Tesina Coco Chanel - storia della moda1 PDF

Title Tesina Coco Chanel - storia della moda1
Author Chiara Drappero
Course Antropologia del design
Institution Scuola Italiana Design
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Summary

Tesina d'esame su Coco Chanel, storia e percorsi di una delle stiliste più famose di sempre. Esame di storia della moda1...


Description

Drappero Chiara Esame di Storia della Moda a.a.2019/2020

CHANEL, gli intramontabili. Uno sguardo sulla linea del tempo che percorre la storia dei più emblematici prodotti della Maison Chanel.

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‘‘Quante preoccupazioni si perdono quando qualcuno decide di non essere qualcosa, ma qualcuno.’’

Dal 1917, solo quattro anni dopo il lancio della sua etichetta, Coco Chanel fu conosciuta da entrmbe i lati dell’Atlantico e i suoi vestiti vengono illustrati in Francia, Britannia e America. Descritta come ‘’La dittatrice del jersey’’ , Vogue le ha riconosciuto di aver eluso un tessuto che è stato usato per produrre biancheria intima da uomo, portandolo nel regno raffinato dell’alta moda. Ciò non fu un’impresa semplice. La linea ampia degli intelligenti abiti di chanel, cardigan, tute, lunghi e ampi cappotti con ampie tasche, affrettano la morte del corsetto. Paragonato agli elaborati abiti costituiti da un corsetto molto stretto, l’uso del jersey di chanel fu liberante. Quando espertamente drappeggiato risulta sensuale sul corpo come una seconda pelle , e nel suo design abbattuto diventa idealmente sostitutibile per le donne la cui indipendenza era in crescita, nel movimento per esempio, con l’utilizzo delle automobili e della metropolitana recentemente installata a Parigi. La semplice eleganza che accompagna lo stile di Chanel era già caratteristica dei suoi vestiti. Il modo in cui lavorava con il jersey smentiva le lotte tecniche per manipolare il tessuto flessibile in sofisticati abiti. Chanel sostiene di inserire la comodità negli abiti, come ad esempio le tasche molto ampie in modo da non dover fare uso di una borsa a mano.

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Gabrielle Chanel nasce nel 1883 a Saumur, una paese della Loira in Francia da una famiglia povera. Era la primogenita di cinque figli, sua madre Jeanne Dévolles morì di tubercolosi nel 1895 e il padre Albert Chanel abbandonò le figlie nell’orfanotrofio Aubazine. Fu lì che imparò a cucire. Quel luogo segnerà per sempre la vita di Chanel e ne influenzerà le future scelte stilistiche come ad esempio i colori. Anche la croce maltese, che compare ripetutamente nella gioielleria della Maison, che apparve per la prima volta sui bracciali in smatlo bianco opaco impreziositi da pietre preziose meticolosamente posizionate per evocare una vetrata, prodotti per chanel nel 1937 da Fulco Verdura. I riquadri grigio opachi dell’orfanotrofio Aubazine e le finestre bianco perla formano dei pattern geometrici, nodi e loop che assomigliano stranamente al logo con doppia c di Coco Chanel. Donna molto sportiva, manitene molto la linea e il fisico snello, abitudine che avevo preso durante il suo periodo in orfanotrofio quando le suore portavno le bambine a fare lunghe passeggiate. Chanel infatti lavora molto sull’abbigliamento sportivo, proponendo abiti per gli sport moderni e disinvolti, disegnando anche gli abiti per la messa in scena di ‘‘Le Train Blue’’ spettacolo che rappresentà l’alta società francese alle prese con le attività all’aria aperta. Inizialmente Chanel lavora come sarta in unegozio di biancheria intima, successivamente apre un negozio da modista a Parigi e in seguito a Deauville e Biarritz, fino alla gestione della propria Maison.

