Non ho l\'età - Riassunto del libro \"Non ho l\'età\". - Non ho l\'età PDF

Title Non ho l\'età - Riassunto del libro \"Non ho l\'età\". - Non ho l\'età
Author Anonymous User
Course Storia della societa' contemporanea
Institution Università di Bologna
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Riassunto del libro "Non ho l'età". ...


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NON HO L’ETA’: giovani moderni negli anni della rivoluzione Alla vigilia del 14° Festival di Sanremo, nell’edizione del 1964, tutti attendono la vittoria di un big; l’1 febbraio vince a sorpresa una figurina esile, Gigliola Cinquetti con la canzone Non ho l’età, in quello che viene considerato uno dei migliori Sanremo. Il ’64 infatti, è l’anno boom del disco italiano. Gigliola, Ola per gli amici, quando sale per la prima volta sul palcoscenico del festival ha da poco compiuto 16 anni e gli organizzatori le fanno recitare la parte della fanciulla ignara del mondo, una parte che però recitano tutte le ragazze di buona famiglia, le quali non dovevano avere troppi grilli per la testa e, soprattutto, dovevano arrivare vergini al matrimonio. Non ho l’età non fa che confermare questi valori accettati dalla morale corrente (di quel periodo). Il 21 marzo con la stessa canzone vince anche il gran premio Eurovisivo di Copenaghen e nei due mesi successivi alla vittoria di Sanremo la giovane cantante riceve 5.000 lettere di ammiratori. Nel luglio dello stesso anno si evidenzia che ha fatto vendere nel mondo oltre 2 milioni di dischi e per questo la sua casa discografica le ha voluto tributare un premio speciale: un disco di platino. Non ho l’età per amarti diventa subito una canzone simbolo e la Cinquetti con la sua aria da comunicanda sta per diventare il mito nuovo, pronto a sostituire quello di Rita Pavone. La speranza è che l’interprete così delicata di un amore innocente e ancora inconsapevole, costituisca un esempio e resti sempre fedele al suo valore, senza farsi montare dal successo. L’importanza che assume la vittoria di Gigliola Cinquetti al gran premio eurovisivo della canzone europea stabilisce un senso di unità patriottica che si rafforza nello specchio auto-riflettente della musica. La canzone italiana ha vinto perché Non ho l’età per amarti è una canzone onesta e pulita, autenticamente italiana e Gigliola Cinquetti l’ha fatta vincere con la sua personalità, ma soprattutto ha ottenuto la vittoria perché aveva il vantaggio di non essere una diva, né di atteggiarsi a tale. Tra le varie rappresentazioni della Cinquetti si presenta il rapporto genitori-figli, dal momento che numerosi genitori hanno visto in lei una loro figliola, mentre altri hanno desiderato che la loro fosse tale, o che avesse per lo meno i sentimenti espressi nella canzone. Per questo il “fenomeno Cinquetti” viene considerato come espressione di rivincita dei genitori di mezz’età sui figli. Prende forma il “cinquettismo”, come nuovo trend, iniziato dalla sera stessa in cui la giovane cantante ha vinto l’Eurofestival. Si tratta di una data che ha decretato, secondo i giornalisti, l’inizio di una nuova epoca. Il cinquettismo è un ritorno ai sentimenti belli della giovinezza, all’amore pulito e Gigliola Cinquetti è la protagonista di questa rivoluzione dei sentimenti e del costume, di questa rivincita del romanticismo, dopo tanto realismo spregiudicato. Gigliola è l’antidiva per eccellenza, e il suo volto di bambina, i suoi modi semplici, il suo sorriso, ispirano una cordiale simpatia. La sua vittoria è un filo rosso che lega i giovani ancor prima delle differenze di ceto e di classe, in quell’ “oggetto musica”, che viene a costituire dagli anni ’50 in poi l’“oggetto di esperienza”. Nasce la “Greffa”, un’associazione sorta in Italia per iniziativa del settimanale Tutta musica e che raggruppa in un’unica famiglia i cosiddetti minorenni d’assalto della canzone e i loro ammiratori.

