Carla Callegari L\'educazione tra storia ed etnografia PDF

Title Carla Callegari L\'educazione tra storia ed etnografia
Author Lory Tunno
Course Educazione Comparata
Institution Università del Salento
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Summary

Riassunto completo del testo per l'esame di Educazione comparata della Prof,ssa Armenise, Università del Salento...


Description

CARLA CALLEGARI L’EDUCAZIONE COMPARATA TRA STORIA ED ETNOGRAFIA Premessa Il metodo comparativo fra ricerca scientifica ed esperienza comune. Giuseppe Flores D’arcais, fondatore della scuola pedagogica padovana, fu convinto sostenitore dell’importanza della Pedagogia comparata o Educazione comparata, che considerava “necessaria” in campo pedagogico-educativo per attuare un confronto tra teorie ed esperienze, non solo a livello nazionale ma anche internazionale. La Pedagogia o educazione comparata, tuttavia, non si riduce ad una semplice presentazione di esperienze e teorie straniere ma ha senso nel momento in cui il comparativista è in grado di individuare le domande pedagogiche più utili per comprendere e confrontare gli eventi studiati, individuando tra gli stessi analogie, corrispondenze e differenze. Il metodo comparativo, inoltre, non è utilizzato solo nelle scienze naturali ed umane ma rappresenta anche un’operazione mentale frequente nella quotidianità. Esso si basa, generalmente, su di un confronto tra due oggetti rispetto agli stati di una proprietà che è presente in essi. In questo caso, la comparazione è detta sincronica, mentre quando la comparazione di uno o più oggetti/proprietà è compiuta nel corso del tempo, essa è detta diacronica. Nel primo caso ci si sofferma soprattutto su che cosa è uguale e cosa è diverso, nel secondo si distingue tra che cosa permane e cosa cambia. Naturalmente, il confronto risulta semplice quando la situazione è elementare e si complica quando gli oggetti e le proprietà degli stessi sono tra loro molto diversi. Introduzione Il metodo comparativo e le sfide attuali dell’educazione comparata. Nel corso della seconda metà del ‘900, l’educazione o pedagogia comparata ha dovuto precisare oggetto e metodo di ricerca al fine di vedere riconosciuta la sua scientificità come disciplina. Il suo oggetto di studio si è diversificato nel corso del tempo, oltre alla comparazione dei sistemi scolastici dei diversi Stati nazionali, si sono realizzate ricerche comparative riguardanti metodi, problemi educativi e teorie. Emerge l’esigenza di rivedere la finalità degli studi comparativi che devono tendere ad una definizione più approfondita dei fenomeni pedagogico-educativi rispetto ai luoghi, ai tempi e alle diverse culture. Per quanto riguarda il metodo, invece, è stato proposto un modello che ha messo in evidenza il criterio di comparabilità o terzium comparationis, come principio al quale riferire i dati raccolti. Successivamente metodi quantitativi di raccolta dei dati hanno permesso la creazione di banche dati sui sistemi educativi europei. L’apertura della pedagogia alle scienze sociali ha,poi, favorito l’emergere di nuovi paradigmi interpretativi come quello etnografico, dando vita a

