Riassunto fotografia PDF

Title Riassunto fotografia
Author Ciccio Irrera
Course scienze dell' educazione e della formazione
Institution Università degli Studi di Messina
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Il primo libro di fotografia Introduzione: La fotografia nasce nel 1839; il processo che però ha portato a tale evento risale ad moltissimi anni prima con la scoperta della fotosensibilità, secondo cui gli elementi a contatto con la luce cambiano il loro stato fisico. Il fenomeno della persistenza visiva è quel fenomeno che da vita alle immagini dando vita all’animazione visiva. Marshal McLuhan è colui a cui si deve la cosiddetta “teoria dei media”; egli afferma che le tecnologie non sono altro che estensioni del nostro organismo e qualunque artefatto umano può quindi essere considerato un medium. I media riconfigurano tutto. È necessario considerare individuo, tecnologia e ambiente come elementi di un unico sistema che si condizionano a vicenda. McLuhan afferma che “il medium è il messaggio”; per comprendere davvero i media dobbiamo allontanarci dai loro contenuti e dalle informazioni che veicolano e concentrarci invece sull’influenza che il media stesso ha. A tal proposito McLuhan parla di media caldi e media freddi; tale differenziazione riguarda il grado di interazione richiesta all’utente con il media; più alta è l’interazione più il media può essere considerato freddo. La temperatura mediale si determina per due fattori: l’interazione e la saturazione del canale sensoriale di riferimento. Importante è anche il coinvolgimento dell’utente. La fotografia è un medium estremamente potente, in quanto veicola le informazioni e la visione del mondo; rimpiazza anche il ricordo e crea false memorie autobiografiche. Capitolo 1: Teoria della fotografia Possiamo identificare 3 periodi chiave per quanto riguarda la formazione di una teoria sulla fotografia. Il primo ha avuto inizio verso la fine degli anni ’30 dell’ ‘800 e viene definito realismo ottocentesco; il secondo si è verificato intorno agli anni ’20 e 30 del ‘900 e infine il modernismo degli anni ’80. Ognuno di questi periodi espresse un nuovo modo di pensare la fotografia e le idee prodotte in questi periodi restano influenti fino ad oggi. Il periodo del realismo ottocentesco da vita ad una domanda molto importante per la fotografia, cioè fino a che punto essa possa riuscire a riprodurre fedelmente e con precisione le cose. Vi è una seconda domanda, cioè se la fotografia possa essere considerata arte benché essa riproduca le cose. Successivamente

a questi interrogativi i difensori della fotografia iniziarono a dare forma ad un’estetica che potesse innalzare la fotografia allo statuto di arte. I valori della fotografia d’arte diedero luogo ad un insieme di dibattiti che tentarono di inserire la fotografia nel campo dell’arte visiva come la pittura. La macchina fotografica ha una visione automatica che registra le cose ma è necessaria una mente creativa per trasformarla in arte. All’inizio del ‘900 emerge la figura di Walter Benjamin; egli scrisse vari saggi sulla fotografia puntando il dito sul significato autentico della fotografia e sul suo impatto sull’arte e sulla cultura, rovesciando così il dibattito del periodo precedente. Gli anni ’70 sono gli anni in cui avviene la consacrazione della teoria della fotografia; Pierre Bourdieu esaminò il ruolo della fotografia intesa come attività di svago fra le classi medie. L’esplosione della teoria della fotografia coincise con quella dei movimenti di critica sociale. A differenza della fotografia d’arte la fotografia vera e propria documentava azioni o eventi; questi artisti iniziarono ad interrogarsi sul modo in cui la fotografia aveva capovolto le tradizionali nozioni d’arte. La maggioranza di noi fa esperienza di immagini fotografiche en passant, gettandovi cioè uno sguardo durante le svariate attività quotidiane. Anche se ogni giorno siamo circondati da una moltitudine di fotografie molto raramente ci accorgiamo della loro presenza. Non tutte le immagini fotografiche hanno ambizioni artistiche, come quelle delle etichette dei prodotti alimentari, eppure sono importanti per il modo in cui recepiamo quel prodotto; tutto può essere res fotograficamente attraente. Il ruolo ricoperto dalle fotografie nella nostra vita quotidiana è così importante che ciò che ci è concesso o meno vedere è politicamente determinato. L’analisi critica di queste immagini può aiutarci a svelare qualcosa circa il modo in cui ci vediamo, la nostra ideologia, i nostri valori e credenze. Tali idee si presentano attraverso delle rappresentazioni che sono inconsce. L’ideologia è riprodotta attraverso i modi in cui una società si rappresenta di fronte a se stessa, ciò che viene definito senso comune. Il primo tentativo di sviluppare una teoria sistematica dell’ideologia della fotografia si deve alla semiotica, un metodo di analisi culturale che si deve a Roland Barthes. Lo strutturalismo si concentrava sulle strutture e sulle regole che organizza ogni pratica e si basava su un nuovo e più vasto uso della semiotica linguistica. La teoria strutturalista prevede che ogni cosa, evento, occasione o

