Etica del corpo tra medicina ed estetica Maria Teresa Russo PDF

Title Etica del corpo tra medicina ed estetica Maria Teresa Russo
Author GABRIELLA GLORIOSO
Course Psicologia dell'educazione e della formazione
Institution Università degli Studi Roma Tre
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Riassunto completo e schematico...


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Etica del corpo 2020-2021

tra medicina ed estetica

Maria Teresa Russo Gabriella Glorioso

INTRODUZIONE: PER UN’ETICA DEL CORPO PAZIENTE 1.L’uomo con troppe qualità: superdotato di mezzi e sfornito di significato Oggi i tanti interrogativi sull'uomo, sul destino della scienza e della tecnica impediscono di riconoscere ciò che è importante da ciò che non lo è. L'innovazione rischia di produrre disorientamento e i fini si mescolano ai mezzi senza capire il perché. L'uomo attuale rischia di essere un protagonista con troppe proprietà, dove nella dotazione tecnologica e nell'ampliamento di possibilità d'azione non esiste un'etica. I mezzi utilizzati oggi non soddisfano i bisogni dell'uomo. Con il termine “SELF INTERPRETING ANIMAL” ci si riferisce alla tendenza dell'uomo ad interrogarsi naturalmente sulle proprie esperienze, su sé stesso, sulla sua natura e sul proprio progetto di vita. In tale prospettiva l'antropologia (intesa come filosofia dell'uomo) è il prolungamento della riflessione spontanea che ciascun essere umano fa su sé stesso; dato dal fatto che ci si trovi nel e di fronte al mondo. In tale indagine l'uomo è sempre protagonista. Nella questione antropologica l'uomo non riesce a porsi domande ma piuttosto è costretto a rispondere a domande poste dalla tecnica e dalla scienza, oggi fuse nella tecnologia. Quindi sembrano esserci due alternative: 1)ammutolire del tutto e rassegnarsi a scomparire; 2)aggrapparsi a vecchi brandelli di risposte prive di senso. Secondo LEWIS il rischio dell'abolizione dell'uomo è conseguenza di certi esperimenti tecnoscientifici; più precisamente l'uomo da soggetto rischia di divenire oggetto e da protagonista rischia di divenire una figura marginale.

Andersen afferma che la scienza moderna ha reso l'uomo antiquato, ovvero la tecnoscienza postmoderna mette in atto due rischi: 1)rendere superfluo l'uomo; 2)smarrimento del senso comune, poiché è difficile orientarsi in un sistema dove si mescolano diverse logiche: per esempio la logica dell'utile, quella del progresso scientifico, quella dei diritti ecc. che risultano essere incommensurabili. Da qui nascono delle vere e proprie ANTINOMIE:  ci si ribella dall’essere usati come oggetti, ma si accetta che la scienza lo faccia per il progresso;  Si esige dal sistema sanitario un diritto alle cure, ma si ribadisce il diritto a rifiutare le cure per l'autodeterminazione;  ci si ribella per lo scarso interesse dei giovani per il bene comune, ma si propongono ideali di autonomia e individualismo. È dunque necessario come afferma Calvino “sfidare il labirinto”, in cui rischiamo di restare intrappolati se ci chiudiamo alla ricerca di significati universali. Si tratterrebbe di una sfida da cogliere senza pretendere a priori di imporre una semplificazione riduzionista; d’’altra parte l’accettazione passiva dei fatti ci porterebbe alla resa al labirinto senza possibilità di liberazione.

2. Decentrare l'antropologia: dal bisogno al compito L’invito a recuperare i significati porta al superamento di una prospettiva centrata esclusivamente sui mezzi, sul predominio degli utensili. La sofferenza dell’uomo è una prova che l’essere umano più che essere mosso dai bisogni (istinti, pulsioni, condizionamenti ambientali indotti da una società del consumo) è motivato dal desiderio di significato che, rispetto al bisogno, ha una forza di attrazione, sollecita l’intenzionalità e ci muove alla decisione, divenendo uno scopo. 1