diversi studi in cui alle ricerche di ambito pedagogico sono stati applicati metodi propri di altre discipline. Negli ultimi decenni, inoltre, il fenomeno della globalizzazione ha accentuato l’interesse verso indagini che hanno messo in discussione le stesse unità di analisi, come quella dello Stato nazione, a favore di studi intra-nazionali, trans-nazionali e multilivello mettendo in evidenza nuovi spazi virtuali di apprendimento. La pedagogia potrebbe in tal senso dare il suo contributo per governare la globalizzazione e in un certo senso “umanizzarla”. Capitolo 1 Studi comparativi in educazione: la dimensione teorica. 1.Quali studi comparativi? Negli ultimi venti-venticinque anni, la dimensione teorica dell’educazione comparata è stata trascurata a favore di studi incentrati sull’analisi solo degli aspetti “istituzionali”dell’istruzione negandole, di fatto, la possibilità di avere, come oggetto di studio tutti gli aspetti dell’educazione contribuendo, con altri approcci di ricerca, allo sviluppo della teoria educativa. In particolare, nel contesto italiano gli studi comparativi hanno una collocazione di nicchia e non mancano fecondi contatti a livello internazionale relativi a questo ambito di studi. Si ricordi, a tal proposito la presenza italiana all’interno degli organismi direttivi del CESE (Comparative Education Society in Europe) e la costituzione nel 1986 della SICESE, sezione italiana della CESE. Sebbene presenti, dunque, gli studi comparativi sono stati poco sviluppati per molteplici motivi che affondano le loro radici nella stessa storia dell’educazione comparata. La nascita ufficiale dell’educazione comparata si fa risalire a Jullien de Paris e alla sua celebre Esquisse del 1817, dove il termine fa per la prima volta la sua comparsa, inaugurando la cosiddetta fase del “prestito”in cui si voleva promuovere la conoscenza analitica dei sistemi scolastici dei diversi paesi permettendo a ciascuno di essi di individuare e adottare quelle che potevano essere ritenute le migliori “pratiche”. Nel 1900, Michael Sadler, circa la prospettiva del transfer, ammoniva circa la possibilità di trapiantare con facilità le caratteristiche di un dato sistema di istruzione in un diverso contesto. A partire dagli anni ’60 del XX secolo, invece, si presentò con energia, da parte di diversi autori, la tendenza a cercare di fondare una scienza della comparazione educativa che sia in grado di stabilire leggi generali di funzionamento, valide per tutti i sistemi di istruzione, attraverso un approccio in cui si saldano insieme la finalità conoscitiva e miglioristica proprie degli studi comparativi. 2.L’unità di comparazione. Un altro argomento, oggetto di discussione da parte degli studiosi è relativo all’unità di comparazione. Si ritiene, infatti, se essa debba essere identificata con lo stato nazionale o se, invece, possa e debba essere maggiormente raffinata, non solo considerando altre dimensioni spazio-territoriali, ma anche altri livelli di comparazione, come nella proposta di Bray e

Thomas, che nel 1995 elaborarono uno schema tridimensionale chiamato cubo: lungo i tre assi vengono considerati, oltre ai livelli geografico-locazionali anche i gruppi demografici non locazionali e alcuni aspetti dell’istruzione e della società individuati come significativi. Di recente, inoltre, è divenuto usuale parlare di crisi dell’unità di comparazione in relazione all’impulso della globalizzazione e al superamento dello stato nazionale. E’ opportuno, a tal proposito, fare alcune osservazioni: -la nozione di stato viene fatta coincidere in modo improprio con quella di stato nazionale con cui, invece, s’intende una configurazione legata ad uno specifico periodo storico della società occidentale; -la comparazione non ha riguardato in passato solo gli ambiti nazionali ma anche altri livelli; -con la globalizzazione la comparazione interstatale non è stata affatto superata anzi è stata al centro del dibattito politico. Andy Green, professore di scienze sociali comparate, sostiene che gli studi comparativi abbiano risposto ai cambiamenti della realtà educativa soprattutto in vista del fenomeno della globalizzazione che ha reso più interessanti a livello educativo le differenze tra le nazioni. Ciò ha ampliato i confini della ricerca cross-nazionale collegandola con le più ampie tendenze sovranazionali e internazionali. Dale e Robertson, sostengono la necessità di andare oltre al nazionalismo, evitando di considerare Stato e nazione come categorie fisse e immutabili. Dal canto suo, Robert Cowen, ha affinato il tema del transfer, aggiungendo i concetti di translation e transformation, sottolineando come le idee e le pratiche educative, una volta trasferite in altri contesti diversi da quello nazionale, vadano incontro a dei veri e propri mutamenti o meglio trasformazioni, che possono cambiarne radicalmente il significato. Rivendica, inoltre, l’autonomia dell’educazione comparata che non si faccia dettare l’agenda dalle questioni e esigenze politiche attuali. La mancanza di un proprium pedagogico incide sul modo in cui è concepita l’identità stessa dell’Educazione comparata. A tal proposito, Schriewer sostiene che anziché parlare di un unico campo di studi, bisogna, piuttosto parlare in termini di rami distinti di studi comparativi e internazionali in materia di educazione. 3. Quale educazione? I recenti studi comparativi, per quanto importanti per aver messo in luce i rapporti fra educazione e potere, lasciano insoddisfatti rispetto a questioni più propriamente pedagogiche, in quanto legate ad una concezione dell’educazione circoscritta a determinati fenomeni educativi. Si tratta, dunque, di chiedersi se questo sia il destino degli studi comparativi o se sia ancora possibile un recupero di un proprium pedagogico che contribuisca a considerare l’educazione nella sua complessità. Punto di partenza, dunque, è chiarire che cosa s’intende per educazione. Basti pensare che il termine inglese pedagogy e quello francese pedagogie, hanno un significato diverso da quello italiano di pedagogia e riguardano propriamente l’atto di insegnare, il che naturalmente riguarda anche la pedagogia comparata. Allo stesso modo l’educazione comparata, risente della polisemia del termine inglese education e ha un significato ambiguo che può essere tradotto ora con l’espressione pedagogia comparata, ora come pedagogia comparativa o anche educazione comparata.

