Capra Riassunto Storia Moderna pdf PDF

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Course Storia moderna
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Carlo Capra STORIA MODERNA (1492-1848) PARTE PRIMA 1.

La popolazione e le strutture familiari

1.1 Fonti e metodi: Teoria malthusiana e teorie neomalthusiane: la popolazione cresce geometricamente (→ 1-2-4-816) mentre le risorse crescono aritmeticamente (→ 1-2-3-4-5) per la regge dei rendimenti decrescenti (gli incrementi produttivi di una zona col tempo diminuiscono) Freni possibili: freni repressivi (carestie, epidemie, guerre) oppure freni preventivi (controllo forzato di matrimoni e natalità). Statistica Registri ecclesiastici Ricostruzione nominativa delle famiglie (schede di famiglia per ogni matrimonio celebrato nella stessa parrocchia in un arco di tempo, trascrizione su questa scheda di tutti gli eventi demografici riguardanti la coppia cui è intestata; ha il difetto che permette di considerare solo una parrocchia per volta. Le schede chiuse –di cui si sa inizio fine precisa sono relativamente poche rispetto al lavoro che serve) Piramidi sulla quantità di popolazione divisa per fasce d’età: permette di avere un’idea della speranza di vita e costruire indici di mortalità o natalità. 1.2 La popolazione europea nell’età moderna NB: in Africa e America c’è un’arresto dello sviluppo demografico alla fine del ‘500 per via degli interventi europei sul suolo americano e per via dell’esportazione di schiavi neri in America. 3 GRANDI FASI: 1450-1630 crescita generale continua lenta costante 1630-1700 calo improvviso: indici di mortalità del 30-35%, quasi uguali a quelli di natalità, del 3540%; questo indice aumenta facilmente in concomitanza con guerre, carestie, epidemi: vedi Peste; + NB matrimoni tardivi e allattamenti prolungati, + spesso per morte di un coniuge si interrompeva il matrimonio anche se la donna era ancora fertile. 1700-1800 rapida crescita. Aumento della natalità e diminuzione della mortalità. 1.3 La storia della famiglia. Classificazione di Cambridge: 5 tipi di aggregati: 1) famiglia nucleare (coniugi + figli) 2) famiglia estesa (nucleare + un convivente, per es un fratello o un genitore dei coniugi) 3) famiglia multipla (almeno due nuclei, per es genitori dei coniugi + coniugi + figli) 4) famiglie senza struttura (alla cui base non c’è un rapporto matrimoniale, per es fratelli celibi, vedova con figlia nubile) 5) i solitari. Laslett e Hajnal: due diversi modelli matrimoniali e familiari nell’ancién regime: A) Europa nord-occidentale: 1) uomini e donne si sposano tardi, e il 10/15% di loro non si sposava affatto 2) residenza neolocale dopo le nozze = mettevano su casa per conto proprio, formando una famiglia nucleare. 3) Presso molte famiglie, prima del matrimonio, molti giovani passavano diversi anni fuori dalla famiglia, a servizio presso un’altra. B) Europa orientale e meridionale: 1) matrimonio precoce 2) residenza patrilocale 3) no servizio prenuziale presso altre famiglie. Ma questi studi sono insufficienti a rappresentare le realtà più specifiche. Le famiglie andrebbero studiate da un punto di vista economico, giuridico, sociale, poiché la famiglia non rappresentava solo

