Rapporto Mente Corpo Emergentismo PDF

Title Rapporto Mente Corpo Emergentismo
Author Giulia Barresi
Course Psicologia dinamica
Institution Università degli Studi di Trento
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Il rapporto mente corpo e la prospettiva dell’emergentismo 1. Introduzione Qual è il rapporto fra la mente e il corpo? In che modo i nostri stati mentali (i nostri pensieri, le nostre sensazioni, volizioni ecc.) dipendono dal cervello e da corrispondenti stati cerebrali? Spesso diciamo che gli stati mentali sono il prodotto di stati cerebrali. Cosa si intende con questo? Possiamo intendere la mente come il prodotto causale del cervello? Vale anche il contrario? Possiamo cioè pensare che la mente abbia un potere causale sul corpo e dunque sul cervello? Queste sono alcune delle questioni di cui si occupa la cosiddetta “Filosofia della mente” cui si fa riferimento con la dicitura “Mind/body problem” (in italiano: problema del rapporto mente/corpo). In questa dispensa proporremmo un’introduzione brevissima a questa questione nei suoi termini generali e descriveremo alcune delle più importanti posizioni che caratterizzano il dibattito contemporaneo a questo proposito.

2. Le Meditazioni metafisiche di René sostanza

(1596 - 1650) e il dualismo della

Il pensiero cartesiano è un punto di partenza obbligato per la teoria del rapporto mente-corpo in quanto segna una svolta nella nostra concezione della mente e determina nel bene e nel male temi e argomenti che caratterizzano la discussione filosofica sul mentale dalla filosofia moderna sino ai nostri giorni. La posizione di Descartes più nota e più citata nei libri scolastici è il cosiddetto dualismo della sostanza, ossia l’idea per cui mente e corpo rappresenterebbero due sostanze diverse, irriducibili l’una all’altra. A causa di questa posizione– che peraltro fu oggetto di un acceso dibattito già al tempo di Descartes – in anni recenti la filosofia cartesiana è stata oggetto di una vera e propria demonizzazione. Volendo ricapitolarlo brevemente, il percorso che porta Cartesio ad affermare questa tesi muove da una questione epistemologica: quali conoscenze sono assolutamente certe e di quali invece è possibile dubitare? Per affrontare questa questione Cartesio applica una procedura denominata “scetticismo metodologico” o “radicale” che lo porta a dubitare di tutto ciò di cui è possibile dubitare, mette , corpo: l’impre un’allucinazione o di un sogno. In fondo quando sogno (o quando sono vittima di un’allucinazione) vedo cose che non esistono. Tuttavia, qualcosa si salva da questa applicazione iperbolica del dubbio: ‘Se penso’, giunge ad affermare Cartesio, ‘allora sono’. L’idea alla base del famosissimo motto cartesiano ‘ ’ è che – sebbene tutti contenuti del mio pensiero possano essere soltanto un’allucinazione – enso e finché penso, non c’è . In fondo quando sogno (o quando sono vittima di un’allucinazione), l’unica certezza è che io stesso esista quale essere pensante che sogna (o che ha un’allucinazione). Ma cos’è questo io pensante? Per Cartesio non può essere (potrebbe esistere il mio pensiero, ma non il mio corpo). La mia credenza di avere un corpo potrebbe essere un’allucinazione. L’unica cosa di cui sono sicuro è di esistere in quanto pensiero: l’unica cosa che non può essere messa in dubbio è che esista il mio

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pensare. E’ su questa conclusione che Cartesio fonda la sua conclusione per cui prima di tutto siamo sicuramente sostanze pensanti. È così che Cartesio arriva a definire la sua famosa tesi del dualismo delle sostanze secondo la quale l’essere umano è composto e separate fra loro: Mentre , (l’anima) eriale, non spaziale e privata, (cioè ognuno ha accesso unicamente alla propria vita mentale tramite l’introspezione). Per Cartesio queste due sostanze sono completamente diverse fra loro e obbediscono a leggi diverse. A causa di questa posizione Cartesio è immediatamente oggetto di numerose . Anzitutto già i suoi contemporanei si oppongono la sua ‘sostanzializzazione del pensiero’, ossia all’idea che l’esistenza di : . Il fatto che il mio pensiero sia certissimo non implica che lo sia anche il fatto che io sono una sostanza pensante. ? 1

