Q-PAD-finale - Riassunto Test Q-pad. Questionario per la valutazione della psicopatologia in adolescenza. Con schede allegate PDF

Title Q-PAD-finale - Riassunto Test Q-pad. Questionario per la valutazione della psicopatologia in adolescenza. Con schede allegate
Author Agnese Rota
Course Psicologia clinica
Institution Università degli Studi di Firenze
Pages 14
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Summary

Q-PADCAPITOLO 1: L’ADOLESCENZAPRINCIPALI MODELLI INTEPRETATIVI! HALL: uno dei primi studiosi che si occupò dell’adolescenza, considerandolo una ‘’nuova nascita’’, un periodo di profondo cambiamento ad ogni livello della persona (biologico, fisiologico, psicologico). Questi cambiamenti sono determina...


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Q-PAD CAPITOLO 1: L’ADOLESCENZA PRINCIPALI MODELLI INTEPRETATIVI ! HALL: uno dei primi studiosi che si occupò dell’adolescenza, considerandolo una ‘’nuova nascita’’, un periodo di profondo cambiamento ad ogni livello della persona (biologico, fisiologico, psicologico). Questi cambiamenti sono determinati, secondo l’autore, biologicamente, con scarse influenze ambientali. ! MEAD: afferma che le ‘’tempeste emotive’’ dell’adolescenza sono solo un prodotto culturale. ! MANNEHEIM parla dell’influenza dell’organizzazione sociale sulle generazioni emergenti (approccio sociale). Distingue tra gruppi concreti (si basano su vincoli spontanei e naturali) e gruppi sociali (raggruppamenti di persone tenute insieme da caratteristiche quali età, genere, posizione geografica). ! LIFE-SPAN MODEL: approccio degli anni 60 che enfatizza lo sviluppo e il cambiamento della personalità lungo tutto l’arco della vita; considera fondamentale il contesto biologico, sociale, storico e culturale, facendo particolare attenzione all’interazione individuo-ambiente: secondo questo punto di vista, l’adolescente può utilizzare i fattori ambientali come opportunità di sviluppo. ! A. FREUD: riprendendo le teorie del padre, riconosce la pubertà come la prima ricapitolazione della vita sessuale infantile; le differenze con l’infanzia riguardano l’uso di strategie difensive diverse, la sostituzione degli oggetti d’amore e la ricollocazione dell’energia libidica. ! BLOS considera l’adolescenza come un periodo di consolidamento e ristrutturazione del carattere. Suddivide l’adolescenza in 3 fasi: - adolescenza precoce: prevale l’interesse verso l’amicizia e l’adesione a valori diversi da quelli famigliari; - adolescenza vera e propria: si affermano le relazioni d’amore per il proprio sé; - adolescenza avanzata: la stima di sé diviene stabile e si forma un’identità sessuale precisa. ! ERIKSON: compito dell’adolescenza è la formazione di un’identità stabile; ciò comporta il passaggio di alcune ‘’crisi d’identità’’. ! COLEMAN: MODELLO FOCALE DELL’ADOLESCENZA: durante l’adolescenza, il ragazzo deve affrontare vari problemi (preoccupazione per il proprio aspetto fisico, per il futuro, paura di non essere accettato): se questi problemi si presentano simultaneamente, sarà difficile risolverli; se si presentano in tempi diversi, il ragazzo avrà buone possibilità di superarli. ADOLESCENZA = periodo tra infanzia e età adulta, caratterizzato da profondi cambiamenti fisici, psicologici e sociali. Inizia con la pubertà (11/12 anni) e termina con l’età adulta. Porta al distacco dalla famiglia e al raggiungimento dell’indipendenza. L’adolescenza può essere divisa in 3 sottoperiodi: 1. il primo caratterizzato da cambiamenti profondi a livello scolastico; 2. il secondo caratterizzato da cambiamenti all’interno del proprio gruppo e da un aumento di conflittualità all’interno dell’ambiente familiare; 3. tarda adolescenza, dove prevale la preoccupazione per il futuro, relazioni più complesse e riduzione del conflitto con i genitori. CARATTERISTICHE PRINCIPALI: 1. GRUPPO DEI PARI: le relazioni con i pari diventano più intense e profonde, il gruppo diventa fonte di sostegno e guida, un punto di riferimento e l’adolescente attua nei confronti dei pari un vero e proprio processo di identificazione e di adeguamento (che si affievolirà via via che entrerà nell’età adulta, cioè quando avrà stabilito in modo saldo la sua identità). Il senso di appartenenza e di coesione all’interno del gruppo è consolidato dalla condivisione di azioni ed emozioni: molto spesso vi è una ricerca da parte del gruppo di azioni a forte impatto emotivo (che a volte mettono a rischio gli adolescenti stessi). 2. SVILUPPO FISIOLOGICO E BIOLOGICO: lo sviluppo fisico è il primo cambiamento che si realizza nella prima parte dell’adolescenza. Per SPURT OF GROWTH intendiamo un fase di accelerazione di peso ed altezza, tipica della prima adolescenza, che dura circa 2 anni, seguita poi da una decelerazione in cui la crescita continua ma con un ritmo minore.

