Le Parole del Corpo PDF

Title Le Parole del Corpo
Author Giulia B.
Course Psicologia della comunicazione
Institution Università degli Studi Roma Tre
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LE PAROLE DEL CORPO – POGGI1 – LA COMUNICAZIONETANTI MODI DI CONOSCEREUna conoscenza può essere rappresentata nella mente di un sistema (macchina, animale, persona ecc.) in 2 formati diversi:1) un formato sensomotorio, in cui la conoscenza può essere un’immagine mentale o una serie di movimenti mus...


Description

LE PAROLE DEL CORPO – POGGI

1 – LA COMUNICAZIONE TANTI MODI DI CONOSCERE Una conoscenza può essere rappresentata nella mente di un sistema (macchina, animale, persona ecc.) in 2 formati diversi: 1) un formato sensomotorio, in cui la conoscenza può essere un’immagine mentale o una serie di movimenti muscolari; una sedia nella mia mente è rappresentata come un immagine visiva, o come l’insieme di azioni muscolari che compio quando mi siedo. 2) formato proposizionale, che è invece un formato di rappresentazione astratto, una proposizione costituita da un predicato e i suoi argomenti (alcuni sistemi, come l’uomo o certi animali intelligenti, hanno entrambi i formati). sono almeno 5 i modi in cui veniamo ad avere conoscenze: 1) la percezione è la prima strada attraverso cui arrivano conoscenze, per cui i nostri sensi ci mettono in contatto con le caratteristiche fisiche del mondo esterno; 2) una volta giunta, una conoscenza va a collocarsi nella memoria, una specie di grosso tappeto immateriale in cui tutte le conoscenze si annodano insieme, collegandosi secondo legami logici, in modo tale da poter essere recuperate facilmente quando serviranno; 3) questi legami logici sono in sostanza regole per fare inferenze, cioè per generare nuove conoscenze a partire da quelle già percepite o ricordate, e sono dunque una formidabile potenzialità creativa della mente umana; 4) se tutti, in ogni contesto, a partire da una conoscenza percepita tendono a fare sempre la stessa inferenza, allora questa, che sarà la più frequente e plausibile, diviene automatica e obbligata, poiché nella memoria si crea un collegamento fisso tra la conoscenza di partenza (chiamata in questo caso segnale) e quella inferita (significato) , e si avrà quindi significazione (ulteriore modo di per acquisire conoscenze); 5) l’ultimo modo per acquisire conoscenze è la comunicazione.

COMUNICAZIONE La condizione necessaria perché sia in atto un processo comunicativo è questa: -

un sistema, che chiamiamo mittente, ha lo scopo che un altro sistema, detto destinatario, venga ad avere una certa conoscenza (un certo significato), e per realizzare questo scopo emette un segnale (uno stimolo fisico percepibile) che viene prodotto e percepito secondo una determinata modalità ed è collegato a quel significato attraverso un sistema di comunicazione

 analizziamo uno per uno gli elementi di questa definizione.

SCOPO DI COMUNICARE Secondo

la precedente definizione l’esistenza di uno scopo di comunicare è condizione necessaria della comunicazione;

tuttavia c’è da dire che la nozione di scopo qui adottata è molto astratta e generale e non si configura con quella di “intenzione cosciente” che ha tale parola in italiano, poiché escluderebbe molti casi di comunicazione lo scopo di comunicare può essere interno o esterno, a seconda che sia rappresentato o meno nella mente di chi comunica; uno scopo di comunicare interno può essere cosciente (quando parliamo o scriviamo); inconscio (quando non vogliamo far vedere di essere arrabbiati ma inconsapevolmente “mettiamo il muso”); tacito (quando enfatizziamo una frase gesticolando e non siamo coscienti di volerlo comunicare); uno scopo di comunicare esterno (cioè non rappresentato nella mente di chi comunica) può essere portato da artefatti (come la spia della benzina che ti avverte che sei in riserva, il cui scopo comunicativo è rappresentato nella mente del costruttore dell’auto); da funzioni comunicative biologiche (come il rossore di chi sa di essere in difetto o si vergogna) o da segnali governati da finalità sociali (come il camice del medico che lo identifica come tale, scopo posto sull’individuo dal suo gruppo sociale)

