Il corpo. galimberti - Riassunto Il corpo PDF

Title Il corpo. galimberti - Riassunto Il corpo
Course Scienze dell'Educazione
Institution Università degli Studi di Milano-Bicocca
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riassunto per esame di pedagogia del corpo...


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Il corpo

Galimberti

Introduzione natura e cultura designano da una parte l'ambivalenza con cui il corpo si esprimeva Nelle società arcaiche, dall'altra l'equivalenza cui oggi è ridotto. Sommerso dai segni con cui scienza, economia, religione, psicoanalisi, Sociologia l'hanno connotato, il corpo è stato vissuto per la scienza come organismo da sanare, per l'economia forza lavoro da impiegare, per la religione carne da redimere, per la psicologia inconscio da liberare. Il corpo invece si concede a tutte le iscrizioni ma anche Vi si sottrae con la sua ambivalenza. Ma è diventato in Occidente in negativo di ogni valore. Non alla Liberazione del corpo conducono queste pagine ma alla sua innocenza. Essere nel mondo significa abitarlo. Il corpo è sempre fuori di sé, è intenzionalità, trascendenza, apertura originaria, proiezione futura. Ma quando da veicolo diventa un ostacolo è alienazione. Medicina, psichiatria e psicoanalisi hanno frequentato solo l'organismo che a differenza del corpo non dispone di intenzionalità dispiegata nel mondo. Finché non guadagneranno l'ambivalenza del corpo superando la disgiunzione corpo e mente tratteranno il corpo come oggetto. Corpo/ cosa è un modo univoco di rendere presente il corpo e che pretende di risolvere ogni modalità della presenza. Questa realtà carnale non è espressione esteriore di un io trascendentale ma sono io, il mio volto sono io stesso. Non esiste un uomo fuori dal suo corpo, perché il suo corpo è lui stesso. Se non si accetta la totalità di questa presenza e la sua ambivalenza è Impossibile accedere alla comprensione della realtà. Come può uno psichiatra comprendere la soggettività se la sua dottrina oggettiva? Termini come es, io, conscio inconscio dividono l'uomo. Il corpo sfugge a tutte le distinzioni del discorso scientifico. Da sempre il corpo è superficie di scrittura della legge che la società detta ai propri membri marchiandolì. Nelle nostre società i corpi sono sottratti alla ambivalenza per essere consegnati all'identità di gruppo A cui devono uniformarsi nella rimozione delle differenze. Il corpo non dice più di sé ma del significante che l'ha segnato. Cessa di essere espressivo per diventare indicativo del significante supremo. La storia del pensiero occidentale È percorsa dal tentativo di annodare il particolare all'universale, il molteplice al unitario, il relativo all'assoluto, risolvendo ogni ambivalenza nell' equivalenza. I primitivi scongiuravano questa eventualità con il Potlac dei beni, obbligo di donare e obbligo di ricevere e restituire scongiurando il potere che nasce dalla non reciprocità. Al potere che accumula opponevano il potere che perde. Il Potlac sottrae alle cose il loro valore e le restituisce alla loro Ambivalenza. Il corpo è ambivalente, è una cosa ma anche l'altra. è nella cultura greca che la specificità dell'uomo è sottratta alla ambivalenza per essere riassunta in unità ideale, psiche che da Platone in poi sarà il luogo di riconoscimento dell'Unità del soggetto. Ma questo luogo di identificazione contiene già il principio della separazione. La psiche incomincia a separarsi dalla propria corporeità. La prima operazione metafisica È stata un'operazione psicologica. La psiche amica delle idee incomincerà a considerare il corpo suo carcere e tomba. Una volta che la verità è posta come idea, L'opposizione tra anima e corpo diventa opposizione tra vero o falso, bene e male. Valori morali nascono da questa contrapposizione che la metafisica ha creato e la scienza moderna ha mantenuto. Credenza fondamentale dei metafisici è la credenza nelle antitesi dei valori (cioè dire: questo vale e questo non vale, questo è vero E questo è falso, soppressione ambivalenza). La psicologia rimane la più occidentale delle scienze, la più metafisica, se per metafisica intendiamo il pensiero della