riassunto Il museo nella storia, dallo studiolo alla raccolta pubblica Maria T. Fiorio PDF

Title riassunto Il museo nella storia, dallo studiolo alla raccolta pubblica Maria T. Fiorio
Course MUSEOLOGIA E COLLEZIONISMO
Institution Università di Bologna
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riassunto Il museo nella storia, dallo studiolo alla raccolta pubblica
Maria Teresa Fiorio...


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Introduzione Il termine MUSEOGRAFIA compare per la prima volta nel 1727, all'inizio dell'eta dei Lumi (quando iniziava ad affermarsi l'idea che le grandi collezioni dovessero avere finalita di pubblica educazione ma ancora i musei non erano accessibili a tutti), in un volume di CASPAR FRIEDRICH NEICKEL, colto mercante di Amburgo che con il suo trattato volle offrire un censimento delle principali raccolte europee d'arte e di rarita (oggetti naturalistici, insoliti e curiosi). Si tratta di una vera e propria descrizione dei musei del tempo rivolta a lettori profani. E' una trattazione incompleta, dal carattere classificatorio ma comunque si intravedono nel volume alcuni principi che tuttora rientrano nella concezione moderna del museo come ad esempio l'attenzione alle biblioteche come parte integrante di un museo, il ruolo didattico dello stesso, la necessita di un catalogo e alcuni principi generali sulla presentazione delle raccolte. L'intento del volume era quello di dare un'immagine di insieme delle principali raccolte europee e vengono cosi individuate le due grandi classi di NATURALIA e ARTIFICIALIA, la prima comprendente elementi naturalistici, la seconda oggetti creati dall'uomo. Fino alla meta del 1900 la disciplina che aveva come oggetto i musei era la MUSEOGRAFIA, piu raro invece l'utilizzo del termine MUSEOLOGIA che nel tempo gli si e affiancato, assumendo una connotazione sempre piu precisa. MUSEOLOGIA: dal punto di vista etimologico la parola ha a che fare con il LOGOS, cioe il pensiero. Essa quindi privilegia gli aspetti teorici relativi al museo, come la riflessione sul museo stesso, le sue finalita e il ruolo che ha assunto all'interno della societa. E' nell'ambito della museologia che si collocano lo studio delle collezioni, la ricerca scientiica, la funzione conservativa e didattica del museo. MUSEOGRAFIA: la museografia si occupa invece degli aspetti piu pratici come ad esempio le tecniche espositive, l'illuminotecnica, il sistema di comunicazioni e i problemi di sicurezza legati sia all'oggetto esposto sia al pubblico visitatore. Va da se che le due discipline debbano essere complementari e che l'idea di museo formulata in via teorica deve trovare il suo sviluppo in un progetto museografico. Con il passare dei secoli la definizione di MUSEO ha subito continue messe a punto. Etimologicamente la parola museo deriva dal greco MOUSEION, cioe luogo delle muse. Strabone utilizza questo termine in riferimento ad un ambiente porticato della Biblioteca di Alessandria, dove si riuniva una comunita di dotti. Dalla testimonianza di Strabone si delinea pero che il luogo descritto non fosse un museo ma piu propriamente un'accademia dove svolgere il lavoro intellettuale. Il termine viene poi ripreso in ETA' UMANISTICA e anche qui veniva utilizzato in riferimento agli ambienti dove si svolgeva una attivita intellettuale, posta sotto l'egida di Apollo e delle Muse. Ad esempio abbiamo lo STUDIOLO di BELFIORE a FERRARA, la cui decorazione era dedicata alle Muse o il SACELLUM del PALAZZO DUCALE DI URBINO, anch'esso intitolato ad una divinita, Apollo. Ma cosa si intende oggi per museo? Possiamo prendere la definizione formulata dall'ICOM nel 1951, istituzione nata nel 1946 il cui scopo e quello di coordinare i musei di tutto il mondo: “Il museo e un'istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della societa e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che ha come obiettivo l'acquisizione, la conservazione, la ricerca, la comunicazione e l'esposizione, per scopi di studio, di educazione e di diletto, delle testimonianze

