Scuola e società (Dewey) PDF

Title Scuola e società (Dewey)
Course Pedagogia generale
Institution Università degli Studi di Firenze
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Scuola e società (John Dewey) 1. La scuola e il progresso sociale Noi tendiamo a considerare la scuola dal punto di vista individuale, infatti ciò che ci interessa è il progresso fatto da quel determinato fanciullo, il suo sviluppo fisico, il suo profitto nell’attività di leggere, scrivere ecc. Attraverso questi fattori giudichiamo il lavoro della scuola. Tuttavia bisogna allargare il nostro orizzonte e volere che questi aspetti valgano per tutti i ragazzi. “dove c’è qualcosa che cresce, uno che forma val più di mille che riformano.” Orazio Mann I cambiamenti nel metodo sono dovuti al mutamento della società per cui è importante informarsi sugli aspetti principali del moto sociale. Il primo cambiamento riguardo il passaggio da società agricola a società industriale. Le abitudini di vita si sono trasformate rapidamente. Il sistema della fabbrica è stato preceduto, infatti, dall’organizzazione familiare e del vicinato. Inizialmente era la famiglia il centro intorno a cui si raccoglievano tutte le forme tipiche di attività industriale. All’interno di questo processo non è da trascurare l’importanza del contatto con la natura perché, le lezioni a scopo informativo, per quanto numerose, non potranno mai sostituire le conoscenze sulle piante e sugli animali poiché le lezioni oggettive non potranno mai sostituire le conoscenze che si ottengono vivendo. Le condizioni fondamentali, però, sono mutate nel corso degli anni e, le occupazioni che si svolgevano nell’ambito di casa sono state eliminate a vantaggio della concentrazione dell’industria e della divisione del lavoro. Il rimedio può venire soltanto da una radicale trasformazione dell’educazione. Se guardiamo verso la scuola troviamo che una delle tendenze attuali preferite è quella di introdurre il “lavoro manuale”, il laboratorio e le occupazioni familiari del cucinare e cucinare. Sarebbe però importante considerare anche l’aspetto del “lavoro” poiché rende i soggetti svegli e attivi, più utili e capaci e quindi più inclini ad aiutare la famiglia e quindi “preparati” ai doveri pratici della vita. Società: un certo numero di individui tenuti insieme dal fatto di lavorare in una stessa direzione con uno spirito comune, avendo mire comuni. Il motivo per cui la scuola attuale non può perseguire questi fini è proprio la mancanza dell’elemento di attività comune. La scuola presente, difatti, si adopera a preparare futuri membri dell’ordine sociale in un ambiente in cui sono in gran parte assenti le condizioni dello spirito sociale. Infatti, in una situazione del genere la mutua assistenza, invece di essere una forma di cooperazione sociale diventa uno sforzo di alleggerire il vicino dei suoi doveri. La vita scolastica si organizza come una società. Purtroppo la scuola è stata tenuta talmente in disparte che il luogo dove i ragazzi sono mandati per disciplinarsi è quello in cui è più difficile conseguire esperienza. Quello che dovrebbe differenziare il lavoro scolastico da quello sociale è il fatto che, nel regime produttivo, il ragazzo partecipa al lavoro non per il gusto di parteciparvi bensì in vista del prodotto. Nella scuola, invece, le tipiche occupazioni cui si dedica sono libere da qualsiasi pressione economica. Lo scopo è lo sviluppo della capacità e dell’intelligenza sociale. Nelle attuali condizioni il così detto lavoro manuale o costruttivo deve diventare un indispensabile strumento di libera e attiva partecipazione alla vita sociale moderna. Se, poi, ci volgiamo indietro di qualche secolo ci imbattiamo in un monopolio del sapere. Il termine “possesso” del sapere indica come il sapere fosse patrimonio di classe e che non esistevano mezzi per rendere accessibili a tutti le sorgenti intellettuali. Ne conseguiva che le verità fossero custoditi da una casta sacerdotale del sapere che li distribuiva alle masse con rigide restrizioni.

