Didattica tra museo e scuola zuccoli sfp PDF

Title Didattica tra museo e scuola zuccoli sfp
Author Alessia Gandelli
Course Educazione all'immagine
Institution Università degli Studi di Milano-Bicocca
Pages 30
File Size 664.1 KB
File Type PDF
Total Downloads 112
Total Views 143

Summary

Download Didattica tra museo e scuola zuccoli sfp PDF


Description

DIDATTICA TRA MUSEO E SCUOLA Insegnare è un atto di seduzione, nel significato del “condurre con sé”, come educere per “educare”: l'insegnante deve suscitare desiderio e curiosità. La scuola deve dialogare con il mondo. Laboratori di Munari: fondamentale il “pensiero progettuale creativo” → renderli consapevoli autori di esperienze connotate dalla centralità della relazione con le opere, per una rielaborazione personale e creativa. CAPITOLO PRIMO: l’avvio di un percorso di conoscenza tra museo e scuola 1.1 Educazione formale, non formale e informale Scuola non esaurisce tutte le esperienze educative, l' essere umano apprende in ogni situazione, entrando a contatto e osservando gli altri. Durkheim: l'educazione è l'azione esercitata dalle generazioni adulte su quelle che non sono ancora mature per la vita sociale. Ha per fine suscitare nel bambino stati fisici, intellettuali e morali. Pietro Bertolini: ESPERIENZE EDUCATIVE SPONATEE: senza la presenza necessaria di altre figure; ESPERIEZIENZE EDUCATIVE INTENZIONALI: l'intervento esterno risulta importante. ESPERIENZE NON DICHIARATAMENTE INTENZIONALI: l'intenzionalità esiste ma non è dichiarata. Per quanto riguarda la formalizzazione dell'apprendimento: Educazione formale: sistema d'istruzione (apprendimento formale quello scolastico, obbligatorio, docenti professionisti, parametri nazionali, attestazione con certificati spendibili nel mondo del lavoro) Educazione non formale: extra scuola (apprendimento non formale è volontario, fuori dalla scuola, in situazioni in cui insegnamento-apprendimento non è lo scopo principale, insegnanti volontari o facilitatori, certificazione non prevista) Educazione informale: apprendimenti che a volte si realizzano senza nemmeno essere previsti, spontaneità esperienze, globalità proposte (apprendimento informale è volontario, slegato da tempi e luoghi specifici, non prevede obiettivi, individuo acquisisce competenze, conoscenze e abilità facendo in contesti diversi da scuola. Prospettiva di Feeling learnig → Delors: learnig to know, learning to do, learning to live toghether, learning to be: per una formazione intesa come risorsa permanente di crescita umana e sociale. Rohs → alcune fondamentali differenze tra apprendimento formale e informale: Formale: inttenzionalità d'apprendimento; riguardo al supporto all'apprendimento: c'è un ausilio pedagogico organizzato; un controllo esterno, regolamentato; contenuti organizzati; apprendimento cosciente, consapevole; conoscenza teorica. Informale: si muove sulle linee del problem solving; domanda non organizzata; autodeterminazione del singolo; contenuti olistici; apprendimento parzialmente inconscio; si ottiene conoscenza esperienziale. → solo dalla loro combinazione otterrò un apprendimento produttivo. 1.2 Il museo luogo di mediazione culturale, tra educazione formale e informale Scuola luogo privilegiato di apprendimento formale, ma necessità di renderla più aderente alla realtà, aprirla verso luoghi culturalmente significativi --> museo luogo ideale per sostenere e incrementare il processo di apprendimento. Il museo si pone come luogo di mediazione culturale, funge da ponte tra gli oggetti culturali e i visitatori. Una mediazione che parte dalle cose esposte, fortificata dall'apparato espositivo (allestimento, didascalie, cartellini), che si concretizza nella presenza degli educatori museali. L'operatore museale dovrebbe cercare di puntare sulla funzione di mediatore più che di docente, senza voler insegnare in modo esplicito, ma aprendo alle mille possibilità che gli oggetti possono sollecitare, stimolando contatto attivo, facendo emergere sempre nuove domande. Il museo è luogo di educazione informale o almeno dovrebbe esserlo (processo di apprendimento guidato da chi apprende), ma spesso si limita a trasferire le stesse modalità usate a scuola. Da alcuni decenni però forme sempre nuove di mediazione. Nell'educazione informale il processo di apprendimento è condotto da chi apprende; l'educatore deve riuscire a mediare i contenuti. L'accompagnamento è fatto dagli stessi docenti e ciò è positivo perché significa possibilità di continuità nel processo di apprendimento anche all'interno dell'aula scolastica. Pubblico: Emma Nardi divide in fruitori spontanei e fruitori non spontanei (scolaresche: la visita viene decisa dagli insegnanti e difficilmente i ragazzi sono direttamente implicati in questa decisione). 1.3 Scuola e museo: prime affinità e differenze