un’unità di consumo, ma specialmente di produzione: le dimensioni dell’aggregato domestico erano legate a quelle del fondo coltivato e alla quantità di lavoro da esso richiesta. Per quanto riguarda le élites, la preoccupazione di mantenere il patrimonio unito dava vita a fenomeni come il fidecommesso (col testamento si vincola l’erede a mantenere unito il patrimonio e a trasmetterlo a una sola persona) e la primogenitura, o maggiorascato (solo il figlio maggiore accede all’eredità). Facevano parte delle strategie familiari per il mantenimento del potere anche la destinazione dei figli cadetti a carriere militari, ecclesiastiche, giudiziarie, e delle figlie al nubilato o alla monacazione; molta importanza avevano, in questa mentalità, le alleanze matrimoniali e le reti allargate di parentela agnatizia (parentela tra i discendenti di stesso padre) o cognatizia (acquisita tramite unioni matrimoniali). Modelli di famiglia riguardo ai rapporti interni: 1450-1630: famiglia a lignaggio aperto: formalismo e freddezza tra coniugi, genitori e figli; importanza attribuita al casato; controllo del parentado e della comunità sulla vita familiare. 1550-1700 famiglia nucleare patriarcale ristretta: accentuazione del ruolo autoritario del pater familias, riflesso del potere assoluto del monarca sulla società, sviluppo dei legami affettivi tra coniugi; risalto all’educazione cristiana e al disciplinamento della prole. 1620-1800 famiglia nucleare domestica chiusa: individualismo affettivo= si attenua il divario gerarchico tra coniugi e tra genitori e figli, nuova tenerezza. Sono tesi difficili da applicare e dimostrare all’intera società, data l’esistenza di livelli diversi di cultura, ricchezza, forme di sensibilità. Sono modelli simili a quelli applicati per studiare le cosiddette “società primitive” in antropologia. 2. L’economia dell’Europa preindustriale 2.1 L’agricoltura: risposta estensiva e intensiva Dopo il Mille l’agricoltura europea aveva compiuto notevoli progressi: nel nord e nel centro Europa si poterono mettere a coltura i terreni umidi e argillosi grazie ad: aratro pesante (con avantreno, coltro e versoio), ferratura e bardatura dei cavalli, rotazione triennale (un anno a frumento o segale, un anno ad orzo e avena, un anno a riposo). Nel Mediterraneo, invece la scarsità di piogge e la natura friabile dei terreni ostacolarono l’applicazione di queste tecniche: rimasero imperanti rotazione biennali e aratro leggero; ebbero invece maggiore rilievo le colture arboree: olivo, vite, alberi da frutta. Tra 1450 e 1750 l’organizzazione produttiva delle campagne non registrò grandi mutamenti, salvo in aree limitate. L’aumento demografico durante il Cinquecento fece naturalmente crescere la domanda di derrate alimentari; le risposte potevano essere due: estensiva (allargamento della superficie coltivata) oppure intensiva (crescita della produttività delle zone già coltivate; NB: produttività= quantità di prodotto per unità di superficie). Nel XVI secolo prevalse lo sfruttamento estensivo, ampliando la coltura ai terreni incolti, abbandonati durante la crisi demografica di XIV e XV secolo; questo fece diminuire le aree adibite a pascolo, decrementando la diffusione della pastorizia. Questo causò, naturalmente, una minor quantità di concime disponibile. NB: ampia privatizzazione di terre incolte, anche per opera di apposite magistrature, vd Veneto. Inoltre si verificò in quegli anni la cosiddetta Piccola Glaciazione. 2.2 Il regime fondiario e i rapporti di produzione. L’Europa centro-occidentale. Nel basso Medioevo si vide nell’Europa centro-occidentale la disgregazione della feudalità come sistema di governo e l’erosione dei poteri signorili nelle campagne, a causa di: crisi demografica (la manodopera doveva essere pagata di più), tendenza generale dei signori fondiari a monetizzare le prestazioni loro dovute, rivolte contadine esplose in varie aree tra la metà del Trecento e i primi decenni del Cinquecento. All’inizio dell’età moderna i coltivatori erano liberi di sposarsi, trasferirsi, disporre delle proprie terre se ne possedevano. Le corvées erano limitate a poche giornate all’anno. La riserva signorile non era più sfruttata grazie al lavoro coatto dei servi della gleba, ma era stata frazionata in poderi affittati a famiglie coloniche con una varietà di patti agrari (livello = canone fisso in natura o denaro stabilito per un lungo periodo di tempo; piccolo fitto; mezzadria = podere e abitazione in cambio della metà dei raccolti) ♦