Tale consapevolezza comparativa anche in sede linguistico-concettuale deve essere alla base di una ricerca che da un lato contribuisca davvero alla teoria dell’educazione e dall’altro tenga in considerazione l’educazione in tutta la sua complessità.

CAPITOLO 2 LA DIMENSIONE STORICA IN EDUCAZIONE COMPARATA IERI ED OGGI. 1. Le finalità dell’ educazione comparata. Finalità dell’educazione comparata è lo studio dell’educazione in realtà lontane e diverse storicamente, geograficamente e culturalmente. Gli studi comparativi contribuiscono a chiarire categorie pedagogiche quali ad esempio quelle di cura,crescita,apprendimento e antinomie educative come educando-educatore, libertàautorità, formazione umana-formazione sociale. Flores d’Arcais, in riferimento alla relazione educando-educatore, sostiene che l’educazione comporta necessariamente una relazione tra me e l’altro né la natura e né la storia possono legittimare il compito e la funzione dell’educatore o dell’educando. Solo la pedagogia può fondare il reciproco rapporto tra i due poli dell’educazione, in caso diverso l’educatore sarebbe ridotto a mero funzionario di realtà condizionanti che avranno esiti autoritaristici, impositivi e conformistici. Franco Cambi ritiene, invece, che pur nell’interazione con le altre discipline, gli studi comparativi devono avere come finalità la conoscenza critica del sapere pedagogico realizzata attraverso la comparazione di teorie, strutture educative, sistemi scolastici o metodi. In questi studi l’oggetto privilegiato sono i sistemi scolastici, ma anche problemi specifici come l’educazione democratica, il lavoro infantile, l’istruzione nei diversi paesi del mondo, la preparazione professionale degli insegnanti ecc… Hans ed Hessen partendo dall’analisi di specifici aspetti educativi (nel caso di Hans: la lingua, la religione, i progetti educativi di alcuni autori, l’educazione femminile; per Hessen:l’idea di uomo, i fattori di cura e di addestramento, l’educazione come processo sociale e spirituale), hanno definito i rapporti tra pedagogia e politica delineando l’idea di un educazione realmente democratica. Vexliard negli anni ’60 nell’opera La pedagogia comparativa individua i problemi che potrebbero costituire oggetto di studio dell’educazione comparata e oltre a quelli di carattere politico, economico e sociale ne individua alcuni propriamente pedagogici come le riforme dell’insegnamento, l’educazione permanente, il problema degli alunni dotati, l’orientamento scolastico ecc.. Similmente, e più recentemente, Le Thah Khoi contribuisce a delineare i fattori dell’educazione nelle diverse culture del mondo; emergono allora: l’idea di infanzia, l’idea di famiglia, l’intenzionalità, la cura educativa, l’educazione comunitaria nell’educazione Africana, rapporto educazione-religione, educazione informale, rapporto istruzione-burocrazia. Sul piano metodologico, i pedagogisti hanno dibattuto circa il criterio da utilizzare per la comparazione sia sulla necessità di stabilire quali siano i dati da rilevare. Tra i principali temi, oggetto d’indagine, vi sono il sentimento dell’infanzia e il rapporto educativo nelle società collettiviste come quella africana, l’apprendimento nei diversi sistemi scolastici e il problema della formazione e reclutamento degli insegnanti, la pianificazione

