Scuola di Toronto e Harold Innis PDF

Title Scuola di Toronto e Harold Innis
Author Mirea Raccagni
Course Organisatie en it
Institution Saba University
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Summary

this is a summary that I created in order to better study the subject, albeit in a simplified way....


Description

Scuola di Toronto CARATTERISTICHE PRINCIPALI Utilizza un approccio teorico dello studio dell’impatto dei Mass Media nella società contemporanea . Nasce e si sviluppa in Canada, nell’Università di Toronto 1963 dall’idea di McLuhan e Harold Innis. Quest’ultimo fondò il Center of Culture and Technology (istituto interdisciplinare FKHFRPSUHQGHGLYHUVHIRUPHG·DUWHPHGLDHWHFQRORJLHSHUO·HVSORUD]LRQHHO·HVSUHIÀRQHGLFRmunità, cultura e identità). Altri esponenti di questa ideologia furono Derick Kerkhove e Joshua Meyerowitz. In questa scuola di pensiero vi era la tendenza nel considerare la tecnologia come variabile indipendente del mutamento sociale. La tecnologia sarebbe motore del mutamento, forza autonoma, che determina il verso della direzione del mutamento della socialità, rimanendo indipendente da essa. È LPSRUWDQWHDSULUHXQDSDUHQWHVLVXOVLJQLÀFDWRGLVRFLRORJLDGHOODFRPXQLFD]LRQHHVRFLRORJLD della cultura per comprendere a pieno le tematiche trattate. Per sociologia della comunicazione si intende la branca della sociologia che studia le implicazioni socio culturali nate dalla mediazione simbolica, in particolare all’uso dei mezzi di comunicazione di massa

Per sociologia della cultura si intende, invece, l’analisi sistematica della cultura idealizzata come insieme di codici e pratiche simboliche utilizzati dai membri di una società. MARSHALL MCLUHAN Fu un personaggio controverso ed emblematico. Le sue teorie vennero spesso considerate contraddittorie. Studiò in particolare l’impatto della stampa e dei media elettrici sulla psiche umana, analizzando il passaggio dalla cultura orale a quella alfabetica. I media elettrici vengono considerati da McLuhan come mutazioni antropologiche della specie umana. Scrisse “Understanding Media” nel 1964 in cui espresse la sua teoria secondo la quale i media HOHWWULFLVLDQRHVWHQVLRQLÀVLFRVHQVRULDOLRYYHro prolungamenti dei sensi dell’individuo e dal SXQWRGLYLVWDFRJQLWLYR(VVLLQROWUHDPSOLÀcherebbero la nostra consapevolezza.

Proseguendo sulla sua teoria, la scrittura non sarebbe altro che l’estensione della memoria del soggetto (contrariamente al pensiero platonico). KDSHUVLQRPRGLÀFDWRLOIXQ]LRQDPHQWRGHOODPHQte umana. A riguardo scrisse anche Walter Ong (altro esponente), sostenendo che la scrittura permette la nascita della coscienza individuale (pensiero in sinJROHXQLWjGLVLJQLÀFDWRLQGLSHQGHQWLGDOFRQWHVWR $QFKHODÀORVRÀDLQWHVDFRPHDWWLYLWjVSHFXODWLYD GHOVRJJHWWRFRPHFDSDFLWjGLULÁHWWHUHDSDUWLUH da un sapere trasmesso, si sviluppa proprio con la nascita della scrittura. /DVWDPSDDPSOLÀFKHUHEEHJOLHIIHWWLGHOODVFULWtura, avviando la nascita della scienza moderna e della diffusione del sapere.

MEDIA CALDI E MEDIA FREDDI Tra le teorie controverse e contestate di McLuhan troviamo la suddivisione dei media in caldi e freddi. I media caldi sono quelli che saturano un solo senso con informazioni dettagliate lasciando poco spazio di interpretazione al fruitore (es Radio, Cinema). I media freddi coinvolgono invece tutti i sensi con partecipazione attiva e coinvolgimento del destinatario (es televisione, telefono). Il fruitore deve attivare la propria immaginazione per sopperire le informazioni mancanti che il medium non fornisce. /DWHPSHUDWXUDGLXQPHGLDqGHÀQLWDDQFKHGDO contesto e dal tipo di esperienza vissuta. )XFRQWHVWDWDLQTXDQWRFRQWUDGGLWWRULDHGLIÀcilmente attuabile in forma pratica. “IL MEDIUM È IL MESSAGGIO” Con questo concetto si avvicina ad Harold Innis secondo il quale il medium comporta un mutamento sociale.

