Sistemi di controllo analisi economiche per le decisioni aziendali tutti i capitoli tranne 1 2 PDF

Title Sistemi di controllo analisi economiche per le decisioni aziendali tutti i capitoli tranne 1 2
Course Controllo Di Gestione 
Institution Università degli Studi di Teramo
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Capitolo 3: Margine di contribuzione e relazione tra reddito e volume La classificazione dei costi in funzione del loro comportamento con i volumi di output è utile tutte le volte che una certa decisione implichi la conoscenza di come i costi si modificheranno con i volumi di attività. Quando il livello di attività cresce o diminuisce, uno specifico costo può crescere, diminuire o rimanere costante. Quando si decide tra alternative di breve e lungo periodo, la conoscenza del comportamento dei costi è fondamentale. Il diagramma del profitto Al diagramma costo-volume (figura 2.5), può essere aggiunta la retta che rappresenta i ricavi. Si ottiene cosi un nuovo diagramma chiamato diagramma del profitto. Un diagramma del profitto mostra la relazione tra ricavi e costi totali al variare del volume di output. Questo diagramma può essere usato sia per l’impresa nel suo complesso sia per le singole unita di business. In un diagramma del profitto il volume di output può essere misurato come unità prodotte e vendute in termini di ricavi realizzati. L’equazione dei costi totali è sempre: CT= CFT + cvu * X Nel nuovo diagramma i ricavi sono ipotizzati con un prezzo di vendita costante rappresentato da P e il volume di output (misurato con le unità di prodotto vendute) viene rappresentato con X. Quindi l’equazione dei ricavi totali sarà: RT= P*X (cioè i ricavi tot sono dati dal prezzo di vendita P moltiplicato per il numero di unità vendute X). Il diagramma del profitto è utile per capire la formazione del reddito in funzione delle quantità vendute o dei ricavi.

Volume di pareggio Si definisce volume di pareggio o punto di pareggio (break even volume) il punto in cui i costi totali sono uguali ai ricavi totali, quindi il reddito è uguale a 0. Un volume inferiore a quello di pareggio indica una perdita, mentre un volume superiore a quello di pareggio indica un utile. L’ammontare della perdita e dell’utile è dato dalla distanza tra la retta dei costi e la retta dei ricavi. Il volume di pareggio si calcola cosi: -poiché i ricavi tot. sono RT=P*X (prezzo di vendita per il n. di unità vendute) E i costi tot. sono CT=CFT + cvu * X e poiché nel punto di pareggio i costi tot. sono uguali ari ricavi tot. CT=RT, allora il Volume di pareggio Xp è : P*Xp = CFT + cvu *Xp, 1