** lo SVILUPPO FEMMINILE comincia e termina prima rispetto a quello maschile. Problematici sono gli anticipi e i ritardi puberali: è importante maturare allo stesso ritmo delle altre coetanee o non vedersi diverso per dimensioni e forme del corpo; uno sviluppo diversificato può generare ansia o disagio ! la pubertà precoce è associata, nelle femmine, a una cattiva immagine del proprio corpo e a disturbi dell’alimentazione. ** nel caso dello SVILUPPO MASCHILE, la precocità di solito costituisce un vantaggio psicologico: i soggetti riscuotono maggior successo e coprono più facilmente ruoli da leader. Nel caso di ritardi, invece, creerebbero situazioni di maggiore insoddisfazione e dubbi sulla propria normalità. 3. SVILUPPO CEREBRALE E COGNITIVO: durante l’adolescenza, il cervello va incontro a un processo di rimodellamento e allo sviluppo di abilità sociali e cognitive. Ad esempio, lo sviluppo della corteccia subcorticale durante questa fase, spiega la grande impulsività degli adolescenti (in opposizione al sistema di controllo che invece mostra uno sviluppo stabile e lineare). Durante l’adolescenza vi è uno sviluppo e un miglioramento di abilità come: essere in grado di controllare e coordinare i pensieri e il comportamento; la memoria di lavoro; il processo di assunzione del rischio. 4. SVILUPPO EMOTIVO E AFFETTIVO: BOWLBY sostiene che è attraverso le emozioni che si realizza e si instaura un legame privilegiato tra madre e bambino e tale legame di attaccamento influenzerà la qualità dei rapporti interpersonali lungo tutto l’arco della vita. BUCKLEY spiega come si sviluppano le competenze emozionali dall’infanzia all’età adulta. Individua 2 componenti dell’emozione: - il raggiungimento di una consapevolezza del proprio stato emotivo; - acquisizione di abilità nell’utilizzare vocaboli riferiti all’espressione di emozioni. I passaggi che avvengono nel bambino per il riconoscimento delle emozioni sono: - 12/28 mesi: il bambino sviluppa una certa consapevolezza del proprio stato emotivo; - 3/5 anni: è capace di comunicare le emozioni; - 6/11 anni, diventa consapevole che può provare molteplici emozioni verso lo stesso oggetto; - con l’adolescenza diventa capace di riconoscere i propri stati emotivi. 5. REGOLAZIONE EMOTIVA IN ADOLESCENZA: l’interazione con l’ambiente circostante richiede agli individui la continua capacità di regolare le proprie emozioni e la loro espressione. L’incapacità di farlo può generare problemi psicologici, relazionali. REGOLAZIONE EMOTIVA = serie di processi, dipendenti dagli obiettivi di un individuo, che consistono nell’attuazione, intensificazione e mantenimento di una determinata emozione. Questi processi regolatori possono essere automatici o controllati, inconsapevoli o consapevoli. Fondamentale la distinzione tra: - modulazione degli stati emotivi acuti: stato generato dall’elicitazione di uno stimolo specifico; - modulazione degli stati affettivi durevoli (umore). La regolazione emotiva adattiva si caratterizza per l’alterazione della durata (o dell’intensità), quindi la modulazione dell’emozione, piuttosto che la sua eliminazione. La regolazione emotiva in adolescenza è strettamente collegata ai cambiamenti a cui va incontro il sistema di attaccamento del soggetto. DIAMOND e FAGUNDES parlano di attachment broaden, ovvero nuove figure di attaccamento che non sostituiscono, ma si aggiungono a quelle precedenti. 6. SVILUPPO DELL’IDENTITA’, DEL CONCETTO DEL SE’ E DELL’AUTOSTIMA: tutti i cambiamenti, mettono l’adolescente in condizioni di dover modificare il sistema di rappresentazioni e di schemi che hanno regolato fino a quel momento le sue relazioni, parliamo dunque di un processo di riorganizzazione del sistema del sé, che costituirà la base per gli sviluppi successivi della personalità. MARCIA identifica due 2 dimensioni di base dell’identità: - esplorazione: processo attraverso il quale l’individuo attua una ricerca per la risoluzione dei problemi; - impegno: scelta tra varie alternative disponibili, nei vari ambiti della vita (lavoro, scuola, relazioni). Vengono identificati 4 stadi dell’identità: acquisizione di identità (esplorazione, a cui segue un forte impegno), diffusione, moratorium (ancora nella fase esplorativa, senza impegno), blocco dell’identità (forte impegno, senza però esplorazione).

