Lezione 1 Didattica Generale (prof.ssa Calenda) - SFP PDF

Title Lezione 1 Didattica Generale (prof.ssa Calenda) - SFP
Course Didattica Generale
Institution Università degli Studi della Basilicata
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Summary

Costruire esperienze educative
Cos'è la didattica
Fallimento educativo
Educazione come fabbricazione
Che cos’è la conoscenza che stiamo costruendo
Esperienza ed educazione...


Description

Lezione 1 Didattica Generale “Didattica e conoscenza. Riflessioni e proposte sull’apprendimento e l’insegnare” 1. Costruire esperienze educative Le 3 parole chiavi che ci introducono nel gruppo semantico di riferimento (i significati e i concetti principali che affrontremo durante il corso di Didattica Generale) sono: ★ Insegnamento ★ Apprendimento ★ Didattica. Ci occuperemo di processi di insegnamento-apprendimento o, come preferisce dire Lucisano, di apprendimento-insegnamento. Che cosa cambia? Nell’espressione processo di apprendimento-insegnamento tendiamo a riconoscere, come presupposto di qualunque azione didattica, la centralità dell'alunno e del suo percorso di apprendimento. Quindi richiamare il primato dell’apprendimento rispetto all’insegnamento. Bisogna innanzitutto sgombrare il campo da un equivoco: ovvero tra i processi di apprendimento e insegnamento non c’è un rapporto lineare. Significa che non possiamo stabilire con certezza che ad ogni azione di insegnamento corrisponde il fatto che l’alunno riesca effettivamente ad imparare (acquisire una conoscenza o sviluppare una abilità). Perchè questi termini non sono collegati da un rapporto causa-effetto: non possiamo dire che l’insegnamento è la causa e l'apprendimento l'effetto. Questo presupporrebbe una prevedibilità e anche una capacità di indirizzare in maniera intenzionale e nell’ottica di ottenere un risultato certo il processo di apprendimento-insegnamento. Questo però non accade nella realtà, perché il processo di apprendimentoinsegnamento è un processo molto complesso, articolato. E per spiegarlo esistono varie teorie dell’apprendimento che ci aiutano a comprenderne la dinamicità, complessità e soprattutto la natura situata del processo di apprendimento-insegnamento che ha un carattere fortemente relazionale; perché si svolge e si sviluppa attraverso le relazioni in classi (relazioni tra insegnanti e alunni, relazioni tra gli alunni e in generale attraverso le relazioni che hanno luogo nella comunità scolastica, considerandola nella sua totalità e globalità). Quindi i processi di apprendimento-insegnamento sono processi imprevedibili. E dice Lucisano «Nonostante fin dalle origini delle culture siano state elaborate indicazioni relative a valori e regole di comportamento, la loro trasmissione è risultata sostanzialmente inefficace e l’umanità che abbiamo di fronte appare “ineducata” e infelice, sia livello macro (guerre, ingiustizie, sopraffazioni..) che a livello dei rapporti interpersonali caratterizzati da gelosie, invidie, infelicità.. Sia la dimensione tecnica, sia quella delle regole sociali sono parte integrante di quella conoscenza che educazione e didattica sono impegnate a costruire e trasmettere». Noi attraverso i processi educativi e la didattica abbiamo anche il compito di veicolare, trasmettere, condividere, socializzare le regole sociali che consentono il funzionamento delle comunità e delle società. Le storie di successi e fallimenti tra insegnamento, apprendimento e didattica dimostrano il fatto che si assiste a: ➔ «un progresso nelle capacità della nostra specie di affrontare situazioni problematiche e di trasmettere le soluzioni ai più giovani». Tuttavia abbiamo anche assistito a: ➔ «un fallimento nella trasmissione di abiti di convivenza migliori, di capacità di cittadinanza attiva, di partecipazione, e collaborazione, di comprensione e rispetto delle regole (come presupposto di una vita civile, democratica e collaborativa)». Nella premessa Lucisano afferma che «Immaginare che si possa approcciare questo tema (didattica e processi di apprendimentoinsegnamento) limitandosi a realizzare un catalogo di istruzioni (cioè procedure) su come ottenere buoni risultati, senza tentare di sciogliere i nodi alla radice del problema, rischia di non aiutare chi si avvicina alle professioni educative a comprendere e a costruire una propria conoscenza capace di affrontare le difficoltà della vicenda educativa». È importante cominciare ad acquisire uno stile riflessivo e critico rispetto ai temi educativi proprio per sviluppare una propria consapevolezza di queste questioni, e questa rende gli insegnanti e gli educatori maggiormente pronti e preparati ad affrontare le complessità della vicenda educativa. Dice Lucisano «È chiaro a tutti coloro che si occupano di problemi educativi che i tentativi del pensiero pedagogico di risolvere la questione educativa attraverso la messa a norma delle procedure, la formalizzazione di obiettivi e processi, e la pretesa di una standardizzazione dei prodotti, si sono rivelati sostanzialmente fallimentari». I problemi educativi non possiamo risolverli con un ricettario o con un elenco di procedure o obiettivi o formalizzando il nostro modo di operare in maniera rigida e schematica. Questo sì, ha aiutato nel tempo a organizzare in maniera più efficiente ed efficace i processi didattica nei vari istituti a ciò deputati e presenta dei vantaggi, tuttavia ragionare solo in quest’ottica risulta riduttivo e rischia di essere fallimentare. Un’indicazione, anche in termine di definizione, che Lucisano fornisce nell’ottica di rivedere queste esigenze, di affrontare le questioni educative in maniera così formale, procedurale e tecnico, è: ❖ Didattica: la si può intendere come «tecnica o arte della costruzione e manutenzione della conoscenza a partire dal rapporto tra apprendimento e insegnamento». Quindi non solo con il processo di acquisizione dei saperi (conoscenze disciplinari, abilità, traguardi per lo sviluppo delle competenze, competenze stesse; ma anche abilità e competenze trasversali che riguardano la sfera sociale, emotiva, la capacità di risolvere obiettivi;