Fortunatamente la rivoluzione industriale ha portato all’invenzione della stampa che ha scatenato una rivoluzione intellettuale poiché la cultura è stata messa in circolazione. Per cui tutti quei cambiamenti del nostro sistema sociale che sembrano meri cambiamenti di dettaglio sono, in realtà, segni e testimonianze dell’evoluzione. Quando la scuola farà di ogni ragazzo della società un membro di questa piccola comunità, lo avrà impregnato dello spirito di servizio, e gli fornirà degli strumenti di autogoverno, avremo la più profonda e migliore garanzia di una più grande società rispettabile, amabile e armonica. 2. La scuola e la vita del fanciullo “Io giravo per i negozi di suppellettili scolastici in cerca di banchi e seggiole che fossero i più adatti da tutti i punti di vista ai bisogni dei fanciulli. Desiderate qualcosa con cui i ragazzi possano lavorare, questi sono fatti tutti per ascoltare. Avete, in queste parole, la storia dell’educazione tradizionale.” Tutto è fatto “per ascoltare”. Dal momento che i ragazzi agiscono, inoltre, si individualizzano ossia cessano di essere una massa diventano esseri nettamente distinti come li abbiamo conosciuti fuori di scuola, in casa, in famiglia, sul di campo da gioco e nel vicinato. I punti tipici della vecchia educazione: - La passività dell’atteggiamento - Il meccanico inquadramento in massa dei ragazzi - L’uniformità dei programmi e del metodo - Il centro di gravità è fuori dal fanciullo perché è nel maestro, nel testo scolastico ma non nell’attività immediata e negli istinti del ragazzo stesso Adesso nella nostra educazione si sta verificando lo spostamento del centro di gravità. Nel nostro caso il fanciullo diventa il sole intorno al quale girano gli strumenti dell’educazione (puerocentrismo). Il ragazzo apprende attraverso la conversazione e l’ordinamento sociale della famiglia. Il fanciullo, inoltre, partecipa inoltre alle occupazioni casalinghe poiché questo fattore è utile per avanzare nella conoscenza. Innanzitutto la “casa ideale” deve allargare le sue pareti perché il fanciullo deve essere portato in contatto con un numero maggiore di adulti e di ragazzi di modo che lo circondi una vita sociale più libera e ricca. In secondo luogo le occupazioni e le relazioni della vita domestica non sono scelte a bella posta per promuovere lo svolgimento del fanciullo, infatti il problema dell’educazione è il problema di come dominare le sue attività per indirizzarle. Per il fanciullo, ad esempio, desiderare semplicemente di cuocere un uovo, immergerlo nell’acqua per tre minuti e tirarlo fuori quando gli viene detto di farlo non è certo educativo. Lo è giungere all’appagamento del proprio impulso mediante l’esame dei fatti, dei materiali e delle condizioni fra le quali operare, adattando poi il proprio fare alle nozioni conseguite. Questa è la differenza tra l’eccitare o l’appagare un interesse ed il dirigere il ragazzo ad appagarlo da sé. Se vogliamo, poi, classificare gli impulsi che hanno peso nella scuola ne distinguiamo quattro, che rappresentano le risorse naturali dal cui impiego dipende l’attiva crescenza del fanciullo. - Istinti sociali  come si manifestano nella conversazione e nei rapporti personali. Di un’esperienza che deve toccarlo immediatamente, se lo deve interessare abbastanza per parlarne ad altri e chiedere il loro parere al riguardo. - Istinto del fare  impulso a costruire. Si esprime nel gioco, nel movimento, nei gesti, nell’inventare. - Istinto dell’investigazione  pare venir fuori dalla combinazione dell’impulso alla costruzione con quello dalla conversazione o comunicazione. - Istinto artistico  nasce dagli istinti della comunicazione e della costruttività ed è collegato all’istinto sociale. Ossia il desiderio di rappresentare.