MITTENTE E DESTINATARIO Come detto, il mittente è il sistema che ha lo scopo di comunicare e il destinatario il sistema a cui il mittente ha lo scopo di comunicarechi parla può essere mittente in modo diverso a seconda di quanto si assume la paternità dello scopo di comunicare: l’animatore pronuncia parole che non necessariamente ha pensato in prima persona, l’autore è invece chi pianifica e costruisce il discorso, il mandante è chi, pur non avendo materialmente cercato le parole, è responsabile del senso generale del discorso formulato dall’autore (a Rete4, Emilio Fede è sia l’animatore che l’autore, mentre il mandante è Berlusconi, proprietario della rete). il destinatario deve essere innanzitutto distinto dal semplice ricevente: se A dà informazioni a B ma i due vengono origliati da C, quest’ultimo, che riceve le stesse informazioni, sarà solo un mero ricevente, mentre B sarà il solo destinatario

SEGNALE E MODALITA’ il segnale è uno stimolo fisico percepibile con i sensi che è collegato ad un significato sia nella mente del mittente che in quella del destinatario; qualsiasi stimolo fisico percepibile può fungere da segnale (un’azione, un oggetto prodotto da un’azione, un oggetto usato per compiere un’azione, una parte o un aspetto di un oggetto, una non-azione ecc.)la modalità è il modo in cui un segnale è prodotto dal mittente e percepito dal destinatario, e può essere recettiva (quando si prendono in considerazione gli organi di senso con cui il destinatario riceve il segnale) o produttiva (quando ci riferiamo invece agli organi del corpo del mittente che lo producono)

SIGNIFICATO Comunicare vuol dire trasmettere a qualcuno significati, cioè conoscenze; tutte le volte che comunichiamo diamo agli altri 3 tipi di conoscenze:

1)informazioni sul mondo: possiamo dare conoscenze sulla realtà esterna a noi, su eventi del mondo, ossia azioni o proprietà di entità concrete o stratta, animate o inanimate, e anche sul tempo e sul luogo in cui tali eventi accadono; 2)informazioni sulla mente del mittente: tutte le volte che comunico in presenza di qualcun altro do informazioni su me stesso, sia su come appaio agli altri attraverso di segnali governati da scopi biologici e sociali che spesso non mi accorgo di darei, sia su come voglio apparire attraverso l’ “autorappresentazione”, cioè l’immagine che io stesso voglio dare di me attraverso segnali con scopi interni e coscienti; 3)informazioni sulla mente del mittente: mentre comunichiamo sugli eventi del mondo esterno, comunichiamo anche perché intendiamo parlarne, cosa ne pensiamo e cosa sentiamo riguardo a quegli eventi, diamo cioè informazioni sui nostri stati mentali (scopi, conoscenze ed emozioni) relativi a ciò di cui stiamo parlando: a) riguardo alle conoscenze, diamo due tipi di informazioni, le prime sul grado di certezza delle credenze che stiamo comunicando, le seconde (“metacognitive”) che indicano da quale fonte (percezione, memoria, inferenza, comunicazione) mi arrivano tali credenze; b) riguardo agli scopi, nel comunicare informiamo anzitutto sullo scopo della frase o dell’atto linguistico che sto compiendo (se sia un ordine, una preghiera, un consiglio, un avvertimento ecc.), poi sulla struttura informazionale della frase (integriamo quello che vogliamo comunicare con le conoscenze pregresse già condivise con l’interlocutore), sulla struttura del discorso (attraverso segnali che danno informazioni sulla struttura gerarchica a cui le frasi sottendono in ogni discorso) e infine sulla struttura della conversazione (attraverso segnali che facilitano la “presa del turno”, cioè quando il turno di parola può passare dall’uno all’altro, e il “back-channel”, cioè se l’intervento è stato percepito, capito e approvato dall’altro, entrambi indispensabili per una corretta conversazione); c) riguardo alle emozioni, è molto vasto il repertorio di segnali che le trasmettono all’interlocutore

