Ricerca su Coco Chanel PDF

Title Ricerca su Coco Chanel
Course Storia del costume
Institution Accademia Nazionale di Danza
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Ricerca su Coco Chanel ...


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Chanel, la stilista che cambiò il modo di vestire e di pensare delle donne Gabrielle Bonheur Chanel ha attraversato zone d’ombra e di dolore assoluto che rendono il magnifico mondo che ha creato un miracolo della sopravvivenza, la creatività che supera il buco nero della disperazione. Nasce nel 1883 in un ospizio dei poveri: la famiglia vive nella più grande indigenza. Gabrielle e le sue sorelle sono affidate alle suore della Congregazione del Sacro Cuore. Durante questi anni imparò a cucire e ricamare e, avendo a disposizione solo stoffe nere e bianche (gli scarti delle tuniche delle suore), realizzò le sue prime creazioni utilizzando solo questi due colori, che caratterizzeranno sempre il suo stile. Coco sosteneva che il nero conteneva tutto. Anche il bianco. “Sono d'una bellezza assoluta. È l'accordo perfetto”. Il bianco ed il nero non sono gli unici colori utilizzati da Chanel, che impiegò nei suoi abiti anche tonalità come il beige, il grigio e il blu marine. Quindi, cresciuta con le suore, Gabrielle sviluppa una certa austerità e semplicità nello stile infatti pare che siano state proprio le loro vesti, candide e nere, a ispirare i tagli quasi monacali e lineari delle sue collezioni.

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Dalla vita collegiale, la vulcanica Gabrielle s’immerge a diciotto anni nella vita notturna della Belle Époque parigina come cantante e ballerina di cancan nei caffè concerto. Da qui nasce il suo soprannome, Coco forse dalla canzone Qui qu’a vu Coco?. Di giorno invece lavora presso un negozio di biancheria e maglieria dove perfeziona l’arte del cucito appresa dalle suore.

Una prima figura fondamentale nella vita di Coco è Etiènne de Balsan, amante di Coco, la loro storia durò sei anni. Chanel impara l’arte dell’equitazione, indossa pantaloni da cavallerizzo e prova in prima persona la comodità e la moderna eleganza dell’abbigliamento da fantino. Probabilmente fu proprio la vita equestre che le ispirò successivamente i pantaloni da cavallerizza e le cravattine lavorate a maglia. Intanto Etiènne le allestisce un piccolo studio dove poter creare cappellini, per Coco l’inizio di una grande passione. Cresciuta nell’indigenza, incapace di concedere spazio al “superfluo”, Coco crea dei copricapi dalle forme semplici e dalle decorazioni essenziali, ben lontani dai pomposi cappelli che come lampadari pesavano sulle teste a fine Ottocento. Quando andava di moda l'opulenza, lei sceglieva l'essenzialità. In un'epoca in cui vigevano quindi cappelli sontuosi - ricoperti di piume e impossibili da indossare senza l'elaborata struttura di sostegno, chiamata Pompadur - i cappellini di paglia di Chanel, ornati da semplici fiori in raso o singole piume, scioccarono. Sceglie subito quell’eleganza pratica molto francese che resterà poi in ogni fibra dei suoi capi a venire.

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Tipico cappello ottocentesco

Cappello Chanel !

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Tra i frequentatori del salotto di Etiènne vi è anche un industriale, Boy Capel, da Coco definito l'amore della sua vita. i due si trasferiscono a Parigi e Capel finanzia personalmente l’apertura del primo negozio di Chanel. Nel 1912 il negozio inizia a vendere insieme ai cappellini anche capi di vestiario, caratterizzati dall’accostamento tra bianco e nero o da tenui colori pastello. Coco e Boy non si sposarono mai a causa del divario sociale che li separava, essendo appunto Chanel un'orfana di incerte origini e Capel un rappresentante dell'alta borghesia. Un'altra causa fu il fatto che Boy mise Chanel davanti ad una decisione: "l'amore della sua vita o il lavoro", mettendola al corrente che avrebbe sposato un'altra donna. Lei inconsapevolmente scelse il lavoro.