Un cantante “greff” non deve invidiare i suoi colleghi, non deve assumere atteggiamenti da divo e non deve creare attorno a sé il vuoto. I suoi fans hanno diritto di conoscerlo a fondo, di criticarlo se sbaglia, di trattarlo, quindi, come un amico. La Greffa si costituisce come un insieme di club, al cui interno vigono norme, discipline e ruoli. A ciascun iscritto viene spedita la tessera di greff e l’album per la raccolta dei francobolli-premio pubblicati da Tutta musica. Ad ogni riunione si ascolteranno tutte le novità discografiche che i soci saranno riusciti a procurarsi, sia acquistandole sia ottenendole con gli sconti periodici del settimanale, sia usufruendo degli invii gratuiti che le case discografiche fanno ai club più numerosi ed organizzati. Ogni tanto, poi il clan potrà organizzare delle piccole festicciole per ballare, o per invitare nuovi amici a fare nuovi soci. La vittoria di Gigliola Cinquetti è letta come la vittoria della Greffa, in quanto le signore della canzone non esistono più e i “graffisti” sono tutti coloro che non ci hanno lasciato incantare dai miti di ieri, come appunto la Cinquetti, o Bobby Solo, o Little Tony. La Greffa è ormai un movimento vivo in tutta Italia. I soci erano considerati tutti amici perché credono nelle stesse persone, odiano la solitudine, stanno bene quando stanno insieme e hanno tante cose in comune tra cui i gusti musicali. L’ammirazione per Gigliola, divenuta fin dalla sua vittoria al Festival di Sanremo un modello di comportamento a cui si rifanno i fans, è totale, come lo è anche l’imitazione da parte degli stessi fans per la semplicità e la modestia che caratterizzano la cantante. Nelle migliaia di lettere inviate a Gigliola sono espressi i modelli incarnati dalla cantante queste lettere sono scritte dai giovani definiti qualunquisti, cioè quei giovani che non hanno fatto il ‘68, e dunque privi di tensioni ideali e politiche, quei giovani che da un lato rimangono impigliati nella rete adulta tradizionale, e dall’altro vengono inglobati dai sogni e dai desideri collettivi che crescono all’interno delle grandi trasformazioni culturali in atto in quel momento:  per i maschi Gigliola Cinquetti incarna il sogno della fidanzata, della moglie ideale, sogno spesso accompagnato dalle pene d’amore e dal tormento; per altri diventa la ragazza concretamente intesa;  per le femmine incarna quell’amica a cui si confessano i propri sogni romantici e quindi le sofferenze che essi comportano. Pressante, nella maggior parte delle lettere, è la richiesta della fotografia, accompagnata dal desiderio di una risposta, giunge quasi come una “preghiera” a non mostrare pubblicamente la propria condizione sociale. Accanto alla richiesta della fotografia e dell’autografo si fa largo la richiesta dei dischi, vestiti, oggetti e soldi, evidente segno di miseria e arretratezza economica dei giovani richiedenti, seppure in un’Italia segnata dal boom economico. Diventa comune il sogno di diventare cantanti. In particolare, è il fatto di essere ammiratrici di Gigliola e di essere come lei a determinare un tale desiderio. E, nell’impossibilità di non poter realizzare il sogno di diventare cantanti, si fa largo la possibilità di scrivere canzoni, di inviarle al proprio idolo, affinché le canti a nome proprio. Il desiderio di diventare cantante si alimenta ancora di più quando si riceve una risposta scritta a macchina, seppure impersonale, non solo in quanto risposta in sé e per sé, quanto e soprattutto perché è una cantante che risponde. Le migliaia di lettere che i fans scrivono a Gigliola Cinquetti mostrano non solo un’Italia di giovani che si identificano con un modello di vita a cui ispirarsi, quanto e soprattutto un modo di vivere tra persistenza e mutamento, ossia un modo nuovo. E ciò a partire dal fatto