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Le Parfum Chanel N°5

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Coco Chanel iniziò a pensare alla produzione del suo profumo nel 1913, dopo aver assistito all’enorme successo di François Coty, che con la vendita dei suoi profumi francesi, diventò uno degli uomini più ricchi del mondo. Chanel seguì l’esempio di Paul Poiret, che nel 1911 aveva sviluppato la sua prima frangraza, il primo profumo associato ad una Maison Couturier. Chanel sostenne sempre che la sua essenza N°5 fosse una sua invenzione, in realtà una foto del Duca Dmitrij Pavlovič scattata in Francia accanto ad un flacone originale Chanel N°5 dà da pensare che egli abbia dato il suo contributo per la realizzazione dell’essenza. Fu infatti il Duca, che durante un periodo di vancanza con Chanel nel 1920, in una località vicino a Montecarlo la presentò al mastro profumiere Ernest Beaux. Ernest Beaux era un vecchio amico di Mosca del Duca, che lavorava per la A. Rallet and Co. , la pù grande azienda prfumiera della Russia. Quando l’azienda aprì una sede a Grasse dopo la Rivoluzione Russa, Ernest Beaux divenne il manager sia di quella sede che di quella aperta a Monte Carlo. Chanel cerca di convincere il profumiere a lavorare per lei e creare la sua essenza che tanto aveva immaginato, ma il mondo degli stilisti che producevano profumi era ancora un campo inesplorato e Beaux si mostrò piuttosto titubante verso l’impresa. Nell’estsate del 1920 alla fine si misero al lavoro, Beaux sviluppò l’essenza di Chanel N°5 con colonie quali la rosa, il gelsomino, ylang-ylang e sandalo, ma la chiave del successo del profumo risiede nelle aldeidi, una molecola scoperta nel XIX secolo e ancora poco utilizzata, che conferiva quel profumo di pulito alle essenze. Nonstante l’amore di Chanel per i fiori, una frangranza floreale non era ciò di cui lei stava facendo ricerca, ciò che le interessava era un essenza che avesse un’originale sfumatura di fragranza floreale, diverso da tutti quei profumi che consistevano in una sola nota di rosa o di violetta. Essenze che aveva avuto modo di conoscere per anni, e anche il significato sociale che davano indosso ad una donna; infatti le cortigiane e le donne di un elevato rango sociale portavano profumi completamente differenti. Chanel era alla ricerca di un profumo che potesse rappresentare il suo stile, la sua linea, i suoi vestiti, versatile e indossabile con tutto. Beaux si presenta a Chanel con due serie di essenze, che chiamò rispettivamente ‘‘1-5 e 20-24’’. il numero 5 fu quello la cui fragranza riuscì a sedurre Chanel. Nel 1921, Chanel presenta la sua prima fragranza. Per evitare che la sua essenza venisse imitata da altri Ernest propone una misura preventiva che consisteva nel rendere la formula del profumo molto costosa. 10

Chanel possedeva il budget necessario per produrlo, e pagò i servizi del profumirere la bellezza di 1.000.000 dollari. Quando egli le chiese quale nome avrebbe scelto per la fragranza, lei rispose che gli avrebbe lasciato il nome con il quale era stato concepito, N°5. Chanel presentò la sua collezione couture nel quinto giorno del quinto mese dell’anno, la sua affinità con il numero cinque risale alla sua educazione nell’orfanotrofio di Aubazine, dove venivano enfatizzati il simbolismo e i numeri, i profumi e i 5 elementi puri. In pù il segno zodiacale di Chanel era il Leone, il quinto segno, per tale motivo credeva che quel numero le avrebbe portato fortuna, che facesse parte del suo destino. A disegnare la boccetta fu Maurice Dépinoix un importante produttore di flaconi per profumo, il design minimale della boccetta rispeccchiava perfettamente lo stile e la linea di Chanel. Coco torna a Parigi con un centinaio di flaconi di profumo, ma prima di inizare a venderlì vuole aspettare che Beaux sia in grado di produrne in molte quantità. Il profumo divenne presto noto come ‘‘l’oro liquido’’, il tesoro dell’impero di Chanel, oggi i dati delle vendite ne regitrano trenta acquisti al secondo. Ernest Beaux continò a lavorare per la sua Maison, ma sebbene creassero numerose quantità di nuove fragranze, nessuna raggiungette i vertici di Chanel N°5.

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“Una donna dovrebbe indossare il proprio profumo ovunque le piacerebbe essere baciata” Coco Chanel.