Sia scuole che museo concorrono alla conservazione e alla trasmissione culturale, ma con obbiettivi e modalità differenti. SCUOLA

- obiettivo prioritario educare e istruire - obbligatoria - utenza divisa in gruppi fissi omogenei per età - si basa su libro e parola - stare seduti - senso udito maggiormente sviluppato: informazioni fornite oralmente.

MUSEO

- fine educativo a fianco di raccolta, conservazione, ricerca ed esposizione - pubblico libero - gruppi misti e temporanei - si basa sugli oggetti esposti - camminare - senso vista: presenza di molti oggetti e mezzi visivi

Rèmi Martineau: il museo si presente al pubblico come spazio nuovo, rispetto alla scuola, che invece si caratterizza per una costanza di luoghi, persone, abitudini. Il punto di svolta nella proposta museale è la presenza dell'oggetto culturale autentico, che crea occasione di incontro. Caillet e Coppey individuano 4 punti che identificano l'azione del museo: - simulazione - Interattività - Risorse concrete - Temi al posto di discipline Nel museo si impara guardandosi attorno, facendo le proprie considerazioni, si impara osservando, descrivendo, leggendo le didascalie, creando connessioni. CAPITOLO SECONDO: Quale idea di museo? 2.1 Breve storia della parola "museo" Nome museo deriva dal greco Mouseion, luogo dedicato alle Muse (nella mitologia le 9 figlie di Zeus e Mnemosine, dea della memoria, e sono protettrici di dotti, ispiratrici di poeti, artisti, scienziati. Ruolo fondamentale di mediazione tra sapere divino e sapere umano). Valore del ricordo, del permanere delle cose, che le Muse assumono in sé. Prima denominazione istituto culturale dell'antica Alessandria d'Egitto, costruito per ospitare i saggi, giunti per studiare nella ricchissima biblioteca di Tolomeo I Soter. Non stesse funzioni del museo attuale, ma spazio di studio e riflessione. Questo in effetti era già stato fatto in precedenza: il primo mouseion era annesso alla scuola che Platone fondò nei giardini di Accademo e che venne chiamata "accademia" e venne frequentato per anni da Aristotele che poi ne fondò uno a fianco della propria scuola. La differenza è che quello di Alessandria nasce non come iniziativa di un privato, ma dalla scelta consapevole di uno stato. Altra particolarità costruzione si un Serapeion, tempio dedicato alla divinità greco-egiziana Serapide, posto accanto al mouseion, in cui gli oggetti votivi offerti dai fedeli erano sottratti al circuito economico ed esposti all'ammirazione dei visitatori, comunicando quindi il valore di queste realizzazioni. Il termine "museo", coniato dalla cultura ellenistica, è quindi in grado di racchiudere in se sia la funzione "conservativa" (il serapeion) sia quella culturale-educativa (il mouseion). In epoca romana: andava ad indicare una grotta naturale o artificiale ornata di mosaici e sculture. È nell'umanesimo che il luogo delle studio degli eruditi si arricchirà di testimonianze figurative e oggettuali, es. Petrarca. 1523 --> Erasmo da Rotterdam nel Convivium religiosum indica il musaeum come il luogo fisico in cui accade l'esperienza di studio degli intellettuali. 1536 --> Paolo Giovio si fece costruire un edificio sul lago di Como per contenere e disporre cose preziose (raccolta di antichità e monete) e ritratti di uomini insigni. Lo chiama museo per la presenza della decorazione delle Muse in una stanza. Ebbe notevole successo tra i contemporanei. 1621 --> Altra accezione dal Cardinale Borromeo, che affianca alla Biblioteca Ambrosiana una Pinacoteca a cui dona la sua Quadreria (ampia raccolta di arte figurativa). Questa doveva servire come sussidio per una futura scuola o accademia di pittura, scultura o architettura che promuovesse l'arte