dell’educazione e dell’istruzione nei diversi continenti,l’associazionismo giovanile e l’educazione alla lettura. Un altro campo d’indagine molto studiato è quello delle politiche educative e dei loro rapporti con l’economia e l’industrializzazione e con il fenomeno della globalizzazione. In particolare, la ricostruzione materiale e morale seguita alla seconda guerra mondiale ha posto in evidenza la necessità di riforme educative e politiche finalizzate alla formazione umana e personale, sia allo sviluppo della convivenza pacifica dei popoli all’interno di una dimensione internazionale e mondiale o intersoggettività positiva e costruttiva. Lo sviluppo dell’intersoggettività è da intendersi, in tal senso, come estensione di forme democratiche di vita e di governo in un mondo in cui la globalizzazione non ha cancellato differenze e diversità ma le ha accentuate portando ad esiti disumanizzanti come il conflitto etnico, il fanatismo religioso o il genocidio. Al fine di stabilire una pace durevole ed universale, quindi, è necessario comparare le idee di Uomo antropologicamente differenti e delineare forme educative che possano promuoverla concretamente. È una pace che deve avere riferimenti precisi che si rifanno a ideali utopici come quelli di Comenio, Kant e Gandhi. Comenio, visse nel Seicento in un Europa sconvolta dalle guerre di religione. Concepì l’ideale pansofico di una società nuova, più giusta e armonica da realizzarsi attraverso una riforma dei costumi e delle istituzioni esistenti e un impegno comune da parte di tutte le persone, delle famiglie, della scuola, della Chiesa e dello Stato. Comenio auspica, inoltre, la creazione di tre organismi internazionali che sono sede della dimensione personale e sociale dell’educazione: -il Collegio della luce presiede alla promozione intellettuale-culturale di tutti gli uomini; -il Dicastero della pace responsabile delle questioni per porre fine ad ogni conflitto; -il Concistoro ecumenico cura le questioni religiose e garantisce la tolleranza tra le diverse chiese. Kant nell’opera Per la pace perpetua, parla di una pace fondata sulla libertà, sull’egualianza e sulla fratellanza che trova fondamento nel considerare l’uomo come fine e mai come mezzo e permette di pensare ad una morale, ad una politica e ad una economia giuste ed eque. Il filosofo tedesco, inoltre, sostiene l’idea che le Nazioni possano trovare nel rispetto, nella tolleranza e nel dialogo strumenti di pacificazione e nel diritto universale e cosmopolitico un sistema per dipanare le controversie internazionali. La pace così delineata è una pace giusta, che è frutto di sforzo e di lavoro e richiede per essere attuata del decisivo contributo dell’educazione. La pace di Ghandi è, invece, fondata sulla nonviolenza e nasce dalla conversione dell’uomo che ha conosciuto la violenza e ha fatto esperienza della distruttività in sé e nelle relazioni con gli altri. La possibilità di cambiamento è insita nell’uomo e richiede una forza attiva di trasformazione che si esprime nella capacità di affrontare lo scontro, resistere alla paura e soffrire. Da questa resistenza nascono forme di lotta e azione non violenta come la disobbedienza civile e la lotta contro l’ingiustizia e l’oppressione condotta sottomettendosi volontariamente alla sofferenza senza mai far soffrire l’avversario. Questa modalità etico-politica di considerare gli studi comparativi mette in evidenza la dimensione nomotetico/normativa della pedagogia comparata, stabilendo prassi educative che guidano verso l’universalità e la democrazia.