Così, mentre l’istinto chiama fin da principio all’attività sociale l’interesse del ragazzo per le persone e per quello che fanno è incanalato per un più largo mondo di realtà. Questo cambiamento modifica l’intera attività linguistica della scuola. Nei manuali di pedagogia il linguaggio è definito come il mezzo per esprimere il pensiero ma occorre precisare che si tratta, prima di tutto, di un fatto sociale, un mezzo mediante il quale noi comunichiamo le nostre esperienze agli altri e riceviamo le loro. Poiché il linguaggio insegnato è innaturale, la libertà dei ragazzi nell’adoperarlo a poco a poco sparisce. Quando invece l’istinto del linguaggio è sollecitato in modo sociale c’è un continuo contatto con la realtà per cui il ragazzo ha sempre nella sua mente qualcosa da raccontare, qualcosa da dire, ha un pensiero da esprimere, ed un pensiero non è tale finchè non è soltanto nostro. Il ragazzo che possiede una varietà di materiali e di fatti desidera parlare di essi ed il suo linguaggio diventa più scelto e pieno per il fatto che è controllato e compenetrato da cose reali. Dewey definisce poetico questo linguaggio perché il ragazzo ha una chiara immagine e un sentimento personale per la realtà immaginata. Oggi sentiamo molto parlare di cultura della “immaginazione infantile”. L’immaginazione è rappresentata dall’ambiente in cui il ragazzo vive. Il problema della relazione della scuola con la vita del fanciullo è, in buona sostanza, semplicemente questo: dobbiamo utilizzare l’intera storia e l’intera scienza come strumenti di richiamo e materiali per coltivare la sua immaginazione. Dove noi vediamo soltanto ora il prodotto esterno vi è, dietro, il raddrizzamento dell’atteggiamento mentale, la visione ampliata per riuscire ad arrivare all’ultimo dei fini, ossia utilizzare la scuola per raggiungere un benessere sociale e ambientale. 3. Sperperi nell’educazione Si intende la scuola come istituzione in rapporto tanto con la società quanto con i suoi membri, i ragazzi. Si occuperà del problema dell’organizzazione perché ogni spreco è conseguenza di un difetto in essa. Il primo spreco è quello della vita umana, della vita di fanciulli durante il periodo della frequenza scolastica e dopo per colpa di una preparazione inadeguata e innaturale. Organizzare significa coordinare le cose in modo che esse operino con facilità, flessibilità e pienezza. Quindi nel parlare di sperperi nell’educazione desidero richiamare l’attenzione sull’isolamento delle varie parti del sistema scolastico, sulla deficienza di unità negli scopi dell’educazione, sul difetto di coerenza nei suoi studi e metodi. Il sistema scolastico si è sviluppato dall’alto in basso. Durante il medioevo è stato essenzialmente un aggruppamento di scuole professionali, in particolar modo legge e teologia. Il “giardino dell’infanzia” (ripreso da Froebel) deriva dalla nursey e dalla filosofia di Schelling. Vi è quindi una certa azione reciproca tra il giardino d’infanzia e la scuola primaria, infatti gli elementi che provengono dallo studio effettivo della vita infantile sono rimasti una forza suscitatrice di vita in ogni educazione. La scuola primaria venne fuori praticamente dal moto popolare del XVI secolo, nel quale, in seguito all’invenzione della stampa diventò necessario saper essere alfabetizzati. Lo scopo era l’utilità, ossia dare il dominio di questi strumenti, i simboli del sapere, non per amore del sapere ma perché essi davano accesso a carriere altrimenti inaccessibili. Precedentemente alla scuola primaria vi è la scuola di grammatica, il cui compito fu lo studio della lingua nel senso più elevato. Le lingue classiche, infatti, erano gli unici mezzi per sottrarsi agli angusti limiti del medioevo. Il suo primo oggetto è stato la cultura, poi la disciplina. Essa rappresentava l’elemento liberale del collegio, che stendendosi verso il basso generò l’accademia e la scuola media, le scuole tecniche e normali. Le scuole di tecnologia, ingegneria ecc derivano, in particolar modo, dal corso degli avvenimenti del XIX secolo come la scuola. Prendendo in esame le scuole normali (scuole per la preparazione dei maestri) vediamo che esigono la preparazione necessaria per la scuola media e compiono una parte del lavoro del collegio. Da un lato sono

