01 Il Rapporto tra filosofia e pedagogia PDF

Title 01 Il Rapporto tra filosofia e pedagogia
Author Antonella Iacono
Course Pedagogia generale
Institution Libera Università Maria Santissima Assunta
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riassunto capitolo primo...


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C. Costa (ED.) Costruirsi nel dialogo – la proposta educativa di Edda Ducci

Il Rapporto tra filosofia e pedagogia pagg.25-41 La prospettiva “metafisica” implica un rischio: •

Il rappresentarsi da parte dell’interrogante con la trascendenza e l’immanenza con l’infinito o con la finitezza; La METAFISICA: realtà nei suoi caratteri universali. PROSPETTIVA REALISTICA: cioè la posizione filosofica che afferma l’infinito come diverso dai finiti, di un trascendente che attraverso la partecipazione è immanente cioè vive un rapporto di coessenzialità con le altre realtà senza diminuire il suo valore; anzi trattasi di un VALORE che si distingue dai valori e al tempo stesso li fonda. Scegliamo il rischio dell’orizzonte realistico, posizione rischiosa e scomoda poiché importa e imposta il problema evolutivo come RELAZIONE INTERPERSONALE in cui il RAPPORTO non è fondato tra due soli interlocutori ma vi è un interlocutore terzo che fonda il rapporto di relazione e la sostanza, lo rende fattuale, possibile: l’ ASSOLUTO. Il problema pedagogico si pone come problema dell’essere ma in un realismo critico e cosciente che si apre ad accogliere la VITA VISSUTA nella sua varietà e bellezza nella dimensione ESISTENZIALE e non temporale e spaziale dove perderebbe la concretezza. Andiamo quindi ad analizzare il RAPPORTO DI FONDAMENTO tra filosofia e pedagogia: non un rapporto ancillare, di dipendenza ma di FONDAMENTO. Rapporto invece, altrettanto importante quanto arricchente ….. è quello che la psicologia , la sociologia hanno con la PEDAGOGIA: gli approdi di queste scienze sono indispensabili al discorso pedagogico ma nell’accezione della necessarietà del rapporto rispetto alla vita vissuta e alla realtà concreta, relativa al fatto educativo. Sono tutte dimensioni e categorie che beneficiano anch’esse del rapporto di fondamento che previamente è importato dal discorso filosofico cioè dalla fondazione del problema pedagogico sul problema dell’essere. La necessità di una BASE filosofica della pedagogia, per costruire una PEDAGOGIA è valida a prescindere che si scelga una impostazione realistica, lo è per qualsiasi importazione coerente ed impegnata. L’indagine filosofica come fondamento della pedagogia può avere una declinazione MONISTICA, INDIVIDUALISTICA nel rapporto coscienza-essere. ù Questa schematizzazione, seppur rudimentale e grezza, si orienta nella comprensione del posizionamento filosofico previo e dal quale discendono delle declinazioni del discorso diametralmente opposte: da un lato il monismo ci porta a riconoscere l’ESSE IPSUM di tomistica memoria come perfezione assoluta (Aristotele pensava che la perfezione fosse la forma) e il dualismo inteso come relazione tra gli ENTI, come molti che rimandano ad uno.

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L’autonomia della PEDAGOGIA: il rapporto di fondamento della filosofia rispetto alla pedagogia nella dimensione DUALISTICOREALISTICA colloca la pedagogia appunto in una DIMENSIONE DI APPARTENENZA non assoggettante (di dipendenza e sottomissione) ma con un SUO OGGETTO FORMALE ed un proprio metodo in forza della natura stessa della PEDAGOGIA che è coesistenza di teoria e prassi, di valori ontologici e dialettica esistenziale, di commissioni con la realtà dell’uomo. L’autonomia non è quindi sinonimo di assenza di basi ma come una fondazione forte e liberante della pedagogia nei confronti della filosofia: è un po' come la metafora della relazione madrebambino nel momento in cui la relazione è forte e fondante, il bambino può esercitare la propria autonomia ed estrisecarla nella “relazionalità” del suo ESSERE autonomo eppure il rapporto con la MADRE è VISCERALE ma proprio per questo di totale apertura verso l’altro, nel caso della pedagogia verso le altre discipline ( Rapporto prassologico). Passiamo ora ad approfondire due momenti salienti rispetto a quella che abbiamo chiarito essere una impostazione pedagogica nell’ambito dualistico - realistico. L’etica è sicuramente una fonte essenziale che ritroviamo nell’ambito strettamente filosofico e permane in ogni momento del processo educativo con una operatività “irripetibile” cioè con una declinazione del processo educativo, dei fatti educativi unica perché riferita alla peculiarità dell’ESSERE quella persona, assicurando però sempre esiti non improvvisati. Altro momento essenziale è la individuazione delle strutture essenziali della pedagogia: • Il concetto di PERSONA; • La LIBERTÀ; • La COMUNICAZIONE.

