Lezione 14 - Pozzi - SFP UNICAL PDF

Title Lezione 14 - Pozzi - SFP UNICAL
Course Storia della Musica
Institution Università della Calabria
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Sbobina 14esima lezione di Fondamenti della comunicazione musicale, prof Egidio Pozzi. ...


Description

Quattordicesima lezione

22 aprile 2020

Conclusione argomento 7 Pag. 115 dispense (Schumann) Schumann è una sorta di pietra da paragone del romanticismo, ovvero è un compositore che incarna nella propria biografia, nelle proprie scelte compositive, nella vita, le caratteristiche del primo romanticismo tedesco, caratteristiche che si rintracceranno in molti altri compositori del romanticismo. Schumann è un compositore soprattutto legato al pianoforte (questo è un tratto distintivo di molti compositori tedeschi dell’800); egli ha avuto una formazione particolarmente ricca di fermenti culturali diversi, fermenti letterari, poetici e filosofici. Fin da ragazzo aveva letto Jean Paul e diversi altri scrittori della sua epoca, trovandone una grandissima rispondenza di tipo quasi caratteriale, se non proprio estetica e poetica. Schumann è morto giovane: nasce nel 1810 e muore nel 1856; in 46 anni ha tracciato un percorso ideale del compositore romantico, infatti viene spesso preso come pietra di paragone. La sua formazione era legata agli aspetti letterari e filosofici, anche perché il padre di Schumann era un editore, aveva una piccola casa editrice e lavorava con la traduzione dei classici e degli autori contemporanei; fu lui a trasmettere questo impulso e questa grande passione verso la letteratura. A 15 anni inoltre già era l’animatore di una società per la letteratura tedesca; si sentiva già sostenitore con grande passione dei suoi autori preferiti, oltre a Jean Paul. Parallelamente alla formazione letteraria troviamo anche la formazione musicale sin da giovane; lui ebbe lezioni di pianoforte da un organista del suo paese e poi quando si trasferì a Lipsia, incontrò Vieck, un didatta e un pianista di grande importanza e venne accolta nella sua casa dove fu allievo per molto tempo e dove incontra quella che poi diventerà sua moglie, Clara Schumann; inizialmente il padre non era molto felice di questo fidanzamento, ma poi se ne fece una ragione, anche perché forse Schumann non aveva un impiego stabile; era uno studioso e compositore, e viveva la propria epoca in modo romantico, e aveva un atteggiamento tutto centrato sulla sua passione per la musica e per la letteratura. In realtà a Lipsia la famiglia lo aveva mandato per studiare giurisprudenza, ma per la frequentazione di queste due città universitarie rafforzarono in lui l’interesse verso la musica e naturalmente anche l’incontro con Vieck gli spianarono la strada. (nel 1830 decise di dedicarsi esclusivamente alla musica). Inoltre nel 1828 aveva iniziato anche a scrivere, quindi non era solo pianista, ma anche compositore e se andiamo a vedere l’elenco delle sue composizioni, ci troviamo almeno in questa prima fase, una grande prevalenza di musica per pianoforte, almeno fino al 1840, e l’attività compositiva si mescolava allo studio con Vieck del pianoforte, ma anche allo studio con un altro docente, Thibaut: lo studio riguardava la teoria e lo studio del contrappunto; su quest’ultimo troviamo spesso nelle sue lettere, momenti in cui evidenzia questo tipo di studio. Lo studio del contrappunto ha influito notevolmente sull’arte e sulla concezione che Schumann aveva della musica, una concezione che data la sua formazione letteraria, non poteva che essere una concezione di musica collegata alla poesia e alla letteratura. Pag. 119 dispense-> “musica poetica”: “L’idea di una musica poetica…. Friedrick…” Musica poetica: una concezione particolare che troviamo associata spesso alla sua musica. Ma cosa rende poetica una musica? La musica è un’arte romantica per eccellenza, nel periodo del romanticismo, in grado di esprimere l’inesprimibile, e in questo senso è più adatta della poesia per parlare all’animo di ognuno, perché la poesia è limitata dalle parole, mentre la musica potendo essere compresa e ascoltata da tutti è chiaro che può parlare all’animo di ognuno di noi. In Schumann il concetto diventa molto collegato alla musica che lui produce. Infatti se vediamo le prime raccolte pianistiche di Schumann, ritroviamo spesso dei collegamenti diretti alle opere letterarie, ad esempio Papillon, opera 2, una delle prime composizioni, consistente in una trentina di pezzi singoli uniti in una raccolta, che hanno qualcosa in comune, cioè il titolo generale che riprende alcuni passaggi di un capitolo di un libro di Jean Paul. Quindi qualche volta il titolo stesso della raccolta o del pezzo della composizione, richiama direttamente qualcosa di letterario, come in

