Relazione tra input e output PDF

Title Relazione tra input e output
Course Microeconomia
Institution Università degli Studi di Pavia
Pages 19
File Size 950.9 KB
File Type PDF
Total Downloads 29
Total Views 131

Summary

Download Relazione tra input e output PDF


Description

capitolo 7 la produzione Relazione tra input e output = la funzione di produzione •fattori di produzioneo input trasformati dall’impresa mediante la tecnologia per ottenere la produzione o output •funzione di produzione: relazione tra input e output che identifica il massimo output che può essere prodotto per unità di tempo da ogni specifica combinazione di input Q=f(L,K) •Efficienza tecnologica:condizione di massima produzione da ogni data combinazione di lavoro e di capitale Alcune definizioni •Input fissi: non possono essere variati nel breve periodo (es. stabilimento, impianti etc) •Input variabili: possono essere variati nel breve periodo (es. energia, materie prime, lavoro) •breve periodo (bp): intervallo di tempo in cui non è possibile modificare i livelli di impiego di alcuni input. Nel bpl’impresa dispone di fattori fissi e di fattori variabili •lungo periodo(lp): arco temporale in cui l’impresa può variare tutti i suoi input. Nel lp, per definizione, tutti i fattori sono variabili NB: la durata del breve e lungo periodo non è predeterminabile ma dipende dal settore produttivo La produzione quando un solo input è variabile: il breve periodo •output totale = (PT)= prodotto totale dell’impresa •prodotto medio di un input =(PMe) =prodotto totale (o output totale) diviso per la quantità di input usato per produrre quell’output =>(PT/L) •prodotto marginale =(PMa)= variazione del prodotto totale risultante da una variazione unitaria dell’ammontare di un input, mantenendo costante la quantità degli altri input =>(ΔPT/ΔL) La relazione tra curve del prodotto medio e marginale •PT: parte dall’origine, cresce, raggiunge un massimo e poi decresce •Anche PMee PMaaumentano, raggiungono un massimo e poi diminuiscono •PMa può essere negativo mentre PMe è sempre positivo •PMe e Pma sono derivate dalla curva di PT •Quando PMa> PMe=> PMe deve essere crescente •Quando PMa< PMe=> PMe deve essere decrescente

•Quando PMa= PMe=> PMe deve essere massimo Figura 7.1 Curve di prodotto totale, medio e marginale

La geometria delle curve di prodotto (vedi anche appendice matematica) •La produttività media del lavoro (in un punto) 1. Pendenza di una retta dall’origine al punto sulla curva di produzione totale •La produttività marginale del lavoro (in un punto) 2. Variazione nella produzione totale generata da una piccola variazione nell’uso dell’input 3. Pendenza della curva di produzione totale in quel punto 4. Maggiore pendenza della curva di produzione totale => output cresce più velocemente all’aumentare dell’uso dell’input => produttività marginale maggiore Come si derivano il prodotto medio e il prodotto marginale

La legge dei rendimenti marginali decrescenti (“legge” empirica) •legge dei rendimenti marginali decrescenti: incrementando di un certo ammontare un dato input, fermo restando la tecnologia e gli altri input, gli incrementi di

prodotto diminuiranno (=prodotto marginale decrescente) => ragione: nel breve periodo la presenza di fattori produttivi fissi condiziona la produttività dei fattori variabili •Due punti cruciali •Si misura rispetto a un dato fattore (variabile) fermo restando tutti gli altri •La tecnologia deve restare invariata (una variazione delle tecnologia sposterebbe l’intera curva del prodotto totale) La produzione quando tutti gli input sono variabili: il lungo periodo Isoquanto: curva che mostra tutte le combinazioni di input che, se usati in un modo tecnologicamente efficiente, produrranno lo stesso livello di output Caratteristiche (come nel caso delle curve di indifferenza): •Sono decrescenti •Isoquanti più in alto e a destra corrispondono a una maggiore produzione •Non si intersecano •Tipicamente sono convessi NB: a differenza delle curve di indifferenza, è possibile assegnare un valore (=livello di produzione) a ciascun isoquanto Mappa di isoquanti