“Un uomo può indossare ciò che vuole. Resterà sempre un accessorio della donna.”

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L’attività resiste a due guerre mondiali: la lungimiranza di Chanel, la sua devozione al lavoro, la sua attenzione agli sviluppi della società la rendono capace di proporre le novità sempre al momento giusto.

«Finiva un mondo, un altro stava per nascere. Io stavo là; si presentò un'opportunità, la presi. Avevo l'età di quel secolo nuovo che si rivolse dunque a me per l'espressione del suo guardaroba. Occorreva semplicità, comodità, nitidezza: gli offrii tutto questo, a sua insaputa.»

La moda degli anni ’20 è quella degli anni ruggenti, quella del dopoguerra, della rinascita; è un momento storico in cui si cerca di ricostruire, si mette fine alle ristrettezze, è un periodo in cui anche le donne si impongono, è l’epoca delle flapper girls. Le flapper si caratterizzavano per l’eccessivo trucco, per la loro sessualità disinvolta e libera, violavano le norme sociali e la morale del tempo.

Le ragazze non sono più quelle di un tempo, desiderano studiare, iniziano a fumare e bere cocktail, le forme si assottigliano, sempre più filiformi (il reggiseno prende piede in questo periodo, come metodo per “nascondere” e appiattire il seno), anche i capelli si accorciano, si utilizzano le cloche, cappelli dalla linea arrotondata, mentre, lo stile, diventa quello che si definisce alla garçonne.

Con garçonne, femminile forzato di garçon, si intende una ragazza che conduce la propria vita in modo indipendente e anticonformista. Lo stile garçonne è una tendenza femminile ispirata al guardaroba maschile sia per aspetto, che per taglio e linea. !

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Per gli abiti anni '20 compaiono i pantaloni mentre le gonne e le giacche sono le prime ad accorciarsi, anche se, una breve pausa riallunga e allarga nuovamente gli abiti che per un breve periodo si presentano come tuniche dal taglio lungo e dritto. Superato questo momento le donne tornarono a potersi sbizzarrire con abbigliamenti semplici fatti di fantasie, strisce, colori, ricami e stole; i vestiti iniziarono a evidenziare la vita, che veniva segnata per poi lasciare il passo a pieghe e volant.

Nella prima parte del decennio, la moda mondiale è influenzata dai ritrovamenti avvenuti nella tomba di Tutankamen; gli abiti sono adornati da fantasie che richiamano le scoperte fatte in Egitto, arabeschi, colori vivaci e riferimenti alla simbologia e cultura egizia svettano un po’ ovunque prima di passare a un’eleganza universalmente riconosciuta, quella dei velluti e delle morbide sciarpe da portare al collo.

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Nei locali da ballo gli abiti sono comodi, pratici, sono perfetti per ballare il Charleston e diventano di uso anche in altri ambienti; sono leggeri, scollati e non segnano la vita mentre, le gambe, altrimenti scoperte per le lunghezze ormai accorciatesi notevolmente, sono nascoste da strategiche frange. Tra le scarpe, quelle che conquistano un ruolo di primo piano sono le Mary Jane, con lo scollo arrotondato, il cinturino e il tacco medio, somigliano terribilmente a quelle spesso indossate dalle bambine; il loro successo è stato tale che non sono mai passate di moda ma si sono evolute modificando il tacco o la forma del cinturino, per adattarsi alle mode.

Tra gli accessori, non potevano mancare le stole, i fili di perle lunghissimi, i bocchini per le sigarette, le piume, i lustrini e le paillettes.