circostanza possa essere suddivisa in piccole strutture che possono essere ricombinate tra loro. Tale teoria è parte integrante della semiotica, cioè lo studio dei segni. Il linguaggio è un sistema organizzato di segni che noi facciamo funzionare parlando e scrivendo in modo che esso possa rappresentarci. Nessuno di noi possiede un linguaggio, semplicemente ne facciamo uso. Ogni segno è il risultato della somma di un significante e un significato che fanno riferimento ad un referente; il significante è l’aspetto materiale del segno, il significato è il concetto dalla cosa nella nostra testa. Il significante ha un significato solo all’interno di un sistema linguistico in cui significante e significato coincidono. Il legame tra simbolo e significato ad esso attribuito è arbitrario, cioè definito da qualcuno in un certo periodo storico e accettato convenzionalmente. L’icona per essere compresa deve somigliare fisicamente a ciò che rappresenta. L’indice viene emanato dal suo referente al quale è legato fisicamente: si parla di una relazione di contiguità. La fotografia è considerata un indice mimetico, cioè un indice che somiglia a ciò che rappresenta. Per usare un linguaggio emittente e destinatario hanno bisogno di sapere come far funzionare e comprendere lo stesso codice. Le lenti fanno in modo che la luce cada su una superficie piana così da creare un’immagine in prospettiva. Possiamo variare i codici prospettici tramite il punto di vista, spostando la macchina fotografica e usando lenti differenti. Il fuoco è usato in fotografia per esprimere rilevanza e importanza; un soggetto fuori fuoco è relegato sullo sfondo, mentre uno a fuoco risalta nell’immagine. L’illuminazione è culturalmente codificata, infatti la direzione della luce ha un significato. La retorica si è sviluppata all’interno di una semiotica della fotografia. In termini fotografici, la retorica definisce l’organizzazione dei codici all’interno di un discorso: essa è l’arte della persuasione. Negli anni ’70 la scelta di studiare la retorica attraverso la semiotica ha ricevuto il suo slancio dallo sviluppo delle industrie di comunicazione di massa, della pubblicità e delle tecniche televisive; il nuovo interesse per la retorica mira a comprenderle e analizzarle. Tutte le immagini fotografiche utilizzano la retorica per costruire un significato. In fotografia i codici sono combinati in modo da produrre un discorso retorico. Da soli i codici sono senza significato, è solo quando vengono combinati che risultano efficaci per produrre una buona o una brutta fotografia. Mentre il realismo sostiene che il significante sia uguale al significati, la semiotica prende avvio proprio dalle differenze tra i due. La teoria del

