Riassunti Repubblica Platone PDF

Title Riassunti Repubblica Platone
Author Roberta Lianas
Course Scienze dell'educazione e della formazione
Institution Università degli Studi di Cagliari
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riassunti per esame storia della pedagogia...


Description

La Repubblica (Platone) LIBRO I: Il primo libro della Repubblica è differente dagli altri nove, per lo stile e per il modo in cui vengono affrontati gli argomenti; esso infatti costituisce quasi, un dialogo a parte, probabilmente intitolato “Trasimaco”, infatti compaiono alcuni personaggi (Trasimaco, Cefalo, Polemarco) che non interverranno più nel corso dell’opera. Inoltre, la tecnica di confutazione che appare in questo libro, è tipica dei dialoghi della gioventù di Socrate. Durante le feste Bendide, Socrate si reca con Glaucone e altri in casa di Cefalo; inizia qui, con quest’ultimo, una discussione sui vantaggi e sugli svantaggi della vecchiaia, trovandosi entrambi concordi sul fatto che le ricchezze aiutano l’uomo a sopportare l’età senile e a comportarsi in modo giusto. A questo punto il discorso si incentra sull’essenza della giustizia; prende il posto del padre, nella discussione intrapresa, Polemarco che sostiene che la definizione più corretta sarebbe “fare il bene degli amici e il male dei nemici”; si presenta come il “dire la verità e restituire le cose ricevute”, mostrando quindi i paradossi: la necessità di distinguere i veri amici e i veri nemici da coloro che sembrano tali ma non lo sono, chi danneggia rende sempre peggiore il danneggiato e quindi questo non può essere l’obbiettivo del giusto. Sono infatti le persone competenti, e non i “giusti”, a fare il bene dell’oggetto della loro scienza. È proprio qui che interviene il sofista Trasimaco, criticando il metodo socratico e la mancanza e la mancanza di una definizione, e aggiungendo che la vera giustizia consiste nell’interesse del più forte, cioè di chi detiene il potere. Socrate quindi inizia con una serie di obiezioni: dimostrando che, tendendo l’ingiusto a “soverchiare tutti, giusti ed ingiusti”, si ritroverà senza alleati, amici, e le stesse parti della sua anima saranno divise; infatti, un tale uomo, sarà sicuramente infelice ed avrà vita breve a causa dell’odio che lo circonda e della profonda spaccatura nella sua anima. Socrate afferma quindi che non si può attribuire all’ingiustizia la sapienza e la virtù, poiché in tutte le attività chi è competente cerca sempre di prelevare sull’incompetente. L’ingiustizia indebolisce l’azione dell’uomo, rendendo gli uomini discordi tra loro e invisi agli dei; la virtù propria dell’anima è appunto la giustizia, quindi solo l’anima giusta è felice. In questo libro emerge una dura critica ai sofisti per la loro arroganza; ma viene anche sottolineato il fatto che le argomentazioni usate da Socrate sono insufficienti.

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LIBRO II: Socrate analizza la giustizia nell’ambito più ampio dello Stato e descrive una città semplice e primitiva, costituita da contadini, artigiani e commercianti e basata su una precisa suddivisione dei compiti. A tale proposito Glaucone reclama uno Stato più ricco, il che però comporta un ampliamento della città; ciò implica l’esercizio della guerra, e di conseguenza la creazione della classe dei guardiani, dedita alla difesa della città. Ponendo come unica limitazione che ogni uomo possa svolgere correttamente un solo mestiere, si crea uno Stato aggregando in un piccolo territorio dei nuclei di popolazione per soddisfare ogni bisogno:        

1° nucleo: agricoltori, muratori, sarti, calzolai. 2° nucleo: carpentieri, fabbri, artigiani, pastori. 3° nucleo: commercianti, marinai. 4° nucleo: negozianti, mercenari. 5° nucleo: poeti, musicisti. 6° nucleo: servi. 7° nucleo: pastori, medici. 8° nucleo: guardiani, filosofi.

