Paniere Domapertep PDF

Title Paniere Domapertep
Author DANI DANI
Course Critica Letteraria E Letterature Comparate
Institution Università telematica e-Campus
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) CRITICA LETTERARIA E LETTERATURE COMPARATE LEZIONE 2 11. Quali sono le considerazioni sul testo fatte da Platone e Aristotele? 12. Come veniva intesa la critica nel mondo classico? CRITICA LETTERARIA E LETTERATURE COMPARATE LEZIONE 2 11. Quali sono le considerazioni sul testo fatte da Platone e Aristotele? 12. Come veniva intesa la critica nel mondo classic LEZIONE 2 15) COME VENIVA INTESA LA CRITICA NEL MONDO CLASSICO L’etimologia del termine critica risale al verbo greco krinein, “discernere”, “giudicare”; infatti, fin dai tempi di Platone e Aristotele, “criticare un’opera” vuol dire esaminarla e valutarla.

Aristotele allievo di Platone, supera la concezione platonica dell’arte come trascendenza e come pura imitazione, e sarà colui che darà una nuova connotazione alla critica letteraria. Nella sua opera “Poetica” a differenza del suo maestro, considera l’arte legata all’ immanenza e considera la creazione artistica come mimesi (imitazione) del mondo delle vicende e delle passioni umane. La letteratura è considerata da Aristotele come un modo di rappresentazione: se lo storico descrive ciò che realmente accade, il poeta deve occuparsi di ciò che potrebbe accadere. La mimesi dell’arte poetica, soprattutto quello della tragedia, esplora il mondo del possibile secondo il precetto della verosimiglianza. Alla funzione mimetica della poesia il filosofo aggiunge la catarsi ovvero della purificazione, concepita da Ippocrate come purificazione dagli elementi dannosi per la salute. Per Aristotele la rappresentazione artistica libera lo spettatore dalle passioni suscitandole nel suo animo. Inoltre Aristotele formula le sue valutazioni secondo il criterio dell’unità dell’opera e della coerenza fra le parti. La bellezza viene identificata co n l’organicità l’armonia e la proporzione. La sua filosofia influenzerà le future generazioni. 16) CHE CARATTERI RIFLESSIONE SULLA LETTERARIA NEL 700???

ASSUME LA CREAZIONE

Nel Settecento la riflessione intorno alla creazione letteraria risente del movimento filosofico dell’Illuminismo, che mette in primo piano l’uso della ragione, determinando importanti cambiamenti in ambito sia culturale che sociale. La critica settecentesca applica la razionalità alla letteratura e alla storia e allarga i suoi confini alla società civile. Un esempio di trattato del Settecento è la Ragion Poetica del filosofo, giurista e letterato Vincenzo Gravina (1664-1718), Per Gravina la poesia è capace di incantare di far sì che la finzione venga intesa come reale, ma l’interpretazione permette di individuare il vero senso. I processi interpretativi, tuttavia, nel pensiero del critico, sono legati alla morale e a una utilità educativa. La poesia dunque è portatrice di una verità essenziali e la letteratura assolve a un compito di educazione civile. Ricordiamo che nel 1690 Gian Vincenzo Gravina e Giovanni Mario Crescimbeni fondano a Roma l’Accademia dell’Arcadia, non semplicemente una scuola che unisce più letterati, ma un vero proprio movimento letterario 17) LA CRITICA E I MODELLI TRA ‘600 E ‘700 NEL 500 la critica segue il filone l’idea di Aristotele relativa all’arte come verosimiglianza, IL’600 è CARATTERITAZZATO DALLA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA. L’arte, secondo il classicismo seicentesco, deve rappresentare il vero, ciò che è regolato dalle leggi della natura. I trattati rientrano in una prospettiva normativa, propongono dei modelli di perfezione che fanno da metro di paragone assoluto nella formulazione dei giudizi sulle opere, o rappresentano delle linee guida per quelle che devono essere ancora scritte. Se fino al CinquecentoSeicento i critici scrivevano soprattutto commenti o trattati, in cui si discuteva dei testi in rapporto a precisi modelli e antimodelli, a partire dal Settecento la critica varca i confini dei circoli umanistici per rivolgersi anche ai lettori colti

