Rapporto tra scuola ed extrascuola PDF

Title Rapporto tra scuola ed extrascuola
Course Letteratura italiana moderna e contemporanea
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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Tratto dal libro pedagogia socio-culturale di Santerini M....


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13-4 Rapporto tra scuola ed extrascuola È una zona di confine cruciale per l’educazione. Va però superata l’idea di , come sistema separato e in un certo senso dipendente dalla scuola- sistema come quasi subordinato; spesso si vede l’intervento educativo come al di fuori delle mura scolastiche, surplus che può esserci ma è quasi subalterne. Per dare valore a questo sistema bisogna eliminare il fatto che la scuola sia più o meno importante dell’extra-scuola. Una distinzione necessaria in termini di definizione (sentiamo spesso parlare di queste educazioni, non soltanto in ambito pedagogico) Educazione informale: media e altri ambienti che educano in modo indiretto- non c’è una reale e propria intenzionalità, finalità educativa. Es.: documentario sull’inquinamento e la distruzione delle specificità del nostro pianeta in termini di erosione- chi gira il documentario non ha una mera intenzionalità educativa ma di informazione- comunque il documentario ci sta dando in qualche modo precursori edu rispetto a cura ambiente, relazioni rispetto all’ambiente micro e macro che ci circonda. Educazione non formale: soggetti e agenzie extrascolastiche caratterizzate da intenzionalità formativa (soggetti in termini di organizzazioni, di singoli, di associazioni, imprese del terzo settore, servizi dell’extrascuola, etc. che, agendo sul territorio con intenzionalità, portano interventi di tipo educativo). Ha assunto grande importanza per le sue caratteristiche di elasticità, flessibilità, adattamento, personalizzazione educativa. Tutti gli studi e le ricerche dimostrano come l’educazione non formale diventi essenziale- l’educazione formale deve poter esistere e coesistere con l’educazione non formale; l’educazione informale deve riuscire a dialogare costantemente con l’educazione non formale- non devono essere compartimenti stagni, aspetti separati, ma devono vivere in un intreccio continuo! SISTEMA FORMATIVO INTEGRATO: si deve fare riferimento alla guida pedagogica del SFI nato negli anni ’80-’90 e ancora valido se considerato come patto educativo tra genitori, educatori, cittadini di una comunità territoriale, che assieme agiscono e interagiscono per un’unica finalità edu, in particolare con la scuola. Si parla di comunità educante come sistema di società allargata e di tutti gli attori coinvolti che assieme condividono una finalità di tipo educativo; se ne parla tantissimo perché è come se fosse una delle scuole educative di questo millennio- idea di condivisione di un patto edu comune dal potere generativo forte se educante! In tutto questo un ruolo fondamentale è assunto dagli enti locali che sostengono e danno garanzie economiche e organizzative al sistema scuola ed extra scuola- questo è fondamentale! Tutte le iniziative hanno necessità di finanziamenti, sovvenzioni economiche non strutturali, poiché esistono normative sporadiche che permettono ciò; va tenuto conto di ciò perché è una condizione fondamentale. Elemento che può influire nell’interpretazione dell’essere subalterni alla scuola. L’importanza attribuita all’extrascuola scaturisce dall’hp di continuità di integrazione tra i diversi ambiti di vita, senza separazioni. Oggi si è raggiunta la consapevolezza che il sapere non è trasmesso solo verticalmente dalla scuola, ma ricostruito dagli alunni in un moderno mosaico i cui tasselli sono in gran parte reperibili fuori dall’istituzione scolastica- es.: sport che in termini di benessere fisico, psichico e in termini di competenze che si possono acquisire; arte; musica; oratorio- i bambini possono esprimersi in tutte le loro sfaccettature, messi assieme questi tasselli arricchiscono lo sviluppo in termini di benessere dei

singoli bambini e bambine. Per questo motivo separare è inefficace, o interpretare questi sistemi come disgiunti non è la prospettiva più corretta. Tutti gli attori coinvolti (in particolare adulti e esperti di educazione) devono quindi saper gestire un rapporto educativo di interconnessione- io docente all’interno della scuola devo avere le competenze e le nozioni per dare valore alla connessione tra dentro e fuori la scuola, a tutte quelle iniziative, progetti e attività che non arrivano direttamente agli insegnanti ma all’extrascuola. NB: extrascuola non è solo fuori fisicamente, è anche quell’extra in termini di attività e servizi che entrano nella scuola (associazioni; cooperative; doposcuola- cooperative del terzo settore, associazioni che vincono l’appalto per il pre e post scuola e gestiscono questi momenti; etc.)