traguardi e obiettivi più generali che hanno a che fare con l’esercizio della cittadinanza, con la consapevolezza dei problemi della realtà che ci circonda, e vari altri elementi che, in maniera trasversale, toccano le discipline che si studiano nella scuola). Si parla di manutenzione della conoscenza perché si deve immaginare il processo di apprendimento come un processo evolutivo, dinamico. Quando si impara (si acquisiscono conoscenze, abilità, competenze) i saperi sono dinamici, si combinano, servono per fare qualche cosa e vanno custoditi anche nell’ottica di potenziare l’apprendimento. Mantenere la conoscenza, gestire la conoscenza significa anche fare in modo che tutti gli alunni possano coltivare sempre nel tempo quel potenziale di sviluppo cognitivo che li accompagnerà anche nei percorsi scolastici anche successivi. Il ruolo dell’insegnante è quello di mediare, condurre questo rapporto tentando di avvicinare i contenuti disciplinari al sapere dell’alunno. (Si immagini un triangolo per spiegare rapporto tra insegnante, alunno e contenuto di apprendimento). Il nostro compito è quello di avvicinare quanto più possibile l’alunno al mondo del sapere, al mondo della conoscenza. [Lucisano, in un’ottica introduttiva ma critica, propone la visione del video “Cambiare i paradigmi dell’educazione”. Il video ha come oggetto l’esigenza di riformare i paradigmi dell’educazione, cioè i modi di intendere dell’educazione nella nostra società. Dice che questa riforma del sistema educativo è difficile e complessa, e ha a che fare anche con l’economia delle società. Questa rivoluzione culturale parte da una grande incertezza: “non sappiamo come sarà l’economia nei prossimi anni”. All’inizio l'autore mette in discussione il modo di andare a scuola e il modo in cui l’istruzione pubblica ha portato avanti il suo dovere di istruire ed educare le generazioni. Critica il fatto che questo modello di istruzione pubblica è nato seguendo un modello di un'epoca lontana, che risponde a un quadro di riferimento tipico dell’Illuminismo e quindi riprendere il modello cognitivo di quell’epoca, anche richiamando le esigenze legate ai cambiamenti culturali nella produzione industriale del tempo, dove si andava configurando un tipo di società strutturata, molto piramidale, dove c’era una netta distinzione a chi poteva aspirare all’accedere al mondo della conoscenza, gli accademici e i non-accademici. Questo sistema di istruzione ha determinato il fatto che anche il livello di valutazione delle persone, del rendimento delle persone seguiva questo approccio, e quindi si valutavano le persone nello stesso modo, seguendo questa impostazione rigida. Questo modo di studiare, conoscere e valutare le capacità delle persone ha prodotto delle distorsioni, dei veri e propri disagi. Il video fa l’esempio delle persone che hanno disturbi dell’apprendimento o di chi ha un'attitudine maggiormente creativa, artistica. Questo modello ha determinato delle diseguaglianze nel modo di conoscere, di considerare e di apprezzare le qualità di alcuni perchè proprio quelle qualità non venivano riconosciute da un modello culturali di questo tipo. Proprio per questi motivi bisogna mettere in discussione tale modello educativo e d'istruzione che è plasmato sull’immagine della industrializzazione, tanto da far sì che questa immagine siamo abituati a riconoscerla nelle scuole che abbiamo frequentato (iter altamente organizzato, che prevede il suono della campanella, entrata, uscita, divisione delle classi per età e non per capacità e attitudine e quindi una sorta di omogeneità, standardizzazione, logica che fa parte della nostra cultura e che ci sembra del tutto naturale). Questo modello, plasmato sull’immagine della industrializzazione, segue il modello della linea di produzione, come se volessimo far uscire alunni tutti uguali, che sappiano fare tutti più o meno le stesse cose (ad esempio che raggiungono tutti i traguardi dello sviluppo delle competenze fissati dalle indicazioni nazionali). E’ tutto un processo che ha ache fare con un risultato finale che è quello di una standardizzazione in uscita del profilo e degli apprendimenti. Questo non è negativo perché gli insegnanti devono agire nell’ottica di garantire l’accesso ai saperi ritenuti irrinunciabili, il problema è l’approccio educativo che si segue per fare il modo che tutti raggiungano quei traguardi essenziali per la vita e la vita adulti in futuro. Ecco perché bisogna cambiare il quadro teorico di riferimento che si segue quando si lavora in classe. Il nuovo modello dovrebbe dare risalto agli aspetti trascurati da questa impostazione di matrice illuminista e che si rifà al modello della industrializzazioni: quali ad esempio la creatività, il pensiero divergente (capacità di generare una molteplicità di alternative possibile e scegliere quelle che producono una risposta originale), la collaborazione. Diventano questi i punti di riferimento di una azione educativa significativa ed efficace ed anche che sappia dare risalto alle necessità di ciascuno. Pensare alle capacità umane, aprendo lo sguardo, i nostri orizzonti: 1. Evitando innanzitutto la contrapposizione pericolosissima tra sapere accademico/non-accademico. Bisogna preoccuparsi di far emergere il potenziale di sviluppo di ciascuno in base alle attitudini, aspirazioni, a quegli elementi che finora non hanno ricevuto la giusta attenzione in ambito scolastico (capacità di collaborare, di essere originali, creatività, all’arte, alle sensibilità presenti in ciascuno di noi che in un modello di questo tipo non hanno trovato giusto spazio e riconoscimento). E’ importante cambiare il modo di pensare per affrontare le questioni della didattica in maniera nuova e originale. 2.

