Pablo Picasso - TESINA PDF

Title Pablo Picasso - TESINA
Author Giuseppe Beppe
Course Storia dell'arte
Institution Liceo (Italia)
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TESINA...


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Pablo Picasso Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

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Pablo Picasso nel 1962

Premio Stalin per la pace 1950 Premio Lenin per la pace 1962

Pablo Ruiz y Picasso, semplicemente noto come Pablo Picasso (Malaga, 25 ottobre 1881 – Mougins, 8 aprile 1973), è stato un pittore e scultore spagnolo di fama mondiale, considerato uno dei protagonisti assoluti della pittura del XX secolo. Snodo cruciale tra la tradizione ottocentesca e l' arte contemporanea, Picasso è stato un artista innovatore e poliedrico, che ha lasciato un segno indelebile nella storia dell'arte mondiale per esser stato il fondatore, insieme a Georges Braque, del cubismo. Dopo aver trascorso una gioventù burrascosa, ben espressa nei quadri dei cosiddetti periodi blu e rosa, a partire dagli anni Venti del Novecento conobbe una rapidissima fama; tra le sue opere universalmente conosciute vi sono Les demoiselles d'Avignon (1907) e Guernica (1937).

Indice  o

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1Biografia 1.1Giovinezza e adolescenza  1.1.1Origini familiari e primissimi anni  1.1.2A Malaga e A Coruña  1.1.3Adolescenza a Barcellona e Madrid  1.1.4Els Quatre Gats 1.2La bohème di Parigi

1.2.1Primo viaggio a Parigi 1.2.2Arte Joven 1.2.3Nel segno del periodo blu 1.2.4Montmatre e il Bateau-Lavoir: il periodo rosa 1.3La svolta cubista  1.3.1Les demoiselles d'Avignon  1.3.2Il Doganiere Rousseau  1.3.3La nascita del cubismo  1.3.4I Balletti russi 1.4La voce del Novecento  1.4.1Picasso Furioso  1.4.1.1Sogni e menzogne di Franco  1.4.1.2Guernica  1.4.2La seconda guerra mondiale  1.4.3Antibes e Vallauris 1.5Ultimi anni e morte 2Produzione artistica 2.1Periodo blu 2.2Periodo rosa 2.3Cubismo 3L'impegno politico 4Alcune opere 5Filmografia su Picasso 5.1Documentari 5.2Cortometraggi 5.3Lungometraggi 5.4Televisione 6Note 7Bibliografia 8Altri progetti 9Collegamenti esterni    

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Biografia[modifica | modifica wikitesto]

La casa natale di Pablo Picasso, a Malaga in Plaza de la Merced

Giovinezza e adolescenza[modifica | modifica wikitesto] Origini familiari e primissimi anni[modifica | modifica wikitesto]

Pablo Picasso nacque a Malaga, nel Sud dell'Andalusia, alle 23:15 del 25 ottobre 1881, in Plaza de la Merced.[1] Era il primogenito di Don José Ruiz y Blasco (1838–1913), pittore di modesta levatura che lavorava come insegnante di disegno alla Scuola delle Belle Arti e conservatore del Museo della città, e Maria Picasso y López de Oñate (1855–1939), donna di origine genovese dalla quale prenderà il nome d'arte (Picasso). Al giovane Pablo, in ogni caso, furono imposti numerosissimi nomi, tutti in onore a vari santi e parenti: Pablo Diego José Francisco de Paula Juan Nepomuceno Maria de los Remedios Cipriano de la

Santísima Trinidad Ruiz y Picasso, dei quali gli ultimi due tratti dal padre e dalla madre, ai sensi della regola del "doppio cognome" vigente in Spagna. La scrittrice Gertrude Stein ricorda la famiglia di Picasso in questi termini:[2] «In antico, venendo probabilmente da Genova, la famiglia Picasso passò in Spagna attraverso Palma de Mallorca. La famiglia della madre era una famiglia di argentini. La madre, come Picasso, è fisicamente piccola e robusta, con un corpo vigoroso, pelle scura, capelli quasi neri, lisci e forti: suo padre, come Picasso diceva sempre, somigliava a un inglese, cosa di cui Picasso e suo padre andavano fieri. Era alto, con capelli ricci e un modo di imporsi quasi all'inglese»

A Malaga e A Coruña[modifica | modifica wikitesto]

Un giovane Picasso con la sorella Dolores, detta Lola, in una foto scattata nel 1889.

