processuale, interattiva, legata agli effetti del comportamento sociale. L’ottica

interazionista è stata definita specificamente sociocostruzionista: la mente e il sé sono costituiti dall'interazione sociale (Amerio, 1995).

3. Mead Il filosofo George H. Mead (1934) viene considerato il padre della teoria dell’interazionismo simbolico. L’Autore propone una vera e propria “teoria della mente” utile per la lettura del problema dell'interscambio tra processi psicologici e processi sociali. Mead critica il comportamentismo, rappresentato principalmente da J. Watson, in quanto considera l’osservazione diretta del comportamento e degli stimoli ambientali ad esso associati l’unica strada per la spiegazione del comportamento umano. In questo modo viene tralasciato ogni concetto di mente, proprio perché per i comportamentisti non è importante capire cosa le persone pensano di fare, quanto piuttosto quello che si osserva del loro comportamento e che cosa ottengono con le loro azioni; pertanto, pensieri, idee, immagini vengono per lo più considerati irrilevanti, proprio perché non sottoponibili ad osservazione. Per Mead, invece, gli eventi interni, mentali, sono cruciali per la spiegazione del comportamento e possono essere resi osservabili. L’Autore sottolinea la grandiosità della mente umana nella sua capacità di tenere insieme l’esperienza interna e la natura sociale della vita sociale.

Secondo questa teoria, il concetto del Sé viene a costruirsi attraverso l’interazione tra l’Io, che rappresenta l’attore spontaneo dell'istante in corso, e il Me, che comprende la conoscenza autoriflessiva. Queste due istanze, in tensione dialettica tra loro, costruiscono il concetto del Sé in uno scenario dove la società funziona come specchio. L’impostazione psicosociale ritiene la mente umana caratterizzata da capacità interpretative e riflessive, pertanto il processo di interazione sociale si dispiega nella condotta sociale dell’individuo inserito in un sistema di relazioni e di rapporti. Attraverso la dinamica ego-alter si realizza la costruzione mentale dell’altro generalizzato quale referente simbolico normativo continuo. I/le bambini/e, attraverso l'assunzione di ruolo che attuano nel gioco, imparano a collocarsi nella prospettiva dell'altro generalizzato. 1. Nella fase del gioco semplice (play), il/la bambino/a impara ad assumere i ruoli delle persone che fanno parte della sua vita, ad esempio farà finta di esser la mamma, il papà, la maestra, il dottore, ecc., parlando a se stesso nelle modalità in cui, secondo lui/lei, parlerebbe il soggetto che sta interpretando. In questa fase si costruisce dei Sé parziali, perché non è ancora in grado di organizzare se stesso in un insieme organico. 2. In una seconda fase il/la bambino/a comincia a partecipare al gioco organizzato (game), che gli/le permette di acquisire la capacità di assumere contemporaneamente i ruoli di tutti quelli che con lui/lei partecipano a quella attività, in modo che il suo ruolo sia coordinato al ruolo degli altri. A differenza della fase precedente il/la bambino/a assume i vari ruoli non più in successione temporale, ma ha in sé gli atteggiamenti di ogni partecipante a quel gioco. Ed è proprio in questa fase che si costituisce quello che Mead chiama l’altro generalizzato. Con questo concetto l’autore intende la comunità o il gruppo sociale con cui il soggetto interagisce e soprattutto grazie al quale si costruisce l’unità del proprio Sé. Pertanto, secondo questo approccio, lo sviluppo psicosociale si articola attraverso la formazione di tre costrutti: 1. l’Io, in qualità di istanza che tende a strutturare l’istintualità, le pressioni, gli stimoli dell’organismo, rappresenta l’organizzazione delle risposte interne dell’individuo agli atteggiamenti altrui; 2. il Me, organizzazione interiorizzata degli atteggiamenti, delle immagini, delle definizioni degli altri nei confronti dell’individuo (dimensione socializzata della condotta individuale che valuta le aspettative degli altri come riferimento); 3. il Sé, che si struttura grazie allo scambio tra Me e Io. In quest'ottica il Sé costituisce un’organizzazione più complessa e riflessiva, un sistema differenziato e autonomo, base indispensabile per l’autoriconoscimento e, dunque, per l’identità. Secondo Mead (1934) le origini e lo sviluppo dell’intelligenza umana sono intrinsecamente legate al processo di evoluzione; mente e comportamento risultano inevitabilmente connessi. L’intelligenza umana è emersa attraverso l’evoluzione. L’Autore riteneva inadeguate le spiegazioni date dai suoi contemporanei riguardo la mente e la condotta. Riteneva, infatti, che la condotta fosse qualcosa di troppo complesso per esser spiegata semplicemente in base agli istinti; questa origine avrebbe potuto spiegare il comportamento animale ma non la condotta umana, proprio perché esiste in essa un grado troppo elevato di elaborazione e complessità culturali. Per Mead il comportamento umano si

fonda sul significato; il significato però non è dettato dalla società, ma è variabile ed emerge dagli scambi sociali. Significato e interazione sono considerate dagli interazionisti come due facce della stessa medaglia....


Similar Free PDFs