materiali dell'umanita e dell'ambiente”. Si parla quindi di: • ISTITUZIONE: organismo a cui si riconosce un carattere di ufficialita • e PERMANENTE: e quindi stabilmente inserito nel contesto sociale • non PERSEGUE IL PROFITTO ma si pone invece come SERVIZIO PUBBLICO • il suo scopo e quello di contribuire alla CRESCITA CULTURALE DELLA COLLETTIVITA', e dunque la sua fruizione dev'essere garantita a tutti Le sue funzioni: • L'ACQUISIZIONE, in quanto il museo non e visto come struttura statica ma in continuo accrescimento • LA CONSERVAZIONE delle raccolte e la loro ESPOSIZIONE per promuoverle come elemento culturale Le sue finalita: • non riguardano solo lo STUDIO, ma anche il PIACERE che proviene dalla contemplazione del patrimonio stesso (patrimonio formato da: TESTIMONIANZE MATERIALI DELL'UMANITA' E DELL'AMBIENTE, alle quali verranno aggiunte durante l'assemblea dell'ICOM del 2004 anche le TESTIMONIANZE IMMATERIALI, estendendo la tutela a tutto cio che costituisce la memoria di una comunita, come la danza, i canti popolari e i dialetti) Queste testimonianze rientrano nel PATRIMONIO CULTURALE, cioe quell'insieme di beni di riconosciuta importanza storica ed estetica che essendo di interesse pubblico sono oggetto di fruizione collettiva. E' una definizione ampia, che include tutti gli aspetti, anche quelli paesaggistici e ambientali che definiscono l'identita culturale di un territorio. Il termine BENI CULTURALI e stato utilizzato per la prima volta nella CONVENZIONE PER LA PROTEZIONE DEI BENI CULTURALI IN CASO DI CONFLITTO ARMATO, firmata nel 1954 a l'Aia. La definizione abbraccia un ambito assai vasto che include beni MOBILI e IMMOBILI di grande importanza per il patrimonio culturale dei popoli, come • monumenti architettonici di arte, di storia, religiosi o laici; • le localita archeologiche; • complessi di costruzione di interesse storico-artistico-archeologico; • collezioni scientifiche; • opere d'arte; • manoscritti, libri; • i centri monumentali. Una definizione di bene culturale ben piu ampia di quella emanata nel 1939 con la LEGGE BOTTAI, che invece indicava il bene culturale come “COSE DI INTERESSE STORICOARTISTICO-ARCHEOLOGICO”. Si deve inoltre alla COMMISSIONE FRANCHESCHINI istituita nel 1964, l'indicazione del bene culturale come TESTIMONIANZA MATERIALE AVENTE VALORE DI CIVILTA'.

1 - DALLO STUDIOLO ALLE GRANDI COLLEZIONI PRINCIPESCHE Il gusto della collezione e di possedere oggetti di pregio e di origine antica e risponde alle piu disparate pulsioni, come il prestigio sociale, l'ostentazione di potere e ricchezza (i saccheggi perpetrati dai conquistatori romani), la proiezione di se oltre la morte tramite oggetti (le suppellettili preziose come offerte votive aventi valore sacrale), l'affermazione della propria cultura, il desiderio di conservare oggetti rari consapevoli del loro valore. Ma altra cosa e il RICONOSCIMENTO del VALORE ESTETICO DEGLI OGGETTI svincolato da motivi di culto o dimostrazioni di potenza. Tale apprezzamento sara l'elemento distintivo del collezionismo che costituisce la preistoria del museo moderno. Le fonti antiche ci parlano di un collezionismo privato intorno al quale fioriva un vivace mercato di opere d'arte. Le fonti testimoniano quanta fosse gia la cura nella distribuzione delle opere nelle abitazioni e quanto fosse importante il rapporto opera-ambiente. Un esempio lo porta Cicerone, il quale rivolgendosi ad Attico perche gli procurasse delle sculture per la villa di Tuscolo, si preoccupava delle coerenza dei marmi prescelti con gli ambienti cui erano destinati. Nel Medioevo la componente religiosa divenne protagonista nelle logiche del collezionismo. La Chiesa infatti avocava a se ogni iniziativa raccogliendo e conservando oggetti sacri e profani, spesso di grande valore, che andavano a costituire i TESORI DELLA CATTEDRALE. Queste collezioni comprendevano manufatti preziosi, teche per le reliquie, arredi, vasellame liturgico ma anche dipinti, animali imbalsamati, pietre rare e raccolte di erbe medicamentose. Queste raccolte, accessibili a tutti i fedeli, non dovevano essere ammirate per il loro valore storico-artistico ma per i POTERI MIRACOLOSI (si collezionavano le reliquie, gli strumenti della passione di Cristo eccetera) attribuiti a ogni singolo oggetto e per le loro CAPACITA' TAUMATURGICHE, cioe