Picasso rivelò precocemente uno spiccato talento artistico: secondo la madre, le sue prime parole furono «piz, piz», abbreviazione di lápiz, che in spagnolo significa «matita». [3] La formazione del giovane Pablo avvenne sotto la guida del padre Don José, che valorizzò il precoce talento del figlio introducendolo all'esercizio della pittura e allo studio dei grandi maestri. Picasso si avviò al mestiere di pittore durante il proprio apprendistato presso il padre, realizzando già nel 1888-89 il suo primo dipinto, Il picador: ne seguirono molti altri, tutti caratterizzati da un'eccezionale abilità tecnica che si dice abbia spinto uno sbalordito Don José, ormai superato dal giovane allievo, a rinunciare alla tavolozza e ai pennelli.[4][5] Nel 1891 la famiglia di Picasso si trasferì a A Coruña, in Galizia, dove Don José aveva accettato l'impiego più redditizio di insegnante nella scuola d'arte locale, l'Istituto da Guarda.[6] «Sebbene mio padre fosse disperato, per me il viaggio a A Coruña era come una festa»: Pablo, a differenza del padre, ricorderà con molta gioia il soggiorno quadriennale nella città galiziana, dove ebbe modo di perfezionare le proprie doti artistiche frequentando, a partire dal 1892, i corsi di disegno della Scuola di Belle Arti.[4] Picasso, in questo stesso periodo, diede prova del suo talento anche attraverso l'ideazione e la raffigurazione di riviste con nomi puramente di fantasia, quali La torre de Hercules, La Coruna, e Azul y Blanco.

Ramon Casas, Ritratto di Pablo Picasso (1900); olio su tela, 69 × 44,5 cm, Museu Nacional d'Art de Catalunya.

Adolescenza a Barcellona e Madrid[modifica | modifica wikitesto]

Intanto, la madre María ebbe altre due figlie: Dolores (detta Lola) nel 1884, e Concepción (detta Conchita) nel 1887, destinata a morire nel 1895 di tubercolosi, a soli sette anni di età.[7] Nell'ottobre dello stesso anno,[8] inoltre, Don José venne nominato professore a La Lonja, e la famiglia Ruiz si trasferì a Barcellona, proprio nello stesso periodo nel quale l'ingegner Ildefons Cerdà stava realizzando l'Eixample. Pablo approdò insomma in una metropoli ricca di suggestioni culturali, animata dai nuovi fermenti del Modernismo catalano e da una sostanziale «indipendenza politica, stabilità economica e prosperità artistica». Nel 1896, riconoscendo il suo talento, con l'aiuto del padre Picasso aprì un atelier a Calle de la Plata. Da questo studio, condiviso con l'amico Manuel Pallarès, uscirono diversi quadri che conobbero tutti una calda accoglienza: L'enfant de choeur (1896), La prima comunione (1895-96) e Scienza e carità (1897), guadagnandosi con quest'ultima tela anche una menzione d'onore alla mostra nazionale di Belle Arti a Madrid e, successivamente, un premio a Malaga. Incoraggiato sia dal successo ottenuto, sia soprattutto dai crescenti attriti con il padre, che lo voleva a Monaco di Baviera (a suo giudizio, «città dove si studia seriamente la pittura senza occuparsi delle mode come il pointillisme e tutto il resto»), Picasso decise di imprimere un più decisivo impulso alla propria formazione artistica trasferendosi a Madrid.[9] Nella città madrilena il giovane pittore venne rapidamente ammesso ai corsi dell'Accademia Reale San Fernando, e visitò assiduamente il museo del Prado, dove venne a contatto con le opere di Velázquez, El Greco, Zurbarán e Goya. La permanenza madrilena di Picasso, tuttavia, si protrasse per un solo, duro inverno, dopo il quale venne colto da un feroce attacco di scarlattina che lo costrinse, nella primavera del 1898, a trascorrere ben otto mesi a Horta de Ebro presso i genitori di Pallarès, per poi finalmente fare ritorno a Barcellona. Els Quatre Gats[modifica | modifica wikitesto]

Manifesto pubblicitario per Els Quatre Gats.