che lei stessa rappresenta un nuovo modo di essere ragazza\donna, di essere cioè una giovane “diva”, pur essendo considerata e presentata fin da subito come l’ antidiva per eccellenza. Gigliola infatti, incarna il modello opposto a Rita Pavone, che è il perfetto emblema canoro della società ricca, insegna alla gioventù a non rinunciare a niente, ad aggredire le cose per appropriarsele nel più breve tempo possibile senza pensare al domani. Gigliola Cinquetti rimette in auge l’etica del risparmio, del sacrificio che verrà ricompensato tra qualche anno, del romanticismo discreto; mentre la Pavone urla follemente. Infatti, tra la Cinquetti e la Pavone non è possibile fare paragoni. È in questo momento che i giovani stanno cambiando; si avverte il contrasto tra le loro esperienze di vita e quelle dei genitori. Nel 1964 circola l’immagine del giovane delle 3M: mestiere sicuro, macchina, moglie da amare che rassicura sulle giovani generazioni, figli della media borghesia italiana. L’estraneità del mondo giovanile da quello adulto la si coglie con la diversità. Una diversità che si manifesta di fronte a figure e a luoghi circoscritti a tutta la varietà dei ruoli paternalistici dei genitori, della scuola, del ceto politico, delle figure istituzionali, di coloro che pretendono di fare esempio. La moto, l’auto, i gusti, gli oggetti, la musica, lo spettacolo di massa, la centralità del corpo, sono mode con cui i giovani esprimono la diversità dal mondo degli adulti. La ricerca del benessere, dell’apparire, del mostrare ciò che si possiede, del desiderare coincide con la ricerca del nuovo. Nel contempo, a metà degli anni 50 entrano in scena nuove forze educatrici: la pubblicità, la televisione, i fumetti, il cinema, la musica, il mondo della cultura non scolastica e non libresca. Le istituzioni tradizionali, la famiglia, la chiesa e la scuola non perdono la loro presa ma il loro controllo e dominio non corrispondono più a un monopolio incontrastato. Accanto alla musica emerge il cinema e le immagini fotografiche, quali modelli identitari di riferimento, in un’Italia, quella del boom economico, che si appassiona alla televisione, frequenta il cinema, scoprendo un nuovo immaginario cui far riferimento per formulare i propri sogni di vita. (utilizza questi strumenti per formulare i propri sogni) Negli anni 50 il cinema alimenta la voglia di vivere. Complice la “dolce vita”, considerata nei termini di fenomeno mondano e sociale che, in rapporto con il film di Federico Fellini La dolce vita del 1960, rappresenta l’immaginario migliore possibile per gli italiani di quegli anni. A partire dagli anni 50, e soprattutto durante il boom economico, è alla fotografia che la famiglia italiana della grande trasformazione urbana e del benessere affida il compito di testimoniare il grado della propria ascesa sociale. Spiccano le autorappresentazioni nelle quali gli italiani si fanno fotografare e\o si fotografano accanto ai simboli del benessere, ossia con l’auto, la Vespa, in vacanza o accanto alla televisione. La fotografia concorre a creare l’immaginario del consumo e a diffonderne la cultura. Si può parlare di “dolce Italia”, di un’Italia che si auto-riflette nel desiderio del benessere. Ed è proprio in questo contesto della dolce Italia che si inserisce il fenomeno “Cinquetti”, la cui cantante, nonostante l’improvviso successo, resta sempre sé stessa tra pubblico e privato. Rappresenta un mondo giovanile che sente e vede come si possa, pur “semplici”, realizzare sé stessi, i propri desideri, i propri sogni. Un mondo giovanile che si autodefinisce nell’universo della Moda, in un universo in cui la passione per il nuovo, per l’eleganza, il rinnovamento delle forme e la modernizzazione (i tratti principali del fenomeno moda) costituiscono già un insieme di valori per questi giovani. Nel campo del lavoro si richiede maggiore preparazione professionale, specie in un ambito lavorativo moderno, nuovo, tecnologico, ma i giovani lavoratori non sanno come fare.

