La scuola di Chicago PDF

Title La scuola di Chicago
Course Sociologia
Institution Università degli Studi di Milano
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La scuola di Chicago Le origini della sociologia americana A partire dell’ultimo decennio del XIX secolo la sociologia è insegnata regolarmente nelle università degli Stati Uniti. La sociologia dei primi esponenti è piuttosto dipendente da quella britannica e soprattutto dalla figura di Spencer e dal suo evoluzionismo. La sociologia nordamericana a cavallo del secolo è contrassegnata da mutamenti molto intensi. L'immigrazione ha ritmi elevatissimi fra il 1870 e il 1920. L'industrializzazione si sviluppa a ritmi altrettanto elevati, e contribuisce a una straordinaria espansione delle aree urbane. In queste condizioni, i problemi dell’immigrazione, dei conflitti interetnici, della disgregazione sociale e della devianza si imponevano con forza all’attenzione degli scienziati sociali. È a questi problemi che si dedicarono particolarmente gli autori della prima grande scuola di sociologia americana, la cosiddetta “scuola di Chicago”.

La scuola di Chicago Le prime cattedre di sociologia vennero istituite in America nelle università dell’Est. Ma il primo dipartimento dedicato agli studi sociologici venne istituito all’Università di Chicago, fondata nel 1892. Primo sociologo a cui fu affidata la direzione fu William I. Thomas. Nella sua opera “il contadino polacco in Europa e in America, egli parla dei polacchi e del processo di “acculturazione” Introduce un nuovo metodo di ricerca; le interviste qualitative basate sulle storie di vita; perché egli credeva fortemente che non si potesse comprendere il comportamento degli immigrati nel contesto di approdo se non considerando la loro intera storia. E inserisce anche la “profezia che si auto adempie” che verrà poi rielaborata da Merton. Essa affermava che definendo una situazione come reale, reali sarebbero state anche le sue conseguenze. Per Thomas, Comprendere il senso attribuito dai soggetti alle situazioni in cui agiscono e quindi al loro agire è fondamentale (come Weber) In seguito la direzione del dipartimento di sociologia venne assunta da Robert E. Park. Sotto la guida di Park si formò una vera e propria “scuola”: un gruppo di insegnanti e di ricercatori interessati ai problemi sociali. La scuola di Chicago è caratterizzata in primo luogo da una fortissima propensione alla ricerca empirica. Questi studi utilizzavano una combinazione di diversi metodi di ricerca: il più originale fu quello noto come “osservazione partecipante” Osservazione partecipante: cioè la parziale immersione del ricercatore per un lungo periodo di tempo nella vita del gruppo che studia. Con gli autori della scuola di Chicago la sociologia esce dalle aule universitarie: cammina per le strade. L'oggetto unificante delle ricerche di questi sociologi è la città.

Chicago è di fatto il loro laboratorio. Il loro approccio è spesso detto “ecologico”: sia nel senso che concepisce il comportamento dei gruppi nello spazio urbano sulla base di un modello naturalistico, sia nel senso che presta particolare attenzione ai contesti fisici entro cui si esplica il comportamento. Distanza sociale  estraneità diventa anche spaziale Park fu l’animatore della scuola. Subì l’influenza di Simmel. Il suo primo interesse fu il giornalismo: con una specifica attenzione al ruolo della stampa quotidiana, che egli concepisce da un lato come “istituzionalizzazione del pettegolezzo”, e dunque come agenzia del controllo sociale, ma dall’altro anche come luogo di formazione dell’opinione pubblica, e dunque come strumento per la critica democratica delle azioni del governo. Vede l’uomo come “marginale”, mai integrato come “punto di osservazione privilegiato” E vede la città come “oggetto unificato” Per gli studiosi di Chicago, del resto, i mezzi di comunicazione di massa sono parte costitutiva dei processi di modernizzazione: essi favoriscono l’integrazione di società sempre più differenziate e complesse. Park resta affascinato dal giornale esattamente in quanto fonte di notizie. Notizie: frammenti di informazione sulla vita sociale che si combinano con le esperienze di prima mano del lettore costruendo la sua immagine del mondo. La teoria sociologica non è però un “sistema”. È piuttosto un insieme di concetti operativi che servono a orientare la ricerca e a mettere ordine fra i risultati. L'assenza dell’ambizione di costruire un sistema teorico generale è stata rimproverata in seguito a Park e alla sua scuola.