L’apprendimento avviene in gruppo. I processi di apprendimento-insegnamento hanno un carattere relazionale. Non si può isolare le persone e atomizzarle, perchè se lo si fa si privi l’individuo delle relazioni vitali e fondamentali per l’apprendimento e non rendiamo conto del bisogno, della necessità di ripensare l’educazione privilegiando gli apprendimenti di matrice collaborativa. Perchè si impara insieme agli altri. Non è vero che a scuola non si può copiare, bisogna però intendere il copiare in un’ottica collaborativa, che significa prendere spunto, osservare, confrontarsi sui contenuti, anche prendere esempio di un lavoro di un compagno, dare e ricevere aiuto. Collaborare vuol dire lavorare insieme avvalendosi dei contributi dell’altro. Quello che impariamo con gli altri è qualitativamente e quantitativamente superiore di quello che impariamo da soli. Dialogo, confronto, riflessione ad alta voce o quando si fa qualcosa insieme agli altri, il modo più potente per imparare è quando si deve insegnare qualcosa a qualcuno, perché ci si deve impegnare molto per comprendere a fondo il contenuto e proporlo, dal punto di vista linguistico, nel modo più accessibile possibile. Non bisogna nemmeno giudicare le persone in base ai traguardi di apprendimento standard che raggiungono perché le persone potrebbero avere tanti altri talenti che finora non sono stati scoperti, apprezzati e valorizzati al meglio.