I guardiani devono essere miti e animosi a seconda delle circostanze, nonché amanti del sapere. Si pone quindi il problema della loro educazione, che sarà innanzitutto musicale e ginnica. Quanto all’educazione musicale, è importante eliminare dalla città tutte le opere poetiche che danno un’immagine distorta di dei ed eroi, presentandoli immersi nei vizi e nella malvagità. La divinità, essendo buona e perfetta, può compiere solo azioni buone e non subisce metamorfosi.

LIBRO III: Poiché i guardiani vanno educati al coraggio e alla temperanza, bisogna rigettare i miti che suscitano paura della morte e offrono rappresentazioni sconvenienti e mendaci di dei ed eroi; solo i governanti hanno il diritto di mentire ai sudditi a fin di bene. L’educazione musicale dei guardiani deve mirare a un ideale di bellezza attraverso il ritmo e l’armonia. Il successivo esame dell’educazione ginnica evidenzia i rapporti tra essa e la medicina e permette un confronto tra i medici e i giudici: i primi, curando il corpo con l’anima, devono avere esperienza delle malattie, mentre i secondi, curando l’anima con l’anima, devono avere l’anima incorrotta. L’educazione 2

ginnica deve sviluppare più la forza morale che quella fisica e deve pertanto andare di pari passo con l’educazione musicale. L’alimentazione adeguata è povera di pesce e di carni lesse, ma ricca di carni arrostite (come Omero nei suoi banchetti). Per esporre i criteri di scelta dei guardiani Socrate ricorre al “mito della nascita” degli uomini della terre e della loro distinzione in tre classi: 1. Aurea (governanti) 2. Argentea (guerrieri) 3. Bronzea (prestatori d’opera) Tali classi sono flessibili, si appartiene ad esse per meriti, non solo per nascita. Per i guardiani vi è la comunione dei beni e delle donne, non esiste la proprietà privata affinché l’amore per la famiglia non superi quello per lo Stato.

LIBRO IV: Socrate precisa che la città ideale mira al benessere della collettività, non di una singola classe; perciò deve evitare sia un eccesso di povertà sia un eccesso di ricchezza, che crea divisioni interne, e avere una giusta espansione territoriale. Si vietano perciò le guerre di espansione, causa di rovina per molti e arricchimenti per pochi. A tale scopo i guardiani devono impedire modifiche nell’educazione ginnica e musicale; se l’educazione dei guardiani venisse trascurata, l’anima dei cittadini non sarebbe giusta e la città crollerebbe. La presenza nella città ideale della giustizia viene appurata tramite la ricerca delle tre virtù che si connettono ad essa:  Sapienza: la virtù di coloro che hanno il compito di governare.  Coraggio: la virtù dei guardiani dediti alla guerra e alla difesa.  Temperanza: deve risiedere in tutte e tre le classi dei cittadini. La giustizia consiste nell’assolvere il proprio compito nella città, senza scambi tra le classi che alterino la vita dello Stato. La giustizia nello Stato è la stessa che nell’individuo, in quanto la struttura dell’anima è omologa a quella della città. Vengono quindi distinte le tre facoltà dell’anima:  Facoltà razionale  Facoltà concupiscibile  Facoltà impulsiva 3

L’uomo è giusto quando la parte razionale dell’anima, sostenuta da quella impulsiva, comanda su quella concupiscibile; in caso contrario si ha l’ingiustizia.

LIBRO V: Socrate affronta la “prima onda”, ossia l’identità di compiti ed educazioni tra uomini e donne, e spiega che la differenza di senso non implica una differenza di attitudini, benché la donna sia più debole. La “seconda onda” è caratterizzata dalla comunanza delle donne e dei figli, che permette ai guerrieri di liberarsi degli affetti privati per dedicarsi esclusivamente allo Stato. Inoltre i matrimoni dovranno avvenire tra i cittadini migliori, per mantenere costante la qualità e il numero degli abitanti. I bambini saranno condotti appena nati in nidi di infanzia; bisogna inoltre stabilire un’età per la procreazione, che va dai 20 ai 40 anni per le donne e dai 30 ai 55 per gli uomini (superata questa età l’eventuale prole dovrà essere necessariamente allevata dalla classe artigiana), ed evitare matrimoni tra consanguinei. Solo questo principio, afferma Socrate, può garantire la concordia interna e la felicità dei cittadini. I giovani dovranno ricevere un’educazione guerriera e assistere alle battaglie per imparare il loro futuro compito; la città dovrà riservare dei premi ai giovani più valorosi.