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Coco Chanel in questo periodo influenza la moda e rivoluziona il concetto di eleganza femminile con abiti dalle forme lineari e funzionali. Al termine della prima guerra mondiale, attraverso la moda, Coco rappresentò il nuovo modello femminile che stava sviluppandosi nel Novecento: una donna dinamica, che lavorava e che non poteva più essere schiava dell'abbigliamento costrittivo della Belle Époque.

«Fino a quel momento avevamo vestito donne inutili, oziose, donne a cui le cameriere dovevano infilare le maniche; invece, avevo ormai una clientela di donne attive; una donna attiva ha bisogno di sentirsi a suo agio nel proprio vestito. Bisogna potersi rimboccare le maniche.»

La stilista liberò le donne da corsetti e impalcature per cappelli, donando loro abiti comodi, semplici nelle linee per intraprendere una vita quotidiana dinamica. Gli abiti di Chanel segnano fin da subito una rottura con la moda della Belle Époque: alle gonne pompose, gli scomodi bustini e ai tessuti rigidi si sostituiscono linee essenziali, forme comode e tessuti morbidi. Per Coco l’eleganza non stava nel lusso ma nelle cose semplici. La donna “liberata” da Coco si muove agile e disinvolta anche in abito da sera, senza lacci e corpetti. !

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A partire dal 1913 fino ad arrivare al 1930, Chanel portò la lunghezza delle gonne sotto il ginocchio e abbassò il punto vita, promosse l'utilizzo del jersey e dello stile alla marinara, lanciò poi le giacche corte, i bottini dorati, e per finire introdusse l'utilizzo dei pantaloni femminili. Coco, prima tra tutti gli stilisti del Novecento, comprende e interpreta le necessità delle donne moderne, non più “statuine” da salotto ma nuove lavoratrici che lottano per l’affermazione del proprio ruolo sociale. Chanel crea la nuova donna del XX secolo, una donna che afferma la propria femminilità non per contrasto, bensì per paradosso, attraverso la rivisitazione di abiti maschili. Prendendo i vestiti maschili e dando loro una piega femminile, Coco diede anche un significante contributo al movimento femminile. Non si volle mai descrivere come femminista, ma la sua rivoluzione nel disegno dell'abito Chanel esprime pienamente la nuova idea di donna dinamica ed emancipata.

“La moda riflette i tempi in cui si vive, anche se, quando i tempi sono banali, preferiamo dimenticarlo.”

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Il 1926 per lei fu l'anno del debutto del tubino nero, la petite robe noire, che la rivista statunitense Vogue definirà “la Ford di Chanel”. È un vestito molto semplice, di un solo colore: il nero, appunto. Quel tubino è diventato l’icona dello stile Chanel, che unisce eleganza e comodità. uell’irresistibile tubino nero è diventato immortale anche grazie a Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany, è entrato nel mito, ha attraversato indenne lo scorrere del tempo affermandosi come esempio di eleganza. Questo abito rifletteva l‘idea di Chanel di proporre una moda che potesse essere alla portata di tutti, un’idea che si riflette anche nella produzione dei suoi gioielli. Chanel imponeva il nuovo stile la cui parola chiave era comodità, Poiret non seppe adeguarsi e il richiamo alla Belle Époque dei suoi capi segnò il tramonto della sua era.

Colazione da Tiffany – 1961

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La sua “povertà di lusso” fatta di forme essenziali, di pochi orpelli ma altissima qualità dei tessuti e innovazione, si impone in giro per il mondo.

“Prima di uscire, guardati allo specchio e levati qualcosa.”

Negli anni venti Chanel lanciò la moda del capello corto. Fu una fatalità. Essendosi accidentalmente bruciata i capelli su un fornello, tagliò anche il resto. Dopo poco tempo le giovani donne alla moda imitarono il suo taglio.

