Verbo sum e complementi PDF

Title Verbo sum e complementi
Author Luca La Porta
Course Lingua e letteratura latina i
Institution Università degli Studi di Palermo
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verbo sum e complementi...


Description

Il verbo sum Il verbo sum “essere” è l’unico verbo ausiliare latino, che come tale serve alla coniugazione di altri verbi nella forma del passivo di certi tempi. Il suo paradigma è privo di supino: sum, es, fui, esse. Le caratteristiche del verbo sum sono le seguenti: 1. ha due temi diversi: • •

un tema -es che si riduce alla semplice consonante -s in alcune forme (s-um, s-im) e che in altre si unisce direttamente alla desinenza (es-tis, es-to) un tema -fu che vale per il perfetto e per tutti I tempi derivati dal perfetto;

2. è difettivo di alcune forme: manca il supino e il gerundio, e dei participi ha solo il futuro; 3. si trovano talvolta le forme forem, fores, foret, forent con valore di imperfetto congiuntivo, invece di essem, esses, esset, essent 4. spesso le forme del verbo sum sono sottintese, specialmente in poesia o in passi caratterizzati da concitazione: caelum undique et pontus “ovunque (vi era) cielo e mare” Composti di sum Come sum, tranne qualche lieve differenza dovuta a motivi eufonici, si coniugano I suoi composti 1. ab-sum, abes, afui, ebesse 2. ad-sum, ades, adfui, adesse 3. de-sum, dees, defui, deesse 4. in-sum, ines, fui in, inesse 5. inter-sum, interes, interfui, interesse 6. ob-sum, obes, obfui, obesse 7. possum, potes, potui, posse 8. prae-sum, praees, praefui, praeesse 9. pro-sum, prodes, profui, prodesse 10. sub-sum, subes, fui sub, subesse 11. super-sum, superes, superfui, superesse

“essere lontano, essere assente” “essere vicino, essere presente, assistere” “mancare” “essere dentro” “partecipare, intervenire, essere in mezzo” “nuocere” “potere” “esssere a capo, presiedere, comandare” “giovare, aiutare” “stare sotto, essere vicino” “restare, sopravanzare, essere superstite”

I composi di sum reggono in genere il dativo: adeste mihi “assistetemi” nemo debet deesse officio suo “nessuno doveva mancare al proprio dovere” debemus prodesse omnibus, obesse nemini “dobbiamo giovare a tutti, nuocere a nessuno”

Qualcuno di questi composti però ammette , oltre a quella con il dativo, qualche altra costruzione; per le varie costruzioni occorrerà consultare il vocabolario

Il verbo possum Il verbo possum, potui, posse “potere” presenta alcune caratteristiche particolari: ● le forme del tema del presente di questo verbo sontengono la forma nominale pote “possibile”; l’espressione pote est significava “è possibile” e da essa si sono creati analogicamente le altre persone (ad es. *pote sum > *pot-sum > *possum); ● invece il perfetto potui è formato regolarmente su un antico disusato *poteo: proprio da poteo deriva il participio presente potens che ha sempre valore di aggettivo (“potente). ● Nella coniugazione, la t di pot- si conserva davanti alle voci di sum che cominciano per vocale (es. Pot-es, pot-eram, pot-ero) mentre si assimila davanti alle voci che cominciano per s: *potsum > possum; *pot-sumus > possumus, ecc…; ● l’infinito posse è analogico; la forma la corretta doveva essere *potesse; ● si eviti l’errore di inventare un imperfetto *potebam (che peraltro è attestato nel latino tardo e che ha originato la forma italiana “ io potevo”) Vedi coniugazione di possum Il verbo prosum Questo verbo, per ragioni di eufonia inserisce la consonante d tra due elementi, quando il secondo di essi comincia oer vocale; quindi su ha la seguente coniugazione: Vedi coniugazione di prosum Complementi di colpa e di pena, adi abbondanza e provazione, di esclusione, di esclamazione, complemento partitivo Complemento di colpa e di pena, di abbondanza e privazione, di esclusione, complemento partitivo Il complemento di colpa (nel linguaggio giudiziario) indica la colpa o il delitto di cui qualcuno viene accusato o per cui è condannato o assolto In latino si trova in genitivo epesegetico o dichiarativo, dipendente dai sostantivi in ablativo(talora espressi ma più spesso sottintesi) crimine “per il, del delitto”, nomine “a cagione”. Si usa comunemente con I verbi che significano “accusare, condannare, assolvere”; a) accuso, incuso “accuso”, insimulo “accuso falsamente”, postulo “accuso, cito in giudizio”, arguo “incolpo”, coarguo “accuso convincendo”, ecc.; b) damno, condemno “condanno”; c) absolvo, libero “assolvo”. Esempi: Miltiades (crimine) proditionis est accusatus “Milziade venne accusato (del delitto) di tradimento”