LA PERSONA: Affrontare il problema della PERSONA significa fare i conti con la realtà di questo ENS particolarissimo nella sua concretezza, nel suo essere reale e nella relazione con gli altri ENTIA - con gli altri soggetti e con ESSE IPSUM, si tratta di un dinamico articolarsi tra il teorico e l’esistenziale dove trovano sintesi la presenza del permanente nei transeunti (negli esseri contingenti), dell’essere nella dimensione spazio – temporale. La Persona come quid CAUSATO e quid tra innumerevoli altri è in rapporto al CAUSANTE, cioè all’ASSOLUTO. Non si tratta di un RAPPORTO di appartenenza necessaria che escluderebbe una differenza ed una specifica caratterizzazione qualitativa tra l’uno e molti ma di PARTECIPAZIONE cioè di presenza dell’assoluto in ogni singolo soggetto; e si tratta di una presenza dalle più intrinseche ed essenziali perché l’assoluto è più presente nella persona di quanto queste non lo sia persona di quanto questa non lo sia con se stessa.

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Ciò, in una visuale di vita vissuta non teoretica, in una visuale che avverta l’importanza ontologica della persona e che la aiuti a strutturare l’ambiente in modo tale da rendere il rapporto ontologico un DIALOGO interpersonale. Anche rispetto alla DIMENSIONE SOCIALE della PERSONA possiamo asserire che permane la dialetticità degli elementi di cui abbiamo appena parlato: cioè la coesistenza di singolarità ed irripetibilità radicati in una struttura comune; ed è proprio sulla base di queste caratteristiche di singolarità ed irripetibilità che si può parlare di comunicazione autentica. È nella unicità della PERSONA, oggetto e soggetto dell’AZIONE educativa, che tali elementi (singolarità ed irripetibilità) sono presenti e ciascuno in forza e fondamento dell’altro. È proprio qui che risiede il MISTERO della PERSONA che è anche lo scoglio fondamentale della pedagogia che vuole assumere e conservare questa realtà in tutta la sua complessità e ricchezza. La libertà: Il problema della Libertà è connaturato alla PERSONA, al suo ESSERE assieme spirituale e corporeo, volontarietà e necessità. Oggi il problema della libertà è il problema dell’UOMO, del suo rapporto con la realtà ma anche con l’ASSOLUTO e si connette ad un altro PROBLEMA che ci consegna una polarità difficilmente conciliabile: da un lato la libertà dell’atto, la libertà come ONNIPOTENZA e dall’altro la libertà come affermazione dell’impossibilità di una onnipotenza trascendente. La risposta a questa polarità è sicuramente da riportare alla categoria della PERSONA come partecipazione dell’ASSOLUTO ed è cosi che possiamo intendere l’atto libero come atto della PERSONA integrale, ontologicamente intesa. L’atto è libero se c’è la volontarietà e la capacità di autocreazione della libertà nel proprio rapportarsi con l’ASSOLUTO. La comunicazione: Quella della comunicazione è la categoria dell’aprirsi, cioè dell’aprirsi della nostra potenzialità allo splendore della verità. La comunicazione importa la disponibilità del soggetto verso la verità, l’apertura alle esigenze della verità che sono le esigenze dell’essere. Occorre, quindi, affrontare il rapporto filosofico tra il soggetto e la verità: per poter parlare di comunicazione, senza che questo rapporto scada nella fattualità del momento prassologico (nel mero svolgimento delle azioni) ma, ritornando invece al momento fondante, la verità mantiene la sua carica intensiva, la sua forza solo se viene mantenuta la sua struttura affettiva; ciò non vuol dire che la verità non possa essere soggettivata anzi, al contrario, è oggettività soggettivabile, in quanto immanendo al soggetto (è parte del soggetto), lo perfeziona, lo rende capace di elevarsi e di Sintesi a cura di Antonella Iacono©