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Coco Chanel, la regina della moda ispirata dal genere umano La vita e l’arte di Coco hanno un punto di contatto fondamentale: le persone che la donna ha incontrato nella sua vita le sono state di aiuto o ispirazione per le sue creazioni. Chanel «non attinse il suo stile dalle classi più povere, ma dal genere umano». Nel grande spettacolo umano da cui trasse ispirazione vi sono i marinai che lei osserva dal suo negozio da cui riprende i colletti delle divise e lo stille alla garçonne, estremamente innovativo per l’abbigliamento femminile. Ispirata dai marinai al lavoro, Chanel reinterpretò il loro abbigliamento, realizzando dei maglioni col medesimo scollo.

Un’immagine di Coco Chanel, con la caratteristica maglia alla marinara

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Tutto lo stile di Chanel si rifaceva alla vita comune delle persone che la circondavano, per dare all'abbigliamento quella praticità che la Belle Époque aveva sostituito con bustini, corsetti e impalcature per cappelli. La stilista sosteneva che:

«La vera eleganza non può prescindere dalla piena possibilità del libero movimento». Per l'utilizzo di materiali umili e per l'ispirazione che traeva dalle figure legate alla vita lavorativa, Chanel venne rinominata la regina del genre pauvre, una “povertà di lusso" molto moderna e snob. Un grande successo le si apre quando acquista una partita di jersey: la liscia freschezza del tessuto conquista le acquirenti. Appunto, la predilezione per i tessuti «modesti», come il tweed il jersey, le fantasiose bigiotterie che preferiva a «Una collana di diamanti veri», perché sosteneva che «è come appendersi al collo un assegno», hanno fatto di lei una regina assoluta negli anni '20 e '30.

“Alcune persone pensano che il lusso sia l'opposto della povertà. Non lo è. È l'opposto della volgarità.”

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Chanel Nº 5: l’inconfondibile profumo Nel 1921, in collaborazione con Ernest Beaux, ex profumiere dello Zar, realizza un profumo sintetico la cui fragranza sarebbe diventata immortale: lo Chanel N°5. La fragranza era del tutto innovativa, in un'epoca in cui iniziavano a farsi timidamente largo i profumi di sintesi. Il profumo di Chanel venne realizzato artificialmente, con molecole sintetiche mescolando essenze naturali e aldeidi. Nasceva così un nuovo ideale di profumo «frutto di una fabbricazione, un profumo femminile» che odora «di donna, perché una donna deve odorare di donna e non di rosa». La fragranza prese il nome di Nº 5 in quanto corrispondeva alla quinta essenza scelta da Chanel (ma si dice anche che il 5 fosse il suo numero preferito).

- “Marilyn, cosa indossi per andare a dormire?” - “Solo due gocce di Chanel N.5”.

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Il flacone quadrato di quel profumo, con il tappo sagomato a diamante, disegnato da Gabrielle in persona, è un capolavoro immortale di Art Déco. Il tappo della bottiglia è stato ispirato a Place Vendôme di Parigi, luogo celeberrimo della capitale francese, a cui Coco ha voluto dare il suo omaggio, pur rimanendo fedele all’eleganza della semplicità che è diventata la firma di ogni sua creazione.

Place Vendôme

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Nel 1928 Coco apre il suo primo negozio oltremanica, a Londra, patria del tweed che lei inizia a impiegare come stoffa per alcune collezioni. Il tweed è un tipo di tessuto in lana originario della Scozia. Il nome sarebbe derivato, secondo la leggenda, da una cattiva interpretazione di twill, che significa armatura a saia, armatura che dà come risultato un tessuto con rigatura diagonale o disegni ricavati da varie combinazioni come la lisca di pesce.

Poiché questo metodo era usato nei centri tessili dell'Ottocento lungo il fiume Tweed, che rappresenta il confine storico fra Scozia e Inghilterra, ciò spiegherebbe la confusione. Il tweed è famoso in tutto il mondo per la sua consistenza solida che ne garantisce la durata per anni.