qualita atte a suscitare meraviglia e timore reverenziale verso l'infinita ricchezza del creato. Fa eccezione la posizione di Suger, abate di Saint Denois, che mostra un atteggiamento di compiacimento per il possesso di beni tanto preziosi... L'INTERESSE VERSO L'ARTE CLASSICA nel Medioevo rispondeva spesso a fini strumentali, come il riutilizzo di materiali antichi per la realizzazione di nuove costruzioni. Era raro quindi l'apprezzamento della classicita, anche se troviamo un'eccezione presso la corte di Federico II di Svevia. Il sovrano, ricollegando idealmente il suo regno all' Impero romano considerava la classicita come un valore da riscoprire e promosse lo stile classico nell'architettura e nell'urbanistica. Troviamo quindi una rinascenza del classico, dettata piu da una componente politica che estetica, al contrario di RISTORO D'AREZZO che invece aveva un genuino interesse per l'arte antica, lodando nel suo libro “La composizione del mondo” le qualita tecniche dei manufatti romani. Uno dei primi documenti relativi ad una collezione italiana e stato stilato dal notaio OLIVIERO FORZETTA, che ci informa sulla grande quantita di oggetti presenti nella biblioteca del notaio e sul loro stile orientato verso il classico, ma sopratutto ci rivela la presenza a Venezia di un grande commercio di opere d'arte. A differenza del Medioevo, durante l'UMANESIMO si elabora un modello culturale che ha come centro IL MONDO CLASSICO, che diventa l'esempio su cui modellare la propria vita. In questo senso si inaugura l'idea di un luogo concepito non solo per gli studi e l'attivita culturale, ma anche per la conservazione delle opere d'arte. Nasce cosi lo STUDIOLO, un luogo separato dal resto dell'abitazione dove saranno collocati i materiali collezionati per favorire al meglio un dialogo ideale tra lo studioso e il passato. Gli oggetti collezionati, come monete, piccole sculture, bronzetti e gemme (collocati sugli scaffali insieme ai libri nel silenzio dello studiolo) hanno un ruolo sopratutto

evocativo, servono a creare una sorta di ponte con l'antico. Perdono quindi la loro funzione originaria e diventano OGGETTI SEMIOFORI, cioe portatori di significato in grado di collegare il visibile all'invisibile, il presente con il passato. I collezionisti erano indistintamente artisti e LETTERATI. Per questi ultimi le motivazioni che spingevano a collezionare erano come abbiamo gia detto di carattere evocativo, e come approfondimento degli studi. Per gli ARTISTI invece l'oggetto antico era fonte di ispirazione e creativita. Su un piano diverso si collocano gli STUDIOLI DELLE GRANDI DINASTIE NOBILIARI. Non solo per le maggiori disponibilita economiche che consentivano commissioni di alto prestigio e acquisti di opere piu preziose, ma anche perche elemento distintivo dello studiolo diventa la decorazione, legata a un programma iconografico affidato ad artisti di primaria importanza e pensato per esaltare la personalita del committente. Si pensi allo studiolo di Leonello d'Este nel palazzo di Belfiore a Ferrara (distrutto nel Seicento), dove le Nove Muse che decoravano le pareti oltre a essere protettrici delle arti si identificavano con le virtu e con il buon governo del Marchese. Una delle piu cospicue collezioni quattrocentesche era quella dei Medici, iniziata da Cosimo il Vecchio, incrementata dal figlio e portata avanti da LORENZO IL MAGNIFICO. Lo studiolo, decorato con dodici tondi raffiguranti i Mesi era collocato nella zona piu appartata del palazzo di via Larga. Gli oggetti presenti erano dipinti religiosi, oggetti sacri, raccolte di gemme e di cammei, pietre incise, carte geograiche, bronzetti, monete e codici miniati. La collezione pero non si esauriva nello spazio chiuso della stanza, ma si distribuiva anche all'esterno: nei due cortili dove erano presenti sculture antiche e moderne immerse nella natura e nel giardino di San Marco, dove lo stesso Lorenzo istitui una SCUOLA PER GIOVANI ARTISTI (le sculture dovevano servire come materiale di studio per la loro formazione). Comincia a formarsi un RUOLO DIDATTICO DELLA COLLEZIONE, che sfocera nel Settecento nei musei annessi alle accademie. Inoltre, altro elemento di