questo caso; altre volte questo richiamo non è così immediato, ma ad esempio ci sono delle citazioni musicali all’interno della musica stessa o qualcosa che richiamano in qualche modo, un mondo poetico o letterario. Questo concetto di musica poetica lo ritroviamo in questi aspetti, soprattutto nelle sue prime raccolte, ma anche nell’ascolto stesso della musica di Schumann. Per citazioni musicali si intendono dei piccoli passaggi tratti da altre opere musicali che hanno riferimento con la letteratura o ad esempio c’è qualcosa che richiama un altro titolo letterario; sono citazioni musicali di pezzi o di opere in cui c’entra il testo; oppure sono delle citazioni letterarie segnate sopra la partitura o alla fine, o collegate al titolo del pezzo. Oppure citazioni musicali, nel senso che prendono qualche passaggio musicale, qualche nota, tratta da qualche composizione, dove il riferimento letterario era evidente. Sono citazioni ben comprese dal pubblico di allora e difficilmente rintracciabili (per noi la citazione più semplice è quella del motto, cioè della frase aggiunta all’inizio o alla fine della partitura, che leggiamo come sottotitolo per capire il riferimento letterario). Differenza tra musica poetica e musica programma. Quella poetica è musica strumentale, con un motto, con un titolo evocativo, qualche citazione che rinvia a qualcosa di letterario (nella maggior parte dei casi per Schumann è musica per pianoforte); invece la musica programma è anch’essa strumentale ma il riferimento letterario è esplicitamente stampato sulla partitura (es. Primavera di Vivaldi, dove vi era un sonetto stampato sulla partitura e completo). Mentre qui, nella musica poetica, vi sono citazioni o titoli evocativi. Per esempio nella Davidsbundlertanze, una raccolta di pezzi di Schumann dei primi anni, il titolo evoca questa immaginaria lega contro i Filistei. Quindi sono alcune cose che rinviano a qualcosa di letterario; si tratta comunque di musica strumentale, musica per pianoforte. L’attività di critico di Schumann è stata molto importante; in questa rivista Neue Zeitschrift fur Musik, che fu fondata da lui, Schumann stesso scriveva degli articoli e li firmava con due pseudonimi, Florestano e Eusebio; Florestano era un personaggio caratterizzato da un forte entusiasmo; Florestano faceva recensioni di musica di altri, particolarmente entusiastiche; l’altro personaggio, invece più malinconico, più introspettivo e le sue recensioni erano molto più rivolte all’intimo. Quale volta Schumann, si firmava dunque con questi nomi per indicarne le caratteristiche. Mentre nella musica programma il testo del programma è stampato in modo completo, nella musica poetica di Schumann sono piccoli accenni che ci fanno pensare a qualcosa di letterario e poetico, e in più c’è la musica stessa. La musica di Schumann è più intima, personale, nostalgica; è una musica che suscita qualcosa di poetico, non è perfettamente definita, proprio come la poesia, che è un tipo di letteratura che parla per metafora, per piccole cose; è difficile sintetizzarla in modo chiaro e la stessa cosa succede per la musica di Schumann: è difficile definirne le parti; mentre nella musica programma è più facile in quanto è più definita. Il testo si metteva sulla partitura, anche se non veniva cantato, perché doveva influenzare l’esecutore; è chiaro che un titolo evocativo ci influenza nell’ascolto, veicoliamo la nostra fantasia in quella direzione. In un pezzo di Schumann sembra tutto continuativo, è difficile segmentare il tutto, come la poesia. I suoi primi dieci anni compositivi, sono pezzi per pianoforte più legati alla musica poetica. Poi negli anni successivi, dal 1840 si dedica agli altri generi della musica. Ad esempio nel 1840 si dedica al repertorio dei lieder, per voce e pianoforte; il lied era un testo scritto da un letterato importante che viene messo in musica da un compositore, come se fossero canzoni, però è un repertorio tedesco. Nel 1841 si dedica alla musica per un organico più ampio (es. La prima sinfonia). Nel 1842 si dedica alla musica da camera. Nel 1843 a quella sacra. Nel 1845 le sue composizioni sono caratterizzate dallo stile severo, cioè lo stile contrappuntistico ed imitativo (es. Le quattro fughe); egli cerca di estendere la propria produzione anche verso generi lontani dal suo pianoforte. Gli ultimi tre anni sono a Dusseldorf e qui si dedica alle grandi forme, della sintonia soprattutto. Quindi i primi nove anni li dedica alla musica per pianoforte, e si tratta di pezzi brevi. Un altro termine associato a lui e alle raccolte è “pezzo caratteristico”, determinato cioè da uno specifico carattere.