Saggio Marginale di Sostituzione Tecnica •Saggio marginale di sostituzione tecnica =SMST= in che misura posso sostituire un input ad un altro senza variare l’output= -ΔK/ΔL •SMST decrescente è equivalente alla convessità dell’isoquanto SMSTe la funzione di produzione Tenuto conto che: ΔQ = ΔKx PMKeΔQ = ΔLx PML possiamo scrivere: ΔK x PMK= ΔLx PML

e quindi: SMSTLK= (-)ΔK/ΔL = PML/ PMK Rendimenti di scala Quale relazione esiste tra input e output nel lp? => dimensione di scala •Rendimenti di scala costanti: un aumento proporzionale di tutti gli input incrementa la produzione nella stessa proporzione (es +10% tutti i fattori; PT + 10%) •Rendimenti di scala crescenti: la produzione aumenta più che proporzionalmente rispetto a quanto aumenta la scala di impiego degli input (es +10% tutti i fattori; PT + 15%) •Rendimenti di scala decrescenti: la produzione cresce meno che proporzionalmente rispetto all’aumento nell’impiego degli input (es +10% tutti i fattori; PT + 5%) Fattori che possono generare rendimenti di scala crescenti •Divisione e specializzazione del lavoro (Smith e la produzione di spilli; Ford e la catena di montaggio) •Relazioni puramente matematiche: la capacità di un volume cresce più velocemente della sua area •Tecnologia che richiede produzioni su larga scala (es. produzione di aerei, di auto) →vantaggi delle produzioni su ampia scala Fattori che possono generare rendimenti di scala decrescenti •Inefficienze nel gestire grandi unità di produzione •Difficoltà di coordinamento e controllo •Perdita e distorsione delle informazioni •Complessità dei canali di comunicazione •Tempo richiesto per prendere e implementare le decisioni Quale tipo di rendimenti prevale? -Dipende dai settori In generale: -Rendimenti crescenti: piccole scale di produzione -Rendimenti costanti: fase intermedia -Rendimenti decrescenti: prevalenti per grandi unità produttive -La funzione di produzione può incorporare tutti e tre i tipi di rendimento Figura 7.5 Rendimenti di scala Lo spazio tra isoquanti identifica il tipo di rendimenti: Lungo il raggio 0R: proporzione tra L e K costante Da A a D = rendimenti di scala crescenti Da D a F= rendimenti di scala costanti

Oltre F= rendimenti di scala decrescenti

CAPITOLO 8 IL COSTO DIPRODUZIONE La natura dei costi •costi espliciti :risorse monetarie usate per perseguire un obiettivo e che potevano essere impiegate per obiettivi alternativi •costi impliciti/costi opportunità:il valore della migliore alternativa possibile cui si rinuncia quando di compie una scelta. •costo economico: costi espliciti + costi impliciti •costi sommersi (sunkcosts): costi sostenuti e non recuperabili. Costo di produzione di breve periodo •Costo fisso totale (CFT): costo che l’impresa sostiene per i fattori fissi (indipendente dalla quantità di output prodotto) •Costo variabile totale (CVT):costo che l’impresa sostiene per i fattori variabili (dipende dalla quantità di output che produce) Cinque altre misure del costo di breve periodo •Costo totale (CT) = costo fisso totale +costo variabile totale (per tutti i livelli di output) •Costo marginale (CM) =variazione del costo totale quando si produce un’unità addizionale •Costo fisso medio (CFM)=costo fisso totale diviso per il livello di output (CFT/Q) •Costo variabile medio (CVMe)= costo variabile totale diviso per il livello di output (CVT/Q)

•Costo totale medio (CTMe)= costo totale diviso per il livello di output (CT/Q) CMF+CVMe=CTMe Figura 8.1 Dal prodotto totale al costo variabile totale

Figura 8.2 Curve di costo unitario totale di breve periodo

Costo marginale CMa= ΔCVT/Δq CMa= ΔCVT/Δq= w(ΔL)/Δq= w/PMaL •Legge dei rendimenti marginali decrescenti=> la produttività marginale dell’input variabile generalmente prima cresce e poi decresce al crescere della produzione (e può essere negativa) • La produttività marginale del lavoro varia con l’output => anche il costo marginale varia con l’output • Quindi la curva del costo marginale prima diminuisce e poi aumenta