separazione. L'ambivalenza non è ambiguità, ma apertura di senso. Per la sua natura ambivalente il corpo è riserva infinita disegni, entro cui sapere psicologico non può pretendere di dire qual è il senso ultimo del corpo. Nel corpo i segni sovrabbondano sulle capacità che sapere psicologico ha di ordinarli. Si tratta di demolire la semplicità della rappresentazione psicologica dissolvendola nella pluralità di senso. Se la psicologia non si pensa contro la rappresentazione che si è data, non giungerà mai alla comprensione dell'espressività originaria del corpo e sarà costretta a errare perché ignora l'errore alla base della sua fondazione come scienza, errore che investe ogni sapere razionale: dalla verità come ambivalenza alla verità come decisione sul vero e sul falso. il sapere razionale Dimentica di essere procedura interpretativa per porsi come assoluto principio. Contro questo inganno il corpo rimette in gioco la sua natura polisemica. occorre Riguadagnare il terreno su cui il sapere occidentale è cresciuto per una ricostruzione genealogica del sapere. Non significa rifiutare il sapere razionale ma andare alle radici di questo sapere e scoprirlo per ciò che è: Nulla di più che un tentativo per far fronte alla ambivalenza della realtà corporea che è ciò che dà ragione delle molteplici ragioni. La verità non è nella lotta tra vero E falso, ma nell'apertura dell'universo del senso, che l'ambivalenza della realtà corporea custodisce. Il gioco dell'ambivalenza è apertura di senso che mette in gioco tutti i codici. Questa è la sfida del corpo.

Capitolo 1 comunitá primitive con l'idea che il corpo è una tomba Platone sconvolgerà la visione che il primitivo aveva della vita. In realtà esiste una legge dello scambio simbolico per cui tutto è reversibile e nessuna linea di demarcazione divide una realtà da un'altra, anche la vita dalla morte. Contro l'illusione dei vivi di volersi vivi a esclusione dei morti la logica dello scambio simbolico ristabilisce l'ambivalenza della vita e della morte e scongiura il concetto di immortalità dell'anima. Quando i morti sono partner dei vivi in molteplici scambi non hanno bisogno di essere immortali perché infrangerebbe qualsiasi reciprocità. Oggi è vita contro morte. Come in platone. È la scissione della vita dalla morte che I primitivi scongiuravano perché sospettavano, in ciò che non si scambia, quell'accumulo di valore che temevano come parte maledetta, come quel dare senza ricevere. Per questo scambiavano tutto con Doni e contro doni che non consentiva neppure alla morte di porsi come la fine. Non c'è fine, ma continua reciprocità, continuità. Il corpo era centro dove tutto si poteva scambiare e il morto era incluso nella vita di gruppo e viceversa. Qui la vita non è giocata contro la morte. L'anima di Platone ha ridotto il corpo a tomba. Nelle società primitive il corpo è centro di irradiazione simbolica. Mai il corpo nella sua isolata singolarità, sempre corpo comunitario, dove avviene la circolazione dei simboli. Presso I primitivi sono i corpi a caricare i simboli di energia. Presso di noi i codici si abbattono sui corpi. Per i primitivi il corpo non viveva diviso tra natura e cultura. L'arte sciamanica prevede presenza dello sciamano, malato e pubblico che collabora attivamente alla cura distribuendosi intorno al male inteso come un rapporto sociale che diventa rapporto organico con la sua causalità oggettiva. Durante la seduta il malato ha la possibilità di esprimersi, parlare della sua malattia, vita, in un gruppo che, con la sua presenza non consente al delirio del malato di ingigantiresi come può accadere in solitudine. Sciamano e convenuti raccontano un mito partecipandovi. Il malato si trova a disporre di un linguaggio cui poter esprimere tutti quegli stati altrimenti non formulabili che, agendo al di fuori di ogni ordine simbolico, diventerebbero minacciosi per il paziente e gruppo che, quindi, si preoccupa di contestualizzarelì. È attraverso questa contestualizzazione, resa possibile dal linguaggio mitico, che il malato può vivere. Il simbolo presso I primitivi non è un concetto, ma un atto di scambio. Quando cessa l'ambivalenza degli scambi, le