IL COMPORTAMENTO SESSUALE DEGLI ADOLESCENTI: MODELLI E ATTEGGIAMENTI CHE CAMBIANO La morale sessuale è molto cambiata negli ultimi 20 anni: si ha una maggiore accettazione dei rapporti pre-matrimoniali, del divorzio e dei rapporti omosessuali. L’esigenza dell’adolescente di esprimere la propria sessualità è sempre maggiore, da ciò una modifica dei comportamenti sessuali e una maggiore diffusione di questi tra i giovani. - LA SESSUALITA’ ADOLESCENZIALE CON TENDENZA OMOSESSUALE: da testimonianze possiamo evincere che la prima consapevolezza della propria omosessualità si ha in genere intorno ai 13 anni per i maschi e un po’ più tardi per le femmine ed è subito vissuta in modo conflittuale e doloroso. È possibile dunque andare incontro al blocco dell’espressione omosessuale, al ritardarla, a cercare altri ambienti. BANCROFT afferma che circa un quarto degli adolescenti è consapevole di provare sentimenti omosessuali e gran parte di essi, soprattutto maschi, li traduce in comportamento (che a volte restano solo sperimentazioni). GRUPPO DEI PARI = aggregazione di giovani che intrattengono liberamente una relazione di amicizia intensa e continuativa, fondata sulla condivisione di esperienze, interesse e valori. Il gruppo copre una funzione fondamentale per l’adolescente: dà garanzie e riconoscimento di sé in un nuovo ambiente sociale, diverso dalla famiglia, consente lo sviluppo di una identità propria, aiuta la definizione dei ruoli, ecc. Le relazioni all’interno dei pari sono ovviamente determinate dalle prime esperienze di vita in famiglia del bambino !ADAMS e BERZONSKY individuano una stretta correlazione tra le capacità di avere buone relazioni amicali durante l’infanzia e la capacità di costruire legami d’amicizia durante l’adolescenza. Distinzione tra: - GRUPPI FORMALI: sono di tipo associazionistico e nascono intorno ad attività specifiche (sportive, religiose, politiche). Sono di solito gestite da adulti, sono ben organizzati e con obiettivi precisi. Rappresentano una base sicura che aiuta l’inserimento e la formazione di gruppi informali: l’adesione a tali gruppi è maggiore nella prima adolescenza. - GRUPPI INFORMALI: sono le cosiddette compagnie, si formano in modo spontaneo e naturale, in base alla somiglianza, all’omogeneità di provenienza e di esperienze. La coesione di gruppo si fonda sull’intensità delle relazioni e sulle esperienze concrete vissute insieme. - CLASSE: altro gruppo importante, un vero e proprio gruppo di lavoro, caratterizzato da un obiettivo condiviso, da regolamenti, da impegno, valutazioni e sanzioni. Qui gli adolescenti acquisiscono le abilità cognitive, provano comportamenti di competizione e di solidarietà, sperimentano relazioni con individui che non hanno scelto, con coetanei più eterogenei. CAPITOLO 2: PSICOPATOLOGIA IN ADOLESCENZA E COMPORTAMENTI A RISCHIO 1. DISTURBI D’ANSIA: l’ansia è una delle emozioni fondamentali della vita quotidiana; include variazioni di stato psicofisiologico, sentimenti di imminente pericolo, ma non è da considerarsi sempre negativa: se non supera determinati limiti, può migliorare le prestazioni individuali. Tipica della prima adolescenza è la presenza dell’ansia sociale e delle preoccupazioni relative al confronto interpersonale, dovuto alle modificazione corporee tipiche di questa fase o al proprio abbigliamento o comportamento. Le attuali categorie diagnostiche relative ai disturbi d’ansia non prevedono classificazioni specifiche per l’adolescenza, anche se tali disturbi sono di assoluta centralità in questa fase evolutiva. Nel DSM-IV viene indicata solo una sindrome specifica per l’età evolutiva: il DISTURBO D’ANSIA DA SEPARAZIONE, che risulta specifico dell’infanzia e non dell’adolescenza. Il DSM-IV afferma che: - lo stato di ansia acuta è sperimentato con un senso travolgente di paura e timore, che rende il soggetto inabile; può indurre reazioni fisiologiche, spesso comincia come reazione a determinati stimoli. - l’ansia generalizzata è una modalità di apprensione più diffusa, uno stato costante di vigilanza. In adolescenza si riscontra un aumento, rispetto all’infanzia, della prevalenza di tutti i disturbi d’ansia, eccetto per il disturbo d’ansia da separazione. Vi è una maggiore persistenza nelle femmine.