Le Petite Robe Noire

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Compare per la prima volta su Vogue nel 1926, ‘‘Le Petite Robe Noire’’, detto anche ‘‘Little Black Dress’’, l’abito nero accessibile alle donne di ogni classe sociale, età e taglia, amato per la sua versatilità e per la sua semplice eleganza. Oggi, dopo quasi un secolo, è ancora un affidabile alleato del guradaroba femminile. Il colore nero fu una scelta particolare e azzardata per ogni donna alla moda, dal momento che esso rappresentava il colore del lutto e le donne lo indossavano solitamente per un periodo di quattro anni dopo la morte dei loro mariti. Fu infatti oltraggiosa la scelta di John Singer Sargent di rappresentare nel suo dipinto Madame X una donna con indosso un lungo abito di seta nera con spalline gioello. L’abbigliamento nero non fu socialmente accettabile indossato in pubblico fino alla Prima Guerra Mondiale, dal momento che rappresentava il dolore collettivo e la devastazione causata dalla guerra. Oltre tale motivazione, il nero venne anche scelto come colore utilitario: con il crescente numero di donne al lavoro nelle fabbriche erano necessari vestiti dalle tonalità scure per rendere meno evidenti eventuali macchie o sporco. Ne fu esempio Marie Curie, famosa per le sue ricerche sulla radioattività, che nel 1920 spedì una lettera ad un amico nella quale gli chiedeva di mandarle un abito scuro e partico da utilizzare nel suo laboratorio. Trascurando le convenzioni sociali, Chanel contribuisce a rompere lo stampo della moda femminile degli anni Venti e la Petite Robe Noire conquista sempre più popolarità. Durante la Grande Depressione del 1929, a causa della scarsità dei materiali il capo viene realizzato con meno stoffa: quello tipico richiedeva nove metri, quello del periodo ne richiedeva soltanto un metro e ottanta. Anche durante la Seconda Guerra Mondiale il razionamento tessile mette di nuovo le donne civili nella condizione di necessitare di abiti pratici, e la Petite Robe Noire diventa più essenziale che mai. Durante il giorno le donne utilizzavano una una tuta utilitaria, e solo le mogli dei ricchi potevano permettersi un completo separato per la sera. Fortunatamente l’abito nero si può paragonare ad un quadro vuoto, e basta un accessorio, gioielli, guanti o un capello per renderlo subito più glamour.

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Le interpetazioni degli stilisti. La fine della guerra inaugura l’era della moda postbellica, al cui centro vi è la nascita del New Look del giovane stilista Christian Dior, che apre la sua maison il 16 dicembre del 1946. I suoi abiti neri erano caratterizzati dal vitino a vespa e da un’ampia gonna. Nel 1952 apre la Maison di Hubert de Givenchy, dopo aver rifiutato di lavorare per Dior. Fu Givenchy a vestire Audrey Hepburn per il ruolo di Sabrina, anche se, non gli vennero riconosciuti i dovuti crediti, e quando il film riceve l’Academy Award, la costumista del film Edith Head nemmeno citò il nome dello stilista, da quel momento Audrey Hepburn decise di recitare solamente nei film dove ci sarebbero stati gli abiti di Givenchy. Fu nel 1961 che Givenchy disegnò la Petite Robe Noire per la scena inziale del film ‘‘Cola-

zione da Tiffany’’, ampiamente considerato come uno dei più iconici abiti del ventesimo secolo e come più famoso abito nero di tutti i tempi. Smanicato, nero, in fodera di raso italiano, un corpetto aderente abbellito da una scollatura sul retro, la gonna leggermente raccolta in vita e uno spacco alla coscia da un lato. Viene abbellito da un girocollo di perle a più strati, un portasigaretta da trenta centimetri, un largo cappello nero e dei guanti da opera. Questo abbinamento trasforma il piccolo abito nero in una leggenda. Per generazioni di stilisti la Petite Robe Noire è come un rito di passaggio, Miuccia Prada ad esempio lo inserisce nel catalogo per la sua esibizione del 2013 dedicata all’abito nero di Andre Leon Talley, ceatore ed editore di Vogue di quel periodo. 19