comunità primitive declinano e più nulla si scambia ma tutto si accumula all'insegna di quel valore che trasforma lo scambio simbolico in valore di scambio dove il valore sta tutto da una parte e il disvalore dall'altra. Capitolo 2 equivalenza del valore. La filosofia pose fine nel mondo greco a tutto quell'ordine di sensi e significati che il corpo aveva dischiuso. Platone Crede nella Verità e la filosofia da lui inaugurata impone il passaggio dal corporeo al cielo ideale che solo l'anima liberata dal corpo può raggiungere. Di qui la distanza tra corpo e verità, distruzione della ambivalenza del corpo e inaugurazione di quella logica Dove il positivo è tutto nel cielo sede di ogni valore e il negativo sulla terra dove la materia è ostacolo alla verità. Con l'avvento del Cristianesimo Pan, dio del corpo, diventa il diavolo. Ma il cristianesimo non fa che Percorrere un sentiero che Platone aveva già dischiuso. Secondo Platone fino a quando possediamo il corpo non raggiungeremo mai la verità. Pertanto ci avvicineremo tanto più al sapere quanto meno avremo relazioni col corpo. Dal corpo ci manterremo Puri e liberati dalla follia del corpo conosceremo nella purezza dell'anima la verità. L'anima così introdotta Non è realtà che l'esperienza può confortare ma è un effetto prodotto da quell' immaginario che considera come vera realtà unicamente l'ordine trascendente e immateriale. Il concetto di anima che Platone introduce è un prodotto derivato dalla dialettica disgiuntiva della sua filosofia che ha collocato la verità nell' immutabilità del cielo. Fine ambivalenza e nascita del valore puro. All' ambivalenza che non conosce valori e disvalori Subentra l'equivalente Generale che tutti li misura. Qui, le cose perdono il loro nome perché costrette a recitare il nome del valore che le esprime, dopo che la loro ambivalenza simbolica è stata risolta in quell'equivalenza generale che consente di significarle. Anima come principio unitario in cui si raccoglie ogni possibile senso a spese del corpo e dei suoi significati, sacrificati a quel principio unificatore del soggetto in cui l'ambivalenza viene dissolta nell'equivalenza. prima dell'Avvento della filosofia, il mondo greco ignorava l'anima. I termini psyché e Soma che significheranno poi anima e corpo, sono già presenti in Omero con significato diverso a quello di platone. Omero con Soma indica corpo esanime, cadavere. Omero nomina il corpo nelle sue possibilità. La denominazione unitaria fatta da Platone di soma, Compare in Omero solo a proposito del cadavere. Nell'immobilità della morte il corpo diventa cosa. Questa parola ricorrerà nel linguaggio platonico con lo stesso significato perché il corpo per Platone è tomba dell'anima. Omero non concepisce invece un'anima

dietro il corpo. La parola psyché ricorre solo in riferimento al cadavere. La psyché per Omero abbandona L'uomo quando muore in quanto vana ombra. Per Omero l'uomo è quello visibile nel suo corpo e non nell'anima che senza corpo è solo ombra separata dal corpo. L'anima omerica dipende dal corpo e Psyché significa respiro. Questo respiro è qualcosa di fisico che Finché l'uomo è in vita, vive. Qui l'io dell'uomo non è la psiche, ma il corpo. Per intendere il corpo non bisognerà partire dalla relazione platonica con l'anima che riduce il corpo, ma da quella Omerica Dove il corpo è in azione e il mondo è l'abozzo delle sue possibilità. A proposito poi della tradizione sciamanica, l'anima sciamanica non è la facoltà razionale di platone. L'anima psichica degli sciamani è un partner con cui il corpo ha una relazione ambivalente. Nulla quindi da spartire con l'anima platonica. Così Platone fondò la cultura dell'Occidente Dove il Valore, l'idea, lo spirito, il senso, la forma sono la vera realtà, rispetto a cui la materia, i corpi sono espropriati del loro significato. A differenza di platone, per Aristotele l'anima non è separabile dal corpo, per lui non ha senso quella cura dell'anima che consiste nel separare l'anima dal corpo. Per lui tutte le funzioni dell'anima sono legate al corpo e l'anima è qualcosa del corpo e la vera differenza di natura non è quella tra anima e corpo, Ma, come aveva detto