• In conclusione la legge dei rendimenti marginali decrescenti è dietro la curva dei costi marginali Costo medio CVMe= CVT/q CVMe= CVT/q= wL/q= w/PMeL •La curva del prodotto medio aumenta, raggiunge un massimo, e poi decresce, a causa della legge dei rendimenti marginali decrescenti •Di conseguenza la curva dei costi medi variabili prima decresce e poi cresce •La curva dei costi fissi variabili decresce perché al crescere della produzione, il costo fisso si spalma su un ammontare maggiore di output •La curva dei costi medi totali e la somma dei costi medi variabili e dei costi fissi medi è anch’essa a forma di U Relazioni tra costi marginali e medi •Quando il costo marginale è minore del costo medio (totale o variabile), il costo medio diminuisce •Quando il costo marginale è maggiore del costo medio, il costo medio è crescente •Quando il costo medio è minimo, il costo marginale è uguale al costo medio Figura 8.3 Derivazione grafica delle curve di costo medio e marginale

Rette di isocosto •Isocosto=retta che identifica tutte le combinazioni di input che possono essere acquistate per un dato costo totale •Intercetta = quantità massima di input che l’impresa può acquistare se usa solo quell’input •Pendenza= rapporto tra i prezzi degli input, -w/r, cioè il prezzo relativo del lavoro (w) e del capitale (r)

Figura 8.4 Rette di isocosto e sentiero di espansione di lungo periodo

Scelta ottima (combinazione ottimale di input) •Punto di tangenza tra un isoquanto e retta di isocosto= combinazione di input meno costosi necessari per produrre un dato ammontare di output=ammontare massimo di output ottenibile a un dato costo = costo minimo necessario per produrre quell’ammontare di output Interpretazione del punto di tangenza SMSTLK= -w/r PML/PMK= -w/r PML/ w= PMK/r •regola aurea della minimizzazione dei costi== l’impresa, per minimizzare i costi, deve impiegare gli input in modo tale che il prodotto marginale per unità monetaria spesa sia uguale per tutti gli input Se un’impresa non produce in corrispondenza del punto di tangenza … 1 Se PML/ w> PMK/r, allora un’impresa può aumentare la produzione senza aumentare i costi spostando la spesa dal capitale al lavoro 2 Se PML/ w< PMK/r, allora un’impresa può aumentare la produzione senza aumentare i costi spostando la spesa dal lavoro al capitale •Sentiero di espansione= insieme dei punti di tangenza tra le rette di isocosto e l’isoquanto più alto possibile Il costo di produzione è minimizzato? •NB: La minimizzazione dei costi NON è equivalente alla massimizzazione dei profitti 1 La minimizzazione dei costi è verificata in corrispondenza di ogni punto sul sentiero di espansione

2 La massimizzazione dei profitti richiede di selezionare il livello di output più profittevole tra quelli individuati dal sentiero di espansione Variazioni nei prezzi degli input e curve di costo •Cosa accade se varia il prezzo degli input? •Effetto di sostituzione per gli input= effetto sulla combinazione di input usata da un’impresa per produrre un dato ammontare di output, dovuta a una variazione nel prezzo di un input => Spostamento delle curve di costo (verso l’alto se il prezzo aumenta, verso il basso se diminuisce) Figura 8.5 Il prezzo più alto di un input sposta le curve di costo verso l’alto

Le curve di costo di lungo periodo •Costi totali di lungo periodo (CTL)= costo minimo di produzione in funzione dell’ammontare di output quando possono essere variati tutti gli input •Costi marginale (CMaL) e medi di lungo periodo (CMeL) = derivati dai CTL nel modo solito •CMeLsono a forma di U … perché? •Economie di scala •Diseconomie di scala Figura 8.6 Curve di costo di lungo periodo

Economie e diseconomie di scala •Economie di scala= un’impresa può incrementare la sua produzione più che proporzionalmente rispetto al costo totale degli input •Riflettono i rendimenti di scala crescenti •Diseconomie di scala= la produzione dell’impresa aumenta meno che proporzionalmente rispetto al costo totale degli input •Riflettono i rendimenti decrescenti di scala Figura 8.7 Curve di costo medio di breve e di lungo periodo