Rifiutano il lavoro dell’impiegato e dell’insegnante perché li ritengono mal retribuiti. Rifiutano quello del medico e del commercialista perché presuppongono un’elevata dose di rischio, anche economico, e si assiste al fenomeno dei ragazzi che aspirano quasi esclusivamente alle professioni protette ed assicurate. Nonostante ciò, c’è un'altra percentuale di giovani che invece “rischia”, ci prova ad inserirsi nel mondo dello spettacolo. Per accedere nel mondo della canzone, è necessario, secondo i giovani, avere sì talento ma anche l’aiuto e le informazioni di qualcuno. Qui il successo appare una conquista facile e la ricchezza immediata. Così si viene a creare il fenomeno dei giovanissimi cantanti che, all’improvviso da sconosciuti diventano celebri in tutto il mondo. È il caso dei giovani leoni e alcuni sono Rita Pavone, Gianni Morandi, Dino Zambelli e Gigliola Cinquetti. Non si parla mai del fatto che dietro a tutto ciò ci sono persone che dirigono, e muovono il tutto, in particolare che guidano i giovani cantanti, che li plasmano affinché possano piacere al pubblico. Sono i cosiddetti “scopritori di talenti”. Siamo nell’ambito dell’impresa creativa, fondata sul rapporto musica-mercato-moda che significa saper coniugare invenzione, innovazione e gusto del pubblico. Si può affermare che l’iniziatore, il padre dei “talent scout” italiani, sia Teddy Reno, all’anagrafe Ferruccio Ricordi che ha cominciato come cantante e nel 1964 a Milano ha fondato una casa discografica dedicandosi subito alla scoperta di nuove voci. Con la Pavone ha fatto il suo maggior successo in quanto nel giro di due mesi ha trasformato una sconosciuta in una star. Lui lavora in proprio: cerca i cantanti e poi li propone a qualche casa discografica o produce lui stesso i dischi e procede al lancio del giovane. Poi c’è Enzo Micocci che ha cominciato ad occuparsi di musica nel negozio del padre. Si occupa di dischi anche in qualità di produttore, cioè cura la pubblicazione di dischi proponendo idee e materiale. Successivamente diventa direttore artistico di una grande casa discografica: ha curato il lancio di Vianello e soprattutto quello di Bobby Solo. Poi Franco Crepax ha lanciato Gino Paoli, Giorgio Gaber, Luigi Tenco e, inoltre, ha fatto comporre apposta la canzone Non ho l’età per amarti per Gigliola Cinquetti ed ha curato lui stesso tutti i particolari. Il talent scout è come un “giudice”, valuta molto semplicemente, non solo sotto il profilo vocale; bisogna che il giovane abbia i mezzi per diventare un personaggio e lui può solo aiutarlo a mettere in evidenza qualcosa che esiste già in lui. Ciò che si sta espandendo è il rapporto giovane-mestiere. Basta essere giovani, fra i 15 e i 23 anni e l ‘impiego è assicurato. Cinema, televisione, pubblicità, locali notturni si contendono adolescenti di aspetto gradevole, vestiti alla moda, che sappiano ballare. Vengono definiti “lavoratori moderni”. La gioventù pare divenuta la qualità più preziosa. Sono i giovani a lanciare i balli, a portare al successo e a imporre i loro cantanti preferiti, a determinare la moda e le mode, a rappresentare l’ideale estetico, a costituire l’esempio in tutto e per tutto. Gli adulti li guardano, ne vengono affascinati, un po' li odiano, li criticano, soprattutto cercano di imitarli, di ritrovare la stessa giovinezza usando gli stessi abiti e assumendo gli stessi atteggiamenti. Essere vecchi o soltanto maturi, fuori moda diventa una condanna. Il gruppo più folto di questi giovani professionali vive a Roma, dove ha le maggiori possibilità di trovare lavoro. A Roma vengono organizzati gli spettacoli televisivi di varietà più importanti, si girano film e sketch pubblicitari. L’età oscilla tra i 15 e i 23 anni e hanno studiato poco; appartengono di solito a famiglie popolane o alla piccola borghesia, di commercianti, artigiani, rappresentanti di commercio. Sono diventati giovani di professione