omero, tra il corpo vivente e il cadavere ridotto a cosa. Eppure, nonostante aristotele, l'occidente perseguirà la via tracciata da platone. Capitolo 3 religione biblica e economia della salvezza Antropologicamente la tradizione biblica ignora il dualismo che la tradizione greca chiamerà corpo, anima e spirito. Questi significati sono da addebitare alla traduzione greca Antica dei 70 i traduttori della Bibbia dell'Antico Testamento in greco. Il medesimo termine definisce anche la versione stessa, la 70. Tale traduzione deviò l'antropologia biblica su binari dicotomici. La filosofia greca travolse L'Antica concezione biblica Dove il corpo traccia potenzialità. Nefes viene tradotto dai 70 con psyché e dai Latini con anima. Ma non vuol dire anima però, ma vita dell'uomo nella sua indigenza. È vita nella sua indigenza, e Basar non significa corpo, soma come traducono i 70, Ma carne intesa come simbolo di caducità e impotenza dell'uomo rispetto alla potenza di dio. La caducità di Basar è caducità dell'uomo che si Isola da Dio per fidarsi delle sole sue forze. Questa separazione è l'essenza del peccato, Non la carne è cattiva, ma carne come simbolo della pretesa umana all'autonomia da dio, simbolo della volontà che si decide contro Dio. Sede di questa razionalità è per l'uomo dell'Antico Testamento il cuore, leb. Ma leb, sentimento del cuore e ragione intelligente che cerca conoscenza, conosce perché si dispone all'ascolto. La conoscenza non è qualcosa che l'uomo può raggiungere con la sua mente, Ma che ottiene se col cuore si dispone all'ascolto. Leb è buono solo se si decide per dio. Non c'è dunque dualismo, ma assoluta differenza tra l'onnipotenza Ruah di Dio e l'indigenza nefes, La caducità basar, l'incerto muoversi leb dell'uomo che solo da Dio può ottenere sapienza. Il male non è nel corpo ma nella separazione dell'uomo da dio, nella pretesa di vivere senza la Ruah di dio. Il principio della divisione è da ricercarsi nella Ruah o potenza di Dio che si pone come equivalente generale che risolve l' ambivalenza che accompagna nefes, basar, leb dell'uomo. Questi non sono in se ne buoni ne cattivi Ma lo diventano in presenza della Ruah di Dio Come supremo significante. In Dio Si interrompe lo scambio simbolico. Prima articolazione di questa logica disgiuntiva è nella contrapposizione tra vita e morte. La vita dipende dalla Ruah di dio. Il rapporto vita, alleanze e ruah divina che i 70 tradurranno con spirito è il primo Polo di quella dialettica che ha come antitesi morte, peccato, carne. il corpo è carne vivificata dalla ruah. Se dunque la carne non ha vita propria ma solo in quanto animata dalla rush, si comprende come il corpo sia il regno della morte e come il dualismo vita/morte vada componendosì con quello che oppone la carne allo spirito. L'uomo è carne vivificata da Dio sottratta al dominio della morte a cui l'uomo può votarsi qualora viva secondo la carne e non secondo la Ruah qualora rompe l'alleanza col vivente. Lontano da Dio tutto è carne e morte. L'uomo dispone di due possibilità: l'alleanza col vivente o la rottura di questa Alleanza che ha la sua espressione nel peccato. Peccare è rompere l'alleanza e perciò affidarsi alla carne non più animata dalla Ruah e quindi dalla morte. Morte, peccato e carne si saldano così In opposizione a vita, alleanza, ruah. connesso alla morte e al peccato, il corpo viene estromesso dalla circolazione simbolica e diventa corpo da redimere. La morte e non il corpo è nemica di dio. Il cristianesimo si attesterà sulla resurrezione, sulla vittoria della vita sulla morte, vita valore assoluto e morte la sua negazione, con conseguente soppressione dell'ambivalenza simbolica. Immortalità è equivalente Generale dove i sacrifici di questa vita vengono compensati nell'altra in quell'economia della salvezza Dove il valore risulta dall'accumulo, Interrompendo lo scambio tra vita e morte. La morte non è l'opposto della vita ma un suo aspetto. L'opposizione è una nostra costruzione. I primitivi non privilegiavano Né l'uno nè l'altro termine. Nell'economia Della salvezza la santificazione si ottiene col sacrificio del corpo e sarà valutato nel giorno della sua morte.

