Napoleone - Riassunto Storia moderna PDF

Title Napoleone - Riassunto Storia moderna
Author Leonardo Bindi
Course Storia Moderna I
Institution Università degli Studi di Siena
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Riassunto del Capitolo XXII "L'Europa di Napoleone"...


Description

L’Europa di Napoleone 1. Il Problema Il 9 Novembre 1799, data del colpo di Stato con cui Napoleone Bonaparte, tornato rapidamente dalla spedizione in Egitto e messosi a disposizione del nuovo Direttorio,si imponeva con la forza militare sui “giacobini” del Consiglio dei Cinquecento, rappresenta una cesura di grande rilievo nella storia della rivoluzione e delle sue conseguenze. A questa data, infatti, si chiude la fase d’instabilità del regime del Direttorio e se ne apre una nuova, dalle diverse e talora opposte valenze, per alcuni aspetti si riannodava un filo interrotto della storia francese, recuperando ed accentuando alcune esperienze modernizzatrici del dispotismo illuminato. Per altri aspetti, invece, si inaugurava una forma politica inedita di potere personale che sfocerà nel primo grande episodio di dittatura moderna. Così la stagione napoleonica può essere letta per un verso come il ritorno al protagonismo “dall’alto” dello Stato centralizzatore, forte della storia francese dell’importante tradizione assolutistica; per un altro come l’affermazione di un nuovo e originale modello di governo. Attraverso le armate di Napoleone si può ben dire che la Rivoluzione francese si fa rivoluzione europea, suscitando nei paesi assogettati consensi, critiche e non di rado rivolta aperta; anche negli anni della Restaurazione, in cui si tenterà per quanto possibile di cancellare l’esperienza rivoluzionaria, riportando sui troni d’Europa le dinastie dei monarchi abbattuti negli anni Napoleonici, non sarà più possibile tornare completamente indietro ed alcune delle soluzioni innovative – politico – amministrative ma anche sociali e culturali – adottate negli anni dell’egemonia napoleonica verranno mantenute. 2. Dal Consolato all’Impero Il nuovo organismo politico che sostituì il Direttorio a seguito del colpo di Stato fu un Consolato provvisorio di tre membri (Sieyès, Ducos e Bonaparte), incaricato di redigere una nuova carta costituzionale. La Costituzione dell’anno VIII, che entrerà in vigore il 25 dicembre 1799, ancor prima di essere sottoposta a plebiscito popolare, rappresentò una netta sterzata in senso autoritario. A differenza delle precedenti, infatti, non conteneva una Dichiarazione dei diritti e, se ristabiliva il suffragio universale maschile, di fatto ne limitava l’esercizio attraverso liste di notabili circondariali ristrette al 10% dell’elettorato, da cui derivavano, nella stessa proporzione, liste dipartimentali e quindi nazionali. All’interno delle liste, il governo sceglieva tanto gli amministratori locali, quanto gli stessi membri delle due assemblee legislative che, in realtà, potevano solo discutere e approvare (o respingere) leggi presentate dall’esecutivo. Il rafforzamento di quest’ultimo a spese del potere legislativo fu accentuato dalla istituzione di una carica decennale di primo console, conferita a Napoleone stesso, che, concentrava poteri ampissimi. Da lui dipendevano non solo gli altri due consoli, ma la nomina dei ministri, degli ambasciatori, dei giudici, di un Consiglio di Stato per l’elaborazione e la discussione delle leggi e, infine, perfino del Senato, che aveva il compito di nominare i membri delle due assemblee legislative traendoli dalla lista nazionale. Questa assemblea di notabili cooptati, cospicuamente dotati di oneri e privilegi, resterà un docile strumento nelle mani di Bonaparte, legittimando il progressivo passaggio dal Consolato all’Impero. Questo risultato fu il frutto dell’abile strategia del consenso perseguita da Napoleone, che seppe coniugare i successi militari in campo internazionale con una politica di pacificazione all’interno della Francia. Sul piano della politica internazionale, infatti, dopo il ritiro della Russia dalla seconda coalizione antifrancese, Bonaparte si rivolse contro l’Austria attaccandola in Italia, ove vennero ricostituite le Repubbliche cisalpina e ligure e fu occupato il Piemonte; alla pace di Lunèville con l’Austria ( 9 Febbraio 1801), che ristabiliva in Italia la situazione precedente al trattato di Campoformio, fece seguito quella di Amiens con l’Inghilterra (25 Marzo 1802), che sanciva la restituzione delle colonie