secondo i dettami del Concilio di Trento. 1658 --> Comenio in orbis sensualium pictus descrive il museo come luogo dello studio solitario, contatto diretto con gli scritti 1644 --> Bellori conferma l'uso si Giovio, cioè fare delle proprie dimore le case delle Muse Altra natura l'opera istituzionale di alcuni sovrani che avevano deciso di dare ai sudditi la possibilità di fruire delle opere d'arte. Es. 1471 Papa Sisto IV dona alla città di Roma un insieme di statue bronzee da collocare sul Campidoglio (infatti nucleo originario dei Musei Capitolini). Questo sia per salvaguardare le opere, sia come propaganda politica. Nel tempo la collezione crebbe ma fu solo nel 1734 con Clemente XII che venne aperta nel Palazzo Nuovo la sede espositiva al pubblico --> primi musei moderni, cioè insieme di beni artisti protetti e conservati, posti a disposizione di una comunità. Altre date simboliche: 1753: costruzione a Londra da parte del parlamento del primo nucleo del British Museum 1765: voce Musée nell'Encyclopedie di Diderot e D'Alembert 1769: apertura degli Uffizi a Firenze 1792: a Parigi palazzo del re diventa museo pubblico (Museum Francois che poi diventerà Louvre) 1797: Kaiser-Friedrich Museum di Berlino con raccolte reali Al termine del 700 il termine museo aveva assunto una parte del significato attuale. Definizione dell'ICOM del 2007: "Il museo è un'istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo. È aperto al pubblico e compie ricerche che riguardano testimonianze materiali e immateriali dell'umanità e del suo ambiente; le acquisisce, le espone a fini di studio, educazione e diletto." Accanto ai primitivi atti di conservare e raccogliere, si sono affiancati nel tempo quelli di esporre e ricercare. Una cosa che manca però e che è necessaria oggi per dichiarare un luogo museo, è la funzione comunicativa ed educativa, che contempla la fruizione del pubblico. 2.2 Dalla parola all'azione: collezionare. Il ruolo degli oggetti Riviere definisce il museo "machine a collectionner", etimologia latina cum lectio, intesa come scelta o comprensione d'insieme. Il primo collezionista è Dio creatore dell'antico testamento e Noè ruolo simile a curatore museale. (Lugli) In generale moltissime le collezioni delle varie civiltà in tutto il mondo. L'uomo infatti ha sempre conservato oggetti (es. corredi funerari fin dalla preistoria, nella civiltà egizia, mesopotamica). Inoltre non solo l'uomo ma anche specie molto semplici collezionano (es. Textularia, animale unicellulare che raccoglie sulla sua teca granuli e frammenti per formare il guscio). I bambini spontaneamente raccolgono e collezionano oggetti, è una pulsione umana. Inizialmente una raccolta causale e poi sempre più intenzionale, arrivando poi all'organizzazione di vere e proprie collezioni, pensate nella tensione finale verso l'obbiettivo d un completamento. Aspetto differente è la necessità dell'uomo di avere cose che superino la durata effimera del quotidiano e che per questo riescano a sopravvivere agli stessi creatori, garantendo così la loro sopravvivenza. COLLEZIONI NELLA STORIA Collezione: "ogni insieme di oggetti, naturali o artificiali, mantenuti fuori dal circuito economico, soggetti a una protezione speciale in un luogo chiuso sistemato a tale scopo, ed esposti allo sguardo del pubblico". (Pomian) Caratteristiche necessarie perché si possa parlare di collezione: non avere più un valore d'uso e essere dei semiofori (oggetti che non hanno utilità, ma rappresentano l'invisibile, sono cioè dotati di un significato. Non essendo manipolati, ma esposti solo allo sguardo, non subiscono usura).Hanno però ancora il loro valore di scambio. Nei criteri della scelta effettuata dal collezionista, molte le variabili: originalità, rarità, preziosità, regolarità, bizzarria.. questi oggetti carichi di significati, mantengono in sé la memoria personale, ma si contaminano con altri, accogliendo memorie collettive. L'unico consumo ammesso è quello dello sguardo. L'oggetto deve essere sciolto delle sue funzioni originarie. Walter Benjamin parla di "sottrazione alla fatticità": questo rapporto è l'esatto opposto dell'utilità e sta sotto la singolare categoria della completezza. Nelle prime raccolte ogni cosa collezionata trovava una sua collocazione senza attingere a una precisa separazione. Nelle collezioni preumanistiche unica distinzione prevista nei musei cinquecenteschi era quella tra naturalia e artificialia.