Damnare aliquem ambitus, peculatus, proditionis, furti,… “Condannare qualcuno oper broglio, per frode, pre tradimenti, per furto…. Absolvi (crimine) maiestatis essere assolto dal delitto di lesa mestà _______________ Con postulo, accuso, damno il complemento di colpa talvolta si trova posto in caso ablativo con de: damnare aliquem de pecuniis, repetundis, de vi “ condannare qualcuno per estorsione di denaro, per violenza, accuso aliquem de veneficiis “accuso uno di veneficio”

_______________ Complemento di pena Il complemento di pena indica il tipo di pena (Esilio, morte, multa, ammenda ecc…) a cui il colpevole è condannato, o da cui è assolto In latino viene reso in due modi: 1. all’ablativo, se la pena è determinata, cioè se è espressa con un sostantivo o con un numerale (=una multa in denaro); questo costrutto è adoperato con sostantivo o con un numerale ( = una multa in denaro); questo costrutto è adoperato sempre in unione con multare e con I verbi damnare e condemnare: multare aliquem exsilio, morte, vinculis, pecunia… “commdannare uno all’esilio, alla morte, alla prigione, ad una multa...” decem milibus aeris damnari “essere condannato ad una multa di diecimila assi” 2. al genitivo, se la pena è indeterminata, ossia se è espressa in termini generici mediante uno degli avverbi tanti “ a tanto”, quanti “ a quanto”, minoris “ a meno”, dupli “ al doppio”, quadrupli “ al quadruplo”: cupio octupli damnari Apronium “Desidero che Apronio sia condannato ad una multa otto volte maggiore” ____________ Il sostantivo caput si pone all’ablativo o al genitivo se è retto da damnare, al genitivo se è retto da condemnare, accusare, absolvere; è importante l’espressione damnare aliquem capite (o capitis) “condannare uno a morte”. Le espressioni tardolatine damnare ad metella, damnare ad bestias, significano rispettivamente “condannare alle miniere”, cioè ai lavori forzati, “condannare alle bestie” ( cioè essere sbranato”.

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Complementi di abbondanza e privazione Indicano ciò di cui abbonda o è priva una persona o una cosa: in latino si trova in ablativo semplice: Villa abundat porco, haedo, agno “La villa ha abbondanza di porci, capretti, di agnelli” Egere pecunia “mancare di denaro” Carere amicis “Essere privo di amici” Il complemento di abbondanza e quello di privazione dipendono ovviamente da verbi e aggettivi, che denotano eccesso o difetto: - I verbi di abbondanza più comuni sono: abundo, effluo, redundo “abbondo”, circumfluo “ho abbondanza di”, compleo, impleo, expleo “riempio”, rifercio, repleo, farcio “rimpinzo”, onero, augeo “ricolmo”, cumulo, “colmo”, ecc… - gli aggettivi di abbondanza più comuni sono: praeditus “fornito”, onustus “carico”, repletus, uber “abbondante”, plenus, refertus “pieno”, ornatus “ornato”, dives “ricco” ecc… - I verbi di privazione sono: careo, egeo, indigeo “sono privo di, manco di”, exuo, nudo, orbo, privo, spolio “spoglio di, privo di”, vaco “ sono privo di” - gli aggettivi di privazione sono: inanis “vuoto”, inops “privo”, nudus, orbus, vacuus “privo di, mancante”, ecc… _________ Egeo e soprattutto indigeo si trovano costruiti con il genitivo Gli aggettivi orbus, nudus, liber, vacuus, reggono il nome della persona in ablativo con a, ab: avari domus nuda amicis est: la casa dell’avaro è priva di amici” Gli aggettivi plenus e refertus reggono anche il genitivo: Gallia plena civium Romanum erat “la Gallia era piena di cittadini romani”

_________ Complemento di esclusione Indica l’esclusione di una persona da un fatto o un’azione; in Italia è formato da un sostantivo, preceduto dalle preposizioni “tranne, senza, eccetto, all’infuori di, fuorchè, meno” ecc… e risponde alle domande tranne chi? Tranne che cosa? Senza chi? Senza che cosa? Ecc… - all’ablativo preceduto dalla preposizione sine “senza” - all’ablativo preceduto da praeter, extra “eccetto, all’infuori di”:

maesta sine amicis vita est “La vita è triste senza amici” omnes venerunt, praeter frater meum “Tutti vennero tranne mio fratello” Complemento di esclamazione Esprime un vivo sentimento di meraviglia, dolore, sdegno ecc…In latino può essere reso in tre modi: 1. con l’accusativo del sostantivo o pronome, accompagnato da un aggettivo o da un genitovo attributivo, che si considera come retto da un verbo transitivo attivo sottinteso (es.: vide, videte…): questo accusativo può anche essere preceduto dalle interiezioni o (di gioia, di dolore, di stupore), heu, eheu (sempre di dolore): me miserum! “o me misero” o fallacem hominum spem! “o fallace speranza umana” 2. con il nominativo, quando all’esclamazione si può sottindere una voce del verbo esse, oppure con I pronomi interrogativi quis, qualis, quantum, ecc…: quae oratio! “che discorso!” quanta in eo sapientia! “quanta dottrina è in lui” 3. con il vocativo quando con l’esclamazione si chiama una persona reale o immaginaria, a cui si rivolge la parola, oppure nelle invocazioni precedute dall’interiezione di stupore o indignazione pro: pro sancte Iuppiter! “Oh santo Giove!” pro dii immortales! “oh dei immortali!” 4. con il dativo dopo le interiezioni di lamento o minaccia hei, vae hei mihi “ahimè!” vae victis! Vae vobis! “guai ai vinti! Guai a voi!”

Complemento partitivo Indica il tutto rispetto alla parte, ciò di cui è composta una data quantità: in latino si trova in genitivo, quando la parola reggente è costituita: a) da un sostantivo indicante quantità o misura, come pars, numerus, copia, multitudo, vis, cohors, legio, acervus, caterva, modius: pars militum, popoli “ parte dei soldati, del popolo” copia frumenti, pecuniae, frugum “abbondanza di frumento, di denaro, di biade” vis auri, argenti “quantità d’oro, d’argento” b) da un aggettivo comparativo, da un aggettivo o avverbio superlativo, da un numerale: maior natu duorum fratrum “il più grande dei due fratelli” bellum maxime omnium memorabile “guerra di gran lunga fra tutte memorabile” c) da un pronome sostantivato, come quis, qui, quisquam, ullus, alter, nullus, nemo ecc… qui vestrum? “Chi di voi?” nemo nostrum “nessuno di noi” nulla navium cursum tenet “nessuna delle navi mantiene la rotta” d) dal neutro singolare degli aggettivi e dei pronomi sostantivati indicanti quantità, come tantum, quantum, aliquantum (mai parvum), multum (mai magnum), plus, amplius, plerumque, plurimum, minus, minimum, aliquid, quid, quicquam, nihil, hoc, id, quod ecc… tantum temporis “tanto tempo” quantum frumenti est ex Sicilia “quanto frumento proviene dalla Sicilia” plus pecuniae “più denaro”

e) da un avverbio di quantità o di luogo, come satis “abbastanza”, parum “poco”, nimis “troppo”, partim “in parte”, ubi “dove”, ubinam? “dove mai?”, ubicumque “dovunque”, usquam “in qualche luogo), nusquam “da nessuna parte”, hic “qui” (Stato in luogo), huc “qui”, eo “là”, quo “dove”, longe “lontano” ea amicitia non satis habet firmitatis “quell’inimicizia non ha abbastanza consistenza” ubi terrarum “in qualche parte del mondo” eo impudentiae pervenit puer, ut eum punierint “il ragazzo si spinse a tal punto di impudenza, che lo punirono” ___________ Se un pronome indefinito neutro è determinato da un aggettivo della I classe, quest’ultimo o si trova al genitivo (con funzione di sostantivo) o concorda con il pronome (con funzione di attributo): homo sum, humani nihil a me alienum puto “sono un uomo e non credo che nulla di umano mi sia estraneo” nihil enim dicam reconditum “non dirò infatti nulla di misterioso” Se invece il pronome neutro è seguito da una aggettivo della II classe o da aliud, la concordanza è obbligatoria: nihil dulce mihi dixisti “non mi hai detto nulla di dolce”, nihil aliud a te peto “non ti chiedo nient’altro”

___________ Il complemento partitivo oltre che in genitivo, si può trovare in ablativo con e, ex, de (raro in), se la parola reggente è superlativo (meno frequentemente un comparativo), un pronome indefinito o un numerale: aliquis ex vobis, quidam de collegis nostris “alcuni di noi, uno dei nostri compagni” unus ex (e, de) multis “uno dei molti” sapientissimus in septem “il più dotto fra I sette” ___________

Dopo uter “quale dei due”, uterque “l’uno e l’altro”, neuter “nè l’uno nè l’altro”, plerique “la maggior parte”, si usa il genitivo se il partitivo è costruito da un pronome, mentre si usa lo stesso caso del pronome se il partitivo è costituito da un nome: plurisque vestrum haec nota sunt “ queste cose sono note alla maggior parte di voi”, in haec pugna uterque consul cecidit “in questa battaglia caddero entrambi I consoli”