attraverso la pubblicazione di articoli e recensioni su giornali e riviste. Nel ‘700 La critica settecentesca applica la razionalità alla letteratura e alla storia e allarga i suoi confini alla società civile. I processi interpretativi, tuttavia, nel pensiero del critico, sono legati alla morale e a una utilità educativa. Un esempio di trattato del Settecento è la Ragion Poetica del filosofo, giurista e letterato Vincenzo Gravina (1664-1718), Per Gravina la poesia è capace di incantare di far sì che la finzione venga intesa come reale, ma l’interpretazione permette di individuare il vero senso. nel 1690 Gian Vincenzo Gravina e Giovanni Mario Crescimbeni fondano a Roma l’Accademia dell’Arcadia, non semplicemente una scuola che unisce più letterati, ma un vero proprio movimento letterario

18) LA CRITICA COMMENTO

COME

ESEGESI

E

Nei testi antichi troviamo commenti che provengono da mani diverse, e che si sommano nelle progressive edizioni di un testo. Le annotazioni degli antichi riguardano in genere questioni linguistiche, grammaticali, filosofiche e religiose. Queste forme di commento oggi prendono il nome di “edizioni critiche”. Importante è il commento filologico, che studia i testi per ricostruirne la forma originaria attraverso un’analisi comparativa delle fonti e, utilizzando diverse metodologie, cerca di produrne un’interpretazione il più possibile fedele e corretta. L’esegesi medioevale diventa una prassi culturale che si diffonde all’interno di un mondo che tende ad attribuire valori simbolici alle parole e alle cose. DOTTRINA DEI 4 SENSI: letterale allegorico morale anagogico Dottrina sviluppata anche da Dante nel “Convivio” Con il termine esegesi (composto di ‘ex’ = ‘da dentro’ ed ‘egesis’ = ‘condurre, guidare’) si intende l’interpretazione critica di un testo, finalizzata alla comprensione del suo significato.. Si tratta dunque di un’ operazione critica e interpretativa, che tiene conto del significato delle parole e delle espressioni in relazione alla cultura del tempo (interpretazione esegetica). Il risultato è la spiegazione di un testo (sia esso giuridico, letterario o sacro) basata sul suo studio critico. L’arte dell’interpretazione prende il nome di ermeneutica (da hermeneutiké téchne, che rimanda a Hermes, messaggero degli dèi presso gli uomini, interprete). 19) QUALI SONO LE CONSIDERAZIONI SUL TESTO FATTE DA PLATONE E ARISTOTELE? Platone (428-348 a. C.), allievo di Socrate, nella Repubblica immagina uno stato ideale in cui è bandita ogni forma di poesia, e si schiera contro le «favole false» dei poeti, diffidando dell’arte in quanto imitazione della realtà sensibile, che a sua volta è imitazione delle Idee, modelli archetipici della verità. Aristotele allievo di Platone e fondatore della scuola detta Peripatetica condannando il dualismo platonico, a differenza del suo maestro, considera l’arte legata all’immanenza, e considera la creazione artistica come mimèsi