Friedrich Neickel pone un'attenta distinzione (1700): Stanze del tesoro; stanze delle meraviglie (potevano accogliere qualsiasi tipo di oggetto); camere dell'arte o degli oggetti artistici; stanze in cui erano collezionati oggetti naturali e rari. Diversa la visione di Adalgisa Lugli: assume la stanza delle meraviglie come spazio privilegiato per la sperimentazione e la ricerca, in cui i soggetti si incontrano con gli oggetti, raccogliendoli e disponendoli in un percorso di conoscenza. → venivano stilati degli elenchi diventando testimonianza del progetto scelto. Quando questi cataloghi passarono ad essere stampati, si ebbero due passaggi riguardanti le collezioni: mostrandole come un dato compiuto, veri e propri musei giunti all'apice della loro possibilità espressiva; divenendo pronte per essere diffuse a mezzo stampa. Attraverso una tavola sintottica poteva essere colta a primo sguardo l'impostazione scelta dal collezionista. Non dobbiamo immaginarci sale enormi,in alcuni casi erano solo armadi (es Filippo II di Pomerania) Le collezioni sono manifestazione del sapere e della cultura dell'epoca: sfogliando le pagine dei cataloghi possiamo dedurre gli interessi, le connessioni scelte da chi le aveva composte. Collezione originata dalla selezione e dalla combinazione è diversa da quella basata sull'accumulaz. indifferenziata. Altro discorso quello del dono ed esposizione come fenomeno religioso. Nella tradizione greca e poi romana i tributi alle divinità venivano conservati nei templi e questo patrimonio era conosciuto dalla popolazione che ne traeva motivo d'orgoglio, infatti veniva utilizzato solo in casi di estrema necessità e doveva sempre essere visibile a tutti e ammirato. Spostandoci temporalmente abbiamo le collezioni nelle chiese "la nuova religione porta altri simulacri nel tempio, ma anche reperti archeologici, colonne capitelli, materiali di recupero, frammenti di bassorilievi..." (Lugli) Con la Controriforma viene imposta un'inversione di rotta, argine al multidisciplinarismo, restano solo elementi con forte riferimento religioso. Comunque in generale le collezioni sono un'articolazione concreta della visione della conoscenza degli uomini (es. dell'enciclopedia cinese di Borges). Una delle ultime manifestazione sarà il Museum museorum di Bernardo Valentini che comprendeva al proprio interno tutti i reperti possibili. Ultime stanze delle meraviglie in concomitanza con l'Enciclopédie, che minerà la loro stessa esistenza con la suddivisione disciplinare. Si da quindi avvio ad una nuova fase che porta alla trasformazione della nuova struttura museale, che diventa disciplinare → suddivisione disciplinare, ricerca della completezza, prospettiva storica, collocazione di un oggetto all'interno del suo insieme definito. Ogni cosa stava al suo posto, ferma nella scansione individuata come la più chiarificatrice, illuminata dalla luce di una conoscenza che voleva evidenziarne alcuni aspetti. "Cose esposte per riprendere il proprio posto ristabilendo un ordine innaturale che però poteva placare l'ansia di un caos primigenio". POSSIBILI CATEGORIZZAZIONI Prima suddivisione: musei d'arte, musei d'archeologia, di storia naturale, di scienza ecc.. E poi tantissime sotto-categorie (es musei d'arte si dividono in pinacoteche, gipsoteche, gabinetti di disegni...) Nel tempo forme di esposizione sempre più codificate. Catalogazione ufficiale dei musei del documento UNESCO del 1984 codifica 11 tipi: - musei d'arte - Musei di storia e archeologia - Musei di storia e scienze naturali - Musei della scienza e della tecnica - Musei di etnografia e antropologia - Musei specializzati - Musei territoriali - Musei generali - Altri musei - Monumenti storici e aree archeologiche - Giardini zoologici, orti botanici, acquari e riserve naturali Altra proposta Peter van Mensch: - musei universali - Musei enciclopedici e multidisciplinari - Musei specializzati (interdisciplinari, arti ed arti applicate, archeologia e storia, etnografia e