cioè Xp= CFT/ P-cvu (costi fissi tot / prezzo vendita – costi variabili unitari), dove P-cvu rappresenta il Margine di contribuzione unitario. Il punto di pareggio può essere usato per determinare il volume di un profitto obiettivo PRo: l’equazione del profitto è: Pro= (P-cvu) * Xo – CTF (P-cvu) *Xo = CFT + Pro Xo= CFT +Pro / margine contribuzione unitario (cioè il volume di un profitto obiettivo è dato dalla somma tra costi tot. e profitto / margine di contribuzione). Se il profitto Xo è 0 allora il volume di un profitto obiettivo è uguale al volume di pareggio. Margine di contribuzione Possiamo andare a calcolare come varia il profitto medio unitario al variare del volume. (esempio pag49). L’incremento di reddito medio unitario dipende dal fatto che il costo unitario medio diminuisce all’aumentare dei volumi. Quando i volumi aumentano i costi unitari medi diminuiscono perchè diminuiscono i costi medi unitari fissi. Quindi il profitto medio unitario varia in base alla variazione del volume però c’è una grandezza che rimane costante col volume. Questa è il margine di contribuzione cioè la differenza tra prezzo di vendita costante e il costo variabile unitario. Siccome questo valore è costate riesce a esprimere la relazione tra costi e ricavi in relazione al volume. Il profitto totale in relazione ad un volume è pari al margine di contribuzione (p-cvu) per il volume (n prodotti venduti) meno i costi fissi tot. (CFT) PR= (p-cvu) * Xp -CFT. Il volume di pareggio può essere espresso anche in termini di ricavi invece che di unità fisiche, basta moltiplicare il prezzo di vendita per entrambi i membri che compongono l’equazione del punto di pareggio. Volume di vendita * prezzo di vendita = costi fissi / margine di contribuzione / prezzo di vendita. Margine di contribuzione / prezzo di vendita = margine di contribuzione %. Quindi il volume di pareggio= Costi fissi / margine di contribuzione %. Il concetto di margine di contribuzione Il concetto di margine di contribuzione è un importante idea gestionale. Tutto parte dalle singole unità di ricavo che provengono dalle singole vendite di unità di prodotto. Una parte di questi ricavi viene usata per coprire i costi variabili unitari. Quello che resta dei ricavi rappresenta il margine di contribuzione unitario che ha lo scopo di andare a coprire i costi fissi del periodo considerato. Quando il margine di contribuzione è uguale ai costi fissi allora si è raggiunto il punto di pareggio. Inoltre, quando il margine di contribuzione supera i costi fissi, allora ogni unità di contribuzione rappresenta una singola unità di profitto. Perciò la il margine di contribuzione è importante perché prima copre i costi fissi e solo dopo aver raggiunto il punto di pareggio (o volume di pareggio) genera profitti.

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Il diagramma del profitto in base al margine di contribuzione

È un diagramma dove sulle Y troviamo il profitto e non i costi totali. Il reddito è pari a 0 quando il punto di pareggio è 160 (unità da vendere per coprire i costi fissi). Quando il volume è 0 c’è una perdita pari a 400€. Quindi l’equazione del profitto in funzione del volume è ricavabile dalla differenza tra ricavi tot e costi tot. Pr= RT-CT dove RT= (p*X) e CT = cvu * X -CFT Quindi evidenziando X si ottiene: PR= (cvu – p) * X -CFT Il margine di sicurezza Un'altra grandezza che si usa nel diagramma di profitto è il margine di sicurezza che rappresenta di quanto il volume attuale eccede sul volume di pareggio. Il margine di sicurezza serve sostanzialmente a comprendere di quanto si possono abbassare i ricavi prima di arrivare al punto di pareggio. Il conto economico a margine di contribuzione Il margine di contribuzione è un concetto che prevede la divisione tra costi fissi e costi variabili. Il margine può essere usato per creare un conto economico a margine di contribuzione, un rendiconto che evidenzia facilmente gli effetti di cambiamenti di vendite e ricavi sul reddito. Nel conto economico tradizionale (classificato a costo del venduto) i costi sono aggregati per funzioni organizzative a prescindere del loro comportamento con il volume. Es: nei costi commerciali troviamo sia costi fissi come stipendi del personale sia costi variabili come provvigioni riconosciute agli agenti. Quindi il conto economico tradizionale non classifica i costi in base al loro comportamento con il volume. Questo rendiconto è utile per capire i costi delle singole unità organizzative di un’azienda, ma non è efficacie per il management se lo si volesse usare come mezzo di supporto per decisioni che riguardano il comportamento dei costi in relazione al volume di output e gli effetti di questi sul reddito. 3

Il conto economico a margine di contribuzione ha lo scopo di capire i comportamenti dei costi e degli effetti che questi hanno sul reddito. Questo rendiconto classifica i costi non in base alle funzioni organizzative ma in base al comportamento dei costi in relazione al volume di output, perciò in costi fissi e costi variabili . Deducendo dai ricavi totali i costi variabili si ottiene il margine di contribuzione aziendale, cioè il contributo alla copertura dei costi fissi e alla generazione di reddito. Sottraendo dal margine di contribuzione aziendale i costi fissi si ottiene il reddito. Il conto economico a margine di contribuzione serve a facilitare analisi di redditività e a capire se produrre all’interno o acquisire dall’esterno (scelte di make or buy). La leva operativa (es. pag 55) La leva operativa è una misura di quanto il reddito è sensibile ai cambiamenti dei ricavi. L’effetto della leva viene misurato dl grado della leva operativa, indicatore calcolato in base al volume dei ricavi come rapporto tra la variazione percentuale del reddito e la variazione percentuale dei ricavi. La leva operativa varia al variare del volume delle vendite. Più si è prossimo al punto di pareggio più il grado di leva operativa è alto.

