Materia e immagine- Silvia Bordini PDF

Title Materia e immagine- Silvia Bordini
Course Storia dell'arte
Institution Accademia di Belle Arti di Brera
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Riassunto libro Materia e immagine di Silvia Bordini...


Description

Materia e immagine- Silvia Bordini Il linguaggio della tecnica artistica Parlare di tecniche artistiche significa trattare di una specifica attività caratterizzata da consuetudini, convenzioni, sperimentazioni enorme proprie, che ha avuto trasformazioni e interpretazioni diverse, assumendo nel tempo valenze diverse tanto che il linguaggio della tecnica artistica può essere oggi pensato come un codice interpretativo dopo essere stato invece strumento normativo e operativo. In generale si intende per tecnica artistica tutto ciò che partecipa alla realizzazione fisica dell’opera nel suo costituirsi come oggetto di percezione: è procedimento conoscitivo e manuale, e insieme è prodotto, elaborazione, modo d’uso dei materiali e degli strumenti, processo della genesi dell’opera, veicolo della sua trasmissione al futuro e delle trasformazioni nel tempo (permette di conoscere lo stato di conservazione/alterazione dell’opera o determinare successivi interventi). In questo ambito gli artisti operavano di volta in volta selezioni, sperimentazioni, interpretazioni, facevano cioè delle scelte in base a metodologie forniti dalla cultura della propria epoca; l’indagine sui fenomeni di ordine tecnico, relazionati ai vari contesti culturali, consente di individuare i comportamenti degli artisti rispetto ad una serie di dati e operazioni fondamentali della loro produzione. Inoltre ha una funzione importantissima nella conservazione, prevenzione, salvaguardia, restauro e manutenzione dell’opera, per guidare gli eventuali interventi nello stato attuale e per prevedere le future trasformazioni. Malgrado tanti eccellenti studi e ricerche, non è ancora pienamente acquisito il concetto di tecnica come elemento intrinseco alla storia dell’arte, e spesso se ne ha una visione strumentale e riduttiva. Gli scritti sull’arte concernenti le tecniche sono i documenti strettamente connessi alla fenomenologia delle immagini: la tecnica ha sempre avuto un carattere operativo, ma è stata anche provvista di uno spessore teorico, di valenze speculative e di uno specifico linguaggio, correlati alle tendenze contingenti in campo delle teorie e della critica d’arte. Nei secoli passati era una cultura che si formava e si acquisiva attraverso lunghi periodi di attività nelle botteghe dei pittori, si tramandava attraverso la pratica da maestro ad allievo, avvalendosi anche nel tramite di scritti specializzati: qui si educavano l’occhio, la mente, la mano sul gusto e sugli esempi delle grandi opere del passato, basandosi ancora sulla conoscenza dei materiali data dagli scritti. Dai ricettari medioevali ai recuperi storiografici dell’ottocento, si è andata formando e accumulando una ricca e differenziata letteratura dedicata alle tecniche: il sapere tecnico è sempre stato un sapere in divenire, di grande accumulazione e di difficile organizzazione, e non di rado contraddittorio. Nel corso della storia dell’arte infatti le tecniche e variano, ma subisce modificazioni anche l’atteggiamento verso la tecnica, la valutazione del suo ruolo nella genesi delle opere e il modo di pensarla in rapporto alle tendenze di fondo delle varie epoche. I testi possono contenere consigli indirettamente riferibili alle fasi operative vere e proprie, e relativi alla formazione dell’artista; accomunano ricette e segreti di bottega con prescrizioni mediche, botaniche, culinarie e cosmetiche, oppure si concentrano sui procedimenti di esecuzione e sugli strumenti. I destinatari sono di solito gli artisti, giovani studenti, ma spesso anche il pubblico più vasto di dilettanti, amatori, collezionisti, mercanti e conoscitori. Oggi la categoria di tecnica comprende nella sua definizione tutto ciò che è legato all’esecuzione, distinguendo i materiali caratterizzanti (legante, supporto, pigmento) e i procedimenti o modi di esecuzione, che introducono una dimensione complessa e ricca di