LIBRO VI: Attraverso l’allegoria della nave Socrate spiega che l’obbiezione di Adimanto, che espone il fatto che i filosofi sono persone strane ed inutile alla Stato, accade negli Stati esistenti, governati dai demagoghi. Il filosofo non è malvagio, ma l’ambiente in cui vive può corromperlo, poiché anche le migliori nature sono corruttibile, se male educate; tale azione corrutista è dovuta al volgo e ai sofisti, giudicati come indegni seguaci della filosofia. Nessuna delle costituzioni vigenti conviene alla filosofia: la realizzazione del filosofo, ossia l’assimilazione al divino, è attuabile solo nello stato ideale prendendo come modelli gli eidos; un tale Stato non si potrà mai realizzare spontaneamente, e la maggior difficoltà per la sua realizzazione è l’impossibilità di esporre immediatamente il bene in sé. L’educazione dei filosofi deve mirare alla disciplina più alta, avente appunto come oggetto il bene. Per definire il bene, Socrate utilizza l’analogia con il sole: come il sole, pur dando vita, calore e nutrimento agli oggetti sensibili, non si identifica con essi, così il bene permette la visione del mondo 4

intellegibile e lo trascende. L’analisi prosegue con l’immagine della linea divisa in quattro segmenti, che rappresentano quattro tipi di oggetti del conoscere:    

Immagini Oggetti sensibili Concetti scientifici Idee

I primi due concernano il mondo sensibile, i secondi due il mondo intellegibile. Ad essi corrispondono quattro gradi di conoscenza:    

Immaginazione Assenso Riflessione Intelletto

LIBRO VII: Il discorso tematico del libro precedente viene esplicitato attraverso il “mito della caverna”, allegoria del filosofo che si solleva dal sensibile alle idee e ritorna nel mondo per governarlo. Nella sua educazione, che ha il compito di convertire il suo sguardo verso il bene, la musica e la ginnastica devono essere affiancate da altre discipline: o Matematica: doppiamente necessaria, sia per l’aspetto militare, sia per l’aspetto filosofico; infatti, è fondamentale per il generale che deve ordinare l’esercito ed è necessario al filosofo per stimolare l’intellezione poiché gli opposti stimolano la mente. o Geometria: necessaria al generale per disporre le truppe, al filosofo perché lo costringe a contemplare l’essere e le idee. o Stereometria: affatto studiata al tempo di Platone, deve invece essere approfondita analogamente alla geometria piana. o Astronomia: da studiare solo teoricamente, perché la conoscenza si ottiene elevando lo spirito e non lo sgaurdo. o Armonia: da studiare solo teoricamente perché è inutile anteporre le orecchie all’anima razionale. 5

o Dialettica: che ha come ipotesi e conoscenza finale il bene, il cui principio non è basato sull’ipotesi. Vengono poi esposti i criteri di scelta dei futuri filosofi dialettici, le loro qualità e la loro educazione graduale, a partire dall’infanzia; dopo un periodo propedeutico di educazione ginnica, essi dovranno studiare le varie discipline e solo a 30 anni cominceranno ad essere avviati alla dialettica, per un tirocinio di 5 anni che precederà la loro attività pratica all’interno della città. Infine, dopo i 50 anni, i filosofi governeranno lo Stato.

LIBRO VIII: Socrate annuncia di voler ritornare alla tesi sulla felicità del giusto e l’infelicità dell’ingiusto. Inoltre, formulata la legislazione dello Stato ideale, Socrate procede ad esaminare in quale rapporto esso sia con gli stati esistenti a suo tempo; lo stato ideale è il culmine della perfezione a cui può arrivare uno stato terreno, ma tuttavia non è eterno. Questo decadimento si origina dopo un periodo di 12.960.000 giorni, cioè 36.000 anni; questo numero di ottiene da relazioni matematiche. A tale proposito, conduce un’analisi delle quattro forme di governo esistente, cui corrispondono quattro tipi di uomo: timocrazia, oligarchia, democrazia e tirannide. La timocrazia nasce dalla corruzione dello Stato: ciò accade perché i guardiani non determinano con esattezza il “numero nuziale”, che regola il ciclo delle nascite. Socrate delinea il carattere del regime timocratico, dove regnano l’ambizione e un occulto amore per il denaro; di conseguenza l’uomo timocratico, la cui anima è guidata dall’elemento impulsivo, è ambizioso e avido. Quando l’amore per il denaro diventa palese nasce il regime oligarchico, basato sul censo e diviso al suo interno in Stato dei poveri e Stato dei ricchi. Anche nell’uomo oligarchico prevale l’elemento animoso. Dalla rivolta contro questo regime nasce la democrazia, caratterizzata da una libertà che degenera in anarchia, poiché sia lo Stato sia l’uomo democratico sono dominati dal’elemento concupiscibile.