Gli accessori. Gli accessori con cui viene presentato sono come la pittura su una tela bianca, secondo Chanel gli accessori erano ciò che fanno o segnano una donna, fu infatti lei ad inventare lo sfondo per gli accessori, una tela di velluto nera sui quali si sarebbero posati per brillare. Dalla sua invenzione la collana di perle è sempre stata alleata della Petite Robe Noire, dagli anni Trenta viene portata stile choker a più giri, moda che continua anche negli anni Cinquanta e Sessanta. Nel 1960 un’ illustrazione di Don Honetman raffigura un altro accessorio della Petite Robe Noire, il portasigaretta, stile che viene adottato da Audrey Hepburn per la sua figura iconica in Colazione da Tiffany. Un altro accessorio che dà grande appoggio al capo sono i diamanti. La gioielleria è parte importante del repertorio della moda, ma anche accessori come borse e cappelli hanno il loro ruolo. Per un breve periodo, portare cappello e guanti durante il giorno era di rigore per una donna alla moda. Ciò si riflette su Vogue, che inizia a presentare immagini di modelle assieme a tali accessori. Negli anni Quaranta la scelta del cappello era importante quasi quanto quella del vestito, mentre dagli anni Sessanta iniziano ad essere sostiuiti da altri accessori come il fiore dietro all’orecchio.

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Le trasformazioni. Dagli anni Sessanta iniziano una serie di rivoluzioni nel mondo sartoriale, con il reddito giovanile alla fine della Seconda Guerra Mondiale ci fu un aumento del potore economico e della necessità di esprimerlo: gli orli si accorciano, i colori sono più luminosi e l’abito nero sembra non trovare spazio in quest’esplosione psichedelica della gioventù, ma comuque mantine il suo appoggio assieme ad altri senzatempo. E’ indossato dalla First lady Jackie Kennedy con grandi occhiali da sole e un girocollo di perle. Con il passare degli anni la Petite Robe Noire sa adattarsi ai cambiamenti sartoriali del tempo, dagli anni Settanta nasce la cultura punk rock e l’abito si trasforma in una versione strappata e rattoppata, un trend che continua ancora negli anni Ottanta con le icone ribelli come Madonna. Le donne Vogue di quel periodo erano scolpite nella lycra e nella pelle e il nero sembrava essere il colore preferito da indossare. Dagli anni Novanta invece, prende piede lo stile grunge e il piccolo abito nero ritorna alle sue sembianze originali, corto aderente ed estremamente femminile.

Passa indenne attraverso la Seconda Guerra Mondiale, e nei tre decenni successivi muta contemporaneamente con i tempi ma mantenendo sempre un posto per la sua forma originale e diventando sempre più alleato delle donne emancipate. Ciò è particolarmente evidente nelle fotografie degli anni Novanta nelle quali l’abito è una chiave solutiva. 21

La Petite Robe Noire nel mondo dello spettacolo. Da sempre sempre le Star Star e il mondo della moda sono state Noir state in affinità affinità e la Petite Petite Robe Noire Noire oire ottiene ottiene apHollywood, poggio ollywood, poggio anche anche dal mondo di Holly H ollywood, un anno dopo la sua prima appa pparizione aapparizione pparizione su Vogue, Vogue, nel Hollywood Banton 1927 il costumista llywood ton costumista di Hollywoo Ho llywood Travis Travis Banto Ban ton abi cinemat diede all’ abito abito bito il debutto debutto cinematografico. cinematografico atografico. ografico. Bow, FFu u indosso a Clara Bow ow, B ow, nel ruolo di Betty Lou in uno uno dei dei titoli del momento momen ‘‘I che ilil capo capo comcomtitoli del momento mento ‘‘It’’ ‘‘It ‘It’’ che pare per la prima volta volta sugli schermi televisivi. La protagoni tagonista protagonista pro tagonista del film, commessa in un negozio di lingerie, ’aiut lingerie, trasforma trasforma con l’ll’aiuto aiuto uto del suo coinquilino voro lavoro coinquilino il suo abito abito nero nero da lavor la voro in un completo complet da sera. sera. Nello Nello stesso stesso anno l’attrice l’l’attrice inincompleto pleto da stesso anno dossa l’ico ’iconico ll’iconico ’iconico abito abito anche anche nel film Rough Rough House House Rosie. Con lo sviluppo sviluppo dei primi film a colori, verso verso Venti, ritrovano la fine deglli anni Ven enti, ovano V enti, i cineasti si ritrova ritr ovano sfrut Noir a sfruttare sfruttare uttare la Petite Petite Robe Noire Noire oire grazie alla alla sua capacità interferir capacità di non interferire interferire terferire con gli altri colori prepresenti sullo schermo. schermo. Nel 1935 invece, Nel invece, viene scoperto il talento di Edhit Piaf dal pro roprietario pproprietario roprietario di night club club Louis Leplée, che che le le insegna insegna le le basi basi dell’apparizione dell’ Leplée, dell’apparizione pparizione scenica e la invita invita ad indossare per ogni show show un’ nero un’abito un’abito abito nero. nero.