Con l'avvento della seconda guerra mondiale, Chanel chiuse il suo atelier, per riaprirlo solo alla fine del conflitto. Affermava che non era tempo per la moda Negli anni in cui Chanel si assentò dal panorama della moda, si affacciò con le sue stravaganti proposte Christian Dior. La risposta creativa di Dior alla guerra giunse nel 1947, con il suo New Look , il suo barocchismo che rinviava al passato, al busto della Belle Époque e alle gonne lunghe. Chanel non apprezzerà il recupero dei vecchi canoni e di Dior dirà che:

"Addobba delle poltrone, non veste delle donne: l'eleganza è ridurre il tutto alla più chic, costosa, raffinata povertà". Ormai quasi settantunenne, Chanel riaprì la sua maison e si ripresentò al suo pubblico con una nuova collezione. I 30 modelli sfilarono davanti agli occhi di una folla di compratori, fotografi e giornalisti. La prima reazione dei critici francesi fu assolutamente negativa, a causa del ricorrere dei vecchi temi. Ben presto però i consensi iniziarono ad arrivare e Chanel tornò ancora una volta di moda dando inizio alla “Rivoluzione Chanel”.

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La proposta di Chanel nell'anno della sua riapertura è il tailleur in tweed, composto da tre pezzi: giacca corta e senza collo, ornata da bottoni dorati e passamaneria, camicia e gonna dritta che riacquista un poco di lunghezza sotto il ginocchio. Dopo i successi del Tubino, abito passepartout per ogni occasione, si afferma il Tailleur in tweed, simbolo di Chanel, che non è mai passato di moda.

La Maison Chanel riapre i battenti con una borsa che è la quintessenza del concept della Maison, poiché unisce eleganza, innovazione e praticità: la 2.55, una borsa matelassè - ovvero trapuntata ispirata alle giacche dei fantini, dotata di una comoda tracolla formata da una catenella in metallo intrecciata di cuoio.

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Sempre cavalcando l’onda delle tendenze, ideatrice dello stile moderno, creatrice di capi capaci di sottrarsi al variare delle mode, Coco Chanel si spegne a Parigi il 10 gennaio 1971, lasciando un nome che non è solo un marchio, ma un mito.

Coco Chanel nel 1970, un anno prima di morire

Coco Chanel è stata una celebre stilista francese, capace con la sua opera di rivoluzionare il concetto di femminilità e di imporsi come figura fondamentale del fashion design e della cultura popolare del XX secolo. Il suo stile resta la quintessenza della classe, dell’eleganza e della praticità. I suoi capi – e gli accessori e i profumi – non appartengono solo alla moda e alla storia del costume: sono entrati nel nostro lessico famigliare come i taileurs, la petite robe noire o lo Chanel numero 5 e poi ancora le giacche, i colori quasi monacali e le borsette rigorose.

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“La moda passa, lo stile resta”

L' intramontabilità dello stile Chanel è stata oggetto di analisi da parte di molti studiosi. Chanel era scollegata dalle tendenze e dalle mode del momento. La classicità di Chanel si conserva negli anni grazie alle linee definite dei contorni e ai tessuti opachi, che con i loro colori sono in grado di catturare la luce. L’ estraneità temporale di Chanel risiede nella capacità che aveva la stilista di assemblare alla moda femminile, elementi della moda maschile e quindi opposti, originando un bricolage. Il risultato di tale bricolage è qualcosa di totalmente nuovo, una femminilità accentuata per paradosso.

«Non era una sarta, ma una creatrice di moda: “Per prima cosa io non disegno” ripeteva: “non ho mai disegnato un vestito. Adopero la mia matita solo per tingermi gli occhi e scrivere lettere. Scolpisco il modello, più che disegnarlo. Prendo la stoffa e taglio. Poi la appiccico con gli spilli su un manichino e, se va, qualcuno la cuce. Se non va la scucio e poi la ritaglio. Se non va ancora la butto via e ricomincio da capo… In tutta sincerità non so nemmeno cucire.»

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Sonia Ferraro, II triennio classico 2018/2019

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