LIBRO IX: 6

Socrate pone l’accento sulla presenza in ogni individuo di desideri sfrenati e contrari alla legge, che si manifestano soprattutto nei sogni; infatti, il tiranno non si ferma di fronte a nulla pur di soddisfare tutti questi appetiti. Viene poi contrapposta la perfetta felicità dello Stato regio, cioè della città ideale, alla perfetta infelicità dello Stato tirannico, e si adducono le prove dell’infelicità del tiranno. La prima è di natura politica: l’uomo tirannico, come regime che rappresenta, è schiavo e perciò infelice; al contrario la massima felicità spetta all’uomo regale, essendo il grado di felicità di ciascun regime proporzionalmente al suo grado di perfezione. La seconda prova concerne la divisione dei piaceri in tre specie, rispondenti alle tre parti dell’anima: il filosofo si dedica solo ai pacieri della parte razionale, che sono superiori agli altri. La terza prova, di carattere metafisico, viene dall’esame della natura dei piaceri. Si passa poi all’analisi degli affetti prodotti dalla giustizia e dall’ingiustizia. La tripartizione dell’anima implica una triplice composizione dell’uomo, che consta di un mostro policefalo, un leone e un uomo. Quando l’uomo, con l’aiuto del leone, tiene a freno il mostro policefalo, prevale la giustizia; mentre, quando il mostro domina sulle altre due parti si ha l’ingiustizia.

LIBRO X: Questo libro sembra differente per lo stile; in realtà, questo non fa parte della “Repubblica” vera e propria, ma è stato pubblicato da Platone come appendice, nella quale approfondire meglio gli argomenti trattati superficialmente. La discussione torna sulla poesia e l’imitazione, e si opera la distinzione teorica tra le idee, gli oggetti sensibili e gli oggetti dell’arte. Il pittore e il poeta imitano gli oggetti sensibili, cioè ciò che è come appare: la loro arte, imitazione dell’apparenza, è per ciò tre gradi lontana dalla verità. L’imitatore non ha né scienza né retta opinione di ciò che imita; l’arte genera illusione e si volge alle passioni e alle parti inferiori dell’anima, come dimostrano gli effetti negativi che la poesia tragica e comica produce sugli spettatori. Si passa quindi all’analisi per arrivare alla dimostrazione dell’immortalità dell’anima. L’anima non perisce né per il male suo proprio, cioè l’ingiustizia, né per il male altrui, del corpo. La sua composizione è perfetta, ma la si può contemplare nella sua purezza solo dopo che si è staccata dal corpo. Infine si passano in rassegna i premi concessi alla virtù e alla giustizia dagli uomini nella vita terrena e dagli dei in quella ultraterrena. Verso la fine si ha il “mito di Er”, che in una grandiosa rappresentazione della struttura dell’universo, governato da una perfetta armonia, descrive il giudizio 7

cui le anime vengono sottoposte all’aldilà e la loro reincarnazione. L’opera si conclude con l’affermazione di Socrate che solo il giusto è felice, in questo e nell’altro mondo.