A tal proposito viene messo in evidenza la divergenza, negli anni 60, riguardo la TEORIA PIRAMIDALE DEI BISOGNI, tra: tra lo psichiatra Frankl e lo psicologo Maslow riguardo alla teoria piramidale dei bisogni (ideata da MASLOW):  Lo psicologo MASLOW Riteneva che nell'essere umano tra i bisogni fisiologici e psicologici esistesse un ordine gerarchico; per cui la comparsa dei bisogni superiori (come sicurezza, appartenenza e stima) fosse possibile solo dopo la soddisfazione dei bisogni inferiori. Una volta soddisfatti i bisogni “carenziali”, essi scompaiono, lasciando posto ai bisogni di “accrescimento”; i quali una volta soddisfatti non scompaiono ma si orientano verso uno scopo ulteriore.  Lo psichiatra FRANKL prendendo in considerazione la riflessione di MASLOW, afferma che la sua distinzione tra bisogni inferiori e superiori non ci fornisce la spiegazione del fatto che, quando quelli più bassi non vengono soddisfatti, un bisogno più alto (volontà di significato), può diventare più urgente di tutti. Dunque, egli osserva che poiché sia il soddisfacimento sia la frustrazione dei bisogni più bassi può provocare nell’uomo la ricerca di un significato, ne consegue che il bisogno di significato è indipendente da altri bisogni. Quindi, esso non può essere né ridotto a essi né ricavato da essi. “Significativa” è la definizione data da lui all'intera esistenza ovvero “pieno di compiti”, dove per compito si intende appello alla nostra capacità di rispondere, sollecitazione a farsi carico di qualcosa e nella convinzione di poterlo assolvere. Ciò richiama la fiducia e la speranza. Un'antropologia centrata sul bisogno o sul desiderio (altra faccia del bisogno) è indicativa poiché mette in evidenza il carattere finito dell'essere umano: ovvero desidero qualcosa in quanto ne sento il bisogno, dunque non sono né autosufficiente né indipendente. Frankl introduce un elemento importante per un'antropologia adeguata; ovvero la continuità tra desiderio, significato e compito, ovvero tra libertà e responsabilità. In altre parole, è possibile essere se stessi solo grazie all’assumere proprie decisioni per raggiungere qualcosa di importante. La libertà matura, di conseguenza, solo grazie a un ethos, inteso non come “dovere” imposto dall'esterno), ma come garanzia dell'autenticità del desiderio. L’ethos si costituisce come la terapia del desiderio poiché lo orienta verso gli scopi che rappresentano dei beni per il soggetto. Il consenso della libertà avviene solo grazie alla presenza di un senso che lo giustifichi.

3.Alla ricerca di un'etica del corpo tra medicina ed estetica Il corpo è un ambito dove vi sono i significati fondamentali dell'essere umano, della vita, della morte, del piacere e del dolore. Ma esso presenta delle ambiguità; ovvero è un essere e un avere, unisce e contemporaneamente separa, permette di abitare il mondo, ma è anche una barriera tra noi e il mondo. È soggetto e insieme oggetto; fa vivere e fa morire. È, in sintesi, sia possibilità sia limite; è condizione di un'altra possibilità, ma anche motivo di fragilità, fino a farci giungere all'impotenza assoluta della morte. Il corpo ha molti significati ma quello fondamentale assunto nella cultura va decifrato partendo dalla concezione di FRANKL “significativo” che vuol dire pieno di compiti; e ci si domanda quali siano questi compiti. Se ci si limita a considerare solo il corpo fisiologico non si otterrebbero informazioni poiché dal biologico non può esistere alcuna etica; quindi HUME avrebbe ragione nell'affermare che “non è possibile dedurre valori dai fatti: i valori non si possono ricavare dalla biologia”. 2