alla Francia. In tal modo, quest’ultima raggiunse una pacificazione generale con tutti i suoi nemici, per la prima volta dopo dieci anni, e a condizioni molto favorevoli. Il successo politico – militare e la pacificazione esterna, furono affiancati dal conseguimento della pace interna,con la fine delle lotte politiche e religiose. All’annientamento dell’opposizione di “giacobini” e “anarchici” da un lato, e della destra monarchica dall’altro, Napoleone poté aggiungere il risultato della pacificazione religiosa, a cui egli attribuiva primaria rilevanza per ristabilire la coesione nazionale e che ottenne attraverso la stipulazione di un concordato con il nuovo pontefice Pio VII. Avviate per sua iniziativa le trattative, che furono lunghe e difficili, la conclusione dell’accordo contemplò, da parte del pontefice, il pieno riconoscimento della Repubblica francese, la conferma della vendita dei beni ecclesiastici e la richiesta di dimissio bu rivola a tutti i vescovi, tanto refrattari quanto costituzionali, che vennero sostituiti da nuovi prelati designati dal primo console, la nomina dei quali era sancita dal pontefice. In cambio la Francia riconosceva il cattolicesimo come la “religione della grande maggioranza dei francesi”, ma non come religione di Stato. Malgrado in appare fosse il papato a fare le concessioni più pesanti, questi otteneva tuttavia la fine dello scisma e riaffermava il suo controllo sulla Chiesa francese, sancendo la fine del gallicanesimo, incoraggiando le correnti ultramontane e la ripresa della vita religiosa. L’opposizione al concordato da parte degli anticlericali, però, indusse Napoleone ad accompagnarlo con una serie di “articoli organici” limitativi, introdotti unilateralmente, che dovevano ribadire il controllo dello Stato sulla Chiesa e che disponevano l’eguaglianza dei culti in Francia. La libertà religiosa era prevista per i protestanti e per gli ebrei, sia pure con taluni vincoli nei confronti di questi ultimi soprattutto in relazione al pieno godimento dei diritti civili. Il concordato, perciò, fu frutto non soltanto dell’interesse particolare di Napoleone di trovare legittimazione e sostegno alla fondazione e al consolidamento del proprio potere personale, ma anche della sua capacità politica di capire l’importanza di “fare i conti con la Chiesa” e con il peso e il radicamento delle istituzioni ecclesiastiche della mentalità e nei comportamenti di larghissima parte della società, francese ed europea. D’altra parte, alla motivazione tutta politica dell’accordo con Roma, corrispose la capacità di quest’ultima di utilizzare lo spazio apertosi per ristabilire, in forme nuove, la propria influenza sociale e culturale. Così, fino almeno ai conflitti iniziati nel 1808 con l’occupazione dello Stato pontificio e la deportazione Di Papa Pio VII, il sostegno della Chiesa al regime napoleonico non venne a mancare. I successi di Bonaparte, e il consenso che raccolsero intorno alla figura, lo indussero a rafforzare ancora i poteri dell’esecutivo e i suoi personali. Sulla base di un plebiscito Napoleone fu proclamato dal Senato primo console a vita ( 2 Agosto 1802), mentre con una riforma costituzionale – la costituzione dell’anno X – gli furono conferiti il diritto di designare il successore, la presidenza del Senato, e quello di sciogliere il Tribunato e il Corpo legislativo, i cui poteri vennero ulteriormente ridotti. L’istituzione, ancora nel 1802, della onorificenza della Legione d’onore per premiare servizi militari, ma anche civili, marcò un altro passo in direzione delle istituzioni tradizionalmente destinate a rafforzare i legami personali e verso la creazione di una nuova nobiltà, mentre, non va dimenticato, le distinzioni erano stato abolite dalla rivoluzione; di più, essa consacrò il posto eminente detenuto dall’esercito nella società: un posto destinato