2. DISTURBI DELL’UMORE: DEPRESSIONE: in adolescenza è difficile riscontrare i sintomi tipici della depressione ‘’adulta’’. In questa fase è più frequente registrare EQUIVALENTI DEPRESSIVI, cioè: DEPRESSIONI MASCHERATE, in cui l’aspetto tipico della depressione è poco evidente e caratterizzato soprattutto da disobbedienza, noia, fatica, dolori addominali, ipocondria, esibizionismo e altri comportamenti che celano una sofferenza depressiva. È molto difficile, quindi, diagnosticare questo disturbo in adolescenza, poiché le manifestazioni depressive cambiano in base all’età e allo sviluppo psicofisico: vi sono dei sintomi specifici di ogni fase e altri comuni. • DIFFERENZE TRA LA DEPRESSIONE IN ADOLESCENZA E IN ETA’ ADULTA: - il modo in cui i sintomi si manifestano: ad es. il tratto della disforia nell’adulto si manifesta con un umore depresso, mentre nell’adolescenza con irritabilità; - la sintomatologia in relazione a livelli diversi di maturazione cognitiva e fisiologica tra adolescente e adulto: es, il senso di colpa, di inutilità o la mancanza di valore richiedono un più alto livello cognitivo, per questo è raro in adolescenza. • SINTOMI MAGGIORMENTE PRESENTI NELLA DEPRESSIONE ADOLESCENZIALE sono: rallentamento psicomotorio; disturbi fisici, stati emotivi di tristezza, melanconia, pessimismo, disperazione; astenia; anedonia; senso di impotenza; atti aggressivi. • FATTORI PREDISPONENTI: difficoltà nel processo di individuazione e separazione dai genitori; presenza di attaccamento insicuro; rappresentazioni negative di sé e degli altri; presenza di depressione in famiglia; capacità cognitive inferiori. Le ragazze manifestano maggiormente preoccupazione sull’immagine del proprio corpo; i ragazzi comportamenti aggressivi. • MANUALI DI CLASSIFICAZIONE DIAGNOSTICA DELLE MALATTIE MENTALI: 1. DSM-IV: suddivide in: disturbi depressivi; disturbi bipolari; altri disturbi dell’umore. In riferimento alla depressione nell’infanzia e nell’adolescenza, indica l’IRRITABILITA’ come sintomo più evidente. 2. ICD-10; inserisce la depressione tra le Sindrome Affettive e le suddivide in: episodio maniacale, sindorme affettiva bipolare, episodio depressivo, ecc. 3. TENTATIVI DI SUICIDIO: in Italia il suicidio rappresenta la seconda causa di morte per i giovani sotto i 21 anni; è più frequente nei maschi, mentre i tentativi di suicidio sono prevalenti nelle femmine. FATTORI PREDISPONENTI: - disturbi psichiatrici in uno o entrambi i genitori; - presenza di alcolismo, suicidi o tentativi di suicidi nella famiglia; - decessi fra i genitori; - ricorrenti problemi di salute; malattie croniche; - presenza costante di pensieri tristi, pensieri di morte; - insuccesso scolastico; Fra i mezzi più utilizzati per il tentativo di suicidio c’è l’assunzione orale di farmaci o altri prodotti tossici. MARCELLI e BRACCONIER individuano 2 sindromi: 1. SINDROME DI TENSIONE PRE-SUICIDIO: alcune settimane precedenti il gesto suicida, l’adolescente lamenta notevoli malesseri, tanto da consultare un medico che in molti casi prescrive un farmaco. Non è raro che tale farmaco sia utilizzato per il suicidio. Nei giorni e nelle ore precedenti, l’adolescente prova un alto livello di angoscia e paura, difficili a contenere se non passando all’agito sul proprio corpo. 2. SINDROME DI PSEUDO-GUARIGIONE: descrive il frequente placarsi delle tensioni dopo il tentativo di suicidio. C’è diminuzione del sentimento di rabbia, delle tensioni familiari. L’adolescente critica e banalizza le motivazioni che lo hanno spinto e la famiglia si riunisce attorno al figlio. Questo rende molto difficile la presa in carico del suicida e può anche rafforza il comportamento suicida, favorendo le ricadute. Il tentativo ha un’alta comorbilità con: depressione, disturbi della condotta, consumo di sostanze, disturbo di adattamento. Molto alto è il rischio di recidiva, soprattutto nelle ragazze.