2.Il metodo e l’interpretazione storica di ieri. Per quanto riguarda l'aspetto metodologico dell'educazione comparata possiamo distinguere il metodo classico e le rivisitazioni successive: Bereday e Hilker hanno codificato quello che è diventato il metodo classico della pedagogia comparata che si sviluppa attraverso quattro frasi: la descrizione, l’interpretazione, la giustapposizione e la comparazione vera e propria. Tale metodo, è ancora oggi riconosciuto ed utilizzato dai comparativisti anche se ha subito delle contaminazioni con altre discipline soprattutto nella fase interpretativa dei dati pedagogici. Guardando alla storia dell'educazione comparata si può affermare che c'è stato un momento, definito dell’analisi storico-fattoriale che va dagli anni ’30 agli anni ’50 del Novecento, nel quale i comparativisti misero sempre più in evidenza la necessità della analisi interpretativa per comprendere le diverse realtà educative e scolastiche. I lavori di questi comparativisti non escludono nessuna disciplina dal loro orizzonte interpretativo ma di fatto privilegiano la storia e la filosofia come scienze più vicine alla pedagogia.Studioso come Kandel, Schneider, Ulich, Hilker, Rossellò, Hans e Hessen, hanno contribuito alla riflessione sull’epistemologia e sulla metodologia dell’educazione comparata e nelle loro opere hanno individuato una serie di fattori ritenuti le forze materiali e spirituali che determinano i sistemi nazionali di educazione: gli Stati sono le polarità educative studiate mentre il carattere nazionale è ritenuto il fattore principale dello sviluppo della civiltà. Rossellò elabora la “teoria delle correnti” e delinea “l’educazione comparata dinamica”.Dal suo punto di vista non è sufficiente descrivere le diverse correnti pedagogiche tradizionali o innovatrici, ma è necessario ricostruire le loro cause e i loro sviluppi, tenendo conto degli influssi reciproci tra scuola e vita e dell’interpretazione dei fatti educativi. Ulich ripercorre i momenti più significativi della storia dell’educazione in occidente nell’intento di promuovere una rigenerazione di questa civiltà. Kandel afferma che ogni sistema educativo è una realtà specifica ed originale e non è possibile quindi effettuare la comparazione di sistemi nel loro complesso, ma soltanto riferirla a fattori dei quali si possono individuare incidenza ed intreccio nei vari contesti culturali. L’Educazione comparata oltre a descrivere somiglianze e differenze, deve individuare le cause generatrici dei sistemi educativi ed egli le individua nella tradizione storica, nelle dinamiche economiche, nelle forze politiche, sociali e culturali di ogni Paese e nel carattere nazionale. Schneider applica il metodo della ricerca storica all’analisi comparata dei problemi educativi di molti Paesi. Esamina il carattere nazionale, la posizione geografica, la cultura, la scienza, la filosofia, la struttura sociale, l’economia, la politica, la religione e la storia e definisce tali fattori come forze formative e dinamiche della pedagogia dei popoli. Tra i fattori endogeni individua il conflitto generazionale e la correlazione tra teoria e pratica pedagogica. Hans considera l’educazione di ogni Paese come il risultato di una tradizione storica nazionale e culturale e sottolinea l’importanza di studiare il sistema educativo di ogni nazione nel proprio ambiente storico e nella sua stretta connessione con lo sviluppo del carattere e della cultura nazionali. Hans afferma che la personalità di ogni individuo adulto matura sotto la costante influenza di tre gruppi di fattori: il retaggio, l’ambiente e l’istruzione. Analogamente per lo sviluppo delle nazioni moderne è possibile individuare tre gruppi di fattori ben distinti: fattori naturali (razza, lingua, ambiente), fattori religiosi (Cattolicesimo, Anglicanesimo, Puritanesimo), fattori laici (Umanesimo, Socialismo, Nazionalismo, Democrazia). E’ compito dell’educazione comparata individuare come questi elementi incidano sui sistemi educativi delle nazioni.

Tra i fattori naturali, quello “razziale” va interpretato non in senso biologico ma culturale e psicologico come coscienza di appartenere ad una comunità che si riconosce in una serie di elementi (lingua, folklore, arte, religione) che formano un patrimonio comune. Hessen, invece, va ricordato pe...


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