SISTEMA DI COMUNICAZIONE Un sistema di comunicazione è è una serie di regole per metter in corrispondenza segnali e significati; il nostro copro è depositario di vari sistemi di comunicazione, e possiamo distinguerli in base ad alcuni parametri: 1)rapporto di un segnale con segnali in altre modalità: in base a questo parametro, ogni segnale di un sistema di comunicazione può essere autonomo, cioè si può usare anche senza parlare, o non-autonomo, cioè si può usare solo mentre si parla; 2)costruzione cognitiva: in base a questo parametro distinguiamo segnali codificati, cioè collegati stabilmente ad un significato specifico e impresso nella memoria a lungo termine del mittente e del destinatario (una serie di segnali codificati formano un lessico, il quale, se contiene oltre alle regole di corrispondenza segnale-significato anche regole su come combinare i segnali, cioè una sintassi, non è semplicemente un lessico o un sistema di comunicazione, ma una lingua a pieno titolo, e segnali creativi, cioè quelli inventati in maniera estemporanea (attraverso regole di inferenza basate sulla somiglianza acustica o visiva tra segnale e significato) per comunicare un significato per cui non è già codificato in memoria alcun segnale; 3)naturale e culturale: tra i segnali codificati, sono innati quelli rappresentati nella nostra memoria per via biologica, mentre sono codificati su base culturale quelli che hanno quel particolare significato solo in una determinata cultura; 4)rapporto tra segnali e significati: tale rapporto può essere motivato, quando tra segnale e significato hanno tra loro una relazione non casuale, e c’è dunque una buona ragione per cui quel segnale ha quel significato (ragione che può essere di somiglianza, di composizionalità o di determinismo meccanico), o

arbitrario, quando tra segnale e significato non c’è alcun legame di somiglianza, composizionalità o di determinismo meccanico; 5)corrispondenza tra segmenti del segnale e “segmenti” del significato: un segnale è olofrastico se da solo porta il significato di un intero atto comunicativo, e quindi può essere considerato un segnale-frase, mentre è articolato se veicola solo una parte dell’atto comunicativo , e quindi può essere considerato un segnale-parola

RIUSCIRE A COMUNICARE Secondo la definizione precedentemente data, perché ci sia comunicazione basta “cercare di comunicare” (la frase di uno schizofrenico può non significare nulla per me, ma per lui è comunque un tentativo strenuo di comunicare); dal momento però che la comunicazione può fallire o non riuscire, dobbiamo distinguere tra cercare di comunicare e “riuscire a comunicare”; la seguente tabella mostra la complessità dei fattori che determinano la riuscita della comunicazione 1: Scopo comunicativo: cosa comunicare a chi COSA COMUNICARE 4: competenza linguistica 3: capacità

5: condizioni

6: transitorie

interne

patologiche

7: permanenti 10: tempo

9: restrizioni

11: spazio

fisiche

12: mezzo fisico

13: tipo di incontro 14: incontri di servizio 15: scambi interpersonali 16: situazione sociale 8: condizioni esterne COME COMUNICARE

17: pubblico/privato 18: formale/informale 20: caratteristiche cognitive

2: Risorse

21: competenza linguistica 22: conoscenze 23: capacità inferenziali

19: modello del Destinatario

24: tratti di personalità 25: scopi tipici 26: emozioni tipiche 28: relazioni di potere 27: relazione sociale

29: relazioni di ruolo 30: affetti

2 – LE PAROLE DEL CORPO I LESSICI DEL CORPO Come abbiamo detto, una serie di segnali codificati costituisce un lessico, che è appunto una lista di coppie segnale-significato stabilmente rappresentate in memoria; tratto tipico dei sistemi lessicali è l’essere soggetti alla sinonimia (due o più segnali per un significato), all’omonimia e alla polisemia (un segnale per più significati) queste caratteristiche dei lessici sono dunque la maggiore sfida del ricercatore che voglia stilare un lessico

