Scuola di Chicago e disorganizzazione sociale; Interazionismo di Mead. PDF

Title Scuola di Chicago e disorganizzazione sociale; Interazionismo di Mead.
Course Sociologia generale
Institution Università degli Studi del Molise
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Scuola di Chicago; disorganizzazione sociale; Herbert Mead e interazionismo simbolico...


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LEZIONE 10 30-10-19 Oggi cominciamo questa seconda parte del corso. Abbiamo verificato che esistono intanto diversi orientamenti. Cioè, possibilità diverse che partono da punti di vista differenti. Nella loro diversità, abbiamo conosciuto già 4/5 autori tra i più importanti sicuramente che sono alla base della nascita della sociologia per affermarsi come scienza. Ci sono diverse differenze ma c’è una cosa che li accomuna tutti. Quale potrebbe essere? Non pensate solo ad un discorso teorico o scientifico , cosa tiene insieme Comte, Weber, Durkheim, Simmel, Toqueville..? (studio delle persona, delle sociologia delle persone –Sebastiano-). Non possiamo immaginare di dividere le persone, neanche gli autori questi di qua e questi di là perché anche chi si è interessato della società, come durkheim, ad esempio, ha tenuto conto anche dei soggetti in alcune parti della sua riflessione. Chi come Weber parte dall’individuo, invece, pensa più all’intenzione, all’idea che un individuo ha rispetto all’azione sociale ma si è anche interessato del resto della società; entrambi si sono occupati della religione; quindi le disfunzioni che facciamo che sono utili perché ci devono dare una mano soprattutto per orientarci non devono essere considerate come un qualcosa di plastico, di fermo, cioè stare lì e non si muove. In realtà c’è una grande porosità tra i sistemi sociologi, c’è l’orientamento al soggetto, l’orientamento alla società, l’orientamento alla comunità ma allo stesso tempo c’è l’attingere anche ad un altro metodo, ad un altro punto di vista e questo lo hanno fatto tutti quanti. In realtà la cosa che volevo sapere ma che ovviamente vista in questa maniera voi non potete arrivarci facilmente è che c’è una cosa su cui dovremmo riflettere e che ha a che fare con la sociologia ma anche la filosofia, cioè che tutto il discorso legato alle scienze è un discorso europeo. Un discorso che nasce e si consolida in Europa e fino a Simmel che abbiamo fatto il contesto è questo. Succede però che nel periodo appena successivo ci sono 2 stravolgimenti sociali che sono le due guerre mondiali e soprattutto la seconda guerra mondiale vede l’affermarsi della potenza statunitense. Una potenza statunitense che si concretizza nella paternità della vittoria. Si afferma però non soltanto in quel momento come potenza politica o economico-politico ma anche come potenza culturale. Cominciano ad aumentare, ad infittirsi gli scambi di tipo culturale tra gli stati uniti e l’Europa. Succede che il nazismo, il nazi fascismo porta con sé non soltanto problemi di tipo politico ma problemi di ordine sociale. Uno non meno importante soprattutto in Germania è l’antisemitismo. L’antisemitismo non è un qualcosa che si è limitato all’uccisione degli ebrei ma si è concretizzato come un allontanamento e espulsione degli ebrei da qualsiasi ambito che fosse culturale, politico, anche legato all’esercito. Gli ebrei sono stati espulsi dal sistema sociale in Germania e in misura minore anche in Italia e negli altri paesi che hanno aderito a questo patto politico. cosa significa questo dal punto di vista culturale? Significa che ci sono stati studiosi che sono rimasti nei loro paesi ma molti hanno scelto di emigrare in maniera radicale e spostarsi negli USA e tra questi ci sono alcuni che hanno portato questa nuova idea di questo nuovo approccio, questa nuova disciplina che è la sociologia negli stati uniti. È successo però anche il contrario, cioè degli studiosi americani venissero in Europa per seguire le lezioni di alcuni di questi autori che abbiamo incontrato, soprattutto Weber e Simmel. Simmel soprattutto sarà colui che determinerà il primo