All’interno dell’intervallo considerato l’incremento di reddito derivato da un aumento dei ricavi è pari all’incremento del margine di contribuzione complessivo cioè al prodotto del margine di contribuzione % per l’aumento dei ricavi.

La struttura dei costi In corrispondenza di uno stesso volume di ricavi, due imprese che operano nello stesso settore che offrono un prodotto simile possono avere un diverso grado di leva operativa. Tutto questo dipende dalla struttura dei costi dell’impresa, cioè l’incidenza dei costi fissi e dei costi variabili sui complessivi costi aziendali. Alcune imprese hanno costi fissi alti e costi variabili bassi altre hanno la struttura opposta. Se la maggior parte dei costi sono fissi allora i costi variabili sono bassi e il margine di contribuzione è alto. Perciò per queste imprese una variazione dei ricavi ha delle importanti conseguenze economiche. Le imprese con costi fissi alti sono le compagnie aeree, le catene alberghiere, le aziende di telecomunicazione e le aziende di produzione fortemente integrate, cioè che eseguono molte fasi di trasformazione del prodotto al loro interno. 4

Contrario è il caso delle aziende con bassi costi fissi e alti costi variabili come le aziende della grande distribuzione co le imprese con un basso contenuto di trasformazione interno. Ovviamente non esiste una struttura dei costi migliore, poiché questa dipende dal contesto ma soprattutto dai ricavi nel lungo periodo. Le imprese con costi fissi alti hanno spesso grandi oscillazioni dei risultati economici con il variare del volume delle vendite. Cioè hanno elevati redditi nei periodi di grandi vendite mentre affrontano gravi crisi in momenti di contrazione delle vendite. Al contrario le imprese con una struttura dei costi variabili risultano più stabili per quanto riguarda i risultati economici, che li ottengono però rinunciando a elevate prestazioni economiche. L’utilizzo del diagramma del profitto Il diagramma del profitto può essere usato per verificare il miglioramento delle prestazioni in termini di profitto. Le relazioni costo-volume-profitto suggeriscono che un modo utile per analizzare la dinamica del reddito è quello di considerare costi fissi totali e margine di contribuzione unitario. In base a questi 2 fattori, ci sono 4 possibili determinanti per accrescere il reddito di un’azienda monoprodotto: -aumentare il prezzo di vendita unitario (P) -ridurre il costo variabile unitario (cvu) -ridurre i costi fissi totali (CFT) -aumentare il volume (X) (es. pag59) Nella teoria ogni determinante è indipendente dalle altre, ma nella realtà non accade sempre cosi. Un incremento del prezzo di vendita è accompagnato da una diminuzione delle vendite, cosi come una riduzione dei costi variabili implica l’aumento dei costi fissi. Quindi conviene sempre andare a studiare le determinanti del profitto insieme invece che analizzate singolarmente. Le imprese multiprodotto Le relazioni costo-volume-profitto viste precedentemente sono applicate a delle imprese monoprodotto. Nel caso di imprese multiprodotto, le relazioni precedenti sono valide solo se ogni prodotto produce lo stesso margine di contribuzione percentuale degli altri. Per questo tipo di aziende si potrebbe creare un diagramma del profitto dove come unità di misura del volume troviamo i ricavi delle vendite e non il n. di unità vendute. Cosi ciascun euro di ricavo porterebbe allo stesso margine d contribuzione, ma comunque bisogna tener conto delle diverse tipologie di prodotto creare dall’azienda. Se invece l’impresa realizzasse margini di contribuzione tutti diversi, la rappresentazione grafica del profitto sarebbe più complessa. Infatti, la retta del profitto sarebbe una spezzata con diverse inclinazione e lunghezze per ogni prodotto, che dipendono esclusivamente dal margine di contribuzione di ognuno. Questa spezzata cambia forma nel momento in cui si cambia il mix delle vendite, cioè l’incidenza % di ogni prodotto venduto sulla quantità complessivamente venduta. Il prodotto equivalente Quando è noto il mix delle vendite e quando si rinuncia a rappresentare il margine di contribuzione di ogni singolo prodotto si può utilizzare il diagramma del profitto andando a calcolare il margine di contribuzione come una media ponderata. Questo margine di contribuzione viene definito come margine di contribuzione del prodotto equivalente.