Ovunque: l’aumento demografico nel XVI secolo e più tardi nel XVIII secolo si

accompagnò a processi di proletarizzazione nelle campagne = diminuzione dei coltivatori autosufficienti o provvisti di eccedenze da vendere, moltiplicazione dei contadini poveri/nullatenenti, riduzione del potere d’acquisto dei salari. ♦ La proprietà contadina fu influenzata dall’evolversi dei tipi di rapporto feudale: Si calcola che in Francia e Germania i coltivatori diretti possedessero circa la metà del suolo coltivabile; in Inghilterra però i copyholders (insediati a titolo ereditario, e che pagavano una tassa d’ingresso a ogni generazione e un canone annuo in denaro) subirono un’offensiva signorile mirata a trasformarli in affittuari a breve scadenza: per questo e per il problema delle recinzioni la piccola proprietà coltivatrice era circa 1/5 del suolo. In Italia lo stesso risultato fu effetto dell’espansione a macchia d’olio della proprietà urbana e della crisi delle piccole aziende (dovuta ad andamento demografico, clima, prestito usuraio)  scomparsa della proprietà contadina vicino alle città. ♦ I prelievi sui contadini potevano costituire dal 20 al 60-70 % del prodotto lordo, per cui restavano pochissime risorse per investimenti e innovazioni, già di per sé avversate dalla mentalità contadina (l’impronta comunitaria che contrassegnava i lavori agricoli scoraggiava le novità e l’iniziativa individuale); inoltre grandi e medi proprietari trovavano più facile acquistare nuove terre e aumentare il prelievo sui coloni, costretti dalla concorrenza ad accettare, che non persuadere i coloni stessi a impiegare tecniche più avanzate che producessero di più. Solo in aree particolarmente favorite dal punto di vista ambientale (es: pianura padana) o dove era meno forte la pressione demografica sul suolo da parte dei contadini poveri (Inghilterra e Olanda) fu possibile introdurre delle notevoli trasformazioni. I prelievi sui contadini erano i seguenti: residui dei diritti feudali (di diversa ampiezza a seconda dello sviluppo delle città): -giurisdizione e potere di banno (competenza del giudice signorile sulle minori cause civili e penali); -censo annuo per i proprietari di terre comprese nel feudo; -(localmente) decima feudale (champart); -diritti in occasione di vendita o trasmissione ereditaria di beni fondiari; -abusi feudali: estorsioni coatte decima ecclesiastica (spesso in natura subito dopo il raccolto) imposte statali rendita fondiaria, se non erano proprietari 2.3 L’Europa orientale Enormi estensioni di terreno pianeggiante e fertile, sparsamente popolate Scarsità della forza lavoro Città e comunità di villaggio deboli Istituzioni statali incapaci di fare da contrappeso all’aristocrazia fondiaria ♦ La servitù della gleba venne rafforzata dal XV secolo e introdotta anche in quelle aree dove prima era sconosciuta (secondo servaggio), a causa della diffusione dell’economia di mercato, che se da una parte apriva alle regioni affacciate sul mare (Polonia, Prussia) la possibilità di esportare più cereali, dall’altra spingeva i proprietari a procurarsi con ogni mezzo il denaro necessario per l’acquisto di prodotti di lusso: la via più agevole era la coercizione extraeconomica nei confronti dei contadini. Il territorio agricolo di un villaggio prussiano, polacco o russo era diviso tra una o due grandi tenute signorili e un certo numero di poderi rustici; le famiglie insediate in questi piccoli poderii traevano dai campi il necessario per vivere, ma dovevano una parte preponderante del loro tempo al loro signore; d’estate essi prestavano servizio nei campi, in inverno prestavano servizio domestico e fornivano manodopera per le attività industriali (distillazione birra e vodka, estrazione mineraria). I prodotti eccedenti i bisogni del signore erano commercializzati all’esterno, e il ricavato serviva ad acquistare beni di lusso e manufatti occidentali. Tale sfruttamento indiscriminato era possibile per via della totale soggezione dei contadini servi all’autorità del signore, che amministrava la giustizia e riscuoteva le tasse in nome dello Stato. Tra XVI e XVII secolo le loro condizioni di vita andarono deteriorandosi anche a causa della sfavorevole congiuntura economica: aumentarono le dimensioni medie delle tenute singorili, e ancora di più crebbe il numero di giornate di lavoro dovute. Nella monarchia austriaca le giornate di lavoro non potevano superare i 12 giorni l’anno in Bassa Austria, ma potevano arrivare a 156 in Boemia. In Russia era diffusa, oltre alla servitù della gleba, anche la servitù personale, cui era sottoposto il 10 % della popolazione (persone potevano essere vendute anche a prescindere dalla terra); codice del 1649 dello Zar elimina la prescrizione di tempo per la cattura dei fuggiaschi; solo nella seconda metà del Settecento le pretese dei signori fondiari vennero limitate per legge, e la servitù della gleba venne abolita nel XIX secolo.