Già Antone

(1612-1694) nella sua Obiezione Quarta sottolinea come

Un’altra obiezione di Arnault fa leva su un fatto empirico, piuttosto che su un argomento a priori. . I bambini o i folli, che hanno organi non ancora sviluppati o mal funzionanti, sono incapaci di pensiero. In effetti questa obiezione di Arnault non è poi così estranea al pensiero di che – seppure teorizzi l’assoluta estraneità di materia e pensiero (il dualismo delle – . Con le sue parole: e, » (Cartesio, 1641, p. 129) Tuttavia, una volta che è posta la distinzione fra res cogitans e res extensa appare molto difficile parlare di una “commistione” o di unione sostanziale fra di esse. La rigidità del dualismo sostanzialistico richiede che possano tutt’al più interagire, ma appartengano a piani ontologici alternativi. L’interazione stessa diventa anzi di difficile spiegazione se mente e corpo sono sostanze diverse. Infatti, non è semplice spiegare come un’entità immateriale fatta di solo pensiero (che non ha proprietà meccaniche, chimiche, elettriche e fisiche) • (mi schiaccio un dito e la mia mente prova dolore); o che (desidero nuotare e il mio corpo risponde al mio



desiderio movendosi verso il mare). Questa obiezione prende il nome di difficoltà dell’interazionismo La soluzione – che a molti è sembrata debole e posticcia – che Descartes propone per questo problema consiste nell’asserire che l’interazione f un organo particolarmente 1 Per dimostrare questo è necessario un argomento ulteriore che però Cartesio non espone nella Second cui questo argomento fa un uso implicito dell’idea per cui possiamo fidarci delle “percezioni chiare e dis come guida della realtà. E questo sarà garantito solo a partire dalla prova dell’esistenza di un Dio buono che non ci inganna fornita nella Terza Meditazione. L’argomento recita che – un’altra – .

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umido e rarefatto del cervello che, per Cartesio, consentiva la rarefazione della materia e quindi il passaggio dal materiale all’immateriale e viceversa. Da un punto di vista sia storico sia teorico è interessante chiedersi tuttavia perché Descates sia giunto a teorizzare una separazione così netta – addirittura sostanziale – fra mente e corpo. La contrapposizione cartesiana fra mente e corpo è, infatti, da un certo punto di vista, paradossale. Pochi autori hanno più di Cartesio promosso la visione dell’uomo , concependo la fisiologia di esseri umani e animali come un processo essenzialmente meccanico, affermando così una visione ‘moderna’, nat dell’uomo. Perché dunque Cartesio – portatore di una visione profondamente scientifica del mondo e consapevole delle difficoltà dell’interazionismo – sostiene il dualismo della sostanza? Per rispondere a questo problema, cominciamo a considerare la posizione di Cartesio nella sua globalità. Cartesio giunge a formulare nella fase terminale della sua ricerca mosso dal bisogno di formulare una teoria che fosse compatibile con la nuova immagine della natura che emerge dalla fisica Galileiana. Quest’ultima modifica radicalmente la precedente visione del mondo di eredità aristotelica in direzione di una più intensa materializzazione della natura e dell’espulsione dalla teoria di residui animisti. L’idea è che il mondo materiale possa essere spiegato unicamente in maniera meccanicistica. Secondo una concezione del mondo meccanicistica tutti gli enti hanno una natura esclusivamente corporea e quindi meccanica, di tutti gli enti, e il loro comportamento motorio deve essere spiegato in maniera esclusivamente meccanicistica. Descartes è fra i grandi padri di questa concezione: a suo avviso