orientamento della scuola di Chicago che è uno degli oggetti del corso di sociologia generale. C’è un trasferimento di conoscenze tra l’Europa e negli usa. Ora, se è vero che la sociologia nasce qui i Europa e che qui trova il proprio fondamento, è vero anche che diventa una disciplina matura e soprattutto esce da un percorso soltanto teorico per entrare in un ambito di applicazione pratica, soltanto quando arriva negli usa. Perché questo non è che magari qualcuno avrebbe voluto fare esperimenti o avrebbe voluto utilizzare la sociologi per conoscere i fenomeni ma perché la società in quel particolare momento e soprattutto negli usa all’inizio del 900 era una società del cambiamento, del cambiamento radicale. E questo cambiamento radicale c’è stato anche da noi però da noi non ha prodotto questo interessamento, questo sguardo attento sui cambiamenti, cosa che succede negli usa. Quali sono stati i cambiamenti negli usa tra fine 800 e prima

guerra del 900 e da cosa sono derivati? Cosa succede negli Usa in quel periodo? C’è stato un boom economico garantito e realizzato grazie all’apporto degli immigrati. C’è lo spostamento massivo. Uno dei motivi di cambiamento culturale e sociale negli Stati uniti è stato l’immigrazione. Un immigrazione che però era controllata. Significa che come adesso in Europa vige anche ancora adesso, è ancora legge, la possibilità dello sponsor, cioè una industria, società o azienda può chiedere, fare chiamate di immigrati per lavorare in particolari contesti per periodi limitati. Questo è stato il modello soprattutto tedesco, la Germania utilizzava questo metodo. Significa che la Germania ha attribuito fino agli anni 70 di poter far venire e rimandare dei soggetti come se si trattasse di merce. Succede però che per i periodi in cui si fanno questi lavori, le persone ormai si sono consolidate, trasferite in tutte i sensi, hanno iscritto i propri figli a scuola e hanno cominciato a godere anche di benefici del sistema del welfare. Questo è quello che succede anche negli Usa, però gli stati uniti in un certo momento possono, per la loro collocazione geopolitica, dire adesso basta, da adesso le navi le rimando in Europa. Fi quando gli stati uniti hanno avuto bisogno di mano d’opera ( fino alla fine del 1800 gli Usa erano abitati quasi esclusivamente sulle coste, c’era una parte interna in generale e il west che erano assolutamente disabitate e sono state inurbate tar la fine dell’800 e inizi 900, grazie al lavoro degli immigrati). Ora, l’arrivo degli immigrati, dal punto di vista del lavoro era facilmente gestibile perché tu o chiedevi manodopera o mettevi gli immigrati a lavorare, è chiaro, se c’è lavoro l’immigrato fa qualsiasi cosa che gli proponi di fare. Si lavora soprattutto nell’edilizia quindi stradi, porti, ecc. succede che questa relazione tra immigrato e paese ospitante è governabile facilmente ma c’è un altro discorso legato al discorso dell’integrazione sociale. L’integrazione sociale adesso viene trattata come se potessimo distinguere una serie di aree. C’è l’area dell’integrazione dei diritti, c’è l’area dell’integrazione lavorativa, c’è l’area di integrazione scolastica e tutto questo, attraverso una serie di indici, l’UE sta indicizzando l’integrazione, cioè chiedendo agli immigrati che grado di integrazione hanno raggiunto. (esempio per farvi capire come tutto si riduca una cosa fondamentale che è il lavoro. Il nostro sistema italiano di accoglienza italiano adesso, anche dopo il cosiddetto decreto salvini è impostato su un accoglienza integrata, cioè significa che c’è un periodo di accoglienza che dopo il decreto salvini richiede dei requisiti più stringenti che sono quelli del rifugiato, di chi è rifugiato e richiede l’asilo politico. quindi questi vengono ospitati in una struttura che li deve rendere autonomi quindi rendere autonomo un soggetto, la prima cosa da fare è la lingua. Secondo voi in 6 mesi che è il periodo che dovrebbe coprire la prima accoglienza si può garantire una cosa del genere? Puoi in 6 mesi rendere autonomo un soggetto nell’utilizzo della lingua? Il