LESSICO E POLISEMIA Per dimostrare che un segnale, anche se polisemico, ha un suo significato specifico, e che questo non varia all’infinito anche nei possibili infiniti contesti, è utile mostrare che in tutti quei significati vi è un nucleo semantico comune, una parte di significato che ricorre in tutti i contesti, o che comunque vi è un legame semantico tra i significati che il segnale acquista in quei contesti; il legame tra due o più significati (a, b, c..) di un segnale polisemico può essere di due tipi 1)legame componenziale: in certi casi, i significati a, b e c hanno in comune uno stesso componente semantico (cioè una parte di significato) x, a cui ognuno di essi aggiunge componenti diversi: a significa x+y, b significa x+z, e c significa x+k 2)legame inferenziale: in altri casi, i significati diversi di uno stesso segnale polisemico sono collegati da un legame inferenziale: il significato b può essere inferito dal significato a, dal quale si può inferire il significato c; in questo caso si parlerà di significati indiretti: le parole e le frasi di una lingua, infatti, oltre al loro significato letterale , possono avere anche uno o più significati indiretti, che a loro volta possono essere distinti in idiomatici, quando l’inferenza dal significato letterale a quello indiretto è in qualche modo obbligata ed è la stessa in tutti i contesti (nell’espressione “un mare di lacrime” il significato “moltissime lacrime” è indiretto), e creativi, quando dal significato letterale si possono trarre diverse inferenze (se chiedo a un amico “vai a casa?” il significato indiretto è creativo perché dipende dal contesto: se egli mi abita vicino, sto indirettamente chiedendo un passaggio, se invece so che aveva qualcosa da fare, sto domandando perché ha preso questa decisione ecc.)

LESSICI UNIVERSALI O CULTURALI E’ chiaro che alcune di queste corrispondenze tra segnale e significato variano da cultura a cultura, ma in realtà per molti sistemi di comunicazione, come le espressioni facciali, lo sguardo e il contatto fisico, queste corrispondenze sono in buona parte innate, e quindi universali in ogni sistema di comunicazione possiamo distinguere due tipi di regole 1)regole semantiche, le quali stabiliscono la corrispondenza tra segnali e significati, determinando istruzioni tipo: se vuoi comunicare il significato “ti saluto” dì “ciao” 2)norme d’uso, le quali stabiliscono la situazione appropriata per comunicare un certo significato, determinando istruzioni tipo: se incontri una persona che conosci applica la regola per il significato “ti saluto”la distinzione tra regole semantiche e norme d’uso è molto importante perché i due tipi di regole si comportano in modo diverso in alcuni contesti culturali; prendiamo come esempio un sistema di comunicazione come lo sguardo: un “occhio languido”, uno “sguardo seduttivo” o un “guardare dall’alto in basso” sono prodotti nello stesso modo e hanno lo stesso significato in tutto il mondo, solo che, se in una cultura guardare con sufficienza è considerato molto insultante e in un’altra mostrarsi troppo scopertamente innamorati è reputato sconveniente od osceno, in quelle culture quei tipi di sguardo saranno fortemente disapprovati e sarà molto più raro vederli; nel caso del sistema di comunicazione dello sguardo, quindi, le norme d’uso sono culturali mentre le regole semantiche in gran parte universali

COSTRUIRE UN LESSICO Costruire un lessico richiede un lavoro sia estensivo (raccoglierne le entrate lessicali e individuare la struttura generale di quel lessico) sia intensivo (fornire un’analisi semantica di ogni entrata lessicale); soffermiamoci ora sul lavoro intensivo, cioè sui passi necessari per condurre un’analisi semantica di un segnale comunicativo: 1) raccogliere un certo numero di situazioni (reali o inventate) in cui quel segnale può essere usato;