(imitazione) del mondo, delle vicende e delle passioni umane (non “imitazione di una imitazione” come voleva Platone). La poesia, essendo imitazione del vero, e dunque riproducendo la verità, non è condannabile. La letteratura è considerata da Aristotele come un modo di rappresentazione: se lo storico descrive le cose realmente accadute, il poeta deve occuparsi di quelle che possono accadere. La mimèsi dell'arte poetica, soprattutto quella della tragedia, esplora il mondo del possibile secondo il precetto della verosimiglianza. Alla funzione mimetica della poesia il filosofo aggiunge la catarsi ovvero della purificazione, concepita da Ippocrate come purificazione dagli elementi dannosi per la salute. Per Aristotele la rappresentazione artistica libera lo spettatore dalle passioni suscitandole nel suo animo. Inoltre Aristotele formula le sue valutazioni secondo il criterio dell’unità dell’opera e della coerenza fra le parti. La bellezza viene identificata co n l’organicità l’armonia e la proporzione. La sua filosofia influenzerà le future generazioni. LEZIONE 3 13) LA CRITICA MILITANTE: LA RIVISTA LA VOCE La storia della critica militante in Italia può essere ripercorsa solo a partire dai singoli intellettuali, dai temi che hanno affrontato, dai gruppi a cui hanno aderito, dai loro contesti d’azione e dalle poetiche – come il surrealismo, il futurismo, l’ermetismo. I critici militanti esprimono le loro opinioni e i loro giudizi attraverso saggi e articoli pubblicati su riviste, e si schierano a favore di alcuni gruppi per favorirne l’affermazione. Tra le riviste che accolgono le prime voci della critica militante ricordiamo "La frusta letteraria" (pubblicato tra il 1763 e il 1765) di Baretti e "II Caffè" (pubblicato tra il 1764 e il 1766) di Pietro e Alessandro Verri e Cesare Beccaria. È solo a partire dai primi del Novecento, tuttavia, che la "critica militante" assume un carattere distintivo. In Italia la rivista del primo Novecento che contribuisce maggiormente alla circolazione delle idee è “La Voce”, fondata nel 1908 a Firenze dal giornalista e scrittore Giuseppe Prezzolini (1882-1982) e da lui diretta assieme a Giuseppe De Robertis (1888-1963). Accanto alla rivista nasce la Libreria della Voce che pubblica volumi e “quaderni” con un taglio critico-storico o creativo. “La VOCE” rappresenta e sintetizza il grande dibattito culturale che allora si produsse intorno alle riviste letterarie. "La Voce" esprime una forte esigenza di rinnovamento della cultura italiana, così come la sua volontà di inserirsi all’interno della dimensione europea, di aderire cioè a un progetto di politica culturale globale. L’intento degli intellettuali che vi collaborano è quello di intraprendere una vera e propria missione civile, di non vivere l’arte come un qualcosa di separato dalla realtà. Gli argomenti trattati spaziano dalla letteratura alle arti figurative, dalla musica all’organizzazione sociale. I vociani si muovono dunque su due fronti: da un lato è forte l’impegno culturale, volto al rinnovamento della produzione artistica, dall’altro si vuole costruire una nuova realtà politico-sociale. L'intento primario dei collaboratori fu quello di dare

"voce" a interventi culturali diversi, ma tesi a realizzare una cultura onesta capace di una moralità superiore. Di qui il programma di svecchiamento della cultura tradizionale e l'attenzione a tutti i problemi che travagliavano il paese: Tutti i temi furono affrontati con grande impegno, riscontrabile sia nella seria documentazione sia nella tensione morale che permea gli articoli della rivista. Particolare attenzione fu rivolta alla questione del rinnovamento del linguaggio letterario: la rivista si fece manifesto soprattutto dell'espressionismo, che condusse i vociani a prediligere forme nuove d'espressione, quali il frammento lirico e il superamento della tradizionale diversità fra poesia e prosa quale ricerca autentica e dolorosa di verità esistenziale