realismo ci mostra cosa pensano le persone della fotografia e cosa pensano dell’analogia che sembra avere con la realtà; la semiotica invece evidenzia le differenze tra ciò che vediamo nella fotografia e la realtà che rappresenta come non identica. Per la semiotica nessuna fotografia è reale poiché nessun prodotto umana è privo di codici retorici. Nel fare una fotografia esprimiamo sempre un punto di vista, una denotazione e una connotazione. Il punto di vista anche quando sembra naturale è frutto di una manipolazione retorica; la denotazione è un significato visivo esplicito; la connotazione è invece il significato culturale, cioè il significato che la fotografia esprime per qualcuno. La realtà è ciò che crediamo esista, mentre il realismo è il modo di rappresentazione che sostiene questa realtà; ogni immagine solitamente viene testata rispetto a supposizioni e conoscenze preesistenti rispetto al mondo e la lettura di ogni fotografia coinvolge già la valutazione di quanto questa possa essere credibile o plausibile. La misura in cui una fotografia corrisponde a preesistenti concezioni della realtà ha a che fare con quanto essa corrisponda a preesistenti credenze rispetto alla realtà. Le fotografie sono valutate e testate a confronto con queste credenze sin dall’atto della percezione rispetto a come noi già vediamo il mondo. Il mondo è così perché è così che appare ai nostri occhi, ma può anche apparire diverso e ciò dipende da come viene fotografato. Uno dei concetti involontari della fotografia è che il fotografo fornisce un punto di vista privilegiato, una realtà non mediata. Ciò che il realista da per scontato come realtà, la semiotica sostiene che sia costruito attraverso una serie di codici fotografici. Capitolo 2: istantanee e istituzioni sociali Spesso si dice che le istantanee sono dappertutto e che sono la più comune tipologia di fotografia nel mondo; esse vengono solitamente descritte come amatoriali. In campo artistico si è discusso a lungo sulla forma dell’istantanea, e i critici d’arte hanno coniato la formula “estetica dell’istantanea”, considerandola un’alternativa alle modalità professionali con le quali si realizza la fotografia d’arte. Il termine inglese per l’istantanea è snapshot, con il termine snap-shooter si indicava qualcuno che un colpo rapido senza prendere la mira. Tale termine si applicava bene anche alla fotografia, perché la pratica di scattare

istantanee aveva somiglianze con la caccia. L’attività di scattare istantanee divenne popolare quando la tecnica della fotografia si sviluppò fino a diventare un processo sistematico di riproduzione massiva a basso costo delle singole fotografie. George Eastman con la sua Kodak ha trasformato la fotografia in un’attività rivolta al mercato di massa perché la Kodak forniva un servizio automatico per sviluppare e stampare negativi. Si trattava di una macchina fotografica a focale fissa per usare la quale bastava premere un pulsante e restituire l’apparecchio con la pellicola impressionata e in cambio se ne riceveva una con la pellicola vergine. I dispositivi delle moderne fotocamere hanno automatizzato i processi delle vecchie macchine analogiche, in modo che l’atto di premere il pulsante permetta la registrazione immediata di un’istantanea. Queste nuove modalità di produzione, distribuzione ed esposizione dell’immagine hanno particolari implicazioni per l’istantanea. I cambiamenti sono collegati ai cambiamenti sociali e culturali. Oggi il fotografo di istantanee percepisce l’evento sul monitor della fotocamera piuttosto che attraverso il mirino; per chi fotografa oggi l’evento è già mediato da un’immagine prima ancora di essere percepito. La fotografia è parte costitutiva dell’esperienza quotidiana, al punto che inscrivere un evento in tale esperienza tramite un’immagine prevede l’effettiva percezione dell’evento. L’istantaneità, nel senso visivo della rappresentazione, ha un effetto sulla percezione degli eventi che la fotografia analogica non produceva con la stessa immediatezza. Secondo lo studio di Pierre Bourdieu, le fotografie analogiche venivano scattate principalmente in occasione di eventi familiari. Nel pensiero sociobiologico, le motivazioni che spingono a scattare istantanee di simili eventi sono legate all’idea secondo cui tali immagini rafforzano il gruppo familiare e la loro unione. In tale contesto familiare l’istantanea esiste prima di tutto per confermare le relazioni del gruppo familiare con se stesso e le relazioni tra i singoli membri che lo compongono. La macchina fotografica viene usata al fine di registrare attività specifiche in nome della famiglia. Lo sviluppo dell’industria della fotografia amatoriale dell’istantanea fu l’effetto del desiderio sociale di possedere immagini in cui la famiglia e i suoi membri potessero riconoscersi nelle loro relazioni reciproche. L’efficacia dell’istantanea, dipende dalla sua capacità di mostrare ciò che intende far vedere; quindi le brutte fotografie sono quelle che non riescono ad esprimere il