Learning by doing •learningby doing(letteralmente, imparare facendo) miglioramenti della produttività derivanti dall’esperienza produttiva cumulata di un’impresa Figura 8.8 Differenza tra il learningby doinge le economie di scala

Importanza delle curve di costo per la struttura di mercato Scala (minima) efficiente di produzione livello di produzione in corrispondenza del quale il costo medio raggiunge un minimo Impatto sulla struttura di mercato: 1 Numero di imprese 2 Proporzione dell’output di ciascuna impresa rispetto a quello di mercato 3 Grado di concorrenza Economie e diseconomie di gamma •Economie di gamma= il costo per un’impresa di produrre congiuntamente più beni è minore del costo necessario all’impresa per produrre i beni in modo indipendente CT(R,T) < [ CT(R,0) + CT(0,T)] •Diseconomie di gamma =produrre in modo indipendente beni diversi da parte di più imprese è meno costoso che produrli congiuntamente da parte di un’unica impresa

CAPITOLO 9 MERCATI DI CONCORRENZA Le ipotesi di concorrenza perfetta 1.numero elevato di compratori e venditori (di dimensioni piccole rispetto al mercato e non in grado di influenzare/decidere il prezzo di mercato) 2.libertà di entrata e di uscita dal mercato 3.omogeneità di prodotto (beni perfetti sostituti) 4.informazione perfetta da parte dei produttori e dei consumatori Es: mercati agricoli, risorse naturali, vendita al dettaglio, alcuni servizi (“ideal-tipo” per la teoria economica) →Obiettivo delle imprese: scegliere un livello di output tale da massimizzare il profitto La curva di domanda dell’impresa perfettamente concorrenziale

•Price taker= imprese econsumatori non possono influire sul prezzo attraverso le loro decisioni, di produzione e di consumo •Ricavo totale(RT)= PxQ •ricavo medio (RMe)= RT/Q •ricavo marginale (RMa)= ΔRT/ΔQ

Figura 9.1 La curva di domanda dell’azienda agricola concorrenziale

NB: domanda dell’impresa con elasticità infinita Massimizzazione del profitto nel breve periodo Ricavo totale (RT) = Px Q Profitto totale (π)= RT –CT •Il ricavo totale aumenta in proporzione all’output perché in concorrenza perfetta il prezzo è costante (e quindi anche RT cresce in maniera costante) •Il costo totale non è costante: aumenta leggermente dapprima e poi più rapidamente quando l’impianto viene utilizzato completamente e i costi marginali crescono •Nel breve periodo il profitto totale, in concorrenza perfetta,tende a crescere e poi a decrescere all’aumentare della produzione. Figura 9.2 Massimizzazione del profitto di breve periodo: curve di ricavo e di costo totale

Alcune questioni da risolvere 1.Qual è il livello di produzione ottimale ? 2.Per quel livello di produzione, l’impresa realizza profitti nel breve periodo? Determinazione del profitto 3.Se anziché realizzare profitti ottiene perdite, continua a produrre nel breve periodo o interrompe la produzione? Decisioni di produzione 4.Quali scelte effettua l’impresa nel lungo periodo? 5.Quali profitti può aspettarsi? Massimizzazione del profitto di breve periodo con le curve unitarie (grandezze medie) •Profitto medio(π/q) = PT/Qvendute •Il profitto è massimizzato per il livello di output tale per cui Rma=Cma[=Pin concorrenza perfetta] [REGOLA DI MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO] •Se RMa> Cmaallora il profitto aumenta all’aumentare della produzione •Se RMa< Cmaallora il profitto aumenta al diminuire della produzione Figura 9.3 Massimizzazione del profitto di breve periodo: curve unitarie

Nel BP l’impresa di CP ottiene sempre profitti? Operare in perdita nel breve periodo •Se CMeT CVMe

La curva di offerta di un’impresa in concorrenza perfetta nel breve periodo •Curva di offerta di breve periodo dell’impresa =livello di produzione che massimizza il profitto per ogni dato prezzo •Curva d’offerta = curva Cma(al di sopra del CMeV)

•livello di chiusura (shutdownpoint)= livello minimo del CMeVal di sotto del quale all’impresa conviene cessare l’attività (minimizzo le perdite se non produco; perdite=CF) => (se P≤ CMeV, offerta dell’impresa uguale a zero) Figura 9.5 Curva di offerta di breve periodo di un’impresa concorrenziale