3.

La scuola non è isolata ma è legata ad altri apparati (enti locali) in un'ottica ecologica, sistemica. Bisogna pensare la scuola in relazione ad altri elementi del contesto e che fa parte di un sistema più ampio che è il sistema pubblico di istruzione e formazione. Quindi un modo diverso di pensare la cultura della scuola. La cultura delle scuole intense come abitudini e habiti che occupano. Bisogna considerare il contesto sociale, politico, economico e culturale in cui esse operano e poi valutarle (considerare i limiti e le contraddizioni dell'intero sistema di riferimento della scuola stessa). Le scuole, infatti, sono istituzioni che erogano un servizio pubblico che ha una valenza formativa, perché si occupano di garantire la crescita cognitiva, sociale, relazionale, emotiva delle future generazioni affinché ognuno trovi un posto nella vita pubblica e democratica a partecipare attivamente.]

Lucisano mette in guardia dal rischio del fallimento educativo. Perché il fallimento? Lucisano dice: «Lo scacco di cui parliamo non nasce dal momento storico che stiamo vivendo. Ripercorrendo il cammino della nostra specie si osservano due diversi momenti: quello progressivo della crescita tecnologica e quello statico o ciclico della vita sociale». «Nel primo le esperienze del passato sono di base alle esperienze del futuro e del presente, nel secondo c’è come una coazione a ripetere. La conoscenza non si accumula e le esperienze rimangono nella sfera individuale». 1.1 Educazione come fabbricazione In particolare, dice Lucisano, il concetto di educazione come fabbricazione è pericoloso, perché porta a snaturare il senso reale e il valore pedagogico e formativo dell’educare e dell’educazione. Educare come fabbricazione ha origini lontane e la si può riscontrare anche nel testo “Frankenstein Educatore”, in cui vengono richiamati alcuni modelli educativi che risentono di questo peccato originale dell’educazione come fabbricazione. Ci sono analogie anche con Pinocchio e Dio (che ha fatto l’uomo a sua immagine e somiglianza ma quando questo gli ha disobbedito lo ha respinto e cacciato per sempre). «C’è un peccato originale in chi educa pensando di fare il bene degli altri, ed è ritenere che il bene degli altri sia quello che egli ha progettato per loro (il bene per l’altro è l’idea che chi educa ha di bene per l’altro). E’ questa la prima grande contraddizione che dobbiamo affrontare». “Lo faccio per il tuo bene” “Studiare filosofia ti farà diventare un fallito” “Voglio che tu sia felice più di quanto lo sia stato io e per questo ti dico ciò che è bene per te”. «La buona fede di chi propone queste affermazioni è pari alla ferocia con cui è pronto a perseguitare chi cerca semplicemente di essere sé stesso e di capire quali sono il suo bene e il suo male, i suoi valori». Questa idea di educazione come fabbricazione dimostra tutta la violenza e ferocia quando il destinatario di questo progetto educativo non segue il modello di riferimento, si allontana da ciò che si è pensato e progettato per lui. Infatti, chi non risponde alla nostra idea di educazione viene respinto da noi. Questa contraddizione andrebbe affrontata per ripensare il paradigma dell'educazione. Proprio perché, «il desiderio di normalizzare le persone, conformarle, aiutarle a razionalizzare comportamenti, percorsi, pensieri è così pervasivo che ormai copre quasi tutti i campi della nostra esistenza e per ogni campo dell’esistenza esistenza un’educazione specifica». Educazione alimentare, educazione alla tutela dell’ambiente, corso per diventare genitori. In ogni ambito c’è la tendenza a costruire un percorso comune e condiviso da far seguire a tutti in maniera uguale allo stesso modo. «Il mestiere di educare è più simile al lavoro di un artigiano che costruisce muri a secco (ha tutte pietre diverse). Non