Per capire l’impatto dei media nella società bisogna concentrarsi sul medium stesso. Il vero messaggio risiederebbe, secondo McLuhan, nel mutamento che produce indipendentemente dal suo contenuto. Il medium ci impone per sua natura di veicolare un messaggio piuttosto che un altro. il messaggio va costruito quindi in virtù del medium.

Harold Innis

INTRODUZIONE Harold Adams Innis (Otterville, 5 novembre 1894 – Toronto, 9 novembre 1952) è stato uno storico dell'economia canadese e pioniere negli studi di sociologia della comunicazione. Grande è stata la sua influenza su teorici come Marshall McLuhan, Walter J. Ong e Eric Havelock. L'Innis College dell'Università di Toronto è dedicato alla sua memoria. Caratteristica della sua attività di studioso fu il forte senso di appartenenza al suo paese, il Canada, cui dedicò molti studi di storia economica; e la sua attenzione per i rapporti economici e culturali fra paesi imperialistici e paesi colonizzati. Egli cercò di creare una vera e propria scuola canadese di scienze sociali, che arrivasse a fare a meno di professori "importati" dalla Francia o dalla Gran Bretagna; si batté strenuamente per l'assegnazione di fondi alla ricerca scientifica da parte del governo. Egli considerava fondamentale, per la sopravvivenza della civiltà occidentale, il ruolo delle università come liberi centri di pensiero critico.

LA VITA Nato da una famiglia di modesta condizione in un borgo rurale, Innis decise molto presto che avrebbe esercitato la professione di insegnante. La prima educazione avvenne in scuole di confessione battista, dalle quali egli ritenne per sempre un forte senso dell'impegno individuale e uno spiccato interesse per la religione, pur professandosi, in coscienza, agnostico. Ragioni morali dovette avere forse la decisione di arruolarsi nell'esercito del suo paese, prendendo parte, di conseguenza, ai combattimenti della prima guerra mondiale in Francia. Questa esperienza, per molti versi scioccante, ebbe un effetto duraturo sulla personalità di Innis, ingenerando in lui un forte pacifismo e la consapevolezza delle potenzialità distruttive della tecnologia. Dopo aver conseguito un Master of Arts (MA) presso l'università McMaster a Toronto nel 1918 ottenne due anni dopo un PhD in economia all'Università di Chicago.Inizialmente insegnò economia a Chicago, e successivamente ottenne la medesima cattedra a Toronto, luogo nel quale insegnerà per il resto della sua vita. Anche se ottenne vari riconoscimenti, e divenne nel 1946 presidente della Royal Society of Canada e membro, nel 1949, della commissione governativa canadese sull'organizzazione dei trasporti. Morì prematuramente nel 1952.

IMPERO E COMUNICAZIONI Il ruolo decisivo dei mezzi di comunicazione nella storia dell’Occidente: questo è il tema di Impero e comunicazioni, testo grandioso e ambizioso come pochi altri a cui si sono rifatti tutti i teorici dei media degli ultimi decenni: McLuhan, Ong, Havelock, Goody, solo per citarne alcuni. Dalla società egizia a quella mesopotamica, dalla Grecia classica a Roma, fino alla dominazione coloniale moderna, Innis dimostra l’inscindibile legame tra media e potere.

STORICO DELL’ECONOMIA La sua tesi di dottorato, come molte sue opere successive, fu incentrata sulla storia economica canadese, e in particolare sulla costruzione della Canadian Pacific Railway, la prima e più importante linea ferroviaria del suo paese. Innis dedicò, inoltre, molti studi ai modi della produzione di materie prime in Canada. Il suo metodo di lavoro, largamente influenzato da quello tipico degli studi etnologici era basato tanto sulla tradizionale ricerca d'archivio quanto su quella che egli chiamava esperienza "sporca", ottenuta viaggiando a lungo ed entrando in contatto diretto con i protagonisti delle attività economiche e produttive. Al centro della sua attenzione era in particolare l'interazione fra la geografia, la tecnologia e le forze economiche nel plasmare la vita produttiva di un paese, e le conseguenze culturali dei rapporti commerciali fra gruppi umani diversi (i produttori "diretti", gli intermediari, i compratori). In questo modo egli realizzò un innovativo studio sul commercio canadese delle pellicce, The Fur Trade in Canada: An Introduction to Canadian Economic History apparso nel 1930. Di dieci anni successivo è l'altro importante studio The Cod Fisheries: The History of an International Economy, dedicato alla pesca del merluzzo sulle coste orientali del Nord America, in cui egli si dedica ad analizzare le implicazioni globali del commercio di materie prime fra continenti diversi. Inoltre iniziò ad occuparsi della produzione della cellulosa e della carta.