Il significato del corpo, in sintesi, si riconduce alla dignità che la persona possiede in quanto persona ovvero in quanto soggetto unico e unitario pur nella sua complessità. Il corpo insieme alla corporeità sono due aspetti inseparabili; ovvero, la dimensione carnale si colloca nel tempo e nello spazio (ci caratterizza come sessuati), ma per percepirci come esseri corporei si deve prendere in considerazione la natura di essere razionali grazie alla quale siamo capaci di cogliere il senso e scoprire i valori. Questa coscienza del corpo non vuol dire accorgersi di possederlo ma solo di appropriarsi del suo linguaggio e del significato dei suoi vissuti. Se non si ammette questo significato si rischia di ridurre il corpo ha un semplice dato di natura/ materia grezza. Appare quindi riduttiva sia quella antropologia che riduce il corpo a corporeità (che enfatizza la soggettività e lo priva della sua dimensione carnale) sia quella che considera un corpo senza io (una sorta di materia che organizza). Recuperare il senso autentico del corpo è indispensabile per scoprire come vivere in modo autentico la propria esistenza e le relazioni con gli altri. questo recupero non equivale solo a pensare al corpo e nemmeno a pensare attraverso il corpo, ma si tratta piuttosto di riconoscere un ethos del e nel corpo. Solo una diga del corpo è in grado di valutare in modo critico una cultura che rischia di muoversi oscillando tra due poli:  l'oggettivazione del corpo per opera della medicina→ la tende alla considerazione del corpo come oggetto posseduto;  la sua soggettivazione prodotta da una visione estetica dell'esistenza→ vede il corpo come un’immagine, luogo di emozioni e di relazioni (Ciò che conta è la visibilità). Solo un ethos del corpo permette di decifrare in senso passivo la dimensione fisica che ci costringe a confrontarci e che costituisce il punto essenziale della nostra libertà incarnata. L'esperienza del corpo, insieme alla verità e alla coscienza, diventa prova del desiderio; il patire, come l'agire, caratterizza il nostro essere nel mondo il nostro coesistere con gli altri. In essi si manifesta la dialettica tra praxis e pathos→ ovvero il corpo diventa il titolo emblematico di un'indagine che va al di là del semplice essere. Senza corpo non potremmo abitare il mondo, esprimerci e comunicare poiché il corpo connota il nostro agire. L'esperienza della malattia comunica come il corpo sia un bene fragile (che comunica la sua fragilità all'intera persona) e sia un bene che oppone resistenza alla volontà. Attraverso la medicina ogni potente ci si convince che è possibile un controllo radicale sulla propria vita sulla propria morte. La visione estetica della vita, invece, si accontenta del controllo dell'apparenza, finendo per negare ogni consistenza la carnalità. In entrambi i casi si tenta di avere la meglio sul corpo che si frappone tra volere e potere contrariando l'onnipotenza. Occorre, quindi, un ethos del corpo che renda possibile accettare la sua passività o per la precisione trasformare la passività impazienza, che ci metta in condizioni da decifrare il senso e imparare da essa. L’ammalarsi, invecchiare sono tutti i limiti posti alla libertà. L'etica deve illuminare e farci capire il discernimento tra il limite da superare e il limite da accettare (ovvero la forma originaria della mia libertà). La carnalità del corpo è pesantezza, la visibilità è esposizione, la sensibilità è vulnerabilità, la salute è anche possibilità di ammalarsi, la temporalità è anche invecchiamento.