La scienza moderna espelle inoltre l’apparenza soggettiva della realtà dall’ambito di studio scientifico. Galilei introduce infatti una distinzione : che esistono, per così dire, nell’oggetto in sé «Ma che ne’ i corpi esterni, per eccitare in noi i sapori, gli odori, e i suoni, si riecheggia altro che le grandezze, figure, moltitudini e movimenti tardi o veloci, io non lo credo; e stimo che tolti via gli orecchi, le lingue, i nasi, restino bene le figure, i numeri e i moti, ma non già gli odori, né i sapori, né i suoni, li quali, fuor dell’animal vivente non credo che siano altro che nomi […].» (Galilei, 1623, Il Saggiatore §48) La stessa distinzione fra ciò che Locke chiamerà “qualità primarie” e “qualità secondarie”. Le “qualità primarie” sono nel corpo sia che noi le percepiamo sia che non le percepiamo e sono esemplificate da “la la figura, il numero, la situazione, il movimento”. Le qualità secondarie sono il risultato di un’azione che i corpi esercitano sui nostri sensi, e dipendono dunque dalle qualità primarie dei corpi. Cartesio – che è e si percepisce alla stregua di uno scienziato – vuole elaborare una metafisica coerente con la nuova immagine del mondo che produce una visione meccanicistica e deterministica della natura. Cartesio opera una materializzazione dei La soluzione stessa della ghiandola pineale al problema dell’interazionismo mostra come Cartesio sia propenso a rintracciare una spiegazione causale/materiale dell’interazione mente corpo. Qual è dunque la ragione per ? Nelle opere di Cartesio sono distinguibili perlomeno tre generi di argomenti in risposta a questa questione che possono essere interessanti rispetto al nostro problema e che hanno alla loro base l’idea per cui il corpo debba essere spiegato attraverso principi di carattere meccanicistico. 1) Il primo argomento ha a che fare con l’introspezione Una volta che si sceglie di adottare lo sguardo interiore sulla vita psichica cosciente, sembra indubitabile – afferma Cartesio – .

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2) Il

fa appello – espresso in termini contemporanei – . Nel Discorso sul metodo

contrario, gli esseri umani esibiscono un uso creativo del linguaggio che non è riconducibile ad un mero meccanismo composizionale. 3) Un terzo argomento fa appello alla diversità radicale fra i fenomeni mentali e le leggi naturali dal punto di vista della loro cogenza. Cartesio è un grande sostenitore di Galilei e condivide l’idea per cui i. Detto nella maniera più banale possibile: Cartesio si rifiuta di pensare che i fenomeni mentali si organizzino nello stesso modo e afferma che leggi causali immutabili. L’identificazione della e soggetta a leggi autonome rispetto a quelle che Galileo identifica nel mondo naturale consente a Cartesio di affermare che la soggettività e dal meccanicismo che, a suo avviso, caratterizza l’intero universo galileiano. Nella descrizione che Cartesio fornisce della mente sono rintracciabili dei tratti profondamente innovativi rispetto alla tradizione. Se per la più alta delle facoltà mentali, quelli peculiarmente umana, è l’anima razionale (l’intelletto e la facoltà di giudizio), l’idea di mente promossa da Cartesio individua nella il carattere essenziale del mentale, mentre il pensiero non comprende solo la riflessione intellettuale, ma anche la volizione, l’emozione e il dolore. Per Cartesio la coscienza è il segno caratteristico del mentale. Alla domanda ‘Qual è l’oggetto della psicologia?’, una prospettiva di marca cartesiana risponde dunque: la coscienza, intesa nei termini della sfera interiore e privata del soggetto, quella sfera a cui ciascuno di noi accede guardando dentro se stesso, attraverso una prospettiva introspettiva. Questa idea implica che l’oggetto della psicologia sia in realtà accessibile in maniera diretta e privilegiata soltanto alla prima persona (al soggetto che lo vive). La coscienza non si può ‘guardare da fuori’, come si guardano le cose del mondo esterno. L’unico modo di osservarla direttamente è, invece, quello di guardarsi dentro. , (come si dice in gergo tecnico) ‘in terza persona’ , così come si osservano le stelle o la caduta dei gravi, tuttavia ciascuno ha uno sguardo privilegiato e diretto, ‘in prima persona’, sulla propria vita mentale. Questa descrizione della mente spiega perché secondo Cartesio essa rappresenti un oggetto di indagine diverso da tutti quelli propri delle scienze della natura. Alla base della distinzione fra res cogitans e res extensa c’è dunque il tentativo di non intrappolare la mente nel meccanicismo, di salvaguardare l’unicità e la peculiarità della coscienza e dell’esperienza in prima persona quale elemento non assimilabile a nessun altro fenomeno naturale. La critica alla separazione sostanziale proposta da Cartesio ha quale sua conseguenza l’assimilazione del pensiero in tutte le sue dimensioni alla natura. Il dualismo cartesiano ipotizza che la mente e il corpo siano due generi di diversi che hanno proprietà diverse (la res cogitans ha proprietà mentali, la res extensa ha proprietà materiali). Ma l’idea che possa esserci una sostanza immateriale al di fuori dello spazio-tempo sembra contraddire i nostri più basilari principi scientifici. Per questo la maggior parte degli autori la ritiene non-scientifica, misteriosa e incoerente per le ragioni addotte già da Arnault. Tranne alcune teorie minoritarie, per lo più di ispirazione religiosa, la filosofia della mente contemporanea esclude che il dualismo ontologico della sostanza possa essere una posizione accettabile. La concezione opposta a questa suggerisce che Nella maggior parte dei dibattiti contemporanei il