novita, e l'occupazione di uno SPAZIO ESTERNO come contenitore per le opere d'arte, sopratutto sculture, esibendo le proprie opere a gruppi di illustri visitatori (differenza tra lo studiolo di corte e quello umanistico; quello di corte, motivo d'orgoglio del proprietario, era mostrato a una selezionata cerchia di dignitari e intenditori). Cio costituira un modello per la disposizione delle raccolte nelle ville romane del Cinquecento. Altro esempio e quello di ISABELLA D'ESTE. Ella allesti lo studio commissionando alcune pitture allegoriche. Troviamo quindi la tela del Mantegna col Parnaso, che rimandava al sapere letterario, Minerva che scaccia i vizi dal giardino delle virtu sempre del Mantegna, la lotta tra amore e castita del Perugino eccetera. Lo studiolo era in una zona appartata della RESIDENZA mantovana DEI GONZAGA, al primo piano della torretta di San Niccolo, ed era collegato alla grotta, un ambiente sottostante che conteneva parte della collezione. Il continuo incrementarsi di opere rese pero insufficiente lo spazio del primo studiolo, e Isabella d'Este fu costretta a trasferirlo nella CORTE VECCHIA DEL PALAZZO DUCALE. I nuovi ambienti erano tutti a pianterreno e vi si accedeva dal loggiato della corte. Una volta entrati vi erano la camera grande, il giardino segreto con sculture antiche, lo studiolo contenente le cinque tele piu due dipinti del Correggio, i camerini contenenti piccoli oggetti e la grotta con il nucleo piu consistente della collezione. Notiamo qui la volonta di disporre in modo armonico gli oggetti della collezione, adattandoli ai vari ambienti. A Roma il collezionismo era ovviamente orientato verso l'antichita: collezionavano i papi, i cardinali, l'alta aristocrazia, dando vita alle piu celebrate e sontuose raccolte del Rinascimento. Ma proprio a Roma di fronte al pullulare di scavi non autorizzati si fece strada una nuova coscienza: quella di tutelare il PATRIMONIO ARCHEOLOGICO. Con MARTINO V COLONNA nel 1425 si formularono le prime leggi per salvaguardare i resti classici e il loro restauro e si istitui una commissione con l'incarico di tutelare gli edifici classici e di provvedere al decoro della citta. Sono principi sostenuti anche da papa PIO II PICCOLOMINI che intervenne con una bolla nella quale e inserito il divieto di manomettere i testi antichi. Tali leggi sono le prime di una lunga serie che

porteranno alla formulazione dell'editto del cardinale PACCA nel 1820, la piu moderna legge di tutela dell'Italia preunitaria. Ancora a Roma si colloca uno degli episodi piu significativi per la storia dei musei. Nel 1471 papa SISTO IV faceva dono al popolo romano di quattro sculture in bronzo (la LUPA, lo SPINARIO, il CAMILLO e la testa di COSTANTINO con la mano e il globo) e le collocava sul CAMPIDOGLIO, luogo carico di significati simbolici. Era un gesto di alto valore simbolico e politico che riconosceva il popolo come legittimo proprietario delle opere che avevano costituito il THESAURUS ROMANITATIS e che affermava l'egemonia del potere papale sul Campidoglio, un atto di natura politica per ribadire la supremazia del papato sulle autonomie municipali. Il Campidoglio divenne da questo momento, per volere del pontefice, il PRIMO MUSEO CITTADINO APERTO AL PUBBLICO, recuperando il diritto del popolo romano a fruire del patrimonio artistico comune. Ad accentuare l'appartenenza fu la scritta sulla lapide che parla di RESTITUZIONE e non di dono, afermando cosi il principio della pubblica fruizione delle opere d'arte. Lo stesso fece il cardinale GIULIANO CESARINI nel 1500, donando la propria collezione di sculture ai cittadini. Il concetto di studio si evolve nel 1500, uscendo sempre piu dalle mura dei palazzi per aprirsi nei giardini. GIULIO II commissiono al BRAMANTE (1505) la costruzione sul colle Vaticano di un complesso su piu livelli, estremamente scenografico, composto di giardini, teatro, museo e biblioteca. Venne cosi creato il MUSEO DEL BELVEDERE, il primo statuario all'aperto all'interno di un giardino, accorgimento usato per attutire, attraverso l'impatto con l'elemento naturale, il significato pagano delle statue che, poste al di fuori del loro contesto originario, divennero