sapersi muovere all’interno di un territorio usando la lingua italiana? No. Molti di quelli che sanno il francese, quindi sanno usare una lingua bipolare insieme ai nigeriani non lo sanno leggere, lo sanno parlare ma così come noi parliamo il dialetto, qualcosa che serve ma che non possiedono. Invece per imparare la lingua italiana la cosa importante non è tanto conoscere l’inglese e il francese ma è essere scolarizzati, cioè riconoscere il simbolo ,la lettera, se tu non sai fare questo che è la stragrande maggioranza dei casi imparare una lingua diventa un compito difficilissimo. A questo aggiungiamo il fatto che lo stesso sistema di istituzione è piuttosto complesso. in 6 mesi dovresti garantire la conoscenza della lingua, l’autonomia che la guadagni se lavori, se non lavori non può essere autonomo. Una volta che esci dallo SPRA dove dormi, hai il pasto, hai possibilità di formarti se hai la 3 media e una volta uscito cosa fai? Chi ti da una casa? Chi darebbe una casa ad un soggetto che non può garantire il pagamento del fitto? Nessuno lo fa, quindi c’è un problema che poi se andiamo a scavare finisce sempre su un punto che è il lavoro e spiegare questa cosa a persone che provengono da pesi diversi dal nostro che hanno una cultura diversa in termini sia di ricerca, come ricercano il lavoro e sia di come il paese sia stato dipinto ma non è, per cui nasce un conflitto importante. Una volta usciti cosa fai? Non si possono rimandare indietro, ci sono anche gli strumenti legislativi ma mancano i soldi e soprattutto molti di loro prima di salvini avevano tutto il diritto di stare sul territorio perché nei loro paesi c’erano delle condizioni socio politiche e che non consentivano di stare liberamente nel proprio paese). Quello dell’accoglienza degli immigrati è una cosa complessa e che è stata studiata anche da questi autori

che vedremo adesso che chiaramente hanno potuto però occuparsi meno del discorso lavorativo perché il lavoro c’era. Quindi quello su cui si gioca la partita politica tra chi pone l’accoglienza, quindi tra chi dice che egli immigrati devono stare qui e chi dice di non volerli sta tutto sul fatto del lavoro e non lavoro in termini assoluti ma sulla percezione che il lavoro ci sia o meno. Questo diventa un tema fondamentale e su uno aspetto simile a questo si misureranno molti degli autori, sociologi appartenenti a questa scuola di Chicago. Avremmo potuto parlare di tante altre scuole statunitensi ma Chicago è emblematica perché Chicago prima del 1900 non esisteva come città, parliamo di un centro urbano che aveva qualche abitante come Campobasso e improvvisamente in 10 anni è arrivato ad averne un paio di milioni, quindi potete immaginare cosa può succedere nelle società in un lasso di tempo così breve. Succede appunto che alcuni di questi autori soprattutto Robert park, purgar, William Thomas poi anche Anderson che viveva come hobow, partono da un tema che non dovete immaginarlo come negativo perché il punto di partenza è la disorganizzazione sociale . se io dovessi dire disorganizzazione uno immagina che non ci sia organizzazione, in realtà non è così. In realtà , qualcuno, successivamente a loro, in particolare Sutherland parlerà di una organizzazione sociale differenziale. Significa che non esiste un organizzazione che va bene per tutti ma esiste un’organizzazione che va bene per alcuni ma che non va bene per altri e è chiaro che il sistema usa per come era fatto, anche per questo strato di cui abbiamo parlato con Tocqueville, quindi associazionismo, comunità, era un qualcosa difficile da gestire per uno che veniva dall’Italia all’inizio del 900 e chiaramente per questo creava quella che verrà poi chiamato conflitto interetnico. Conflitto interetnico non vuol dire che vi erano conflitti fisici ma conflitti culturali che è una cosa ancora più importante. (potremmo fare un esempio più vicino a voi. Quando andate in un locale ci andate da soli? Andate per conoscere qualcuno o qualcosa. Se io devo andare in un posto dove non conosco nessuno posso fare diverse cose: o ci vado in compagnia, parto