SOCIOLOGO DELLA COMUNICAZIONE Dagli studi di storia economica alla sociologia della comunicazione il passo per Harold Innis fu breve. La connessione fra questi suoi interessi professionali nasceva dalla "sempre più forte convinzione che le modalità della comunicazione, le «tendenziosità della comunicazione" come le chiamava lui, svolgevano un ruolo almeno pari a quello dell'attività economica nella formazione e direzione della società umana». Riallacciandosi ai suoi studi sull'industria cartaria canadese, egli iniziò a rendersi conto di come l'informazione, e la conoscenza, sono beni come tutti gli altri, che circolano, hanno valore, e danno potere a chi li controlla. Egli operò, all'interno dei mezzi di comunicazione (o media), la suddivisione teorica tra quelli che si sviluppano nel tempo e quelli che si sviluppano nello spazio. I primi hanno una limitata portata geografica, come ad esempio le iscrizioni e le epigrafi su pietra; i secondi sono invece effimeri, ma raggiungono distanze lontanissime, come radio, televisione e giornali.

In particolare egli si occupò dei diversi modi in cui i mezzi di comunicazione determinano il nascere, l'affermarsi e il declinare degli imperi, e in genere i complessi rapporti che si instaurano tra comunicazione e potere economico-politico, fondamentali per la comprensione di quest'ultimo. Innis attribuisce al rapido dispiegarsi dei mezzi di comunicazione di massa, effimeri nel tempo ma geograficamente potentissimi, la «continua, sistematica e spietata distruzione degli elementi di permanenza essenziali all'attività culturale» . Egli era convinto che il futuro della cultura occidentale potesse essere assicurato solo da un ritorno all'equilibrio tra spazio e tempo nei mezzi di comunicazione: di qui la grande importanza da lui accordata alle istituzioni universitarie, in cui è ancora possibile un trasferimento di conoscenze duraturo e svincolato dalla dittatura della tecnologia, e dunque la rivendicazione della loro totale indipendenza dal potere.

JOSHUA MEYROWITZ – NO SENSE OF PLACE (1986) Lo studioso attinge al lavoro di Goffman e McLuhan: In “No sense of Place” analizza l’impatto che la televisione ebbe sulla società nordamericana e canadese degli anni ’60: nello studiare gli effetti della televisione sulla società, Meyrowitz non analizza il contenuto dei programmi televisivi ma sostiene che il medium televisivo, in quanto tale, a prescindere dei contenuti che veicola, abbia cambiato la fisionomia sociale e culturale della società nordamericana. Egli analizza l’impatto che i media elettronici come la radio e la televisione hanno avuto sulla società nordamericana, non analizzando i contenuti veicolati dalla televisione, ma analizzando come sono cambiate le relazioni di genere tra uomo e donna, le relazioni fra bambini e adulti, e come sono cambiate le relazioni fra leader politici e cittadini. Egli giunge alla conclusione che questi mezzi hanno provocato una vera e propria rivoluzione nell’ambito dei rapporti tra uomini e donne: ad esempio, il femminismo negli anni 50 e 60 ha un grande avanzamento proprio grazie a media come la televisione, ma ciò non è dovuto ai contenuti.

I contenuti dei programmi televisivi trasmessi in quegli anni danno luogo ad una rappresentazione della donna fortemente stereotipata e tradizionale: il cambiamento avviene perché le donne, attraverso la televisione, a prescindere dai programmi e dai contenuti, entrano a contatto con una dimensione pubblica (ad esempio attraverso i notiziari) che fino ad all’ora era prevista solamente per gli uomini. Le donne di questa generazione, che hanno accesso a notizie di politica, di attualità, di cultura grazie alla televisione, acquisiscono una maggiore consapevolezza del loro ruolo mettendolo in discussione, e cominciando a muoversi per ottenere una maggiore posizione di rilevanza nella società. Allo stesso modo, i bambini grazie alla televisione entrano a conoscenza di una serie di informazioni che prima venivano nascoste ai più piccoli.