significato che si voleva dare all’evento, non quelle che trasgrediscono le corrette regole estetiche. Una fotografia può funzionare fino a che l’immagine è visibilmente adeguata al ruolo che intende svolgere. A questa concezione di istantanea domestica possiamo contrapporre l’attuale concezione della fotocamera mobile. Sebbene continuino ad esistere e a praticarsi foto di eventi familiari, esse adesso fanno parte di un gruppo più eterogeneo di produzione di immagini. Ciò che colpisce è che nella sempre crescente quantità di immagini fotografiche che produciamo, ad aumentare non sono le cosiddette immagini familiari, quindi che rappresentano quei legami verticali, bensì quelle che espandono le relazioni in senso orizzontale, includendo anche i cosiddetti amici conosciuti sul web. È comune che un singolo evento venga raffigurato da più punti di vista e la diffusione di questi scatti è facilitata oggi dalla condivisione sui siti web e social media. È quindi l’intero genere dell’istantanea che ha mutato la propria posizione e la propria diffusione. L’istantanea digitale è sempre più spesso collegata alla quotidianità del singolo individuo; le vecchie macchine fotografiche venivano utilizzate durante particolari eventi perlopiù familiari, le nuove fotocamere invece vengono impiegate in maniera più continuativa e di conseguenza più legata alla quotidianità del fotografo. Oggi un’istantanea verrà raramente etichettata come fotografia di famiglia e maggiormente come fotografia personale; tale cambiamento implica anche una maggiore attenzione per l’identità individuale a scapito di quella di un’appartenenza sociale. La vita personale è diversa dalla vita pubblica o da quella privata o intima; quella intima è la parte della nostra esistenza che viene nascosta alla vista, uno spazio privato al riparo dagli sguardi altrui. Il diario è il mezzo tradizionale per esprimere i pensieri intimi sulle esperienza di vita. Possiamo notare la differenza tra tale concezione dei diari e l’odierna concezione dei blog, nei quali vengono postati in diretta immagini e testi in immediata condivisione con un’enorme gamma di individui perlopiù sconosciuti. Le istantanee mostrano come sia cambiato il loro impiego, non più per la posterità o per il ricordo, ma come moneta corrente e testimonianza dell’esperienza vissuta. La fotografia personale rappresenta un nuovo genere fotografico che ha a che fare col sentimento di una persona espressa tramite un flusso di immagini. L’abitudine di fotografare il cibo o analoghi momenti della vita sta a significare un