variabili anche nell’ambito delle opere di uno stesso artista. Il problema di fondo rispetto ai testi, investe l’ambiguità e la ricchezza degli spunti del rapporto arte-tecnica, tenendo presente che ancor più delle tecniche cambiano metodi e finalità espressive delle tecniche, la mentalità con cui si considerano le operazioni e gli strumenti ad esse inerenti. Dall’antichità classica al Medioevo Le più antiche fonti sulle tecniche e sui materiali della pittura sono identificate nelle opere di Teofrasto (IV sec. a.C.), Vitruvio (27 a.C.), Plinio (I sec. d.C.) e Dioscoride (II-III sec. d.C). Si tratta di documenti importantissimi ma indiretti, contenuti in opere che non riguardano essenzialmente l’arte, ma argomenti di carattere scientificoenciclopedico. Il sapere tecnico dell’antichità si trasmette comunque all’età di mezzo attraverso la persistenza di determinate pratiche e conoscenze che trovano espressione in testi dedicati interamente alla descrizione di ricette e procedimenti pratici relativi alle arti e mestieri (l’artista medievale oltre a dipingere/scolpire si dedicava anche ad una serie di attività artigianali). L’organizzazione di questi manoscritti è semplicemente compilativa, le finalità essenzialmente pratiche, esenti da intenzioni scientifiche o speculative e nell’ottica di

una valutazione dell’immagine relativa alla preziosità materica delle sostanze costituenti, che ne esaltavano la funzione didascalica e simbolica. Gli autori sono anonimi o di difficile identificazione, probabilmente pseudonimi che nascondono compilazioni a più mani. I testi appaiono comunque scritti da artisti e destinati ad artisti, ed è possibile collocare la loro produzione e circolazione nell’ambito degli scriptoria monasteri, dei laboratori di corte e più tardi, a partire dal Duecento, nell’ambito delle botteghe; tutti luoghi che si caratterizzano per l’organizzazione collettiva e gerarchizzata delle attività artistiche e artigianali. In particolare nelle botteghe il pittore era inserito in un lungo tirocinio e coinvolto in una serie concatenata di operazioni, a partire dalla manifattura delle sostanze materiali, per giungere dopo molti anni ad una compiuta pratica esecutiva. Successivamente i ricettari cominciano a diventare più strutturati, dividendosi in parti distinte e specifiche, pur non abbandonando il carattere eclettico della compilazione di ricette e descrizioni svariate,  i Teophilus (XI-XII sec.), redatte forse a più mani e in tempi diversi. Tra questi ricordiamo la Schedula d manoscritto introdotto da un prologo di ispirazione scolastica in cui si delinea il lavoro artistico, e suddiviso in tre parti che riguardano settori distinti della pratica artigianale e artistica (tecniche come la miniatura, pittura murale e su tavola, preparazione dei colori, e due parti sulla lavorazione del vetro, dei metalli, avorio e pietre). In generale sono significative le somiglianze lessicali e tecnologiche tra questi manoscritti che mostrano la derivazione da matrici comuni più volte trascritte e variate. Verso la fine del Trecento la cultura tecnica medievale riceve la sistemazione, la divulgazione e l’interpretazione più alta in Cennino Cennini; il suo Libro dell’arte r iassume la tendenza precettistica prevalente nel Medioevo, e prefigura nello stesso tempo nuove concezioni della cultura materiale e delle tecniche artistiche. Egli raccoglie ricette e istruzioni dalla tradizione più antica, sistemandole razionalmente, e i saperi tecnico-artistici della sua epoca in una trattazione che interessa la preparazione e l’impiego di tutti i metodi della figurazione pittorica in uso. Gli elementi nuovi non si limitano all’organicità della trattazione ma riguardano la definizione stessa di pittura nel suo rapporto con poesia e scienza, con la fantasia e con la mano. Le materie fondamentali non sono più valutate per la loro intrinseca e potenzialmente simbolica preziosità, ma in funzione dell’uso e della costruzione dell’immagine. Noto e utilizzato fino al Settecento, il libro è stato dato alle stampe solo nel 1821 (riferimento fondamentale nel Quattro-Cinquecento e ricoperto dalla cultura