pag. 125 dispensa -> definizione di pezzo caratteristico: è un pezzo breve per pianoforti, (non può essere una sinfonia), una, due, tre pagine, che hanno un carattere inconfondibile e specifico. Es. di pezzo caratteristico, (sull’aggiunta delle dispense -> numero 1 delle Davidsbundlertanze, Opera 6, che sono 18 pezzi caratteristici per pianoforte, scritti attorno al 1837- modello di Jean Paul, dove c’è una sorta di riferimento alla lega di Davide; e in più qui vi è un motto iniziale “Finché i mortali vivranno, gioia e dolore si mescolano…”. In più, in questo primo pezzo, vi sono due riferimenti diretti ai due amori di Schumann dell’epoca; quello per Clara Vieck e l’amore ideale per il compositore Schubert. Inserisce queste due citazioni, utilizzando due frammenti musicali tratti da composizioni di Clara e Shubert. Clara, figlia dell’insegnante di Schumann, era una valentissima pianista e compositrice. Non conosciamo molto della sua opera e non viene tanto eseguita in tempi moderni, questo perché nell’800 la posizione della donna nella società tedesca, era secondaria al marito; Schumann non era docente universitario, era un compositore un po’ isolato dalla società, ma era più conosciuto e seguito rispetto alla moglie. Se vediamo le composizioni di Clara Schumann, sono di altissimo livello e negli ultimi anni è stata rivalutata molto, insieme ad altre compositrici di quegli anni che per questioni di emarginazione sociale venivano sottovalutate all’epoca. Schumann inserisce una piccola citazione di 4 note, all’inizio di questo primo pezzo. Una citazione che dà lo spunto per tanti altri sviluppi all’interno della composizione, questo accade questo nei primissimi secondi. Quando ascoltiamo il tema principale della composizione, osserviamo che questo tema principale ha una sua derivazione da un altro tema principale, che era stato scritto da Schubert in un quartetto. In questa composizione, Schumann inserisce due piccole citazioni musicali, una di Clara e l’altra di Shubert. Ascolto di Schumann (dalle aggiunte), Opera 6 numero 1: pezzo breve per pianoforte, n. 1 della raccolta “David’s...” All’’inizio troviamo la citazione breve da Clara Schumann (da 0’’), sentiremo una successione di accordi, ma si tratta della nota più acuta di questi accordi. Breve pausa e subito dopo (da 8’’) inizio del tema principale che proviene da un quartetto di Schubert. La cit. di Clara sembra quasi un’introduzione, anche se da queste 4 note, verranno fuori sviluppi interessanti del pezzo; questo che sembra un’introduzione, in realtà sono dei secondi che definiscono dei procedimenti compositivi per tutto il pezzo. Quello che invece sembra essere il tema principale è quello che viene dal basso, è un tema che non ha un suo inizio, viene ripreso, ha un piccolo proseguimento e alla fine troviamo delle scalette discendenti, che sembrano essere la conclusione del tema principale. A 29’ troviamo una sorta di ripetizione di questo tema principale, che è variata ed estesa e viene fatta fino al 44’’ dove troviamo una ulteriore ripetizione con progressione ascendente (frasi musicali che tendono a salire o a scendere). A 1’10’’ si avvia alla conclusione, dove abbiamo un’ulteriore ripetizione delle linee ascendenti Pezzo dalla difficile segmentazione; è tutto così unito e continuo. Non è un pezzo di Mozart o Haidn dove le cesure e i temi sono netti, capiamo l’inizio e la fine, c’è una determinazione molto più precisa nello stile classico. Nei compositori romantici tendono ad offuscarsi, in questo caso i temi non sappiamo quando iniziano e nemmeno la cesura è ben determinata. Si può comprendere l’idea dell’indefinito, del non perfettamente determinato di Schumann. Un po’ è così per tutti gli autori romantici. Mentre la musica di Mozart è più definita e meno sfumata. Baroni propone il pezzo di Chopin, lo studio n.6 tratto dai 12 studi dell’opera 25 (pag. 148 e 149)