processo sociale; i selfies vengono trasformati in una significazione della vita; trattano la fotocamera come uno specchio, ma la visione non è più privata ma condivida con il mondo online, come fosse appunto moneta corrente. Tali piattaforme di condivisione di immagini, come instagram, permettono di condividere la nostra vita; uno dei grandi paradossi del selfie sta nel modo in cui presuppone una rivelazione del privato in pubblico, esso combina l’immagine di se stessi e l’idea di un’immagine pubblica, quasi come se fosse un’immagine pubblicitaria. Tale concezione esiste già da tempo per le persone famose e popolari nella cultura commerciale e di massa, ma ora tale visione di un’identità pubblica si è estesa alla portata di tutti. L’uso dell’istantanea come pratica personale è collegata all’idea di essere una personalità, termine che in precedenza veniva usato per indicare che qualcuno era una persona e non una cosa ma oggi è connesso all’idea di coltivare un’identità pubblica. Negli anni ’20 del ‘900 un gruppo di fotografi e scrittori interpretavano la fotografia istantanea come una radicale rottura con le tradizioni che la fotografia aveva ereditato dalla pittura; l’istantanea veniva infatti vista come l’opposizione all’immagine posata. Essa non catturava il tempo per preservarlo ma mostrava il tempo come effimero e fuggevole, come qualcosa che paradossalmente non era possibile trattenere. Nell’istantanea il tempo era visto come transitorio, non statico ma dinamico. Aleksandr Rodcenko aveva notato in alcune fotografie degli spostamenti della linea dell’orizzonte; egli sosteneva che la fotografia dovrebbe impegnarsi a far vedere il mondo da tutti i punti di vista e a sviluppare la capacità delle persone di vedere da ogni lato. Per Rodcenko le fotografie scattate dall’alto verso il basso o viceversa erano un modo per svicolare dai canoni pittorici imposti alla fotografia. Ispirato dalla rivoluzione russa e da cubismo vedeva queste tecniche di angolazione e inquadratura come ulteriori rivoluzioni nella visione prospettica della vita umana. Nella fotografia documentaria e in quella artistica una moltitudine di istantanee veniva raggruppata da fotografi che avevano in mente un’idea precisa e le avrebbero trasformate in una specifica opera fotografica. Singoli istanti fissati in un’immagine potevano essere disposti in sequenza come un film o composti e stampati in un libro. Come parte di un tutto ogni fotografia poteva appartenere ad un qualcosa di più grande che andava oltre il singolo scatto. L’impiego odierno della fotografia personale ha automatizzato tale processo sino a creare una sequenza ritmica di frasi-

immagini dallo scatto dell’otturatore alla pubblicazione sul web. La frase-immagine costruisce sequenza narrative di immagini in una sorta di concatenamento di pensieri. Essa può essere definita come il concatenamento delle metafore promosso da singoli o multipli invii e condivisioni sul web. L’invio di un’immagine sul web è un segnale che invita ad un’interazione sociale. Se la tradizionale istantanea di famiglia dell’era analogica rappresentava il modo per immortalare i momenti più importanti, oggi l’istantanea può interagire con molti, se non tutti, gli stati d’animo che attraversiamo. Se carichiamo un’immagine su un sito implica che qualcuno potrebbe cliccare mi piace o fare un commento e quindi far scattare un’interazione sociale. Scattare una fotografia di un momento della nostra vita quotidiana non significa solo che noi lo troviamo interessante, ma che attraverso il nostro gesto lo rendiamo interessante. L’esteriorizzazione di immagini nel web tende a creare confusione tra ambito privato e pubblico; la fotografia personale si insinua e interviene entro la relazione delle immagini del sé inviate e ricevute. L’istantanea personale offre un’immagine di intimità che non si spiega con la sola funzione rappresentativa della foto. Nell’analisi delle istantanee è importante riconoscere che attribuiamo alle immagini significati personali che non traspaiono dall’immagine a prima vista e a volte nemmeno in seguito se non è chi le ha scattate a spiegarli. Capitolo 3: documentario e narrazione Raccontare una storia con le immagini è un sistema antico ma la fotografia documentaria conferì a quest’idea una nuova vita e una nuova funzione sociale. Il documentario attinse all’idea dell’informazione come educazione creativa rispetto all’attualità e alla vita stessa; esso puntava a mostrare, in modo informale, la vita quotidiana della gente comune a altra gente comune. La nascita del documentario in quanto forma popolare è collegata alla crescita della stampa di massa su larga scala, particolarmente negli anni ’20 e ’30. L’emergere delle riviste popolari illustrate fotograficamente creò un flusso costante di nuove storie e fotografie: storie documentarie di vita quotidiana. Il fotografo era quello lì fuori che portava a casa le fotografie, un reporter della vita quotidiana che forniva le fotografie per questo mercato in ascesa. John Thomson, un facoltoso viaggiatore e pioniere scozzese, iniziò a fotografare con la sua fotocamera l...


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