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materialismo è un punto di partenza sul quale tutti concordano e il vero dibattito concerne le implicazioni di questa posizione e il problema di stabilire se le proprietà mentali possano essere ridotte a quelle materiali. Certe volte anziché di materialismo si parla di intendendo che tutto ciò che esiste è di carattere fisico. Spesso materialismo e fisicalismo sono utilizzati intercambiabilmente. Tuttavia, il fisicalismo è una tesi più specifica del materialismo: il fisicalismo non dice solamente che l’unica sostanza che esiste è la materia,

Tuttavia, nonostante pochi oramai accettino una spiegazione del rapporto mente/corpo basata sul dualismo della sostanza, la (quantomeno apparente) diversità radicale fra i fenomeni mentali e i fenomeni fisici che è al centro della teoria di Cartesio rimane lungo tutto il corso della ricerca successiva uno dei problemi più gravosi da affrontare. Tutt’ora il dibattito nell’ambito della filosofia della mente si divide fra coloro che ritengono di poter e coloro che ritengono invece che questa , la quale ci deve spiegare a cosa questa sia dovuta ). A causa di questa differenza, le posizioni in gioco all’interno del dibattito contemporaneo circa il rapporto mente corpo si distinguono in teorie riduttiviste (o riduzioniste) e non riduttiviste (o riduzioniste).

3. Riduzionismo e antiriduzionismo (per sommi capi)2 Il riduzionismo è una tesi generale che riguarda la relazione fra domini scientifici diversi:

Applicato alla biologia, il riduzionismo dice di solito che questa disciplina può essere ridotta alla (derivata dalla) chimica o (d)alla fisica; applicato alla sociologia, il riduzionismo dice di solito che questa disciplina può essere ridotta alla (derivata dalla) applicato alla psicologia, riduzionismo dice di solito che questa disciplina può essere ridotta alla (derivata dalla) . . se si pensa alla riduzione dei termini psicologici a termini neurobiologici, nozioni come “emozioni”, “credenze”, “concetti”, “rappresentazioni” proprie del vocabolario psicologico dovranno essere tradotte in corrispondenti nozioni neurobiologiche e leggi psicologiche come, poniamo, “credenze e desideri interagiscono fra loro nella determinazione del comportamento” dovranno essere riportare a leggi neurobiologiche. Qual è il del riduzionismo; o, in altri termini, qual è la ragione per cui molti autori ritengono sia utile perseguire la strada del riduzionismo nonostante le sue difficoltà? Anzitutto, riducendo una teoria a un’altra si riduce il numero di teorie In secondo luogo, ridotto a quello dell’altra, c’è un gua Nell’ambito della filosofia della mente il . In questo ambito uno dei principali argomenti dell’antiriduzionsimo è che non sappiamo come le leggi psicologiche possano essere

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Molte parti di questa dispensa consistono in una traduzione rielaborata del manuale di Jaegwon Kim, Philosophy of Mind. Westview Press 1998, pp.211-233.