separate dalla materia più alta del sapere poiché, nell’insieme, il loro oggetto è di insegnare COME si insegna piuttosto il CHE COSA si insegna. Inoltre è importante notare come le scuole non siano collegate tra di loro e abbiano fini diversi, come esempio di mala organizzazione. Dal lato amministrativo il grande problema dell’educazione è quello di assicurare l’unità del tutto e di ridurre lo spreco che deriva dall’attrito, dai doppioni e dai collegamenti arbitrari. Dal punto di vista del ragazzo, il grande sperpero che avviene nella scuola deriva dalla sua incapacità di utilizzare nel quotidiano strumenti, esperienze e possibilità create a scuola. In questo consiste l’isolamento della scuola, il suo isolamento dalla vita. I ragazzi hanno bisogno di imparare ciò che ha valore invece di mere banalità. Deve imparare a conoscere verità, non nozioni che erano considerate verità cinquant’anni or sono e che continuano ad essere prese sul serio dalla scarsa intelligenza di un insegnante incolto. L’edificio scolastico ha inghiottito l’ambiente circostante. Questo sta a dimostrare che la scuola deve uscire dal suo isolamento e stringere un legame organico con la vita sociale, di cui abbiamo parlato. Il ragazzo porta con sé quel che impara a casa e l’utilizza a scuola e viceversa. Quel che desideriamo, difatti, è che il ragazzo vada a scuola con mente e corpo e che la lasci arricchito sotto entrambi i punti di vista. Anche la stanza per la ripetizione ha la sua importanza. È quella in cui i ragazzi portano esperienze, i problemi, i quesiti, i fatti particolari in cui si sono imbattuti e li discutono, per cui nuova luce può essere versata su di essi, particolarmente nuova luce partendo dalle esperienze altrui. 4. Psicologia dell’istruzione elementare Gran parte del pubblico è interessata a quello che avviene giornalmente a scuola in rapporto diretto con i ragazzi. Una scuola non può trascurare questo aspetto della sua attività poiché da esso dipendono la fiducia dei suoi clienti e la presenza dei suoi alunni. La parte più importante del suo lavoro è quella scientifica, vale a dire il suo contributo allo sviluppo del pensiero educativo. Il suo compito, infatti, è quello di considerare l’educazione infantile alla luce dei principi dell’attività intellettuale e dei processi di sviluppo resi noti dalla psicologia moderna. Tale compito è infinito. Tutto quello che una scuola può fare è recare dei contributi alla soluzione di qualche aspetto del problema, e di sostenere la necessità di considerare l’educazione da tale prospettiva, sia teoricamente che praticamente. Per affrontare questi problemi è opportuno mettere in rilievo il contrasto tra la psicologia contemporanea e quella precedente. Si tratta di un triplice contrasto poiché la psicologia precedente considerava lo spirito come un’entità puramente individuale in nudo e diretto contatto con un mondo esterno. La tendenza attuale è quella di concepire lo spirito individuale come una funzione della vita sociale, come incapace di operare e di svilupparsi da solo, ma bisognoso di nuovi stimoli continui da parte di fattori sociali e trovante il suo nutrimento nelle risorse sociali. E’ vero che la natura deve fornire i suoi stimoli fisici di luce, suono, calore ecc. ma il significato che questi assumono e l’interpretazione che se ne dà dipendono dai modi con cui la società, nella quale il fanciullo vive, agisce e reagisce nei loro confronti. Il fanciullo impara quindi a valutare e a trattare il puro stimolo fisico mediante l’imitazione, la suggestione, l’istruzione diretta e più ancora mercè l’apprendimento indiretto e consapevole. Si dimenticava che lo studio deve essere assimilato come parte organica dei suoi bisogni e dei suoi fini attuali. L’emozione e l’impulso occupavano in essa un posto soltanto accidentale e secondario. Altro punto di contrasto sta nella concezione moderna dello spirito come essenzialmente processo di sviluppo e non oggetto immobile. Adesso, invece, crediamo che lo spirito sia una realtà in sviluppo e quindi in mutamento, che presenta fasi distinte di capacità e di interesse nei differenti periodi. Comunque, l’unico modo per fare scoperte in questo campo rimane quello di provare. Poiché, rifiutarsi di farlo, e affidarsi ciecamente alla tradizione, quando la ricerca della verità implica lo sperimentare l’ignoto, significa rinunciare alla sola strada che può condurre a convincimenti razionali nel campo educativo.