Variazione della produzione a una variazione nel prezzo dell’input •Qual è l’impatto di una variazione nel prezzo di un input quando il prezzo dell’output è costante? 1.Il CMasi sposta (verso dx se il pdell’input diminuisce; a sin se aumenta) 2.L’impresa aggiusta la produzione fintanto che CMa= Rma[=P]

Figura 9.6 Le risposte dell’impresa a variazioni del prezzo degli input

La curva di offerta di breve periodo del settore •Curva di offerta di breve periodo del settore =somma orizzontale delle curve di offerta di breve periodo delle singole imprese •Equilibrio di mercato => P e Q tale per cui D=S

Figura 9.7 Curva di offerta di breve periodo di un settore concorrenziale ed equilibrio di breve periodo

Se P< P0, (livello di chiusura) S=0 Con P0produce solo l’impresa C Con P1si aggiunge anche A Con P2si aggiunge anche B Equilibrio di BP D=S con P3e Q Se D aumenta => D’=Scon P4 Equilibrio di concorrenza perfetta di lungo periodo •Cosa accade nel settore nel lungo periodo? Le imprese che operano in perdita lasciano il settore Nuove imprese entrano se vi sono profitti, aumenta Se scende il pdi mercato fino a quando: •profitto economico nullo: π=0(P=CMeT); rendimento economico «normale» (=costo opportunità): NB distinzione tra profitto (o extra-profitto) e profitto «normale» Nessun incentivo per le imprese a entrare o a uscire dal mercato Figura 9.8 Massimizzazione del profitto di lungo periodo Costruendo un impianto più grande passa da q1 a q3 e π da EGHI a EFAC Maxπ producendo q3 con CMaL=Rma[=P]

Equilibrio perfettamente concorrenziale nel lungo periodo Caratteristiche dell’equilibrio di lungo periodo •L’impresa (rappresentativa) massimizza il profitto e produce dove CMaL=Rma=[=P] •I profitti di LP nulli = Per le imprese non ci sono incentivi a entrare o uscire dal mercato •Nel settore, la quantità totale di output prodotto da tutte le imprese eguaglia la domanda totale a quel prezzo da parte dei consumatori •La scala di produzione è efficiente (CMeL minimi =CMa) Figura 9.9 Equilibrio concorrenziale di lungo periodo per l’impresa rappresentativa e per il settore Impresa: CMaL=Rma’ [=P’] →π=0 CMeL minimi Settore: D=S

La curva d’offerta di mercato nel lungo periodo Se una singola impresa non produce effetti sul prezzo degli input, l’espansione o la contrazione di settori può avere invece degli effetti •industria (o settore) a costi costanti: l’espansione della produzione nel settore non fa aumentare i prezzi degli input; costo di produzione medio di lungo periodo per le imprese invariato e curva di offerta di lungo periodo del settore orizzontale

•industria (o settore) a costi crescenti: l’espansione della produzione nel settore fa aumentare i costi di produzione medi di lungo periodo dell’impresa: la curva di offerta di lungo periodo è inclinata positivamente •industria (o settore) a costi decrescenti: l’espansione della produzione nel settore fa diminuire i costi di produzione medi di lungo periodo dell’impresa: la curva di offerta di lungo periodo è inclinata negativamente •NB: hp di tecnologia data Figura 9.10 Offerta di lungo periodo in un settore a costi costanti NB: π>0 nel BP ma =0 nel LP

Figura 9.11 Offerta di lungo periodo in un settore a costi crescenti

Settore a costi decrescenti? •Una riduzione del prezzo e un incremento della quantità scambiata nel tempo non implicano necessariamente che la curva di offerta del settore di lungo periodo abbia pendenza negativa (spostamenti lungola curva di offerta di LP) •Potrebbero intervenire innovazioni tecnologiche che spostano l’intera curva di offerta di lungo periodo verso il basso (ma questo contraddice la nostra hpiniziale di tecnologia costante) Es. settore high tech Figura 9.12 Le innovazioni tecnologiche spostano la curva di offerta di lungo periodo Es: calcolatrici tascabili SL70=offerta di LP negli anni ’70 etc....


Similar Free PDFs