14 LA CRITICA E LA NASCITA DEI PERIODICI NEL ‘700 La pubblicazione dei primi giornali in Europa risale al XVI-XVII secolo e affianca gli sviluppi del razionalismo e la crescente affermazione del ceto borghese. In Italia si chiamano gazzette (dal nome della moneta veneta che serviva per acquistarli) e sono ovunque sottoposti a censura preventiva. Nel Settecento nascono in Inghilterra giornali più moderni: il primo quotidiano, il “Daily Courant”,risale al 1702; il modello esemplare di tutte le pubblicazioni successive, “The Spectator” di JosephAddison, appare nel 17111712, derivato di “The Tatler” (1709) di Richard Steele. Esso pubblica recensioni, idee, spunti di riflessione e in breve tempo diventa un foglio di opinione su questioni di pensiero, letteratura, politica e storia. Si moltiplicano, intanto, anche i giornali letterari, organi di formazione dell’opinione pubblica su questioni di pensiero, di storia e di letteratura. La differenziazione tra i due generi di pubblicazione distingue la specializzazione professionale del gazzettiere da quella del vero e proprio giornalista, spesso anche abile letterato. 15 LA CRITICA E LA NASCITA DEL GIORNALISMO SAGGISTICO NEL ‘700 Il moderno giornalismo saggistico nasce in Inghilterra, il paese che per primo si avvia all’industrializzazione. All’inizio del Settecento, l’ambiente londinese era ricco di ritrovi pubblici come caffè e circoli che vedevano nascere interessanti discussioni intorno ai temi culturali e di attualità dalle quali si svilupperanno correnti d’opinione che avranno un ruolo molto importante a livello politico. I giornali periodici diventano gli organi ufficiosi di questi circoli; ricordiamo “TheReview” di Daniel Defoe, “The Observator” di Tutchin, “The Examiner” di Jonathan Swift, “TheTatler” (1709-11) e “The Spectator” (1711-12) di Joseph Addison. Nel Settecento la stampa periodica si diffonde anche in Italia, e inizialmente si specializza su temi scientifici e culturali, ricordiamo ad esempio “L’Osservatore” e “La Gazzetta Veneta” sempre In Italia diventano importanti due periodic iin particolare, che saranno rivali tra loro, “La Frusta letteraria” e “Il Caffè”. Gli scrittori utilizzavano la stampa periodica come nuovo strumento per diffondere le loro idee, per parlare ai cittadini delle norme del vivere civile. LEZIONE 4 7 IL ROMANTICISMO E LE RIFLESISONI SULLA PRODUZIONE LETTERARIA E ARTISTICA Il ruolo e la fisionomia della critica cambiano con l’affermarsi del Romanticismo, movimento che nasce in Germania tra il Settecento e l’Ottocento

per poi diffondersi in tutta Europa. Il Romanticismo si sviluppa da una complessa rete di cause religiose, sociali e artistiche che, tuttavia, concorrono a una struttura organica del movimento. Innanzitutto con il movimento romantico viene superata l’idea di poesia come imitazione della natura e si afferma una concezione del poetico che valorizza l’individualità, e il carattere storico del reale, diversamente da quanto avveniva nelle poetiche classicistiche. L’artista romantico non segue la disciplina delle regole e della tecnica, ma esprime il suo mondo interiore, rappresenta l’idea e non la realtà. L’ideale, la bellezza e i modelli vengono sostituiti da natura, espressione, originalità e genio. L’atteggiamento nei confronti della natura cambia anche in ambito filosofico: i filosofi romantici, infatti, contestano l’idea che esista un ordine oggettivo nelle cose, conoscibile attraverso strumenti razionali, ma concepiscono l’universo come un insieme caotico di fenomeni, mossi da un impulso dinamico e trasformatore, valorizzano l’impulso, lo slancio e la genialità dell’artista. Il Romanticismo è espressione di una sensibilità nuova, che ha per oggetto una inedita idea di bellezza, come quella che Goethe (1749-1832) nel Faust (1808) attribuisce a Elena (chi l’ha conosciuta non può più fare a meno di lei, dirà Goethe), una bellezza che unisce soggettività e oggettività, che si esprime nella vita e nella natura. In questo rapporto intimo con la natura, l’artista riveste un ruolo centrale, poiché con la sua opera è in grado di risvegliare un senso comune che lo mette in relazione con il mondo, che lo lega e lo collega al mondo. L’artista romantico assume le caratteristiche di un demiurgo, un mediatore tra umano e divino, tra finito e infinito, tra reale e ideale. 06. Madame de Staël e le riflessioni sulla letteratura 8 MADAME DE STAEL E LE RIFLESSIONI SULLA LETTERATURA Le riflessioni teoriche appena esposte non saranno fondanti della seconda fase del Romanticismo – che si diffonde in Europa dopo la Restaurazione (1814-1830/31) – e cui i valori dominanti sono invece la spontaneità e il “traboccare del sentimento”. Ricordiamo che la Restaurazione Si tratta di un movimento reazionario che contrasta le idee della Rivoluzione Francese ed è caratterizzato dalla lotta tra le vecchie monarchie restaurate e le nuove idee di libertà e di nazionalità. L’aspetto affettivo viene privilegiato in particolar modo da Madame de Staël (17661817), che sottolinea l’importanza di entrare in comunione con lo stato psicologico degli autori e con il loro senso religioso per riuscire a comprenderli. Nel suo saggio del 1800 De la littérature considérée dans ses rapports avec les institutions sociales (trad. it. Della letteratura considerata nei suoi rapporti con le istituzioni sociali , 1803), che segna la nascita della letteratura sociologica, la studiosa indaga il legame tra un popolo e la sua produzione letteraria. Madame de Staël non considera la letteratura solo sul piano spirituale, ma la mette in relazione con le istituzioni, i sistemi politici e la religione. Con De l’ Allemagne (1810 , La Germania ) si inserisce nel dibattito tra classicisti e romantici,