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partecipare la verità in quanto, oggettività soggettivabile, cioè non ridotta a misura d’uomo e alla prassologia ma dimensione d’uso regolativo (orienta l’azione del soggetto), faro e luce nella soggettività. La comunicazione non è soltanto comunicazione del vero ma anche del bello cioè come comunicazione del VALORE che implica la dialettica della Causalità. Il rapporto di casualità è speciale perché, nella dimensione pedagogica, si tratta di considerare la causalità come processo di causalità appunto tra me, PERSONA TOTALE ad una PERSONA TOTALE. Soltanto in maniera circoscritta, consideriamo l’Educatore la causa prima che causa la causa seconda cioè la causalità dell’educando. E la causalità dell’educando si invera (si realizza) in un atto libero e non DETERMINISTICO. (Ricordiamo Socrate: voi mi punite perché ho reso le persone libere nel pensiero). La causazione prima- l’Educatore rafforza e non condiziona la volontarietà della causa seconda l’Educando. Si tratta del rapporto tra una forza vitale-libera ed una forza vitale-libera. Il MOMENTO VALORIZZANTE Questo tipo di causalità è particolarmente presente nella comunicazione del VALORE oltre che della Verità. In entrambi i momenti, l’educatore deve avere il potere causante della causa prima, cioè l’AUTOREVOLEZZA del possesso vitale e concreto della verità e del valore che si fanno comunicazione nel rapporto educativo se appunto hanno l’intensità vitale e quindi il potere causante proprio dell’essere. Soltanto “osservando” tali modalità si può parlare di comunicazione di valore come VALORIZZAZIONE cioè come momento della comunicazione in cui l’educando aderisce ad un valore che gli viene proposto nella vita, nella relazione con l’educatore. Scrive, infatti la prof.ssa Ducci infatti 1; potremmo dire, l’attenzione agli ABISSI e alla vetta della persona, l’attenzione totale ad essa che toglie alla verità e al valore la deleteria e sterile oggettività. Il momento valorizzante, quindi, invera, rende reali nella dimensione esistenziale del soggetto tutti i momenti di cui abbiamo parlato perché fa cerniera tra la “pedagogia filosofica” e il metodo, la

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metodologia; cioè nel momento valorizzante, i principi dell’una- pedagogia filosofica - si articolano nella concretezza esistenziale, nell’atto. Il momento valorizzante è capace di mettere assieme due elementi che possono avere qualche eterogeneità cioè la filosofia dell’educazione e la metodologia e ne fa sintesi calando I PRINCIPI UNIVERSALI nel momento esistenziale pratico, cioè nella fattualità. Rappresenta cioè un sguardo SINOTTICO che coglie e sintetizza tutti i singoli momenti di connessione tra il sostrato filosofico – etico e gli elementi fattuali del rapporto educativo, della relazione educativa. In questa dimensione (nella relazione educativa) si coglie ulteriormente la ricchezza che il rapporto educativo ha e deve avere con le altre scienze attraverso una VALORIZZAZIONE che avviene nella relazione di fondamento filosofico della pedagogia (qui ritorna il costrutto di una base sicura per il sé di Bowlby). Il MOMENTO DELLA REALIZZAZIONE PRATICA è il momento in cui il pensiero filosofico viene sottoposto ad una prova concreta – esistenziale sottoponendo ad essa tutte le strutture, i principi e le giustificazioni. Questa prova non è una diminutio se ben articolata bensì un arricchimento di dimensioni e peculiarità tipiche della vita del soggetto. La chiarezza di questo rapporto ci mette al riparo da due pericoli: IMPROVVISAZIONE E IMPOVERIMENTO. L’improvvisazione sarebbe data dal fatto che l’educatore non avrebbe chiaro e se stesso la propria posizione epistemica, la struttura attraverso la quale articolare le azioni di causazione. L’impoverimento potrebbe originarsi una posizione puramente teoretica che non sia in grado di connettersi con la dimensione pedagogica vera e vitale che rappresenta il terreno attraverso il quale vengono riccamente diffuse le idee (nei termini della comunicazione del valore). Il rapporto tra filosofia e pedagogia è quindi di OSMOSI, compresenza includente, interazione reciproca attraverso cui i due momenti traggono forza vitalità ed intensità.

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