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Un’altra soluzione sarebbe quella di considerare ogni prodotto come un’area economica indipendente e costruirci un conto economico a margine di contribuzione come somma dei conti economici. Però nasce un problema perché non tutti i costi possono essere ricondotti ai singoli prodotti. Assegnare arbitrariamente quote di costi fissi porterebbe alla distorsione di informazioni e a scelte decisionali sbagliate. Comunque, facendo questo conto economico si evince un nuovo aggregato, il secondo margine di contribuzione che rappresenta il contributo di ogni prodotto alla copertura dei costi fissi e nella generazione del reddito. Usando il conto economico a margine di contribuzione il reddito dell’impresa viene calcolato come differenza tra secondo margine di contribuzione e costi fissi.

Capitolo 4: Costi pieni e il loro impiego Il concetto di costo è ambiguo perché viene utilizzato per indicare diverse idee. Il concetto diventa poco più chiaro quando viene accostato ad aggettivi come “diretto” “di produzione”, ma comunque neanche questi aggettivi riescono a inquadrare il fenomeno se questo non è inserito in un contesto ben specifico. La definizione generale di costo è: la valorizzazione monetaria delle risorse usate per un qualche scopo. La definizione include 3 concetti chiave: -il costo misura in termini monetari l’impiego di risorse: gli elementi del costo di produzione di un prodotto sono i materiai diretti o le ore di lavoro usate in determinate quantità; perciò il costo misura la quantità di risorse usate; -il costo viene misurato in termini monetari: la moneta fornisce una base comune per sommare diversi elementi che nella realtà on potrebbero essere sommati. Ad esempio, la quantità di materiale e le ore di lavoro, se entrambe hanno un costo espresso in moneta possono essere sommate tra loro; - il costo è sempre riferito ad uno scopo: il costo ha un oggetto come prodotti, servizi, clienti o qualsiasi altra entità per la quale si vuole scoprire il valore monetario delle risorse usate per realizzarla.