emblemi di virtu universali. La collezione si estese allo spazio delle gallerie, progettate da Bramante per collegare il Belvedere all'estremita settentrionale con il nucleo della residenza pontificia. Il Belvedere venne considerato non solo luogo eccellente ma anche un vero e proprio “bosco sacro”. Nel collegamento tra i palazzi Vaticani e il Casino del Belvedere, al di la del grandioso cortile a ridosso della villa, l'architetto progettava una seconda corte piu piccola per ospitare i pezzi piu rilevanti delle collezioni papali. Nel CORTILE DELLE STATUE, a pianta quadrata con quattro nicchie angolari e quattro al centro di ogni lato venivano esposte sculture di altissimo pregio come l'APOLLO, la CLEOPATRA, il TORSO e il LAOOCONTE. Al centro due statue del TEVERE e del NILO fungevano da fontane. Anche se molti elementi della collezione venivano esposti all'esterno, lo studiolo restava sempre il cuore della raccolta dove erano riposti gli oggetti piu preziosi e di piccole dimensioni. Anche il cardinale ANDREA DELLA VALLE non si limito allo studiolo. L'ambizione del cardinale era infatti quella di sistemare le sue opere in tutto il palazzo, operazione per la quale ritenne necessaria l'assistenza di un architetto, il LORENZETTO. Si comincia dunque ad affermare il principio che il possesso delle opere non e sufficiente a dare una forma armonica alla raccolta e che solo l'esperienza specifica puo contribuire a una sua migliore presentazione. Nel cortile del Palazzo della Valle troviamo un HORTUS PENSILIS con in basso la statuaria monumentale, sovrastata da un ordine di bassorilievi e ancora salendo una serie di nicchie per sculture a tutto tondo piu piccole, alternate a bassorilievi. Un'iscrizione dichiarava che queste sculture non erano solo visibili dagli amici, ma anche dai concittadini. O ancora, la COLLEZIONE CESI. Descritta da Aldrovandi e dai disegni di Van Heemskerck e Van Cleef. Le vedute mostrano un ampio cortile da cui inizia una passeggiata archeologica, con viali fiancheggiati da sculture monumentali che scandiscono il giardino (alcune delle quali poste su basi girevoli). Culmine era l’ANTIQUARIUM, una costruzione a croce greca con volte a botte e pareti decorate con stucchi e incrostazioni marmoree, con il nucleo piu pregiato della statuaria antica. Attraverso l'allestimento e sottolineata la loro importanta rispetto al resto della collezione. In anticipo sul museo moderno, si affida al percorso e alla disposizione il compito di rendere comprensibile il valore della collezione. Questa proseguiva poi nello studio, nella loggia e nella postcamera che raccoglieva (come gli studioli quattrocenteschi) oggetti di piccolo formato.

Un simile allestimento presuppone l'intervento di un architetto e suggerisce l'idea di una stabilita delle scelte espositive. Mentre il collezionismo privato si alimentava con quanto emergeva in continuazione dal sottosuolo, il papato non perdeva di vista il problema della salvaguardia dei resti antichi. Nel 1516 Raffaello era stato nominato da papa Leone X ispettore generale delle belle arti (idea che la tutela vada esercitata ricorrendo a competenze specifiche) e il suo compito era quello di rivelare gli edifici classici e di eseguire una pianta di Roma antica basata su indagini dirette. Qualche anno dopo, l’artista denuncia gli scempi al papa. Ancora a Roma il cardinale FERDINANDO DE' MEDICI aveva messo insieme una raccolta di marmi antichi e dipinti moderni, bronzetti, porcellane e oggetti scientifici. Sul prospetto della VILLA MEDICI, a TRINITA' DEI MONTI, erano impaginati fregi e bassorilievi, che anticipavano al visitatore lo splendore dell'interno. La lunga GALLERIA, che si protendeva nel giardino sul leto destro dell'edifico, fu ultimata nel 1584: collegata alla residenza ma non utilizzata come abitazione, era riservata esclusivamente alla STATUARIA ANTICA. Il tema della galleria non era nuovo, lo troviamo in Francia, nel castello di Gaillon e in altre residenze. Il tema viene introdotto in Italia, partendo dalla Galleria del Palazzo Gonzaga a Mantova del 1570, quella di Sabbioneta, a Firenze, dove il granduca France...


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