Due modelli operativi di riferimento- dal pdv pedagogico: 1. Centrati sull’educatore : attività, servizi, azioni, progetti fondati soprattutto sulla sua personalità carismatica e con il primato della relazione educativa uno a uno Es.: sportello pedagogico- a disposizione di bambini, bambine, ragazzi e ragazze che in realtà privilegia un modello centrato sull’educatore o particolari interventi che richiedono anche per specificità rapporti molto esclusivi dove si privilegia l’uno a uno o i piccolissimi gruppi; queste sono gocce in mezzo al mare, difficili da sostenere in termini economici. Se garantisco lo sportello pedagogico avrò sempre il medesimo pedagogista per la medesima ragazza/o; vi sarebbe una scarsissima finalità se facessi ruotare i pedagogisti, frammentando la relazione educativa esclusiva, quello che costruisco con lui/lei 2. Centrati sull’ambiente: utilizzano le attività come strumento principale dell’azione educativa, con la centralità del progetto e una maggiore interscambiabilità degli operatori, perché necessariamente sono modelli di intervento che prevedono l’intervento su gruppi e sono portati avanti con una complessità tali che richiedono la presenza di uno o più educatori in senso anche interscambiabile Es.: intervento fatto sull’educazione ambientale dove uno o più educatori entrano nella scuola e pongono un intervento mirato alla D del gruppo, così come tutti quelli che sono servizi esterni (es. spazio compiti del quartiere) La maggior parte dei servizi e azioni educative che svolgono attività extra curricolari appartengono al terzo settore e associazionismo che con professionalità educativa studiano e offrono interventi mirati. Parliamo in particolare di cooperative sociali; gli stessi educatori dei doposcuola spesso sono incaricati da delle cooperative. Al di là della specificità giuridica tutti garantiscono e devono garantire la professionalità in termini educativi, soprattutto per i servizi strutturati!

La collaborazione con la scuola è fondamentale; questi servizi devono continuamente essere in connessione con la scuola, perché al centro c’è la bambina o il bambino che abbiamo in classe che frequenta e fa esperienza all’interno di questi serviziaccezione importantissima! La bolla separata non esiste più.