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La forza della Petite Robe Noir risiede nella sua versatilità, nell’essere ciò che l’indossatore voglia che sia, un’arma con la quale definire la femminilità di una donna, un abito che si adatta ai cambiamenti socio-politici, alla contiuna ricerca della forma perfetta. Un indumento che ha avuto un impatto sociale per noi diffice da immaginare, rendendo le donne che lo indossano consapevoli di una libertà mai avuta prima. In ogni sua forma e colore la Petite Robe Noire funziona sempre al meglio nell sua forma originale, il disegno di Chanel lo presenta come un tubino nero lungo fino al polpaccio, nulla di più. Fin dall’inizio ha risposto alle esigenze della donna alla moda, rimanendo un punto fermo anche quando il nero venne etichettato come fuori moda.

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Bijoux

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Coco Chanel fu la prima sarta femminile ad introdursi nel mondo della gioielleria, Gabrielle Chanel creò nel 1932 la sua prima e più famosa collezione di gioielli: “Bijoux de Diamants”. Nel 1932, nel periodo successivo alla Prima Guerra Mondiale, i ricchi più esigenti si allontanano molto dalla gioelleria di lusso, dal momento che veniva associata alla non patriottica e inappropriata frivolezza delle mogli dei profittatori di guerra. Cominciò a diffondersi quindi la bigiotteria, principalmente in bachelite, una resina termoindurente e anche una delle prime plastiche ad apparire sul mercato dal 1907. Succesivamente comparvero il plexiglass e l’acrilico, che stimolarono la creatività nelle creazioni di bigiotteria. Gabrielle Chanel invece si appropriava delle pietre più preziose: i diamanti. La prima e unica collezione di gioielli della sua vita, Bijoux de Diamants, come di consetudine del suo stile, porta un tocco di modernità. Esattamente come ha liberato le donne dall’utilizzo dei corsetti, Mademoiselle Chanel alleggerisce le montature, rimuove i fermagli dai suoi gioielli e sottolinea la linea del design piuttosto che la pietra stessa. Espone la sua collezione nei saloni della sua dimora privata, al 29 Faubourg-Saint-Honoré a Parigi. A differenza di tutti i gioiellieri, che custodivano i gioielli riposti nelle rispettive custodie, Chanel li tiene sempre esposti, sostenendo che ciò che ritenuto bello deve essere visto. La collezione è composta da stelle, soli, nastri, frange e piume: cinque temi cari al cuore di Gabrielle Chanel. Tutti questi simboli sono eredità della sua infanzia, tra cui le stelle, la falce di luna e le croci maltesi dei marciapiedi dell’orfanotrofio di Aubazine. Chanel non crea nessun’altra collezione di gioielli e preferisce dedicarsi al cucito creando bestseller come la 2.55, i tailleur o le famose scarpe bicolore con cinturino. Venti anni dopo la sua morte, nel 1993, i gioielli ripresero il loro splendore all’interno della casa grazie a Karl Lagerfeld che li ripristinò donandogli nuova vita. Segnando uno stile, Bijoux de Diamants ispira ancora le collezioni di oggi, che evocano altri simboli Chanel, come la camelia, il trapuntato o il leone, l’animale protettivo di Coco.

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La Seconda Guerra Mondiale. A partire dal 1941 le restrizioni della Seconda Guerra Mondiale hanno un forte impatto sul mondo della moda, limitando l’usuale evoluzione degli stili. Il 14 Giugno 1940 Parigi viene occupata dalle forze naziste e le ripercussioni sul mondo della moda vedono stilisti impegnati nella lotta bellica, limitazioni della produzione e del consumo dell’abbigliamento e le quantità di materiale che potevano essere impiegate. Ne conseguono prodotti pratici che rispondono ai bisogni del periodo bellico: divise, cappelli, tacchi più bassi e coulottes per le donne costrette a muoversi in bicicletta a causa del razionamento dei carburanti. Parigi, Londra e New York iniziano a creare e produrre per i mercati locali, a causa dell’interruzione nelle comunicazioni e nel commercio. La Maison Chanel chiude, anche se la botique operativa rimane aperta, e Coco Ch...


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