in compagnia, o vado da solo se solo c’è qualcuno che conosco o altrimenti se non conosco nessuno non vado. Se ci pensate bene è così, andare in un pub e mettersi al bancone da soli è un qualcosa che socialmente non è accettabile. La prima reazione che hanno gli immigrati non è andare a conoscere tutte le persone ma andare a trovare gli italiani. Il polacco va a trovare altri polacchi. Se voi siete in casa con altri amici e non siete di Campobasso, se dovete andare in qualche posto andate con persone che già conoscete perché questo significa poter scambiare due chiacchiere, condividere qualcosa. Ed è lo stesso motivo che ha guidato gli immigrati negli USA). Cosa hanno fatto? Hanno creato delle piccole comunità che ancora adesso insistono. È chiaro che ora non è più come prima ma quel ragionamento, quel modo di tenere le relazioni aveva a che fare con una mancata o incompleta integrazione sociale. E questo è l’argomento principe dell’inizio della riflessione della sociologia americana della società. Cioè, la società cambia in maniera tale che non è più possibile osservare una piena integrazione perché ci sono talmente tante persone e culture insieme che c’è disorganizzazione sociale, non si riesce a mantenere il tutto insieme e questo non era un problema legato al lavoro perché di lavoro ce n’era tantissimo ma era un problema legato alle relazioni. Gli americani non volevano avere a che fare con gli immigrati, come facciamo noi con gli immigrati di adesso. Sono pochissimi gli stranieri o quelli che parlano poco l’italiano che escono con italiani. Sono davvero pochissimi perché c’è una resistenza. voi che siete universitari la prima cosa che si va a guardare quando vai nel posto in cui deve studiare è l’università e più o meno cerchi di trovare un alloggio dove stare che sia più o meno vicino questo perché, un aspetto di cui si occupano molti sociologi, aspetto interessante che viene utilizzato ancora adesso per spiegare molti fenomeni criminali e quelli legati alla devianza è l’utilizzo dello spazio, cioè dove vanno. Dove vanno gli immigrati. Loro hanno verificato che gli immigrati quando andavano a Chicago si sistemavano nella parte centrale della città, nel centro e lì cercavano stanze, mentre la gente di Chicago di spostava dal centro della città proprio perché il centro era diventato un luogo disorganizzato, luogo in cui c’è tantissima gente di ogni tipo e dove chi era di Chicago non si sentiva più a casa propria. Iniziava un processo inverso: chi arriva da fuori va verso il centro e chi stava al centro si sposta verso l’esterno. Loro inventano o meglio utilizzano

uno schema di cerchi concentrici per spiegare l’organizzazione sociale di una città come Chicago che cambiava in maniera repentina. C’è un processo per il quale chi arriva da fuori, quindi gli immigrati, vanno al centro e la popolazione di Chicago si sposta verso l’esterno. Cosa significa che gli immigrati andavano al centro? Significava che aumentava la disorganizzazione e con la disorganizzazione aumentava anche la devianza e quindi la criminalità perché, facendo riferimento ai piccoli paesi molisani ma anche di altre regioni, che in un piccolo paese il controllo maggiore non arriva dalle forze dell’ordine che sono sempre lì a pattugliare, ecc. ma arriva invece dalli stessi paesani e questo succedeva anche a Chicago. Cioè, siccome ci si conosceva, difficilmente si faceva qualcosa di sbagliato perché c’era una condivisione anche culturale. Ma un italiano, in irlandese, un polacco, uno slavo, cc che arriva a Chicago e nel primo periodo non riesce a trovare lavoro o sta in un periodo di sbandamento può fare qualsiasi cosa perché non lo conosce nessuno, non ha un vincolo formale che lo collega alla comunità e quindi quel centro fatto di tante persone che non si conoscevano e soprattutto che non erano in conflitto tra di loro, conflitto di tipo culturale, creano disorganizzazione. perché è importante questa cosa qui? È importante perché apre la via ad un approccio di studio sociologico che è stato definito in quel momento: approccio ecologico.