peraltro a rafforzarsi, dato il suo ruolo di strumento fondamentale della conquista dell’Europa. Ma la popolarità di Napoleone negli anni del Consolato fu dovuta, oltre che alle sue qualità di costruttore di pace, a quelle di amministratore moderno e razionalizzatore. Continuando e perfezionando la tradizione riformatrice della monarchia di antico regime, Napoleone perseguì un progetto di accentramento amministrativo, di unificazione legislativa e di semplificazione burocratica che rispondeva alle esigenza di un accresciuto controllo da parte dello Stato. Le istituzioni amministrative varate dal 1800 al 1804 costituiscono invero i pilastri sui quali è stata costituita la Francia contemporanea. Di primaria importanza fu lo stabilimento , alla testa dei dipartimenti e dei circondari, di funzionari nominati – e revocabili – dal governo: i prefetti e i sottoprefetti (febbraio 1800). Eredi degli intendenti di antico regime, ma non più limitati dall’esistenza di

autonomie locali e di corpi privilegiati, i prefetti rappresentavano il potere esecutivo nei dipartimentali e loro attribuzioni non si limitavano a vaste competenze sugli aspetti amministrativi ma si estendevano anche al controllo dello “spirito pubblico” e alla raccolta di informazioni sul territorio, attraverso richieste e statistiche. Il rapporto tra politico, pratica di governo e statistica, che diviene la disciplina centrale nell’elaborazione della scienza amministrativa, appare evidente nel progetto quasi utopistico di una topografia statistica dei dipartimentali francesi, che doveva raccogliere e ordinare informazioni su ogni aspetto della vita economica e sociale. L’obbligo imposto ai prefetti di effettuare una volta la visita dei loro dipartimenti esemplificava questa “fede” nell’informazione e nella conoscenza come base della buona amministrazione e, insieme, come metodo di instaurazione dell’ordine; il controllo del centro sulla periferia fu così garantito e la centralizzazione divenne la caratteristica dell’organizzazione amministrativa francese, poi esportato in tutta Europa. Anche la riforma giudiziaria rientra nelle misure di carattere amministrativo dei primissimi mesi del Consolato e nel progetto Globale e di assoluto controllo dal centro e di ristabilimento dell’ordine. I giudici furono tutti nominati dal governo e dichiarati inamovibili. La gerarchia dei tribunali prevedeva al di sopra dei tribunali dipartimentali 28 corti di appello, ricalcate sugli antichi Parlamenti; ma il carattere nettamente repressivo e poliziesco dell’apparato giudiziario, che andò rafforzandosi nel tempo in parallelo al consolidamento del potere personale di Napoleone, risultava soprattutto dell’istituzione di tribunali speciali e militari. Assai più lunga fu la preparazione di un codice civile, destinato a lasciare un’impronta profonda e assai duratura sulla Francia e sui territori annessi nei quali fu introdotto. Il codice, ispirato largamente al diritto romano, consacrava le grandi conquiste della rivoluzione e si soffermava in particolare sull’affermazione del diritto di proprietà assoluta. Così, oltre a costituire uno strumento di razionalizzazione del diritto e di modernizzazione della proprietà, il codice consolidava i cambiamenti sociali avvenuti in Francia tutelando gli interessi e il ruolo dominante, sociale e politico della borghesia in ascesa e, soprattutto, del notabilitato dei proprietari terrieri. Tracce profonde nella legislazione di molti paesi europei lasciò pure la parte del codice (dal 1807 codice Napoleone), che riguardava la famiglia, il sistema successorio e il ruolo delle donne. Le nuove leggi di successione imponevano la divisione in parti eguali dell’eredità tra tutti i figli, scardinando il sistema di primogenitura dell’antico regime e garantendo la più ampia circolazione della proprietà. Tuttavia veniva però rafforzata l’autorità maritale ed erano sanzionate l’inferiorità giuridica e l’incapacità civile delle donne, mentre restava confermata la loro esclusione dalla cittadinanza politica, peraltro già stabilita dalla rivoluzione. In tal modo il Codice Civile napoleonico ha sancito per un secolo e mezzo