♦ Non sempre le masse rurali accettavano questo tipo di oppressione, specialmente quando andavano a cadere anche le antiche consuetudini, o quando si deterioravano di colpo le condizioni di vita e lavoro –spesso in occasione di scissioni e conflitti al vertice della società- e spesso davano vita a manifestazioni di protesta che potevano tradursi nel ricorso alle vie legali, nelle suppliche alle supreme autorità contro i superiori immediati, e nelle sommosse violente, talvolta estese a regioni intere. Primo ciclo di rivolte: inizia nella seconda metà del XIV secolo e termina, con le ultime recrudescenze, nei primi decenni del Cinquecento. Obiettivo = signori feudali: 1514 Gyögy Dósza in Ungheria 1520-21 Comuneros in Castiglia 1524-25 Guerra dei contadini in Germania Secondo ciclo di rivolte: nel XVII secolo. Obiettivo= nelle aree si primo servaggio: fisco e agenti del fisco; nelle aree di secondo servaggio resta predominante l’indirizzo antisignorile! Vedi (secondo servaggio): 1648 Stenka Razin e cosacchi ucraini 1773-74 Pugacëv in Russia 1775 contadini boemi 1784 contadini valacchi Con la Rivoluzione francese e i moti controrivoluzionari scoppiati sempre nella Francia stessa e in latri Paesi raggiunti dagli eserciti francesi (Italia e Spagna), i moti contadini acquistano una valenza politica che si sovrappone, senza cancellarle, alle forme arcaiche di protesta. 3.

Ceti e gruppi sociali

3.1 Ordini, ceti, classi. La stratificazione sociale nell’Europa d’antico regime. Fino alla diffusione dell’illuminismo, la visione dominante della società in Europa fu quella di una società CORPORATIVA e GERARCHICA. Corporativa: L’uomo non contava di per sé (a meno che non fosse papa o re), bensì contava solo come membro di una famiglia, di un corpo, di una comunità. (corpi di mestiere, collegi professionali, confraternite, vicinie e contrade cittadine, congregazioni parrocchiali, comunità di villaggio, corpi militari, ordini ecclesiastici). Le “libertà” (franchigie, immunità, privilegi) si riferivano a questi corpi e comunità (anche in epoca moderna, lo stato non riuscì uniformemente a sviluppare un ruolo livellatore su questi variegate realtà e poteri). Uno degli schemi più radicati era quello che concepiva la società come divisa in tre ordini: oratores (clero, che prega), bellatores(nobiltà), laboratores (coloro che lavoravano per tutti); questa ripartizione rimane fino alla Rivoluzione francese (vedi rimostranze al Parlamento, che propone la divisione nei “tre stati” secondo questa stessa distinzione). Non si tratta di classi (definizione che si applica a persone che esercitano la stessa funzione economica e godono dello stesso livello di reddito). Sono CETI: a determinare il rango sociale di un individuo concorrono la nascita, il ruolo ricoperto nella vita pubblica (non nel processo economico) il prestigio e i privilegi ad esso connessi e spesso definiti giuridicamente. Gerarchico: Si giustificavano le disuguaglianze con l’idea di una gerarchia naturale tra tutte le creature, gerarchia voluta dalla Provvidenza e implicita nella visione tolemaica dell’universo: una grande catena di esseri dal regno minerale alle legioni angeliche. L’uomo, composto di corpo/anima, passioni/facoltà spirituali, occupava un posto intermedio e cruciale, perché era un microcosmo riflettente il macrocosmo; e come nel creato vi sono diversi gradi di perfezione, così nella società umana devono essere diversi gradi di bontà e virtù, che si collegavano alle origini