usa mattoni tutti uguali, cerca pietre diverse e complementari: pesanti da mettere alla base del muro, leggere per le parti più alte, concave, convesse.. L’artigiano cerca di capire il valore di ciascuna di esse, poi ne sceglie una, la prova, se non combacia bene con le altre la ripone, in attesa di trovarle una sistemazione più adatta». L’intento educativo è proprio cercare di capire il valore di ciascuna di queste pietre, questi elementi e soprattutto l’educatore-artigiano ha un approccio sperimentale alla costruzione del muro, procede per tentativi ed errori, per aggiustamenti. E’ questa la metafora dell'insegnante che lavora nella scuola con pietre tutte diverse e che tenta di costruire un muro forte e solido. «La forza del muro è nelle pietre e nei loro rapporti, non servono collanti o cemento. Il muro a secco è per sua natura più elastico, non si oppone agli agenti atmosferici, non teme ghiaccio, acqua, caldo eccessivo. I nostri ragazzi sono tutti diversi e ciascuno ha caratteristiche che possono essere valorizzate per costruire una società armonica ». «La prima cosa che ci si occupa di educazione deve comprendere è una visione di sé come artigiano e non come impiegato addetto all'addestramento. Un artigiano che lavora e costruisce conoscenza e che fa parte di una grande comunità di persone che hanno questo compito». Per riprendere questi temi che ruotano intorno alla critica di concetto di educazione come fabbricazione, Lucisano propone due canzoni: Little boxes di Melvina Reynols e Another brick in the wall dei Pink Floyd. I significati che i testi veicolano si rifanno a questi argomenti. 1.2. Che cos’è la conoscenza che stiamo costruendo «Come suggerisce Visalberghi, per riferirci alla trasmissione di conoscenza è opportuno utilizzare l’espressione apprendimentoinsegnamento, invece di insegnamento-apprendimento, per mettere in evidenza che ciò di cui parliamo è un’interazione e che il protagonista del processo è chi apprende e non chi insegna». «La conoscenza risiede nelle menti e nei cuori, allora esiste solo quando è trasmessa: tutto ciò che è su carta o in linguaggio digitale o in un filmato esiste solo se è compreso da qualcuno ed esiste nel modo in cui quel qualcuno lo comprende». La conoscenza esiste solo se quei contenuti riescono ad incontrare il mondo emotivo e cognitivo di quella persona. Perchè esiste nel modo in cui la persona legge, comprende, interpreta e si appropria di quei contenuti. Quindi esiste solo nella misura in cui c’è un

interazione possibile tra i contenuti (materiali di apprendimento) e chi impara, e se questa (interazione) avviene in modo da facilitare l’accesso ai contenuti. 1.4. Esperienza ed educazione «Il lavoro di educatori e insegnanti è solo in parte razionalizzabile e programmabile, perchè basato sulla relazione, sui rapporti (che sono imprevedibili) e perché è sempre diverso, ha un radicamento empirico (si svolgono in un preciso contesto, quindi hanno delle specificità culturali e contestuali), vive nell’esperienza e dell’esperienza conserva limiti e punti di forza». L’aspetto centrale dell’agire didattico e di tutto quello che ha a che fare con i processi di apprendimento-insegnamento ruota intorno al concetto di esperienza, per marcare il carattere empirico delle interazioni che si svolgono (per quel che ci riguardano contesti formali dell’apprendimento). «Alla base del nostro apprendimento ci sono le esperienze. Ciascuno di noi è il risultato di un lungo percorso di esperienze, di rapporti con le cose e con gli altri. (All’inizio l’esperienza, la scoperta del mondo avviene a livello percettivo) Guardare, toccare, ascoltare, gustare, annusare sono le modalità con cui un bambino si affaccia al mondo. Siamo ciò che ricordiamo di tutte le esper...


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