Un esempio: i doposcuola. Si possono individuare due tipologie, due modelli di servizio che privilegiano bambini/e, ragazzi/e in difficoltà o in particolare vulnerabilità sul piano scolastico e sociale (miranti a sanare dei gap o a intervenire sulle fasce più vulnerabili), l’altra che si inserisce nel tessuto territoriale svolgendo un lavoro aperto a tutti, a prescindere da determinate aree di fragilità. In entrambi i casi si tratta di un prezioso lavoro educativo di prevenzione e sostegno. Sono due modelli perché si tratta di due scelte di servizio completamente differenti. Si chiama così perché storicamente non era solo l’intervento di educatori delle cooperative che dalle 16:30 alle 18 portano avanti il doposcuola, erano considerati tutti i servizi presenti anche fuori dalla scuola che attivavano risorse, iniziative e progetti a favore dei bambini/e, ragazzi/e fuori dagli orari scolastici. Es.: scelte per sostenere una fascia vulnerabile o uno spazio compiti aperto a tutti. Le radici delle esperienze extra scolastiche si ispirano alla tradizione pedagogica cristiana, in modo particolare alle figure di don Bosco e di don Milani- aiuto all’altro, al sostegno, all’esperienza, all’educazione, all’evoluzione della persona che va oltre il mero sapere di apprendimento (non perché quello non serva, ma perché arricchisce!). Oggi i dopo scuola sono affiancati da servizi educativi che hanno assunto volti diversi, come ad esempio centri di aggregazione. In ogni caso i percorsi di intervento si devono confrontare obbligatoriamente con l’istituzione scuola. sono un patrimonio preziosissimo per i bambini! Quali altri tipi di servizi extrascuola? Ibridi tra aiutare a fare i compiti e fornire esperienze; biblioteche- laddove esistono ancora in termini di attività troviamo un mondo a servizio di bambini e bambine; gruppi studio organizzati dall’oratorio; gite scolastiche- ibrido perché c’è una D curricolare e una educazione non formale; scuola natura- intreccio perfetto; corsi di potenziamento; corsi di ceramica, arte, cucina, organizzate per fasce di età dai Comuni; centri di aggregazione- aspetto scolastico e compiti lasciati in disparte, esperienze a favore di iniziative in termini concreti (socialità veicolata da educatori, adulti; possibilità di fare gioco, sport, arte- arricchiscono il territorio); attività degli scout- non formale, esperienza educativa enorme, soprattutto per i bambini piccoliesperienza che sviluppa competenze, capacità, abilità, lavorando tanto sul senso di comunità e sull’aspetto della tutela e della cura dell’ambiente. L’extrascuola e le esperienze, le attività, gli approcci pedagogici non formali sono una costellazione; 20 30 anni fa erano poco aspetti molto chiari e divisi, oggi abbiamo una pluralità enorme da sfruttare al meglio.

Questi servizi hanno un beneficio a cascata sugli alunni- queste attività e servizi cercano sempre di accedere alle scuole, anche solo in termini conoscitivi, perché è fondamentale per mettersi in connessione. La scuola deve aprirsi il più possibile per valorizzare queste attività e iniziative, perché purtroppo a volte sono così piccoli da non essere conosciuti 14-4 La necessità di abbandonare una visione prevalentemente scuola-centrica Emerge la necessità di porre la relazione tra sistemi scuola ed extrascuola in un rinnovato equilibrio. L’educazione extrascolastica è stata concepita come subalterna e dipendente dalla scuola.

Bisogna invece riconoscere che il rapporto possa diventare interdipendente in cui i è che insegnanti ed educatori collaborino come partner. Ad oggi seppure gli educatori svolgano un ruolo chiave sono ancora in una posizione subalterna. Emerge quindi l’esigenza che gli insegnanti e la scuola possano riconoscere la preziosità e l’importanza di queste figure professionali che agiscono all’esterno della scuola (sia fisicamente sia più metaforico). Impo che scuola ed insegnanti abbandonino questa visione mettendosi in uno scambio tra partner. Ci deve essere un progetto comune: la prospettiva è di condividere il progetto educativo comuna e favore di bambine/i, ragazze/i e le loro famiglie in un’idea di complementarità in cui si uniscono professionalità, sguardi e prospettive per un lavoro di prevenzione e valorizzazione. Uno scambio culturale necessario: scuola e insegnanti imparano dagli educatori perché possono assumere delle prospettive a loro inedite e non sempre accessibili, che arricchiscono la visione di quel bambino/a e possono essere preziosi per l’esperienza. Considerarli quindi subalterni significa depauperare il valore dell’istanza educativa. Non solo alunni: gli insegnanti imparano dagli educatori a conoscere meglio le caratteristiche delle bambine e dei bambini fuori dalla loro classe. imparano poi a considerare l’apprendimento più sotto il profilo della formazione globale che rispetto al raggiungimento di standard didattici predefiniti. Si impara quindi a vedere i bambini e le bambine non solo come alunne/i. Le ricadute: - per gli insegnanti ed educatori: la condivisione di sguardi, osservazioni e percezioni tra loro rappresenta una chance di formazione reciproca- spesso le figure socioeducative tendono ad agire in contrapposizione, quasi in conflittualità, quando invece lo scambio con un professionista che condivide professionalità e visioni diverse dalle mie può essere un’occasione di formazione e apprendimento; - per la bambine e i bambini: promuovere un’azione educativa integrata e sistemica La logica del dialogo e dello scambio si perde per timore di perdere la propria individualità, invece va recuperata. Nei gap teoria-pratica si perde la possibilità di raggiungere il primato educativo. Le povertà educative Tema oggi centrale, le povertà educative hanno un vaso non in termini di invasione e territorialità a tutti i costi, ma hanno preso forma in modo ingente; per fortuna si cerca di mettere in campo tutte le azioni atte a