Capitolo 4 religione cartesiana La distruzione dell'ambivalenza del corpo agita dalla filosofia greca e religione biblica, ha trovato la sua radicalizzazione nella religione cartesiana da cui è nato quel pensiero scientifico in cui ancora oggi l'occidente si riconosce. Riprendendo il dualismo anima/corpo, Cartesio priva il corpo del suo mondo e lo rilega a oggetto. Nel puro intelletto, nelle sue cogitazioni c'è ogni possibile senso del mondo. Allora ogni senso non è più nell'originario rapporto del corpo col mondo, ma corpo e mondo hanno ricevuto il loro senso Dalle cogitazioni dell'lego. La scienza si è così dimenticata la propria origine ponendosi come quell'equivalente generale che fissa il senso del corpo e mondo. Cartesio fonda L'EGO come equivalente generale da cui deduce le definizioni del corpo e del mondo. "Penso dunque sono" è l'unica certezza. L'EGO Cogito di Cartesio è ciò che resta. È un io decorporeizzato. Io sono una cosa che pensa. Secondo Cartesio Possiamo concepire il corpo solo per mezzo del pensiero e quindi non è più il corpo a dire di se, ma le funzioni dell'ego. Questo equivalente generale che fissa il senso di tutte le cose non è reale ma Polo ideale che funge da norma per il reale. L'occidente percorrendo i sentieri della filosofia prima e della Scienza poi non ha fatto che inseguire la difesa dalla multiformità mediante l'uniformità dell'idea, dalla ambivalenza simbolica dei corpi mediante la loro riduzione all'equivalenza generale. Si ottiene quindi un corpo anatomico e non un soggetto di vita. Il corpo è ridotto a rappresentazione oggettiva, oggetto prodotto di una mente che lo oggettiva. non fanno un passo avanti rispetto al dualismo di Cartesio ne il materialismo scientifico di smart, ne il comportamentismo logico di carnap. Le due teorie lo confermano spostando l'equivalente generale dal piano mentale a quello fisico. Nel tentativo di superare il mentalismo cartesiano lo ripropongono in un linguaggio nuovo. Capitolo 5 scienza La scienza è ormai il reale. Il suo punto di vista anatomico ci è divenuto così familiare che oggi ciascuno di noi non fa fatica a rinunciare alla propria esperienza per adottare il punto di vista scientifico. Il nostro corpo non è più il nostro punto di vista sul mondo ma oggetto di questo mondo. I suoi sensi non sono apertura sul mondo e possibilità di ebitarlo, ma scientificamente organi e funzioni. La scienza, assolutizzando l'oggettività, recide il legame originario del corpo col mondo per sostituirvi l'idea dell'oggetto in sé e del soggetto come pura coscienza. Ma tutte le conversazioni del discorso scientifico sono finzioni che si sono sostituite alla realtà. Ciò che la scienza descrive non è la realtà ma le sue convenzioni. La scienza è astratta. Non si vuole negare la legittimità del discorso scientifico ma la sua pretesa dopo essersi separata dalla vita, di meglio comprenderla. La scienza dopo essersi costruita sul mondo della vita di cui è l'espressione, persegue le esigenze del mondo in se da essa elaborato, non consentendo più all'uomo di auto comprendersi nel proprio mondo. Ha limitato la sua indagine alla pura forma astratta, al corpo in idea. Siamo così abituati a procedere matematicamente che non abbiamo difficoltà a sacrificare la prassi reale per quella ideale. Il pensiero si separa sempre più dal bisogno che l'aveva generato per diventare totale simulazione. Non siamo in presenza di descrizione del reale, ma costruzione di simulacri. Approdata alle formule, dopo aver abbandonato i corpi, la scienza diventa pura tecnica, scambia il proprio metodo per verità del contenuto. La scienza continua a imporsi come norma del mondo della vita. Un mondo di corpi regolato da un intelletto puro che procede solo x idee. Il referente reale è la natura umana da cui la scienza si è liberata per produrre se stessa. Siamo quindi in presenza di una nuova metafisica (ovvero pensiero che separa). Risolto nel simulacro biologico, il nostro corpo non è più una risposta al mondo ma spazio attraversato da programma scritto. Riappare l'illusione del...


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