*EQUIVALENTI SUICIDARI: comportamenti che, per la loro stessa natura, mettono in pericolo la vita del soggetto, come guida veloce o in stato alterato, sport estremi senza preparazione, uso di droghe. 4. DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE: il comportamento alimentare può diventare, durante l’adolescenza, un ambito di rischio in relazione soprattutto alla percezione che il soggetto ha di sé e delle relazioni sociali. Gli adolescenti impegnati nella gestione degli importanti cambiamenti fisici e psicologici che avvengono in quest’età, provano inevitabilmente sensazioni di insicurezza e di maggior vulnerabilità alle influenze sociali e ai modelli proposti dai mass-media, che equivalgono alla bellezza un corpo magro. L’esigenza di conformare la propria immagine a tali modelli è molto forte. È cosi che spesso, variazioni di peso, normali in adolescenza, diventano motivo di insoddisfazione e di comportamenti e regimi alimentari particolarmente rigidi e non adeguati. Il DSM-IV classifica: 1. ANORESSIA NERVOSA: caratterizzata da rifiuto estremo del cibo, significativo dimagrimento, amenorrea, iperattività, percezione distorta dell’immagine corporea, disinteresse per la sessualità e i rapporti sociali. 2. BULIMIA NERVOSA: ricorrenti abbuffate, accompagnate dal bisogno intenso di ingurgitare grandi quantità di cibo, dal sentimento di perdita di controllo e dall’assunzione di condotte compensatorie. 3. DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE NON ALTRIMENTI SPECIFICATO: quadri clinici che presentano solo alcuni, ma non tutti i sintomi delle patologie precedenti; sono definiti SINDROMI PARZIALI. 4. DISTURBO DA ALIMENTAZIONE INCONTROLLATA: caratterizzato da obesità, in quanto mancano le condotte compensatorie tipiche della bulimia. 5. COMPORTAMENTI A RISCHIO: 1- USO DI SOSTANZE PSICOATTIVE: tutte quelle sostanze, naturali o di sintesi, capaci di alterare l’aspetto biochimico del sistema nervoso, causando cosi modificazioni dell’umore, della percezione, dell’attività mentale e comportamentale di un soggetto. • FUMO DI SIGARETTA: è una droga considerata lecita e per questo è un comportamento più facilmente accettato e ampiamente diffuso. Il tabacco ha un effetto eccitante e stimolante e soprattutto è altamente correlato a malattie cardiocircolatorie e polmonari e cancro. Nei soggetti tra i 15 e i 24 anni, il 26% dei maschi e il 15% delle femmine fumano. • ALCOOL: è considerata una droga lecita e perciò maggiormente tollerata e diffusa. Compromette la salute agendo sull’apparato digerente, cardiocircolatorio e sul SNC. I maschi bevono più frequentemente e in maggiori quantità rispetto alle femmine; iniziando anche prima (13 anni). • MARIJUANA: è una droga illecita e nonostante rientri tra le cosiddette droghe leggere, il suo consumo è considerato rischioso e sanzionato dalla legge. È un comportamento tipicamente adolescenziale ! BAGOZZI: gli adolescenti prediligono la marijuana perché stimola e facilita la comunicazione con i pari, non crea un forte senso di dipendenza ed è più compatibile con una vita normale. I maschi consumano di più, soprattutto tra i 16 e i 19. 2- COMPORTAMENTI RISCHIOSI = comportamenti che mettono in pericolo la sicurezza personale e altrui, al solo scopo di provare eccitazione e di sperimentare sensazioni forti. I maschi sono più coinvolti delle femmine, ciò è riconducibile ai modelli culturali, pubblicitari e a diverse opportunità tra i generi. La condotta più rischiosa è la GUIDA PERICOLOSA: una delle modalità più frequenti ed accettate per mettere in atto azioni rischiose. È caratterizzata da alta velocità, mancato rispetto delle norme del codice stradale; in molti casi è dovuta alle condizioni del guidatore (noia, stanchezza, assunzione di sostanze); influiscono anche la mancanza di esperienza e l’incapacità di riconoscere il pericolo. Le funzioni della guida pericolosa sono: affermare la propria identità; affermare se stesso in maniera forte, dimostrarsi un l...


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