COMMENTO “REPUBBLICA” La "Repubblica" è un libro composto a sua volta da 10 dialoghi dove in particolare energe il pebsiero politico platoniano; Platone era rimasto molto deluso dalla politica della sua città che aveva condannato il suo uomo più giusto e per lui lo Stato ideale è quello in cui l'uomo giusto può trovare il suo collocamento senza essere tormentato. Si dice spesso che lo Stato platoniano sia un'utopia , vale a dire un qualcosa che non sta da nessuna parte. Nell'analisi dell'opera netta pare la distinzione tra il primo "libro" della Repubblica, probabilmente scritto in gioventù, e gli altri. A partire dal 2° libro Socrate (interlocutore principale) imposta il suo discorso cambiando prospettiva, sostenendo che il modo migliore per esaminare l'uomo giusto sia vedere le cose più in grande. Socrate aveva già affermato più volte che la giustizia rende automaticamente felici: nel libro 10° della Repubblica Platone ci spiega attraverso un mito escatologico che la giustizia conduce alla felicità anche nel mondo ultraterreno. La città ideale di Platone è aristocratica, cioè governata da coloro che risultano essere i migliori ed i più idonei a svolgere tale compito; i migliori vengono selezionati in base al loro talento e non al fatto che i loro genitori potessero essere dei governanti; tuttavia egli ammette che ci sia una sorta di ereditarietà: ciò non significa che i giovani venissero selezionati per la loro discendenza, ma è dato di fatto che coloro che mostrano maggiori attitudini per il governo sono proprio i figli dei governanti. Bisogna tenere a mente che Platone sta sì parlando per bocca di Socrate per delineare la giustizia statale ideale ma solo per tratteggiare l'uomo giusto: si serve dello Stato per poter operare su un modello più grande. La "Repubblica" viene spesso letta solo in chiave politica sebbeno la politica sia in secondo piano: il tema centrale è proprio l'uomo giusto e la sua formazione. Per Platone infatti lo Stato va amministrato da chi non vuole farlo, da chi ha raggiunto un alto livello di educazione e ha compreso che ciò che più conta è il sapere, e non da chi vuole amministrarlo, in quanto lo farebbe solo per interessi personali. Platone viene anche criticato per aver creato uno Stato totalitario, che vuole organizzare totalmente la vita dei singoli, la cui vita non conta nulla di per sè, se non in funzione dello Stato; si può portare come esempio il caso che Platone cita in uno dei 10 libri: 8

l'eugenetica (dal Greco eu=bene, gignomai= nasco, =nascere bene); lo Stato sceglie gli individui da far accoppiare in modo tale da avere una discendenza perfetta. Un filosofo di posizione liberale, Popper, criticava la società di Platone, perfetta e totalitaria, ed era in favore di una società aperta, che avesse la possibilità di correggersi e di migliorare; Popper era del parere che creare una società perfetta fosse impossibile perchè l'uomo stesso è imperfetto per natura. La società aperta è inferiore a quella totalitaria platonica, ma ha conoscenza della propria inferiorità e sa correggersi cambiando in continuazione: una ocietà perfetta non ha motivo di fare questo. Platone insiste invece sull'immutabilità: la società per lui è perfetta così come è e non deve assolutamente cambiare. Popper ha però commesso un errore dimenticandosi che Platone parla di un'idea statale: un'idea, per definizione, non è mai realizzabile, ma è solo un punto verso cui muovere. La "Repubblica" può anche essere vista in chiave di trattato pedagogico-educativo volto all'istruzione dei futuri governanti; Platone ci indica qui i diversi livelli di conoscenza e contrappone la filosofia ad altri metodi di educazione, primo tra tutti quello della retorica capeggiato da Isocrate. Per Platone la vera retorica è quella che si fonda sulla piena conoscenza della verità e delle persone cui ci si rivolge, non come la intendevano tutti i suoi contemporanei; per Isocrate a tutti gli altri essa consisteva invece nel formulare discorsi eleganti ma privi di verità. Platone si occupa dell'educazione dei futuri governanti, recuperando alcuni aspetti della "paideia" tradizionale; il percorso da seguire è lungo e si può suddividere in varie tappe: nel periodo della giovane età l'educazione viene improntata sulla musica e la ginnastica; Platone è convinto che nella prima fase dell'educazione non si possa forzare sul piano teoretico. La musica aveva a che fare con il ritmo e più che musica come viene ora intesa, era educazione ad ogni tipo di ritmo: era quindi educazione dell'anima. La ginnastica aveva la funzione di creare uno stato di armonia sia nel corpo sia nell'anima, e di conse...


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