L'Els Quatre Gats («i quattro gatti») era un locale aperto nel 1897 nella modernista Casa Martí, sul modello dei cabaret parigini. Il gestore della taverna era Pere Romeu che, sedotto dall'atmosfera di Le Chat noir a Parigi, decise di imitarne il concept di birreria al contempo frequentata da artisti e intellettuali. La sua idea fu vincente, tanto che Els Quatre Gats divenne rapidamente uno dei ritrovi preferiti della «Rinascenza catalana», ospitando un cospicuo numero di artisti, politicanti, poeti e vagabondi che diffondevano la musica di Wagner, il pensiero di Nietzsche, l'arte dello Jugendstil e dei Preraffaelliti inglesi. Tra la scapigliata bohème barcellonese che bazzicava per Els Quatre Gats vi era anche un giovane Picasso che, nel pieno delle sue tendenze ribelli, a partire dal 1897 cominciò a frequentare assiduamente la taverna, divenendo rapidamente uno dei membri maggiormente in vista. Qui, oltre ad ascoltare le lunghe riunioni di artisti come Ramon Casas, Miquel Utrillo e Santiago Rusiñol, si legò di stretta amicizia con Carlos Casagemas, un poeta e buon pittore figlio di un diplomatico;[10] nella sala delle rappresentazioni teatrali della taverna, addirittura, si inaugurò nel febbraio 1900 la sua prima mostra personale, con l'esposizione di diversi suoi disegni (perlopiù ritratti di amici). Come riferito da Sabartés, la generazione artistica catalana voleva «che il pubblico sapesse che un altro artista oltre a Casas disegnava, che Casas non era il ritrattista di tutti e che le sue mostre non rappresentavano la sola arte esistente [...] ]». «Noi volevamo soprattutto [...] far arrabbiare il pubblico», avrebbe poi aggiunto.[11]

Pablo Picasso con l'amico Carlos Casagemas (a destra).

La bohème di Parigi[modifica | modifica wikitesto] Primo viaggio a Parigi[modifica | modifica wikitesto]

Frattanto, Picasso maturò il desiderio di andare a Parigi, incoraggiato dal contagioso entusiasmo dei suoi amici dell'Els Quatre Gats che ne decantavano lo status di capitale delle arti e delle mode. Fu per questo motivo che, malgrado un iniziale interesse a visitare Londra per studiare i Preraffaelliti, Pablo nel 1900 si recò nella Ville Lumière, nel

pieno del fermento per l'appena inaugurata Esposizione Universale, dove tra l'altro era esposto un suo dipinto, nelle collezioni del padiglione della Spagna. Il giovane Pablo, in compagnia dell'amico Carlos Casagemas, arrivò nella capitale francese in una brumosa mattina d'autunno di fine settembre 1900, alla Gare d'Orsay , indossando grosse scarpe e un feltro da moschettiere e trasportando con sé un cavalletto, una tavolozza e una scatola di colori. Picasso fu entusiasta di Parigi, non frequentata da «pittori locali» che dipingono «quadri idioti» (a differenza di Barcellona), bensì segnata da una grandiosa abbondanza di stimoli artistici, animati dalle mostre retrospettive su Delacroix, Courbet e Ingres, dalla gigantesca collezione del museo del Louvre, e dalle strade brulicanti di botteghe e gallerie. In una lettera datata 25 ottobre 1900, data del suo diciannovesimo compleanno, Picasso descrive a un suo amico catalano la vita che conduce nella capitale francese, le sue intenzioni di esporre al Salon, la vita notturna trascorsa tra i caffè-concerto e i teatri:[12] «Se vedi Opisso, digli di venire, perché gioverà alla salvezza della sua anima; e digli anche di mandare al diavolo Gaudì e la Sagrada Familia ... Qui ci sono veri maestri dappertutto»

Arte Joven[modifica | modifica wikitesto]

Fotografia di Madrid al principio del Novecento.