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Capitolo 1-CARNALITà/PESANTEZZA PRIMA PARTE: l'insostenibile leggerezza se il corpo diventa incorporeo 1.Il corpo-pelle o il paradigma della plasticità. Il Mito di Proteo (essere dai mille corpi, capace di continue metamorfosi e di altrettante vite), sembra oggi riproporsi nel sogno di una progettazione di sé stessi, che include il proprio corpo. Per il sogno dell’autoaffermazione, si manifesta una difficoltà a coincidere con il proprio corpo, tanto che viene considerato un INVOLUCRO o addirittura un OSTACOLO alla propria libertà. La plasticità si può definire come il paradigma postmoderno del corpo (simbolo del sogno dell’autodeterminazione). Si può considerare una riproposta all’utopia migliorista della modernità, pensata non più in chiave storica, ma narcisistica. Dopo aver perso l’illusione di creare il migliore dei mondi, si passa alla creazione del migliore dei corpi possibili. Tutto ciò sembra trovare conferma nelle conquiste della BIOMEDICINA. Il sociologo BRETON ha notato che il processo di liberazione del corpo, caratteristica del 900, secolo in cui tale processo ha avuto manifestazione nella cura della salute e nell’esaltazione dell’apparire; oggi sfocia in un nuovo dualismo, che ripropone la separazione tra il CORPO e l’IO, di matrice platonico-cartesiana in Cartesio il dualismo nasce dall’affermazione del pensiero come RES (sostanza) in cui egli faceva consistere l’essenza dell’io). Proprio la CULTURA, che ha scoperto il CORPO, rischia di trasformarlo in un qualcosa di incorporeo, a causa della propria estraneazione dall’io e della sua riduzione a oggetto. Il sogno di limitare l’invecchiamento, di controllare i processi di generazione, di contare su una forma fisica perfetta hanno finito per trasformare il corpo in un PARTNER o in un CORPO OBSOLETO, che si deve adeguare ai ritmi della vita e sottomesso ai propri desideri. Tutto ciò identifica l’ECLISSI DEL CORPO, inteso come dimensione essenziale del soggetto vivente (luogo della sua identità). Il ridurre il corpo a pelle, ossia ad un involucro, significa: 1. Negare la consistenza stessa dell’io; 2. Ignorare che l’essere corpo è per l’uomo la sua condizione del suo essere nel mondo. Il sociologo CODELUPPI ha sintetizzato gli ASPETTI DELLA METAMORFOSI DEL CORPO, inserendola nel PROCESSO DI VETRINIZZAZIONE DELLA SOCIETÀ, dove tutto si mercifica, diventando oggetto di esposizione e di consumo. Il fenomeno della feticizzazione pone l’esteriorità corporea al centro della nostra cultura e CODELUPPI, a tal proposito, mette in evidenza un punto fondamentale: il corpo, divenuto oggetto di consumo, è sottoposto allo stesso ideale di perfezione estetica e alle stesse leggi di variabilità che regolano la moda (da qui si giunge alla smaterializzazione con la riduzione del corpo a packaging/involucro). Pretendere che il corpo sia qualcosa di progettabile in base alla libertà di desiderio, ridurlo a una continua mutuazione e controllo; ciò ha delle CONSEGUENZE ANTROPOLOGICHE: la dieta, chirurgia estetica, ma soprattutto la tecnologia biomedica. Quest’ultime hanno modificato la percezione delle esperienze del nascere e del morire, rendendole estranee al corpo e permettendo la diffusione di un NUOVO IDEALE L’autodeterminazione assoluta dell’io nei confronti della propria vita fisica. Più precisamente la tecnologia biomedica sembra rafforzare la convinzione che 4

“io non sono il mio corpo”, ovvero che non ci si ritrova con quel corpo quando si ammala, invecchia ecc. Proprio per questo che si sente la necessità di allontanare il corpo, anche se è nostro. Lo stesso sogno dell’autodeterminazione (possibilità di decidere di sé e della propria vita), si manifesta anche nella separazione tra SESSO e GENERE. Anche in quest’ultimo caso emerge l’allontanamento della propria carnalità e la pretesa di una gestione di sé. Un percorso positivo di riappropriazione del proprio corpo sta nella riscoperta dell’autentico significato del corpo vissuto (come dimensione della persona che si caratterizza in modo essenziale per essere vulnerabile e relazionale). Una possibile nuova scoperta del corpo può essere data da due binari:  Il senso del limite, che si accompagna all’accettazione delle inevitabili situazioni di nonpossibilità;  Consapevolezza del carattere relazionale delle esperienze della sessualità, della generazione e della malattia.