Sette-Ottocentesca nell’ambito della rivalutazione dei primitivi, del recupero erudito ed operativo delle tecniche più antiche rispetto ad un rinnovato interesse storiografico). Dal Quattrocento al Cinquecento La tradizione compilativa del Medioevo si prolunga anche nel XV secolo, ma perde l’importanza che l’aveva caratterizzata: antiche e nuove conoscenze si elaborano e si diffondono seguendo la consueta struttura eclettica e enciclopedica elaborata precedentemente. I ricettari quattrocenteschi appaiono come la manifestazione del perdurare di un tradizionale approccio la tecnica insieme all’emergere di sostanziali cambiamenti: i ricettari costituiscono ancora la base materiale, ciò che muta è la sua valutazione sul piano culturale. L’espansione degli studi umanitari, il riferimento all’antico, il concetto di imitazione, il ruolo della pittura come arte liberale, il nuovo status sociale rivendicato dagli artisti che si distanziano dal lavoro meccanico e si svincolano dalle corporazioni, introducono nuovi punti di vista contrassegnati da un’impostazione scientifica, individuale e speculativa. In contrapposizione alle concezioni medievali si intende l’attività artistica come una creazione intellettuale e ci si rivolge a definire le attitudini mentali che l’artista deve avere nei confronti della natura e della rappresentazione, sulla base di normative fondate scientificamente (prospettiva, ottica, anatomia proporzioni). In questo contesto troviamo due personalità fondamentale: Leon Battista Alberti e Leonardo da Vinci. Scienziato, filosofo e artista, Alberti incarna una figura di impegno intellettuale profondo e vasto: i suoi scritti si rivolgono a dare un fondamento scientifico e teorico all’operare artistico, costituendo un modello che considera l’architettura, la pittura e la scultura come attività speculative e modi di conoscenza della realtà, il quale avrà larga fortuna e applicazione nelle epoche successive. Diversamente Leonardo realizza degli scritti con enormi quantità di appunti collocati secondo un criterio enciclopedico del sapere: ottica, meccanica, biologia, cosmologia e matematica sono sviluppati sia autonomamente che in rapporto all’arte in una struttura simile a quella dei ricettari. Per Leonardo l’artista è artigiano e meccanico, ma con una dignità culturale che proviene dall’esperienza: egli è portatore di una esigenza sperimentale che identifica arte e scienza in una sintesi che si produce nel contatto con la materiale

realtà delle cose e dei fenomeni. Nel Cinquecento il panorama degli scritti sulle tecniche si fa più complesso: si collega e spesso si subordina alle nuove concezioni artistiche derivate e articolate dai presupposti rinascimentali, perdendo la centralità e l’autonomia presenti nel medioevo. L’esigenza più sentita e quella di una codificazione dell’arti, delle sue componenti e delle sue regole: il dibattito si concentra sul ruolo mentale e ideativo del disegno, sulla definizione della pittura e delle sue parti, sul paragone tra le arti con la poesia, sui temi storiografici e sul rapporto arte-scienza. Le tecniche sono descritte e analizzate all’interno di un sistema normativo che metta a punto regole pratiche che consentano l’applicazione corretta dei principi teorici, considerato il fondamento dell’arte. Inoltre troviamo un chiaro intento storiografico, a partire da autori come Giorgio Vasari, per il quale la sintesi di storia delle tecniche dell’architettura, della scultura e della pittura, premessa alle Vite, n  on vuole avere una funzione didattica ma piuttosto dare strumento ulteriore per la conoscenza e la comprensione storica degli artisti e delle opere; in lui aspetti tecnologici si riconnettono ad apprezzamenti sulla qualità, sullo stile e sulla bellezza e conservazione delle opere. Parallelo allo sviluppo di questa trattatistica prospera anche un settore di scritti che si ricollegano alla tradizione dei ricettari, rifondando e sistematizzando le vecchie conoscenze sui materiali alla luce di nuove esperienze e nella chiave scientifizzante della cultura dell’epoca, nel tentativo non più solo di descrivere ma anche di spiegare, di capire e far