e introduce una distinzione fra letterature del nord e del sud sulla base delle connessioni fra clima, società ed espressione letteraria e artistica: le ragioni storico-climatiche fanno sì che i popoli del nord sviluppino una sensibilità romantica, malinconica e tormentata, mentre quelli del sud siano più equilibrati e dunque classici. Nel dibattito antichità-modernità, natura-ragione, illusioni-verità, De Staël esalta la spontaneità dei romantici e la loro capacità di imitare la natura, inoltre prende di mira il mondo classicista italiano, particolarmente influenzato dal potere religioso, e che dimostra una scarsa conoscenza degli autori stranieri. Il critico in questo periodo è consapevole del fatto che per il romanticismo la natura coincide con i sentimenti dell’artista e che non esistono verità, ma solo illusioni e immaginazione. Mme de Stael mette la letteratura in relazione con le istituzioni, i sistemi politici e la religione. Introduce una distinzione tra le letterature del nord e del sud in base alle connessioni fra clima, società ed espressione letteraria ed artistica. Le ragioni storico-climatiche fanno sì che i popoli del nord sviluppino una sensibilità romantica, malinconica e tormentata, mentre quelli del sud sono più equilibrati e classici. Il critico è consapevole del fatto che per il romanticismo la natura coincide con i sentimenti dell'artista e che non esistono verità, ma solo illusioni e immaginazione. 2. La critica romantica: il pensiero di Madame de Staël. Nell’articolo Madame de Stäel invitava i letterati italiani a conoscere le letterature straniere e a liberarsi del vecchio classicismo, che è la tendenza a riprendere lo stile e i temi dei classici nella letteratura e nelle arti, e a staccarsi dunque dalla mitologia greco-romana, che il resto d’Europa aveva già abbandonato e dimenticato.

LEZIONE 5 3) SPIEGARE TAINE

LA

TEORIA

DI

HIPPOLYTE

05. Spiegare la teoria di Hippolyte Taine I principi del metodo critico di Taine affermano che bisogna porsi nei confronti dell'opera d'arte indagandone innanzitutto le cause, come se si trattasse di fatti. L'opera d'arte non è frutto del caso, ma in quanto fatto storico è il risultato di una serie di fattori. Bisogna innanzitutto contestualizzarla storicamente, per poi metterla in relazione alle opere dello stesso autore, alla scuola a cui fa riferimento, al gusto e all'epoca a cui appartiene. Ricorrendo a un paragone con la botanica, Taine afferma che come una pianta nasce in un dato territorio a seconda del clima, così la nascita di un'opera d'arte dipende dalla "temperatura morale", ossia dallo spirito e dalla cultura di una data epoca. 4) HIPPOLYTE TAINE E LA LEGGE DEI TRE FATTORI L'opera d'arte è il risultato di condizionamenti riconducibili essenzialmente a tre fattori: ("race")

la razza -caratteri psichici di un determinato popolo ("milieu") l'ambiente - condizioni storico-ambientali che caratterizzano una data cultura (ariani, freddo, nord: malinconia; latini, caldo, sud: divertimento) ("moment") momento storico - circostanze socio-politiche in cui vive e opera l'artista. Il clima, la situazione economico-geografica e quella socio-politica sono le condizioni che spiegano, in ambito artistico, la variazioni stilistiche, le differenze fra varie scuole nazionali e i caratteri delle singole opere. I giudizio di valore sull'opera risiede nelle riflessioni relative al carattere dominante. Vengono considerate di maggior valore le opere che riescono a cogliere i caratteri più estesi nello spazio e nel tempo, quelli meno effimeri, che sono solo una moda passeggera. Il mito dell'eternità dell'arte risiede proprio in questa capacità di andare oltre il limiti dello spazio e del tempo. 5) POSITIVISMO E CRITI...


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