2) per ogni situazione elencata, scrivere ogni informazione che possa servire all’interpretazione di quel segnale (contesto fisico e sociale, ragioni che hanno indotto il mittente a produrre quel segnale ecc.); 3) formulare una parafrasi verbale di ciò che quel segnale significa in quelle situazioni; 4) ipotizzare in base ai dati ottenuti qual è il significato del segnale che ricorre in tutte le situazioni date, cioè in sostanza quali sono le regole e le restrizioni che governano l’uso; 5) per verificare se l’ipotesi è corretta, provare a costruire una situazione in cui quelle regole e restrizioni sono violate, e se in quella situazione il segnale risulta essere inaccettabile l’ipotesi è plausibile, e probabilmente si sono trovate le regole e restrizioni giuste per quel segnale, e quindi il suo significato; 6) provare ad usare nelle stesse situazioni altri segnali di significato simile ma non identico a quello analizzato, scoprendo in quali situazioni i due segnali sarebbero perfettamente intercambiabili e in quali no il libro riporta alcuni esempi di analisi semantiche di un segnale: 1)mano a tulipano: emblema della gestualità italiana, la mano a tulipano è un gesto-frase che parafrasato con le espressioni “che vuoi?” oppure “macché”, ed è quindi un gesto polisemico: la prima lettura, cioè il significato letterale, è interrogativa, la seconda lettura, cioè il significato indiretto, è di commento negativo; la sua disambiguazione è portata, oltre che dal contesto, da una serie di indizi fisici, nell’espressione facciale e nel modo di esecuzione del gesto; 2)innalzamento delle sopracciglia: segnale dello sguardo che si produce sollevando entrambe le sopracciglia in maniera simmetrica che può avere significato di sorpresa, di enfasi, avversativo o di dubbio; in questi quattro significati appare comune l’elemento di un’informazione nuova che non può essere inferita da conoscenze precedenti; 3)aggrottamento delle sopracciglia: segnale dello sguardo che si produce ravvicinando le sopracciglia e formando delle rughe verticali sulla fronte che si usa quando: 1. 2. 3) 4) 3. 4. 5. 6. 7. 8.

1)fai una domanda; 2)non riesci a capire una cosa; vuoi comunicare al tuo interlocutore che non riesci a capire ciò che dice; // che non sei d’accordo; 5)guardi qualcosa molto attentamente; 6)cerchi di ricordare qualcosa; 7)asserisci qualcosa con sicurezza facendo capire al tuo interlocutore che non scherzi; 8)sei preoccupato per qualcosa; 9)sei arrabbiato; 10)dai un ordine;

tutte queste situazioni si possono accomunare con l’elemento della concentrazione, la quale è collegata all’aggrottamento poiché se apriamo molto gli occhi quando vogliamo vedere più cose, al contrario li aguzziamo quando vogliamo mettere a fuoco e vedere meglio, quindi l’innalzamento aumento la quantità, ma l’aggrottamento aumenta la quantità (sono questi rispettivamente i significati originari degli ultimi due segnali analizzati)

LIBERTA’ DI COMUNICARE Questo libro condanna il costruzionismo, cioè quel pensiero che sostiene che la tua conoscenza e la tua comunicazione non dipendono da te, ma dal contesto, dagli altri e dalla tua interazione con loro; la conoscenza può di certo essere costruita con altri, ma inquesto caso lo è proprio grazie alla comunicazione, e quindi viene dopo la comunicazione

3– I GESTI GESTI COMUNICATIVI E NON Un gesto è comunicativo quando la forma e il movimento delle nostre mani hanno lo scopo di comunicare; un gesto comunicativo è dunque una coppia segnale-significato: il segnale è una particolare forma e movimento delle mani e delle braccia, ed è collegato al significato in maniera codificata o creativa, il quale a sua volta è una conoscenza proposizionale o un’immagine mentale TANTI TIPI DI GESTI Elenchiamo 4 tipi di gesti che appaiono più o meno in tutte le classificazioni elaborate: 1)gesto deittico, cioè indicare un oggetto o una persona con l’indice o con la mano aperta; 2)gesto iconico, cioè raffigurare nell’aria la forma o imitare i movimenti tipici di un oggetto, di un animale o di una persona; 3)gesto simbolico, cioè un gesto che in una determinata cultura ha un significato facilmente traducibile in parole o frasi; 4)gesto batonico, cioè muovere le mani dall’alto in basso per enfatizzare ciò che si sta dicendopossiamo ora distinguere i gesti in base a 6 parametri: 1)contenuto semantico: come per tutti i segnali, possiamo distinguere i gesti a seconda che diano informazioni sul mondo (gesto deittico o iconico), sulla nostra identità (tenere le braccia conserte per mostrare che sono un bravo bambino) o sulla nostra ment...


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