Chopin, nasce nel 1810 in Polonia, coevo di Schumann. Ma essendo nato in Polonia da un padre francese, si porta dietro caratteristiche del ritmo e musica polacca che cerca di inserire nelle sue composizioni. A

differenza di Schumann, lui scrive per il proprio strumento (scrive composizioni per solo pianoforte). Era un grande pianista e virtuoso, conosciuto nei salotti dell’epoca per essere un grande pianista. Il pianoforte nell’800 era lo strumento nuovo, fu costruito da un fiorentino, Bartolomeo Cristofori, nei primi del ‘700 con larga diffusione fine ‘700 e inizio ‘800 con le produzioni dei primi romantici. Infatti il Trio di Schubert per pianoforte, violino e violoncello, la seconda volta che veniva eseguito il tema, si invertono i ruoli, gli archi fanno il ritmo di marcia (tam tam tam tam) e il tema cantabile viene eseguito dal pianoforte, mentre in precedenza era stato fatto dal violoncello. Non è un caso questo: è come se Shubert ci dicesse che il pianoforte riesce a essere uno strumento cantabile come il violoncello, visto come la apoteosi della cantabilità, essendo uno strumento ad arco è come se fosse una voce umana. Il pianoforte esegue lo stesso tema del violoncello, e lo esegue con le stesse caratteristiche espressive; la sua cantabilità è quella di una voce, per questo diventa importante in quegli anni e soppianta lo strumento a tastiera, il clavicembalo, che invece non presenta queste caratteristiche di cantabilità. Di questo ne accenna Baroni, quando parla delle caratteristiche tipiche del pianoforte. Piccola biografia di Chopin: nato con la musica polacca nel sangue, infatti molte delle sue composizioni sono rivisitazioni di musiche polacche, mazurche, ballate, walzer, polacche, un tipo di composizione, sono quasi tutti piccoli pezzi e sono pezzi caratteristici di Chopin. In particolare Baroni sceglie “lo studio n.6 dai Dodici studi dell’op. 25”. Si tratta di studi tecnici, pezzi originati dall’intenzione di studiare un particolare aspetto della tecnica pianistica. Si prendeva quindi un aspetto della tecnica pianistica che si vuole approfondire e si scrivevano dei pezzi dove quell’aspetto veniva utilizzato in modo artistico; veniva fuori un pezzo piacevole. Questo studio è dedicato alle doppie note in intervallo di terza, eseguite dalla mano destra del pianista. Chopin si inventò questo studio dove il pianista doveva eseguire queste successioni di terze muovendosi su è giù sul pianoforte, nella maniera più veloce possibile. Ascolto: si tratta di un pezzo di un certo virtuosismo, perché questi movimenti di terza sono difficili da essere realizzare per bene. Si tratta di uno studio che permette di allenare la mano alla realizzazione di questa successione di terze veloci (utilizzare due dita a distanza). Ma è un pezzo piacevole, ha una sua bellezza anche se più tecnica e arida, non c’è un tema lirico come nel pezzo di Shubert, ma è un po’ scarno. Composizione realizzata da 4 episodi: un episodio iniziale che fa da tema principale che viene ripetuto tre volte; tema principale e tre ripetizioni. Inoltre bisogna Individuare gli strati che costituiscono la sua tessitura sonora (come la trama di un tessuto: linee melodiche, chiamate strati, che si intrecciano, si sovrappongono; strato superiore, intermedio e basso) Il pianoforte è uno strumento polifonico, perché suona più note contemporaneamente. Nel video si vede meglio che la mano destra è lo strato superiore, cioè la melodia della voce superiore; ogni tanto si vede la sinistra che fa il basso e non è continuativa, ci sono note e pause; poi strato intermedio, che avviene nei primi 33’’, non avviene subito e non c’è sempre; anche perché potrebbe essere intesa come una sorta di conseguenza della voce superiore. Verso i 33’’, 34’’ il tema riprende dall’inizio e inizia così il secondo episodio e ci aiuta a distinguerlo da un piccolo rallentato (verso il 30, 31’’) per segnalare la fine del primo e l’inizio del secondo episodio (1’06’’)....


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