2.Dalla scoperta del corpo-proprio alla riproposta di nuovi dualismi Ad introdurre il CORPO nella cultura occidentale è stato il messaggio biblico-cristiano. Si nota una netta differenza tra la cultura giudaica e quella greca riguardo i rapporti tra ANIMA E CORPO, la prima le intendono come senso integrazionista; la seconda le interpretano in modo dualistico di tipo platonico. Nel contesto ebraico “spirito vivente” significa anche “corpo vivente”, in quanto solo in un corpo l’uomo poteva manifestarsi. Questa concezione unitaria ebraica veniva ripresa anche dalla terminologia utilizzata nelle scritture  coppia di termini CARNE (ebraico) e SPIRITO si riferivano all’uomo intero e non a due aspetti separati della vita umana. Quindi nella traduzione greca il termine SARX corrisponde alla carne (ebraico) e indica la natura umana nella sua debolezza; SOMA è invece l’uomo intero (corpo e anima) nella sua totalità. Nei primi secoli del CRISTIANESIMO sono significative due polemiche: 1. POLEMICA ANTIGNOSTICA 2. POLEMICA ANTIDOCETISTA Entrambe volte a difendere la carnalità della salvezza e il valore del corpo. Solo in una civiltà caratterizzata dall’uguaglianza di tutti gli uomini poteva svilupparsi l’idea di una cura della salute che non facesse distinzioni di classe (totalmente diverso dalla scuola ippocratica che distingueva tra medici degli schiavi e medici degli uomini liberi). Partendo dalla valorizzazione del corpo, la filosofia del 900 mette in luce diversi punti di vista, ovvero sia l’unità sia la complessità della persona. La PERSONA è complessa perché si struttura in DIMENSIONE SOMATICA e DIMENSIONE PSICHICA, anche se è dotata di unità. HUSSERL fece una distinzione tra:  KORPER (corpo-fisico)  LEIB (corpo vivente) essendoci un legame inscindibile fra coscienza umana e corpo, esso partecipa in modo essenziale alle funzioni della coscienza e al rapporto dell’uomo con il mondo. Il LEIB media e vive ogni percezione, quindi non esiste una soggettività pura che possa servirsi del corpo come strumento. Inoltre, esso, essendo legato all’IO, non costituisce un semplice organismo ma costituisce la condizione stessa dell’oggettività (del poter porre le cose di fronte a sé). Il leib potrebbe essere considerato come korper, ma ciò implicherebbe la riduzione del corpo ad una semplice cosa (KORPERDING). Negli anni 30 MARCEL delinea la sua FILOSOFIA DEL CORPO, riflettendo su ciò che lui chiama INCARNAZIONE, ovvero “il carattere misterioso e intimo del legame tra me e il mio corpo”. Il CARDINE della sua analisi è la distinzione ontologica tra l’ESSERE e l’AVERE. Tale ambivalenza 5

è definita da lui come DUPLICE IMPOSSIBILITà DEL CORPO: ovvero non è possibile che l’io si identifichi con il corpo, ma non è possibile nemmeno che se ne separi. Il CORPO è inseparabile dalla persona e non può essere usato senza creare conseguenze all’intera persona. Allo stesso modo l’ESSERE CORPO non esaurisce l’identità della persona, proprio perché essa si manifesta capace di AUTOCOSCIENZA CORPOREA. Tale prospettiva antropologica è stata ribaltata da alcune riflessioni recenti che hanno costruito le premesse del nuovo dualismo postmoderno. È il caso di FOCAULT ha elaborato una riflessione sulla “corporeità” nell’ambito del paradigma della cura di sé; tanto che viene preso in considerazione per costruire il proprio progetto interiore di vita. Con l’espressione “OCCUPATI DI TE STESSO” significa fonda te stesso in libertà attraverso la PADRONANZA DI TE. In tale caso la sessualità costituisce l’ambito attraverso cui l’individuo può recuperare il proprio spazio intimo e privato, realizzando se stesso con un atto di radicale autodeterminazione; così la corporeità, più che luogo dell’identità ed espressività personale, diviene un semplice mezzo al servizio dell’io, una sorta di materiale grezzo da plasmare e da rendere disponibile ai propri desideri. Il “corpo che sono” ha lasciato il posto al “corpo che possiedo”.

3.Corpo liquido: differenza sessuale o differenza di genere? La visione di corporeità, proposta da FOUCALT, ripropone quella dicotomia tra natura e cultura, che riesce solo a ricomporsi in un’antropologia dell’integrazione. Se si intende il corpo come semplice “natura” e l’io come semplice “libertà”, ovvero cultura; la radicalizzazione del principe di autonomia, tipica della modernità, alimenta la pretesa del biologo di trasformare la persona impura libertà che si autoprogetta. Da qui è possibile interpretare la questione della differenza sessuale in chiave di desiderio vs biologia. Se la differenza sessuale è un’evidenza anatomica, difficile da negare; è più complessa la rappresentazione di questa differenza; ovvero l’immagine sociale che gli viene attribuita, come fonte di sentimenti e di comportamenti. La tendenza è quella di un costruttivismo, in cui il sesso rimane solo nell’ambito biologico, invece il genere sarebbe l’atteggiamento psicologico (indicato come mascolinità e femminilità, che diventa il modo attraverso cui ciascuno si appropria della sessualità). Tutto ciò ha una conseguenza, ovvero la rappresentazione si allontana dal corpo e quest’ultimo divetta plasmabile. BAUMAN chiama ciò “corporeità liquida”, dove i ruoli tradizionali divengono semplici costruzioni culturali e socialmente condivise. Nel femminismo statunitense, questa visione ...


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