capire i funzionamenti e le motivazioni dei processi tecnici. Nel complesso nel corso del cinquecento il modo di intendere la tecnica artistica e di trasmetterla nella scrittura si articola in una dialettica tra teoria e pratica. Il Seicento Durante il Seicento nel campo degli scritti sulle tecniche artistiche si allarga l’area geografica della loro produzione, appaiono nuove figure di scrittori amatori e si delinea una nuova categoria di destinatari nei pittori dilettanti; i testi si differenziano e si organizzano in generi definiti e aumentano le specializzazioni. Una specifica manualistica prosegue a fornire prescrizioni e ricette rispetto i mutamenti in corso nel campo operativo, ponendo attenzione ai procedimenti artigianali in modo sempre più aderente alle conoscenze tecnico scientifiche. Importanti e varie sono le descrizioni dei procedimenti, nei quali si avverte la qualità personalizzata conseguenza dell’iniziale disponibilità di prodotti già preparati, che svincolano l’artista da alcune delle fasi più manuali della preparazione. Appare determinante l’intenzionalità didattica: l’attenzione alla formazione e all’educazione dell’artista, soprattutto del professionista, trova uno sbocco istituzionale è una struttura precisa e di lunga durata nelle Accademie, che si organizzano come strumento di trasmissione, di controllo e di monopolio dei principi fondamentali della prassi artistica. Le prime accademie vengono fondate a Firenze (1562) e a Roma (1593); nel Seicento ne sorgeranno altre in Italia, Germania, Spagna e Francia, che prolifereranno in tutta Europa durante il Settecento, il tutto sul modello dell’Académie Royale di Parigi. In questo modo il tirocinio dell’artista è impostato in due fasi distinte: una riguarda l’apprendimento pratico degli elementi tecnologici della produzione, la conoscenza dei materiali e della loro composizione nonché deluso; e l’altra riguarda la cultura umanistica e scientifica dell’artista, determinata dal lavoro in Accademia. La pratica dell’arte è intesa come una parte distinta dalla teoria, quella meno nobile e speculativa, ma più scientifica. La preparazione didattica e amatoriale avrà un ruolo consistente nella letteratura settecentesca: mentre i pittori professionisti apprendevano l’uso di materiali e tecniche lavorando in studio, gli amatori erano istruiti in genere da maestri privati e non avevano probabilmente bisogno di sapere confezionare da soli i colori; le prescrizioni relative alla manifattura dei pigmenti e alla preparazione dei colori tendono a scomparire anche a causa della diffusione commerciale di colori preconfezionati, il che porterà alla produzione di testi diretti in particolar modo alla pratica e alla diretta comunicazione operativa. Il Settecento Nel Settecento la complessa fenomenologia del modo di operare degli artisti diventa sempre più oggetto di saggi e di ricerche, parallelamente alle descrizioni e alle prescrizioni, in una dimensione stimolante di sperimentazioni e in una più astratta e complessa dimensione teorico-scientifica. I poli di interesse riguardano l’esigenza di riorganizzazione e revisione di un sapere empirico e vivo. Un ruolo importante è svolto dall’Encyclopédie, summa del sapere (metà Settecento), che rivaluta le arti e mestieri sistematizzando conoscenze, procedimenti, materiali e strumenti in uso, affiancando al testo una funzionale illustrazione

grafica (razionalizzazione e definizione dei saperi). Su questo modello si svilupperanno moltissimi altri testi, i quali proporranno anche i profili biografici degli artisti maggiori, affiancando all’arte il genere letterario delle vite che apporterà anche diverse altre notizie sulle tecniche. Spetta a questo genere anche la messa a punto è la divulgazione di tecniche nuove o rinnovate come l’encausto, il guazzo, il pastello e l’acquerello: questi ultimi si affermano come metodi espressivi autonomi, dopo essere stati a lungo procedimenti ausiliari per disegni e preparazioni, sono ora oggetto di numerosi scritti, rivolti spesso alle categorie emergenti dei pittori dilettanti. Accanto a queste tecniche poco complesse e rapide si può constatare un calo