Inoltre, grazie alla televisione si ridefinisce il rapporto esistente fra cittadino e leader politico: le distanze tra i due si riducono notevolmente grazie al medium televisivo. Il cittadino comincia a percepire il politico come più vicino a sè, in quanto la televisione crea in qualche modo una dimensione di confidenza che riduce le distanze tra i due. Il politico acquisisce grazie alla televisione sempre più la fisionomia di “uomo comune”. La televisione, negli anni ’60 contribuisce fortemente nella collaborazione tra leader politico e pubblico: un esempio rappresentativo di ciò è il famoso dibattito tra Richard Nixon e Kennedy che portò alla vittoria di J.F Kennedy. Esso fu uno dei primi dibattiti politici televisivi: la vittoria di J.F Kennedy avvenne anche perché il presidente dimostrò una dimestichezza innata nel confrontarsi con il medium televisivo, a differenza di Nixon che mostrò un’evidente difficoltà nel confrontarsi con questa novità. Questo evento riconfigurò in qualche modo il rapporto che i leader politici avevano con i loro elettori.

LIMITI E CRITICHE DELLA SCUOLA DI TORONTO - IL DETERMINISMO TECNOLOGICO La Scuola di Toronto è stata criticata in quanto accusata di essere permeata da un forte determinismo tecnologico, ovvero una tendenza a trovare nella tecnologia le cause sufficienti e necessarie del mutamento sociale. La sociologia, al contrario, considera l’innovazione tecnologica come prodotto storico e come risposta alle esigenze contingenti di un determinato tipo di sistema sociale. Questo approccio teorico ignora totalmente aspetti contestuali come il rapporto tra tecnologia e società: il potere della tecnologia di provocare mutamento sociale è valido nella misura in cui la società contribuisce a provocare un certo sviluppo di essa. La tecnologia si sviluppa in un modo piuttosto che in un altro in una certa società e in un certo momento storico perché ci sono dei bisogni che spingono gli individui a inventare nuove tecnologie.

È vero infatti che l’introduzione della stampa da parte di Gutenberg ha accompagnato il processo che ha condotto alla scienza occidentale e alla società moderna, ma una visione rigidamente determinista non spiega come mai tale mutamento sia avvenuto in Europa a partire dal XVI secolo e non in Cina dove la stampa a caratteri mobili si era sviluppata secoli prima. Se la tecnologia fosse in grado, da sola di produrre determinati cambiamenti sociali il rapporto tra Oriente e Occidente avrebbe un significato del tutto diverso. Non è quindi corretto affermare che la tecnologia determina la società: si tratta piuttosto di un rapporto di codeterminazione per cui le due si determinano reciprocamente. Sono gli usi stessi della tecnologia da parte della società a determinarla.

CONSIDERAZIONI PERSONALI Dopo aver approfondito l’argomento e indagato sul pensiero dei vari artisti appartenenti a questa corrente di pensiero, ho rivalutato la visione di ciò che è un media. In precedenza non consideravo l’impatto che potesse avere anche soltanto sull’opinione pubblica. Questo perché essendo cresciuta in un periodo storico pregno di comunicazione e media , li ho sempre percepiti come elementi intrinsechi nel vivere comune. In particolare documentandomi sull’influenza della scrittura, sulla mente e sulla filosofia, è stato addirittura complesso ragionare sui suoi effetti in quanto, perlomeno per me, sono pilastri quasi “scontati”. In conclusione mi sento di dire che, per quanto alcune teorie fossero controverse o in qualche modo contraddittorie, studiarle e cercare di capirle è stato quantomeno uno spunto per rivalutare i passi che ha fatto la società e il perché del suo attuale stato. Tiboni Laura Andrea

“Sono gli usi stessi della tecnologia da parte della società a determinarla.” questa è stata la parte che mi ha colpito di più, ovvero una continua riflessione che ancora oggi avviene, quante volte ci chiediamo infatti se effettivamente l’uso continuo della tecnologia abbia un effetto (benigno o maligno) sulla nostra società o persona? Io personalmente me lo domando spesso, a volte mi capita anche di distaccarmi forzatamente da alcuni mezzi tecnologici, in particolare social network come Instagram, Twitter, TikTok, per paura di subire un cambiamento di ciò che sono, a causa dell’influenza di tali strumenti. La domanda però che mi sorge (dopo aver constatato che gli individui inventano le tecnologie per necessità) è: abbiamo paura della tecnologia o forse temiamo più chi la crea, ovvero l’uomo? A parer mio uno strumento non condizionato dall’uso umano rimane innocuo, come una macchina senza guidatore, è impossibile che investi qualcuno di sua spontanea volontà. Muraccini Giada...


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