Mobilità La nozione chiave per intendere l’essenza della città moderna è quella di mobilità. Il concetto di mobilità ha una ricca storia. A partire dal secondo dopoguerra, verrà definito in termini sempre più precisi e darà luogo a una larga messe di ricerche empiriche. Queste si concentreranno da un lato sulla mobilità geografica e dall’altro sulla mobilità sociale: quest’ultima intende la maggiore o minore possibilità che hanno individui appartenenti a gruppi diversi di ascendere o di discendere socialmente. Nella terminologia di Park e della scuola di Chicago, “mobilità” è sia lo spostamento geografico o sociale, sia anche la vivacità “spirituale” che consegue all’esposizione a stimoli numerosi e vari. Mobilità significa esposizione a qualcosa di nuovo, e dunque apertura: più si è mobili, più si è inclini al mutamento. La maggiore mobilità può comportare sia un maggiore sviluppo delle facoltà individuali che una maggiore disorganizzazione sociale. E la disorganizzazione sociale è indubbiamente uno dei temi a cui Park e i suoi collaboratori sono più attenti. Il suo stabilizzarsi, quando avviene, corrisponde a qualcosa che somiglia a ciò che Durkheim intendeva con “anomia”: nei termini di Park, un’incapacità dell’ambiente sociale di fornire agli individui risorse per soddisfare efficacemente i propri bisogni.

Uno dei concetti tipici di Park e della sua scuola è quello di “distanza sociale”: il sentimento dei membri di un gruppo di essere distinti ed estranei rispetto ai membri di un altro. Ma la distanza sociale tende ad esprimersi in distanza territoriale: sul territorio di una città, i gruppi diversi tendono a collocarsi in aree distinte È questa la base della teoria delle “aree naturali”: le aree geografiche nelle quali la popolazione di una città tende a distribuirsi. L'idea della differenziazione per aree del territorio è molto ampia: secondo Park, ogni città moderna tende a svilupparsi secondo uno schema generale, che però risente ovviamente dell’esperienza americana e lo stesso Park avverte che nessuna città concreta vi corrisponde perfettamente. Ma l’idea che lo spazio di ogni città tenda suddividersi in aree socialmente e funzionalmente dissimili è tuttora valida, così come quella secondo cui le diverse zone possono essere occupate da individui e famiglie che tendono a spostarsi periodicamente per soddisfare i propri bisogni.

Studio della realtà politica e sociale americana:  Necessità di integrare popoli e culture diverse;  Urbanizzazione e industrializzazione  Immigrazione  Differenziazione  disgregazione e disorganizzazione sociale  Conflitti interetnici; cultura- subcultura  Devianza, criminalità, disagio  Personalizzazione, individualizzazione, meritocrazia Il lato critico e negativo è più affermato perché la differenziazione sociale è associata alla parte negativa al rischio di disgregazione e disorganizzazione. Problema dell’integrazione è messo al centro dei loro studi. Come possiamo promuovere l’integrazione (per il bene comune)? Centralità di un’idea di cultura, orientata nel riconoscere nell’integrazione e nella coesione alcuni dei suoi tratti caratteristici. Cultura integrata e coesa, funzionale al bene comune (etnocentrismo- W.G. Sunner che porta a credere che la cultura di appartenenza sia migliore di altre culture.) I principi guida della società sono il valorizzare l’iniziativa individuale e l’autorealizzazione (uguaglianza formale e forte riconoscimento nel diritto delle persone di perseguire il proprio benessere, stesse opportunità di realizzarsi)  impostazione meritocratica, personalizzazione e individualizzazione. Le funzioni della sociologia Idea che la sociologia sia una scienza capace di conoscere la realtà sociale e che abbia come funzione l’orientamento di essa. Sociologia come strumento che permette il controllo della società e l’orientamento delle politiche sociali per il bene di tutti ( istituzionalizzazione della disciplina) La ricerca empirica come veicolo di conoscenza della realtà e poi di intervento in essa.

L’analisi teorica vale se permette di conoscere la realtà è trova la soluzione a problemi concreti (pragmatismo non ottimistico, ma attento alle complessità). La sociologia che ha un approccio pragmatico (parte dallo studio dei problemi con lo scopo di capirne le ragioni e trovare delle soluzioni, sviluppo della ricerca empirica) non ottimistico, ma attento alle complessità. Si sviluppano paralleli metodi quantitativi (inchieste, survey, questionari su grandi numeri…) e Metodi qualitativi: storie di vita, osservazione partecipante. Accento posto sull’intervento sulla società.

PRINCIPALI AUTORI E AMBITI DI STUDIO Sunner, Etnocentrismo: Centralità di un’idea di cultura “integrata e coesa” funzionale al bene comune Veblen (1899), teoria della classe agiata – “consumo vistoso” (ostentazione della ricchezza)  Il capitalismo americano produce ricchezza e disuguaglianza insieme.  Ma lotte di classe meno centrali: difficoltà a creare senso di solidarietà.  Al centro dell'attenzione conflitti interetnici, immigrazione, devianza, disgregazione sociale. Mead: teoria del sé-io-me...


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