Ripartire da qui. (orale) Ovviamente non ci deve far pensare all’ecologia ma ci deve far pensare all’ambiente. Cioè un approccio che tiene conto non solo dei soggetti ma anche dell’ambiente; quindi l’ambiente come possibile produttore di problemi sociali tra i quali la devianza anche se non è quello il tema. Il tema è che, tornando al positivismo a Comte, c’era un criminologo medico che credeva di aver individuato nelle caratteristiche fisiche dei soggetti un predittore per la criminalità, cioè lui aveva studiato come molti cadaveri e molti reclusi in carcere o nei manicomi criminali e aveva individuato alcune caratteristiche come ad esempio la fossetta o l’arcata sopraccigliare o il naso, il mento che secondo lui predicevano la criminalità. Cioè se eri fatto in quella maniera eri un criminali o avresti commesso dei reati. Quindi la loro attenzione non è l’individuo, non è che io arrivo in un posto e io sono criminale e mi porto con me la mia criminalità o sto in Italia o negli Usa o in Russia, in realtà è l’incontro tra il soggetto e le condizioni di quell’ambiente che divulgava e quindi l’approccio diventa ecologico. Non guardo solo al soggetto, a come è fatto, allo studio che ha, l’istruzione che ha, la scolarità, la genitorialità, la provenienza(cose che facciamo ancora adesso se ci pensiamo – lui è di quel quartiere o dell’altro oppure facciamo disprezzamenti rispetto al grado di istruzione: non ha nemmeno la terza media). Sono cose che ni diciamo continuamente, le utilizziamo per etichettare dei soggetti senza tener conto che avere una laurea in un contesto dove non serve a niente ci rende peggio di uno che non ha nemmeno la terza media ma che però in quel contesto in particolare è più utile di noi. Ed è questo che dicono loro. Non è quindi disorganizzazione, cioè decido di andare in un posto disorganizzato: no. È che io troverò organizzazione se parto in un certo modo, se ho delle caratteristiche in particolare e se ho delle intenzioni e aspettative particolari. Diversamente un altro soggetto che ne ha diverse dalle mie si troverà nello stesso contesto peggio o meglio. Quindi le caratteristiche dell’ambiente non sono precostituite né dall’ambiente né tantomeno dal soggetto che è nell’ambiente ma si costruiscono nei rapporti tra le persone e qui arriveremo poi all’autore che studieremo successivamente che è George

Herbert Mead dell’interazionismo simbolico. Cioè il centro della riflessione non deve essere né il soggetto, né l’ambiente, quindi né il contesto né le condizioni economico-lavorative, né il sesso, quindi nemmeno le cose ascritte come il sesso, età ma le relazioni, le interazioni tra i soggetti. La realtà non è preesistente alle relazioni. Se non ci sono relazioni tra le persone la società non esiste di per sé. L’interpretazione che diamo della realtà esterna che vediamo non è qualcosa che c’era prima di noi, è qualcosa che è mentre noi stiamo facendo qualcosa e quindi dipende dalle relazioni. Relazioni che non sono solo di tipo fisico ma che sono simboliche e quindi si fondano soprattutto sul linguaggio. Linguaggio che non è solamente linguaggio scritto o parlato, neanche linguaggio dell’esperienza, della trasmissione culturale ma è il vivere in uno stesso periodo, in uno stesso posto, la cultura che è un termine molto difficile che troveremo poi magari quando facciamo Parsons. Allora, la scuola di Chicago. Perché Chicago? Perché è un laboratorio. O meglio, si è rilevato come laboratorio, laboratorio di nuove dinamiche sociali che evidenziano la presenza di un particolare tipo di organizzazione sociale che loro inizialmente definiranno disorganizzazione sociale ma che poi a seguito di una riflessione molto attenta diventerà organizzazione sociale differenziale. Vi faccio capire questa cosa utilizzando il linguaggio di Sutherland che ripeto è un sociologo della devianza, è lui che crea questo termine: sociale differenziale. Significa che se io sono un ladro e lo sono veramente, cioè mi piace rubare, voglio vivere attraverso le cose che rubo, non voglio lavorare, voglio guadagnare facile e veloce quindi io sono un ladro a tutti gli effetti, avrò difficoltà se anziché vivere con gli altri ladri andassi a vivere magari in una famiglia in cui i valori sono diversi quindi la disorganizzazione in assoluto non esiste. Esiste un organizzazione sociale differente per ogni tipologia di soggetto. Quindi quand’è che noi ci troveremo a nostro agio? Quando incontreremo soggetti che condividono la nostra idea di organizza...


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