ridurle. Non possiamo pensare che non esistano! L’anno di pandemia di Covid-19 ha messo in evidenza tutte le nuance di povertà educative dei nostri territori. L’idea di povertà educativa si presenta come un concetto utile dal pdv pedagogico e della pedagogia sociale soprattutto in relazione alle pari opportunità in condizioni di disuguaglianza, per sviluppare modelli di intervento dentro e fuori la scuola- fondamentale! Le povertà educative non sono ambiti a carico solo ed esclusivamente del sistema scolastico o extra scolastico- prospettiva integrata fondamentale Cosa è la povertà educativa: definita sulla base dell’assenza a livello territoriale di strutture e servizi scolastici adeguati, e sulla base del numero di giovani che abbandonano il percorso scolastico, non leggono libri, non partecipano ad attività culturali, non praticano uno sport, e non utilizzano internet (Alverini, Manganelli, Lucidi, 2017)- tutti questi elementi non devono comparire per forza contemporaneamente, potrebbe esserci una pluripresenza. Abbiamo uno dei tassi di abbandono scolastico più alti in Europa- la scuola gioca un ruolo fondamentale! Ha un ruolo importante anche nella lettura del libro- anche per questo l’Europa ha uno dei tassi più alti di abbandono- importante educare i bambini a sviluppare il piacere di leggere e portarlo avanti nel corso della vita. Tutte le statistiche ci dicono quanto sia fondamentale fare sport per benessere fisico, psichico e guadagno di una serie di competenze. Nel contrasto delle povertà educative un ruolo fondamentale è assunto dalle azioni extracurricolari e dalle iniziative extra-scolastiche. Gli indicatori sono stati elaborati da Save the Children e rappresentano un riferimento di analisi territorialeè uno dei riferimenti principali sulle povertà educative.

Indicatori stilati con tanta cura perché la povertà educativa non dipende solo ed esclusivamente dal mero elemento economico- è uno dei tanti ma non il fondamentale, certo può incidere fortemente ma non è l’unico ed esaustivo. Per un giovane, la povertà educativa significa essere esclusi dalla possibilità di apprendere e di sviluppare competenze chiave necessarie per vivere in un mondo caratterizzato dall’economia della conoscenza, traducendosi anche in minori opportunità dal pdv emotivo e delle relazioni con gli altri (Save the Children, 2014). Per competenze chiave si intende una combinazione di conoscenze, abilità e attitudini appropriate al contesto, di cui tutti hanno bisogno per la realizzazione e lo sviluppo personale, la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e l’occupazione (GUUE, 2006). (Alverini, Manganelli, Lucidi, 2017) Non possiamo pensare che le povertà educative non siano una delle emergenze più impo dell’epoca storica in cui viviamo e in cui occorre agire tempestivamente! Tradizionalmente le iniziative extrascolastiche, soprattutto di contrasto la povertà educativa sono gestite da oratori, volontariato, vomitati di quartiere e rappresentano un universo molto vasto; NB: non sono l’unico tassello, ad oggi è fondamentale un’integrazione, un intervento economico per investire in azioni strutturali che consentano lotta, contrasto, prevenzione. LA LAMPADA DI ALADINO- l’indice di Save the Children per misurare le povertà educative e illuminare il futuro dei bambini in Italia p. 4,5: la povertà educativa in Italia: uno sguardo d’insieme