grazie ad una gran passione per la danza con una frequentazione abituale delle sale da ballo. Per trovare comparse giovanili si comincia a girare per i locali notturni e le sale da ballo, ad osservare con attenzione i ballerini più giovani, vivaci e abili e si fa loro una proposta di lavoro. Oppure la TV organizza nella sua sede una selezione di giovani adatti allo spettacolo in programma. O ancora si pubblica un avviso sui giornali. Per essere assunti è necessario che siano gradevoli da vedere, giovanissimi di età e che sappiano ballare benissimo. I genitori all’inizio si mostrano il più delle volte contrari a questo mestiere, poi vedono che i figli cominciano a guadagnare e quindi cedono. Tutti sono innamorati, hanno un flirt, una ragazza o un ragazzo con cui fanno coppia fissa; nessuno ha intenzione di sposarsi prima dei 30-35 anni. I vecchi deridono i giovani, ma per questi non è tutto semplice, infatti la stessa Gigliola Cinquetti evidenzia le difficoltà che si incontrano. Come altri giovani, anche Gigliola Cinquetti non sottostà all’alterativa tra giovani “buoni” e giovani “cattivi”, ma per lei esiste una mediazione. Ed è nel rapporto con gli “amici” della Greffa che la cantante si propone di istituire una corretta connessione tra aspetto formale e aspetto sostanziale di sé. Al Festival del 1966 presenterà, vincendo, con Domenico Modugno la canzone Dio, come ti amo. La sua interpretazione viene giudicata sorprendentemente sexy. Il suo cambiamento sta avvenendo dopo una maturazione graduale, spontanea, senza bruciare le tappe in modo innaturale. Con questa canzone si è innamorata per la prima volta intensamente ed era il momento giusto e la canzone adatta. Questo cambiamento porta Gigliola Cinquetti ad essere tormentata dai giornalisti per molto tempo sulla mancanza di un fidanzato. E perciò il suo rifiuto di baciare l’attore durante le riprese del film dall’omonimo titolo della canzone Dio, come ti amo, in quanto per Gigliola il bacio e l’amore sono delle cose importanti. Nel 1965 i giovani cominciano a farsi sentire e anche a farsi notare. Il fenomeno del “largo ai giovani” man mano acquista peso. In quest’anno ad esempio è nata la moda giovane. Fino a quel momento esisteva in Italia una moda per bambini e una moda per adulti, adesso invece i giovani hanno cominciato a scegliersi dei capi più pratici e comodi e meno costosi. Un poco alla volta si è creato uno stile. Così industriali e commercianti iniziano a capire l’importanza dei giovani nell’economia e si lanciano sul mercato dei giovani, studiando e mettendo in vendita prodotti rivolti proprio a loro. I soli a non accorgersi di questo stato di cose sono stati i partiti politici, in quanto non trovavano niente di interessante nei giovani che non possono ancora votare. Importante per delineare meglio l’anno dei giovani è soffermarsi sui Beatles che hanno rivoluzionato non solo la musica ma la moda maschile, rompendo insieme ai Rolling Stones il paradigma estetico\etico borghese pluricentenario. Infatti il 1965 è proprio l’anno dei Beatles, che con i loro capelli, il loro modo di abbigliarsi, il loro stile di cantanti hanno rappresentato qualcosa di più di una moda, creando qualcosa di nuovo. Nasce così il fenomeno dei capelloni, tanto da diventare questione nazionale, di protesta forte. Decidono di pettinarli a calotta e di lasciarli crescere. Scoppia la beatlesmania in tutto il mondo, ma ciò diventa un problema per quanto riguarda il rapporto tra padri e figli che induce a chiedere se sia giusto oppure no non poter ascoltare liberamente le canzoni dei Beatles. Una parte dei giovani considera la questione capelli una questione di moda, di realizzazione del sé relativo al cambiamento del gusto rispetto a quello degli adulti. I

giovani vogliono vivere come meglio piace: liberi; e per farlo rifiutano la società, si sottraggono ad essa per non essere parte dell’ingranaggio sociale. La questione dei capelli è complessa: intanto è un aspetto della moda e poi sanno che ai loro padri dà fastidio e allora come per dispetto li portano lunghissimi.  Libertà, dispetto, realizzazione, possibilità di vivere alla moda, cioè nel nuovo, nel presente, sono i concetti base attorno ai quali si fonda la visione dei giovani disimpegnati, che pongono come altri obiettivi il meglio di sé. Sono espressioni di libertà ma che costano sul piano psicologico-emotivo, portando sì coesione tra i giovani, ma anche isolamento, specie in paesi in cui è forte la tradizione. In questo panorama si concreta il problema del non essere all’altezza, di avere dei difetti fisici, i quali peraltro bloccano il vivere naturalmente i sentimenti dell’amicizia, dell’amore. Difetti, vergogne che vengono considerate futilità dai genitori, dagli adulti in generale, e sui quali, invece, per i figli si ha ampia libertà. Non manca poi il problema della dieta e si imita i cantanti che fanno la dieta. L’industria dell’abbigliamento, negli anni 50, incide sui consumi tessili degli italiani. In particolare è la “rivoluzione della taglia” operata dal Gruppo Finanziario Tessile che concorre a delineare nuovi paradigmi estetici. Non si trattava più di taglie standard: esse riflettevano finalmente ...


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