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ridotte a leggi neurobiologiche o come gli stati mentali (le credenze, i desideri, le sensazioni) possano essere ridotte a stati fisici (cerebrali). . La freccia negli schemi seguenti indica un rapporto causa/effetto. M1 ↥ F1 Secondo

, .

(descritte nello schema attraverso la freccia). M1 M2 ↓ ↓ F1 ↦ F2 ↦

M3 ↓ F3 ↦

M4 ↓ F4

Il riduzionismo implica l’idea che il livello al quale sussistono rapporti causa-effetto sia unicamente quello fisico e che non ci sia causazione di tipo mentale (da stato mentale a stato mentale o da stato mentale a stato fisico). Una forma particolare di riduzionismo è la cosiddetta teoria dell’identità Così come il fulmine che vediamo nel cielo è in realtà una scarica elettrica (è identico a una scarica elettrica), così lo stato mentale che osserviamo nella mente è in realtà uno stato cerebrale (è identico a uno stato cerebrale). Noi vediamo il fulmine come un fulmine (come una luce nel cielo), ma quella luce è in realtà una scarica elettrica. Allo stesso modo noi percepiamo gli stati ali come stati mentali, ma questi sono in realtà stati cerebrali. Secondo la teoria dell’identità lo schema sopra proposto è in qualche modo forviante perché F non causa M, ma F è M. Sarebbe più corretto uno schema del tipo. F1 ↦ (M1)

F2 ↦ (M2)

F3 ↦ (M3)

F4 (M4)

Anche in questo caso, l’unica causalità realmente esistente è da stato fisici a stato fisico. Il problema insito nelle varie teorie riduzionistiche è che non abbiamo un insieme finito e definito di leggi psicologiche da ridurre e non sappiamo bene come concettualizzare esattamente gli stati mentali; da un’altra non abbiamo una neurobiologia completa che serva come base per la riduzione. Così espresso, l’antiriduzionismo è in primo luogo una tesi negativa del tipo . Tuttavia, che una risposta negativa non basta; è necessario fornire anche una risposta positiva al problema di determinare – una volta esclusa l’ipotesi riduzionista – È in risposta a questo quesito che si sono sviluppate varie scuole anti-riduzioniste che ricadono sotto denominazioni diverse e che si distinguono fra loro per il fatto di spiegare in maniere diverse quale può essere la relazione non riduzionista che sussiste fra mente e cervello. Vi sono moltissime soluzioni antiriduzioniste al rapporto mente corpo. Anzitutto vanno menzionate alcune sporadiche forme di anti-riduzionismo che fanno appello a e . Secondo il monismo materialista l’universo è fatto di una sola sostanza (da

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qui la dicitura “monismo”) e questa sostanza è di carattere materiale (di qui la dicitura “materialismo”). Le posizioni neodualiste presuppongono al contrario che l’unive Tuttavia, al monismo materialista, accettando che c’è una sola sostanza nell’universo, l . Generalmente queste fanno proprio anche il principio per cui, dato che . –

. –

3.2

)

Il dualismo cartesiano fornisce una immagine biforcata della realtà fatta di due sfere assolutamente estranee di pari statuto ontologico (la sostanza mentale e quella materiale). L’immagine che è alla base del d è completamente diversa e contempla l’idea che la realtà sia una gerarchia multilivello . Usualmente si suppone che il livello più fondamentale sia formato Al di sopra di questo livello microfisico ci sono livelli che consistono di ecc. Le entità che appartengono ad un certo si suppongono essere caratterizzate da proprietà specifiche di quel livello (sebbene possano avere anche proprietà che pertengono a entità di più basso livello). Così, grandezze fisiche come la massa e l’energia sono proprietà delle particelle di base; proprietà come la conduttività elettrica e la temperatura pertengono agli aggregati di molecole. questo pone la domanda circa quali siano dunque le proprietà delle entità di livello più alto e di come queste si pongano in relazione con le proprietà delle entità di livello più basso. , tanto che fra i livelli si istaura una spesso i fisicalisti assumono che le p...


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