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L’oggetto del costo Oggetto del costo è il termine per indicare il prodotto o qualsiasi altra attività o scopo di cui si vogliono indagare i costi. L’oggetto del costo deve essere chiaro e specifico. In uno stabilimento di jeans un oggetto del costo potrebbe essere la fabbricazione di un lotto di pantaloni di un modello. L’oggetto del costo può essere più o meno ampio a seconda degli scopi della rilevazione. A un estremo tutti i jeans prodotti dallo stabilimento potrebbero essere oggetto di costo, ma questo campo cosi ampio può precludere il differente uso di risorse per i diversi modelli di pantaloni; dall’altro estremo ogni singolo jeans potrebbe essere considerato come oggetto di costo ma questo richiederebbe delle analisi molto approfondite spesso anche inutili. Normalmente in uno stabilimento di jeans l’oggetto del costo è il lotto di pantaloni dello stesso modello creati con lo stesso tessuto. Il costo pieno Il costo pieno comprende tutte le risorse utilizzate per un determinato oggetto di costo. A volte è molto semplice trovare il costo pieno. (es: se pago 35€ un paio di jeans, per me 35€ sono un costo pieno cioè ho utilizzato 35 delle mie risorse monetarie per comprare quei jeans). Però, qual è il costo pieno di produzione di quei jeans? Questa domanda è più complessa perché l’azienda produce ogni mese moltissimi jeans che variano per modello, tessuto e questo richiede diverse quantità di risorse e di conseguenza si avranno diversi costi. Costi diretti e costi indiretti I vari elementi di costo attribuiti ad un oggetto del costo sono classificabili in 2 categorie: costi diretti e costi indiretti. Il costo pieno di un oggetto di costo è la somma dei suoi costi diretti più una parte equa di costi indiretti a lui riconducibili. I costi diretti relativi ad un oggetto di costo sono attribuibili a questo perché da questo causati. Il costo del tessuto per il lotto dei jeans è un costo diretto all’oggetto di costo. I costi indiretti sono elementi di costo causati da due o più oggetti di costo insieme e non sono cosi oggettivamente riconducibili in modo separato ad un oggetto specifico. Quindi i costi indiretti sono allocati all’oggetto di costo. La natura di costo diretto o indiretto varia in relazione alla natura della risorsa usata e dall’oggetto di costo. Sebbene i costi diretti siano attribuibili oggettivamente all’oggetto di costo non è cosi ovvio attribuire a questo parte dei costi indiretti. La questione è che i costi indiretti sono creati da una molteplicità di oggetti di costo, cioè sono costi che nascono dall’uso di risorse comuni a questi oggetti. Costi speciali e costi comuni vs costi diretti e costi indiretti Non tutti i costi indiretti sono tali perché non sono riconducibili oggettivamente ad uno specifico oggetto di costo. Spesso molti costi teoricamente diretti vengono considerati indiretti perché contabilmente parlando risulta più conveniente considerarli cosi. In definitiva però possiamo considerate come costi indiretti: -tutti quelli che non possono essere oggettivamente allocati ad uno specifico oggetto di costo -tutti quei costi che si decide di non trattare come costi diretti o che non si ritiene economicamente conveniente trattare come diretti. Perciò nascono i costi speciali cioè quelli riconducibili ad uno specifico oggetto di costo a prescindere della loro natura diretta o indiretta e i costi generali o comuni cioè quelli non riconducibili ad uno specifico oggetto di costo. Quindi specificare che sono costi diretti o indiretti serve solamente al livello contabile. Quindi un costo comune risulta chiaramente essere un costo 7

indiretto, mentre un costo speciale viene trattato contabilmente come un costo diretto o indiretto. Principi contabili e determinazione del costo di prodotto Il principio di competenza governa i criteri di rilevazione dei costi di un certo periodo amministrativo e indica come suddividere i costi complessivi di produzione tra le rimanenze finali e al venduto. Questo concetto però non aiuta a comprendere il costo pieno di un singolo prodotto. Qualunque criterio di allocazione dei costi indiretti di produzione anche se ben chiaro e dimostrabile, è compatibile con i principi contabili. Comunque, per la completa redazione del bilancio, per il principio di competenza è sufficiente dividere i costi complessivi di produzione in costi da attribuire ai beni venduti e costi da attribuire ai beni di rimanenza finali. Gli elementi di costo del prodotto L’oggetto di costo più comune per un’impresa è il prodotto che può essere un bene materiale, un servizio. Il sistema che rileva i costi di prodotto è il sistema di determinazione dei costi di prodotto o contabilità industriale. Il costo di produzione di un prodotto è composto da 3 elementi: i materiali diretti, la manodopera diretta e i costi generali di produzione. Costo materiali diretti La quantità di materiale riconducibile ad un oggetto di costo in modo oggettivo e economico, rappresentata dal suo prezzo, rappresenta il costo dei materiali diretti o materie prime. Questi devono essere distinti dai materiali indiretti (risorse che fanno parte del processo produttivo ma che non sono riconducibili direttamente all’oggetto di costo. (es. olio di lubrificazione macchine). I materiali diretti invece sono tutti quei beni che sono acquistati e usati per creare un prodotto finito. I prodotti finiti di molte imprese diventano materiali diretti di altre. Costo manodopera diretta Il costo della manodopera diretta è dato dalla quantità di manodopera ricondotta in maniera oggettiva e economica ad un oggetto di costo, ed è espressa con il costo orario del lavoro. Lo stipendio degli operai di una catena...


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