familiari e alla condizione sociale. Questa tesi della disuguaglianza naturale tra gli uomini doveva fare i conti con una tradizione opposta (per esempio in Inghilterra) legata all’affermarsi della civiltà comunale nel Due-Trecento, e che poteva anch’essa richiamarsi ai modelli classici (stoicismo vs platonismo-aristotelismo). Questo motivo egualitario affirò anche nelle rivolte popolari del basso Medioevo e della prima età moderna; d’altra parte, l’ordine sociale tradizionale appariva profondamente incrinato dai fenomeni di mobilità sociale caratteristici in particolare del XVI secolo, tanto che proprio a questo motivo vari studiosi attribuiscono l’enfasi con cui venne allora affermato il principio gerarchico della società. NB La stratificazione sociale dell’Europa preindustriale, però, non si presta facilmente né ad una lettura dicotomica (poveri plebei contro ricchi nobili) né a un’interpretazione organicistica come quella che tendevano a divulgare, in modo più o meno interessato, molti scrittori coevi.

3.2 Nobili e «civili» Nobiltà e clero erano i due ceti più riconoscibili, apparentemente, tuttavia presentavano al loro interno una vasta gamma di sottogruppi differenziati per ricchezza, prestigio, potere. NOBILI L’origine e la configurazione delle élites nobiliari europee presentano molte specificità locali legate alla diversa incidenza di vari fattori: tradizione classica (distinzione uomini liberi/schiavi; patrizi/plebei; aristocrazia naturale della virtù e del sapere) legami feudali-vassallatici, anche dopo la loro dissoluzione come sistema giuridico-politico etica cavalleresca legata alla professione delle armi sviluppo della civiltà comunale (soprattutto in italia centro-settentrionale e Paesi Bassi) confronto-scontro con i nascenti apparati statali. RICCHEZZA: Ovunque nobiltà significa ricchezza, o almeno agiatezza, ricchezza basata principalmente sul possesso della terra, e alla quale si associano in misura variabile anche funzioni di polizia e giustizia; Nell’età moderna si assiste ad una divaricazione tra le caratteristiche della nobiltà centro-occidentale (il grande proprietario vive di rendita) e quella orientale (il nobile sfrutta il lavoro coatto dei contadini per poter rivendere derrate sul mercato internazionale). Tuttavia ovunque i proventi della terra potevano essere integrati da entrate di diversa natura: estrazione di minerali, vetrerie, fabbriche di terraglie, attività di trasformazione di prodotti di agricoltura e allevamento, stipendi ed emolumenti derivanti da impieghi al servizio del principe o della Chiesa. Alla collocazione prevalentemente rurale dei ceti nobiliari nelle aree dove era più forte l’impronta feudale si contrapponeva la spiccata fisionomia dei patriziati cittadini (Italia centro-nord, Paesi Bassi, aree più urbanizzate in Svizzera e Germania occidentale). La figura del nobile povero è più frequente laddove la nobiltà è più numerosa: Polonia (7-8% della popolazione): la piccola nobiltà andava a servizio dalla grande nobiltà; Ungheria, Spagna (5%); nel resto d’Europa la nobiltà restava sotto l’1% della popolazione: in Francia, negli stati italiani, in Inghilterra (dove i Pari erano solo 200, ed erano gli unici a godere di specifici privilegi giuridici, mentre la gentry era composta da 25-30.000 persone, che costituivano una piccola nobiltà rurale. PRESTIGIO: anche il prestigio variava enormemente a seconda dei gruppi presi in considerazione (in Spagna vi erano sette categorie gerarchicamente ordinate, dai grandi di Spagna agli hidalgos e ai caballeros villanos); (in Francia era grande la distanza tra nobiltà di corte, o di toga, e gli “hoberaux”, nobili di campagna, al massimo possessori di pochi ettari di terra e di castellucci in rovina!) POTERE: altrettanto vario era il rapporto tra ceti nobiliari e potere politico. Carattere eccezionale avevano le oligarchie aristocratiche (Venezia, Lucca, Genova), in cui la nobiltà aveva una gestione diretta del potere politico; nel Sei e Settecento le monarchie avevano connotati di assolutismo (per esempio in Francia) oppure in altri casi (Polonia; Inghilterra dopo la Glorious Revolution) la sovranità dipendeva dal beneplacito della nobiltà.

Tra fine XV e inizi del XVII secolo: si rafforzano gli apparati statali  crescenti controlli e limitazioni dello strapotere dei ceti nobiliari verso il basso cresc...


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