È opportuno considerare anche le fasi dello sviluppo.  primo stadio (4-8 anni) è caratterizzato dall’immediatezza degli interessi personali e sociali e dall’immediatezza e prontezza con cui si effettua il rapporto fra impressioni, idee e azioni. Inizialmente si sceglie il materiale più vicino al fanciullo, come la vita familiare ed il vicinato, si procede poi a qualcosa di un po’ più lontano, come le occupazioni sociali. Il materiale non viene presentato sotto forma di lezioni ma come qualcosa che deve essere immesso nella stessa esperienza del fanciullo attraverso attività sue proprie.  secondo stadio (8-12 anni) il fanciullo non trae più soddisfazione diretta da un puro gioco di attività. Deve sentire di compiere qualcosa che porti a risultati definiti e costanti. Il problema consiste, pertanto, nel differenziare l’unità vaga dell’esperienza in tipiche fasi caratteristiche. a questo studio devono andare unite delle escursioni che permettano per quanto è possibile al ragazzo di ottenere dall’osservazione diretta i dati che egli adopererà per riprodurre con la sua immaginazione costruttiva degli ambienti più remoti. Fondamentale è anche il dominio dei simboli sociali e convenzionali, dei simboli del linguaggio e della quantità. L’importanza di questi strumenti è così grande che il programma tradizionale del leggere, scrivere e far conto è fondato su di essi. Queste materie sono sociali in doppio senso. Rappresentano gli strumenti che la società si è foggiata a poco a poco nel passato per le sue conquiste intellettuali. Sono esse le chiavi che schiuderanno al ragazzo la ricchezza del capitale sociale che si sottrae al raggio della sua limitata esperienza individuale. E’ necessario quindi: 1- dare al ragazzo una quantità abbastanza grande di attività personale in occupazioni, espressione, conservazione, costruzione ed esperimenti in modo che la sua individualità morale e intellettuale non sia sommersa da una sproporzionata quantità di esperienza altrui a cui i libri lo introducono. 2- Che questa esperienza più diretta sia organizzata in modo tale da far sentire al ragazzo il bisogno di ricorrere agli strumenti sociali tradizionali e padroneggiarli L’esperienza fatta fin’ora nella scuola sperimentale dell’Università di Chicago indica che: - I modi più diretti di attività di lavoro presentano innumerevoli opportunità per l’uso di leggere e scrivere. Tali attività possono quindi essere introdotte come prodotti organici dell’esperienza del ragazzo. - L’incremento di attività e intelligenza che deriva da questi studi rende possibile una riduzione del tempo che si dedica loro comunemente. - L’impiego finale dei simboli è più intelligente e meno meccanico per cui un accrescimento del potere e non una semplice forma di godimento. D’altra parte una crescente esperienza sembra avvalorare i seguenti punti: - Che è possibile far appello al potere di creazione del fanciullo quando gli si insegna a riconoscere e ad impiegare i simboli, avendo così il vantaggio di conseguire limitati e definiti risultati coi quali il ragazzo può misurare i suoi progressi. - Il non aver tenuto conto di questo fatto ha portato a posporre alcune fasi di questa attività. In questo modo il ragazzo avverte come un compito increscioso ciò che avrebbe potuto essere una forma di potenza creativa - Certe volte una materia di quelle in programma deve essere posta al centro rispetto alle altre e il ragazzo sarà portato a riconoscere che ha un potere o un’abilità sulla cui linea egli può progredire e che può adoperare indipendentemente. 5. I principi educativi di Froebel 1- Il principale scopo della scuola è di addestrare i ragazzi ad una vita di cooperazione e di reciproco aiuto, a promuovere in loro la consapevolezza dell’interdipendenza. 2- La radice principale di ogni attività educativa è riposta nelle attitudini e nelle attività istintive e impulsive del fanciullo. Innumerevoli attività spontanee dei fanciulli costituiscono le pietre miliari del metodo educativo. 3- Queste attività e tendenze individuali sono organizzate e dirette attraverso l’impi...


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