Il soggiorno francese di Picasso, tuttavia, non fu di lunga durata. L'amico Casagemas, infatti, aveva vissuto un amore tragico e non ricambiato con Germaine Gargallo, una bella ragazza in cerca di fortuna, e Pablo si affrettò a ritornare insieme con lui a Malaga, sperando che la mitezza del clima iberico potesse giovargli; i due arrivarono in Andalusia il 30 dicembre del 1900.[13] Picasso fu totalmente deluso dall'infelice esito del Capodanno a Malaga: nessuno dei suoi parenti, dallo zio Salvador a don José, parve felice di rivederlo, e soprattutto Casagemas non trovò ristoro nei caldi raggi del sole mediterraneo, affogando la propria disperazione negli alcolici, per poi fare nuovamente ritorno a Parigi. Fu per questo motivo che Picasso, in un accesso di scoraggiamento, decise nel 1901 di recarsi per una seconda volta a Madrid, dove ebbe l'idea di fondare insieme all'amico anarchico Francisco de Asís Soler una rivista intitolata Arte Joven [Arte giovane]. Il primo numero di questa pubblicazione, che si proponeva di instaurare a Madrid il movimento modernista catalano, venne pubblicato il 10 marzo 1901; ma la rivista morì dopo cinque numeri, e per questo motivo Picasso ritornò nuovamente a Barcellona. Fu proprio in questo periodo, inoltre, che Pablo decise di adottare il cognome materno Picasso - come nome d'arte, forse perché era meno comune di Ruiz, ma soprattutto per ribadire la propria indipendenza artistica nei confronti del padre.[14] In ogni caso, egli spiegò la propria scelta in questi termini:[9] «I miei amici di Barcellona mi chiamavano Picasso perché questo nome era più strano, più sonoro di Ruiz. È probabilmente per questa ragione che l'ho adottato»

Ambroise Vollard fotografato davanti all'opera Evocación, realizzata da Picasso nel 1901.

Nel segno del periodo blu[modifica | modifica wikitesto]

Quand'era ancora in Spagna, Picasso fu colto da un grave lutto: l'amico Casagemas, reso folle dalla consapevolezza dei tradimenti messi in atto dall'amata Germaine, proprio il 17 febbraio 1901 si uccise con un colpo di pistola alla tempia destra, mentre stava cenando a Parigi in un ristorante di Boulevard de Clichy. Pablo, rimanendo profondamente scosso dalla tragica notizia, incominciò a tormentarsi e per colmare il proprio vuoto tornò ossessivamente sul dramma di Carlos, in quadri malinconici e inquieti che fanno ricorso a un impianto monocromatico azzurro. È l'inizio del cosiddetto periodo blu, che si protrasse dal 1901 al 1904. Dopo il trapasso di Carlos, Picasso si recò di nuovo a Parigi, stavolta in compagnia di Jaume Andreu Bonsons, altro habitué dell'Els Quatre Gats.[15] In quest'occasione il giovanissimo Pablo venne prontamente notato da un disinvolto mercante d'arte, Ambroise Vollard, già amico di Degas, Sisley, Pissarro e Cézanne; fu nella galleria di Vollard, al civico 37 di rue Laffitte, che il ventenne Picasso ebbe la soddisfazione di esporre ben sessantaquattro suoi dipinti, tra raffigurazioni di corride, scene di costume e di vita notturna.[16] La mostra, tuttavia, non fu un successo («non vi fu nel pubblico accoglienza migliore per l'artista», affermò Vollard), e Picasso - segnato da sofferenze e dalle pressanti condizioni economiche - da questo momento in poi fece continuatamente la spola tra Parigi e Barcellona. Si trattò di un lasso di tempo di afflizione e depressione nel quale Picasso approfondì e sviluppò i temi del periodo blu, che culminarono nella primavera del 1903 con la realizzazione de La Vita, opera di difficile interpretazione (per via della simbologia lasciata volutamente oscura) che pare alluda all'impotenza creativa che affliggeva l'artista in quel periodo. Montmatre e il Bateau-Lavoir: il periodo rosa[modifica | modifica wikitesto]

L'ingresso del Bateau-Lavoir, al civico 13 di rue Ravignan, in una foto dell'autunno 2006.

Targa della taverna Au Lapin Agile, frequentata con regolarità da Picasso e i suoi amici.

Nell'aprile 1904 Picasso si recò per la quarta volta a Parigi e vi si stabilì definitivamente, affittando per quindici franchi mensili una vecchia fabbrica di Montmartre riconvertita nel 1889 in atelier per artisti: era il Bateau-Lavoir al civico 13 di rue Ravignan (soprannome coniato da Max Jacob in riferimento alla curiosa sagoma della costruzione, mentre tra i locali era nota come la «casa del Cacciatore di pellicce»).[17] Grazie alla carismatica presenza di Picasso, lo studio di rue Ravignan fu frequentato assiduamente da diverse personalità di spicco. Di là dai vari esponenti della colonia catalana a Parigi, al Bateau-Lavoir l'artista incontrò Fernande Olivier, una giovane fanciulla di proverbiale bellezza che stette al suo fianco per i sette anni successivi; ma della pittoresca bande à Picasso, come venne rapidamente soprannominata, facevano parte anche André Derain, Maurice Denis, Max Jacob, André Salmon e l'inseparabile Guillaume Apollinaire, del quale godette l'amicizia per il comune interesse nella poesia (tanto che Picasso scrisse sulla porta dello studio «qui si incontrano i poeti»). [18]