Dove per povertà educativa si intende privatizzazione da parte di bambini e adolescenti della possibilità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità talenti e aspirazioni. Per un bambino, povertà educativa significa essere escluso dall’acquisizione delle competenze necessarie per vivere in un mondo caratterizzato dalla economia della conoscenza, dalla rapidità, dalla innovazione. Allo stesso tempo, povertà educativa significa anche la limitazione dell’opportunità di crescere dal punto di vista emotivo, delle relazioni con gli altri, della scoperta di se stessi e del mondo. Anche osservate da questa prospettiva, le povertà minorili in Italia raggiungono livelli allarmanti, superiori a quelli che si rilevano nella grande maggioranza dei paesi europei. Nel mondo della scuola, ad esempio, l’Italia si caratterizza per un alto tasso di dispersione. Oggi ben il 17% dei giovani tra i 18 e i 24 anni non consegue il diploma superiore e lascia prematuramente ogni percorso di formazione, un dato di gran lunga superiore alla media europea (12%) e ben lontano dal target del 10% fissato dall’Unione Europea per il 20204. Nella speciale classifica dei cosiddetti Early School Leavers l’Italia si piazza al quart’ultimo posto, seguita soltanto da Spagna, Portogallo e Malta. Anche il livello di competenze raggiunto dagli alunni quindicenni italiani in matematica, scienze e lettura - misurato attraverso i test PISA6 - è tra i più bassi nei paesi Ocse, nonostante il timido miglioramento degli ultimi anni. Ad esempio in matematica il punteggio degli studenti italiani è inferiore alla media OCSE di quasi 10 punti, 485 contro 494. D’altra parte, diversi studi dimostrano come in Italia la provenienza famigliare eserciti ancora un peso molto forte sul curriculum scolastico, senza che la scuola riesca a controbilanciarne gli effetti. Secondo il rapporto dell’OCSE “Education at Glance” del 2012, soltanto il 9% dei giovani italiani tra i 25 e 34 anni con genitori che non hanno completato la scuola secondaria superiore, ottiene un diploma universitario (la media OCSE è del 20%), ed il 44% non completa, a sua volta, la scuola secondaria superiore. Il Rapporto Annuale ISTAT del 2012 conferma che il completamento del ciclo d’istruzione secondaria, così come l’accesso all’Università, sono positivamente correlati alla classe sociale, misurata in termini di risorse economiche, potere ed influenza, grado di istruzione, condizione occupazionale dei genitori, e alla provenienza geografica, a svantaggio del Sud e delle Isole. La povertà di opportunità educative non si evince soltanto dalle scarse performance degli alunni italiani nel mondo scolastico ma si manifesta negli altri molteplici contesti di vita e di sviluppo dei bambini del nostro paese. In Italia sono molti i bambini e gli adolescenti che non hanno la possibilità di crescere attraverso lo sport, il contatto con la bellezza e la cultura. Basti pensare che sono più di 300 mila i bambini ed adolescenti nel nostro paese che nell’ultimo anno non sono mai andati al cinema, non hanno letto un libro, navigato su internet, usato il computer, praticato uno sport e attività fisica. Se è vero che quasi il 90% dei minori italiani tra i 3 e i 17 anni guarda la TV tutti i giorni, nel 2013 quasi uno su 2 (48%) non ha aperto un libro e più di uno su 4 (28%) non ha praticato alcuna attività fisica. È inoltre indicativo che nel paese culla della cultura occidentale, che ancora oggi detiene il maggior numero di siti patrimonio dell’umanità dell’UNESCO, più del 60% dei bambini tra i 6 e 17 anni non abbia visitato un museo e ben il 74% non abbia fatto visita ad un monumento o ad un sito archeologico durante l’anno. La povertà educativa mette in gioco anche lo sviluppo emotivo e sociale, che al pari delle competenze cognitive, forgia il percorso di crescita dei minori. Nel nostro paese i legami familiari e amicali hanno un valore fondamentale nel percorso di crescita dei bambini e sono da questi ultimi valutati molto positivamente. Soltanto il 6% dei bambini ed adolescenti tra i 14 e 17 anni dichiara un basso livello di soddisfazione nei confronti della relazione con la propria famiglia, mentre solo il 4% si dice insoddisfatto nelle relazioni con gli amici. Tuttavia, l’Ita...


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