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Il presente storico Il presente si adopera, in italiano e in latino, per indicare: a) l’azione che avviene nel momento in cui si parla o si scrive, oppure ciò che ha carattere generale e che si verifica in ogni tempo (come nelle sentenze, nei proverbi e nelle affermazioni generali): Marcus laetus amicos salutat “Marco lieto saluto gli amici” Alpes Italiam a Gallia dividunt “Le Alpi dividono l’Italia dalla Gallia” audentes fortuna iuvat “La fortuna aiuta gli audaci” b) un’opinione di scrittore o uomo celebre antico o moderno non male ait Callimachus… “non male dice Callimaco” Talvolta per conferire maggiore efficacia ad una narrazione animata, molti autori, soprattutto gli storici, usano il cosidetto presente storico: Galli obsidionem relinquunt, ad Caesaren contendunt “I Galli abbandonano (abbandonarono) l’assedio e si dirigono (diressero) verso Cesare” Caesar exercitus in Bellovacos ducit “Cesare conduce (Condusse) l’esercito contro I Bellovaci” In italiano converrà rendere il presente storico latino: - con un presente quando non è strettamente legato ad altri verbi di tempo passato e quando si vuole mantenere l’effetto di immediatezza e vivacità fur per fenestram intravit, circumspexit; e tablino canis se praecipitat et latrat, irrumpunt servi et furem comprehendunt “Il ladro entrò attraverso la finistra, si guardò intorno; dallo studio si precipitò fuori un cane e abbaia, accorrono I vicini e catturano il ladro”; - con il passato remoto quando è collegato da vicino ad altri verbi di tempo passato: cum hostes proelium commisissent, Caesar suam aciem instruit “dato che I nemici avevano attaccato battaglia, Cesare dispose (lett. Dispone) la sua schiera” La congiunzione dum, nel significato di “mentre”, anche quando si trova in relazione con un tempo passato, si costruisce per lo più con il presente indicativo per indicare simultaneità d’azione; il presente deve considerarsi presente storico:

dum Caesar haec gerit, legati ad castra venerunt “mentre Cesare faceva (lett. “fa”) queste cose, I legati giunsero nell’accampamento” dum ceteri dormiunt, duo servi effugerunt “mentre tutti gli altri dormivano (lett. Dormono), due servi scapparono” dum haec eguntur, interea Cleomenes iam pervenerat “mentre si svolgevano questi fatti, Cleomene era già arrivato”

Espressioni ellittiche L’ellissi consiste nel tralasciare una o più parole che si possono facilemente sottindere Frequente in latino è l’ellissi del soggetto, quando il soggetto è un pronome personale: scribo “io scrivo”, scribebam “io scrivevo” ecc… Però il soggetto rimane se gli si vuol dare un particolare rilievo, soprattutto nelle contrapposizioni: Ego scribo, tu legis: “Io scrivo, tu leggi” Praedia mea tu possides, ego aliena misericordia vivo “Tu possiedi I mei poderi, mentre io vivo grazie alla compassione altrui” il soggetto è ovviamente omesso con I verbi impersonali, come pluit “piove”, paenitere “pentirsi”. É molto frequente l’ellisse del verbo esse, specialmente quando è usato come copula, ma anche quando è predicato verbale; ciò si verifica soprattutto nei proverbi e nelle sentenze, ma anche in altri casi. Le voci più comunemente omesse sono quelle dell’indicativo (specie le terze persone est e sunt), ma anche l’infinito esse è spesso tralasciato, specie quando dovrebbe accompagnare un participio perfetto o futuro: in vino veritas (est) “Nel vino c’è la verità” suos liberos abstractos (esse) dolebant “si addoloravano che I loro figli fossero trascinati via”. Più rara è l’omissione delle forme del congiuntivo di esse, nonchè negli infiniti fuisse e fore. Anche altri verbi e vocaboli possono essere sottintesi, specialmente quando siano comuni a più frasi successive, per cui vengono espressi una sola volta. Frequenti sono le ellissi con espressioni con “dire”, “fare”, “accadere”, ecc… quid multa (dicam)? “perchè (dovrei dire) molte cose?” Il termine “compito dovere” è taciuto in latino davanti all’aggettivo possessivo o al genitivo di convenienza:

est consulis “è dovere del console” est meum “è mio ufficio, spetta a me” Termini come “casa, tempio” ecc...sono elisi davanti al genitivo che da essi dipendono: in Concordiae = in aede Concordiae “nel tempio della concordia” L’aggettivo è sottinteso in latino quando si ricava facilmente nel contesto sororem diligo “amo mia sorella” Talora la traduzione di una sintetica espressione latina richiede l’aggiunta di qualche termine secondo il buon uso italiano: hostes statim ad Caesarem legatos de pace miserunt “I nemici mandarono subito a Cesare ambasciatori per trattare la pace”...


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