Nonostante la cronica carenza di soldi, e il perenne stato di indigenza, questo fu per Picasso un periodo assai felice. Insieme con gli altri componenti della bande l'artista andaluso si dilettava a frequentare i cabaret di Montmatre, con una speciale predilezione per Au Lapin Agile, che accettava anche quadri come forma di pagamento; si dilettavano a «fare Degas» (cercando di imitare il suo temperamento collerico) e si abbandonavano occasionalmente ai folli piaceri dell' oppio. Si respirava, in ogni caso, un'aria di allegria e di spensieratezza: fu per questo motivo che i blu di Picasso incominciarono gradualmente a perdere d'intensità, sino a divenire di una tenue tonalità rosata. Questo periodo è definito periodo rosa dagli storici dell'arte.[19]

La svolta cubista[modifica | modifica wikitesto] Les demoiselles d'Avignon[modifica | modifica wikitesto]

Nel frattempo, Picasso si recò nell'estate 1905 nei Paesi Bassi, per fare visita all'amico Schilperoort che viveva a Schooredam.[20] Esattamente un anno dopo, in compagnia di Fernande, visitò un villaggio spagnolo incastonato lungo i Pirenei, Gósol,[21] dove venne a contatto con la statuaria iberica preromana, che non badava né alle proporzioni, né alla prospettiva e all'armonia; si trattò di una scoperta assai feconda, in quanto presagì la nascita di un nuovo concetto estetico, il cubismo.[22] Fu così che, nella primavera del 1907, nacque un'opera colossale, destinata a inaugurare la stagione cubista di Picasso: si tratta de Les demoiselles d'Avignon. Il soggetto dell'opera è l'interno di un bordello barcellonese nel quale figurano cinque donne nude, realizzate però con un linguaggio clamorosamente innovativo: le forme e i volumi del dipinto, infatti, sono scomposti, e le singole figure sono costruite secondo il criterio della

visione simultanea da più lati, presentando in questo modo un aspetto che ignora qualsiasi legge anatomica. Les demoiselles d'Avignon suscitò scandalo ed espose l'artista all'incomprensione: nessuno, da Leo Stein e Matisse all'amico Apollinaire, riusciva a comprendere il senso della nuova strada intrapresa da Picasso.[23] Il Doganiere Rousseau[modifica | modifica wikitesto]

Henri Rousseau, Autoritratto, 1903.

Era da qualche anno che al Salon des Independants venivano esposti i dipinti di un piccolo uomo di nome Henri Rousseau, soprannominato da Apollinaire «il Doganiere» per via del suo precedente lavoro di impiegato del dazio. Picasso conosceva e apprezzava le opere di Rousseau dal 1906, rimanendone affascinato per la pregnante tensione onirica e per l'ingenuismo quasi folclorico.[24] Fu per questo motivo che, nel novembre 1909, Picasso decise di organizzare al BateauLavoir un leggendario banchetto in onore del Doganiere, invitando oltre alla bande à Picasso anche Leo e Gertrude Stein. La festa, in un clima di bonaria allegria e sfrenata convivialità, culminò quando Apollinaire in preda ai fumi dell'alcol recitò una poesia-burla teoricamente improvvisata (ma in realtà accuratamente preparata): «Ricordi, Rousseau, quel paesaggio azteco / le foreste dove spuntano il mango e l'ananas, / le scimmie che spandevano tutto il sangue delle angurie / e il biondo imperatore fucilato laggiù./ I quadri che dipingi li vedesti in Messico / dove un sole rosso ornava la fronte degli alberi di banano, / e tu, valoroso soldato, scambiasti la giacca militare / contro il dolman blu dei bravi doganieri»

Rousseau ne fu estremamente lusingato, tanto che alla fine della serata - con immenso candore e orgoglio - confidò a Picasso: «Tu e io siamo i due più grandi pittori del mondo, tu nel genere egiziano e io in quello moderno».[25] Quest'evento fu di grande importanza sia per il Doganiere sia per Picasso: se Rousseau vide finalmente consacrata la propria fama, per Picasso si chiuse definitivamente tutto un periodo di vita. Altri due eventi, infine, segnarono in qu...


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