la subordinazione delle donne, anche nella vita privata e nei diritti civili, oltre che in quelli politici. Nella riforma centralizzatrice dell’amministrazione varata durante il Consolato rientra anche il risanamento delle finanze. Sul piano della percezione delle imposte, le municipalità locali vennero sostituite con assai più rigorosi agenti nominati dallo Stato, mentre il sistema delle imposte indirette divenne via via più gravoso, sulla scorta del modello dell’antico regime. Il consolidamento del debito pubblico al cinque per cento di interesse, il risanamento della moneta con la creazione del nuovo franco e la fondazione della Banca di Francia con funzioni di prestatrice di denaro allo Stato (1800) contribuirono allo stabilimento di un sistema finanziario funzionale ai grandi disegni politici e militari del regime. Importante nel progetto politico autoritario napoleonico fu la riforma dell’insegnamento, trascurato quello primario, la cura maggiore fu rivolta soprattutto alle scuole di secondo grado, destinate ai figli dei notabili, in vista delle loro carriere amministrative e delle professioni liberali: nel 1802 furono perciò creati i licei (45), organismi di Stato caratterizzati da una rigida disciplina militare e dal ritorno alla prevalenza degli studi letterari. Dai licei, gli allievi passano, dopo una severa selezione, alle “grandi scuole” di tipo universitario, dove veniva completata la formazione professionale. In particolare la riforma della Scuola Politecnica ne definì il ruolo di formaizione degli alti gradi dell’amministrazione pubblica, civile e militare.

Sotto l’Impero, invece, l’insieme degli stabilimenti didattici fu sottoposto all’Università imperiale, istituita nel 1806 e dotata del monopolio dell’insegnamento; questa era governata da un “gran maestro” che, agli ordini diretti dell’imperatore, era a sua volta a capo di una gerarchia e deteneva il potere di concedere le autorizzazioni ai professori per insegnare e le licenze agli istituti per funzionare. Napoleone imponeva così la sua volontà di modellare in un solo stampo la nuova èlite, malgrado la resistenza della rete delle scuole private cattoliche. Attraverso la riorganizzazione amministrativa, giudiziaria e scolastica si formarono tanto funzionari e gruppi dirigenti competenti ed efficienti, quanto carriere attraenti per i giovani della borghesi che, attraverso l’ascesa socio – professionale, acceleravano l’adesione al regime, rafforzandone le basi sociali. Tutto ciò ha determinato un giudizio sostanzialmente positivo degli storici sugli anni del Consolato, in quanto fase di stabilizzazione dei frutti migliori della rivoluzione e periodo della nascita della “monarchia amministrativa”, efficiente e meritocratica. Tuttavia, in questi anni, e proprio attraverso il sistema delle riforme centralizzatrici e modernizzatrici, si posero anche le basi dell’involuzione autoritaria e dittatoriale del potere personale di Napoleone. 3. La costruzione del Grande Impero e del sistema continentale Lo sbocco di tale involuzione fu il senatoconsulto del 18 Maggio 1804 con cui, prendendo a pretesto un tentativo di congiura in cui confluivano l’opposizione realista con quella repubblicana, veniva approvata una nuova Costituzione che affidava il governo della Repubblica a un imperatore dei francesi. La definitiva trasformazione in senso monarchico, che prevedeva la successione ereditaria della dignità imperiale, fu sottoposta a plebiscito popolare, che la confermò. Il 2 dicembre 1804, a imitazione delle istituzioni dell’antico regime e dei rituali dell’impero carolingio, ebbe luogo la grandiosa cerimonia nella cattedrale di Notre Dame a Parigi nel corso della quale il papa Pio VII offrì la corona e la consacrazione papale a Napoleone. Con un giuramento assai significativo dell’ambiguità della situazione, l’imperatore, nuovo despota illuminato, si impegnava a rispettare “l’eguaglianza dei diritti, la libertà politica e civile. l’irrevocabilità delle vendita dei beni nazionali”, vale a dire le principali conquiste della rivoluzione. Conseguenza della restaurazione monarchica fu l’accentuazione del carattere dinastico e