antropologia culturale, scienze naturali e antropologia fisica, scienza e tecnologia, nuovi musei) Altra divisione per contenuto Cataldo e Paraventi in ordine alfabetico (accademia, antiquarium, armeria...) Continuo arricchirsi e specializzarsi di definizioni, frammentazione sempre più complessa. Museo → ci appare come una potente macchina espositiva e interpretativa della cultura. ESPORRE: LA PRESENZA DEL PUBBLICO COME ATTORE ESSENZIALE Ruolo del pubblico all'interno del museo. Guardando al passato molti spazi interni al museo non presupponevano la presenza di visitatori: erano luoghi in cui era difficilissimo accedere. Dal tardo medioevo: adibire alcune zone delle dimore all'esposizione delle collezioni unita alla presenza di libri dando spazio alla riflessione e allo studio individuale. Il sapere prodotto diviene quindi caratterizzato da un approfondimento solitario, poco incline a una condivisione in presenza. Diverse sono le “camere delle meraviglie”, costruite per appagare una sete di possesso culturale enciclopedico, ma ideate con l'intento di poter essere mostrate. Paolo Giovo → realizzazione del suo Museo in cui collocare le collezioni, aperto invece al pubblico. Adalgisa Lugli → le “stanze delle meraviglie” : un percorso che si muoveva per associazioni e contrapposizioni, che viveva dell'esperienza del meraviglioso, condivisa con i suoi spettatori. C'era quindi la presenza del pubblico, anche se regolamentata secondo la volontà del collezionista. Il collezionista invitava una cerchia ristretta della società, seguendo lo scopo di un'ulteriore affermazione sociale o della condivisione di una passione culturale. Diverso il pubblico dei musei, come quello all'aperto di Roma (Sisto IV, 1471) → camminando per la città si potevano osservare le opere esposte, senza essere sottoposti ad alcuna selezione d'accesso. XVII secolo → nei musei i visitatori erano ammessi come un privilegio e quindi ci si aspetta da loro ammirazione, nessuna critica. Anche il British Museum di Londra inizialmente necessitava di una richiesta scritta, che doveva essere accettata → visitatori come ricercatori raffinati, eruditi. DA VISITATORI TOLLERATI.. era evidente la discriminazione tra chi era autorizzato a recarsi al museo e chi invece non potevano utilizzare pienamente quegli spazi. evidente, per chi non fosse un usuale visitatore, la necessità di aver una guida, l'assunzione di un certo comportamento e cambio di registro.. Tra le motivazioni che portavano a questa forte discriminazione vi era l'assenza di alfabetizzazione e di formazione culturale, la differenza di abitudini, la mancanza di un tempo libero dal lavoro, la povertà. Vi era infatti una forte differenza di scolarizzazione.. Giuseppe Gerola, 1911: critica la modalità espositiva del museo civico di Trento. Riteneva che non avrebbe permesso al visitatore di compiere alcun avvicinamento chiarificatore, né di perseguire nello sviluppo della conoscenza e sosteneva la necessità di creare musei suddivisi per categorie disciplinari (per non creare disorientamento). William Henry Flower: il numero degli esemplari presenti nel museo deve essere limitato. La qualità di un museo non dipende dalle cose che contiene, ma dalla maniera in cui sono ordinate. Entrambi mostrano un'attenzione mirata al visitatore, di cui preoccuparsi perché possa comprendere e apprezzare gli oggetti esposti, e crescere culturalmente. → l'apparato espositivo diventa quindi elemento su cui riflettere, da progettare con attenzione in funzione al pubblico. Tra il XIX e XX secolo i musei riusciranno a sviluppare un diverso processo di attenzione verso il pubblico, inserito in un percorso di democratizzazione e alfabetizzazione. Maria Vittoria Clarelli ha individuato tre fasi riguardant...


Similar Free PDFs