di interesse della manualistica tecnica per l’affresco; diversamente ricco di problematiche è il modo di affrontare la tecnica ad olio: ampia e varia è la divulgazione di ricette e procedimenti, ma la tecnica viene però riesaminata in un’ottica filologica e storiografica, che ne osserva e critica le alterazioni e il deterioramento, lasciando emergere problemi di conservazione e restauro rispetto alla qualità dei materiali. Diventa infatti fondamentale la messa a punto di tecniche in grado di soddisfare i moderni orientamenti stilistici e di resistere al tempo senza alterarsi; in questa direzione e in base ad una mentalità che assegna valore di qualità alla tecnica, si moltiplicano le ricerche, poiché ai materiali Si cerca nelle vernici un metodo di protezione per i quadri vecchi e nuovi. Nel frattempo cresce l’attività del restauro con la ricerca e la messa a punto di nuovi mezzi, accompagnata da un crescente dibattito sugli scopi e sui metodi. Nella seconda metà del secolo si intrecciano a queste intenzioni e a queste tendenze una serie di studi scientifici, di esperimenti e di osservazioni fisiche e chimiche sui leganti, sui pigmenti, sulle vernici, sulle preparazioni e sulle composizioni. Si iniziano a fabbricare nuovi pigmenti ottenuti in laboratorio per sintesi chimica utilizzando sostanze di recente scoperta; queste ricerche sono dirette a rispondere a esigenze estetiche, scientifiche, pratiche e anche commerciali (problema nel trovare un colore bianco di alta qualità, stabile, inerte e non tossico- bianco di stagno/argento/mercurio/bario e zinco al posto di piombo che annerisce e risulta essere tossico). Con l’immissione di nuovi colori nel mercato e nell’uso, la produzione artistica sarà facilitata e ampliata, ma si andrà modificando l’atteggiamento e il rapporto degli artisti verso le materie prime del proprio operare, che diventeranno sempre più sconosciute per quel che riguarda le sostanze e le preparazioni. Si svilupperà analogamente anche un altro tipo di ricerca sui colori, che indagherà sulla natura della luce e dei colori (definizione dei colori come fenomeno ottici, e organizzazione in diagrammi che ne indicano le reciproche relazioni). Ricordiamo in questo periodo ancora il ruolo delle Accademie nella formazione artistica: l’apprendistato da disegni, stampe, calchi e gessi viene sistematicamente integrato dalla copia dal vero dei modelli. Aprono in oltre al pubblico i primi musei moderni; la didattica tende a strutturarsi anche sull'osservazione e sul confronto diretto con i capolavori dei maestri ( osservati anche nelle componenti tecniche, per decifrarne il segreto dei materiali e procedimenti, nonché della conservazione). L’Ottocento Nel corso dell’Ottocento si verificano dei mutamenti significativi nelle finalità e nei metodi degli scritti sulle tecniche artistiche, poiché cambiano i parametri tradizionali del rapporto arte-tecnica, così come il ruolo stesso della rappresentazione e del significato delle immagini. La ricerca sui materiali, sostanze coloranti, leganti e vernici tende a diventare un settore specifico con proprie valenze scientifiche (spesso in funzione di recuperi conoscitivi e operativi e della riflessione sullo stato di conservazione), scisso dalla cultura degli artisti che lo ricevono e lo utilizzano senza più partecipare alla sua elaborazione. È qui che si pone anche la prassi esecutiva della nascente disciplina della storia dell’arte come strumento di lettura e di valutazione: è Lanzi in particolare a introdurre nella Storia pittorica d'Italia (1795-96, ampliata e riedita nel 1809), l’esigenza di una attenzione ai procedimenti tecnici fissandone i criteri, come parte della diretta conoscenza e comprensione delle opere e delle scuole (mezzo d’indagine). Prevarrà anche una tendenza inversa a quest'ultima, a leggere in chiave tecnologica le opere d’arte, nel senso di ricostruire la tecnica usata dai pittori del passato per riproporne l’esperienza nel presente, ma senza peraltro approfondire la riflessione critica più generale sui suoi significati e sui collegamenti con la forma,...


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