aristocratico della nuova monarchia e, quindi, l’imitazione dell’ordine gerarchico e del protocollo dell’antico regime. I titoli principeschi fuori ristabiliti per i membri della famiglia di Napoleone e si provvide alla costituzione di feudi dell’Impero nei quali era ripristinata la primogenitura in linea maschile, secondo un modello, mitizzato di feudalesimo carolingio. Mente la corte si ingrandiva e un decreto ne regolava precedenze ed etichetta, la Legione d’onore fu trasformata in prestigiosa onorificenza più simile agli antichi ordini cavallereschi. Di grandi conseguenze fu, nel 1808, la creazione di una nuova nobiltà imperiale, ereditaria, priva di privilegi fiscali o giudiziari, ma riconoscibile per taluni tratti di distinzione: per essa, ad esempio, fu reintrodotto il maggiorascato. Si ristabiliva così una gerarchia di titoli nobiliari che non solo derivavano dalla nomina imperiale, ma erano anche strettamente legati al possesso di beni patrimoniali e alle funzioni civili esercitate: vale a dire, si formava una nuova èlite, opposta alla nobiltà di antico regime e in sostituzione ad essa, nella quale però Napoleone tentò di integrare anche la vecchia aristocrazia, la cui adesione aveva un ruolo centrale di legittimazione della sua dinastia. Proprio la creazione della nobiltà d’impero costituì, secondo alcuni storici, un fallimento e un grave errore. Come la pace aveva favorito l’instaurazione del consolato a vita, così era stata la ripresa della guerra a influenzare la decisione della nuova svolta e la proclamazione imperiale. Già nel 1803 l’Inghilterra aveva riaperto le ostilità contro la Francia, preoccupata dalla politica doganale e commerciale di Bonaparte e dalla sua attività espansionistica nelle colonie e in Europa, inoltre, con un pesante intervento, il primo console aveva ottenuto, nel febbraio del 1803, dalla Dieta del Sacro Romano Impero, il consenso ad una riorganizzazione dell’assetto politico e territoriale germanico in funzione antiaustriaca e assai aperta all’influenza della Francia. In

conseguenza di ciò, l’Imperatore Francesco II, per garantire agli Asburgo il titolo imperiale, proclamò l’impero ereditario d’Austria (Agosto 1804), divenendo Francesco I d’AustriaNel Maggio 1803,dunque la guerra ricominciò, giustificando il rafforzamento del potere personale di Napoleone. Il piano grandioso di Napoleone prevedeva di impegnare la flotta inglese nel mar dei Caraibi per permettere l’invasione dell’Inghilterra, grazie anche all’alleanza delle Spagna; il piano non riuscì e la flotta franco-spagnola venne distrutta a Trafalgar, presso Cadice, da quella inglese comandata da Horacio Nelson, che perì nello scontro. L’Inghilterra rimase padrona assoluta dei mari e subito lanciò la terza coalizione antifrancese, composta da Inghilterra, Russia, Austria, Svezia e Regno di Napoli. La superiorità francese sul fronte terrestre, grazie al predominio numerico e organizzativo dell’esercito francese, la cosiddetta Grande Armata e alla rapidità dei suoi movimenti, rovesciarono la situazione; la vittoria francese a Ulm (1805) sugli austriaci, cui seguì l’entrata di Napoleone a Vienna, e soprattutto quella strepitosa di Austerlitz sugli austro-russi obbligarono l’Austria a chiedere la pace, che fu concessa a dure condizioni. Il trattato di Presburgo del 27 dicembre 1805 le impose, oltre un ingente indennizzo di guerra, la cessione del Veneto, dell’Istria e della Dalmazia al Regno d’Italia e del Tirolo alla Baviera. Era così sancita l’estromissione dell’Austria dall’Adriatico e dal nuovo assetto politico germanico. Seguì nel Marzo 1806 la conquista del Regno di Napoli, sul cui trono fu posto Giuseppe Bonaparte, fratello maggiore di Napoleone, in Germania, invece, il cognato Gioacchino Murat venne nominato granduca dal nuovo principato di Berg; nel Luglio 1806 venne inoltre istituita la Confederazione del Reno, che univa gli Stati Tedeschi satelliti della Francia. Napoleone si proclamò “protettore” della Confederazione del Reno: un atto che significò in pratica la fine dell’antico Sacro Romano Impero che, difatti, venne proclamat...


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