Walden o vita nei boschi - H. D. Thoreau PDF

Title Walden o vita nei boschi - H. D. Thoreau
Course Filosofia del paesaggio
Institution Università di Bologna
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saggio breve 1920...


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Walden ovvero Vita nei boschi, libro di Henry David Thoreau Il filosofo, scrittore e poeta statunitense Henry David Thoreau è noto al pubblico principalmente per il romanzo “Walden ovvero Vita nei boschi“. Il testo venne riscritto ben sette volte dall’autore, prima della pubblicazione finale avvenuta nel 1854. Proponiamo di seguito una breve analisi del libro con un riassunto della storia. L’uomo e la natura “Walden ovvero Vita nei boschi” è uno scritto autobiografico, in cui l’autore narra del rapporto tra uomo e natura. In questo particolare contesto, la natura viene vista dall’autore come una vera e propria fonte di benessere esistenziale. Non è vista come un semplice mezzo per arrivare al raggiungimento delle conoscenze ideali di ordine superiore. L’uomo moderno per Thoreau, se vuole vivere felice, deve abbandonare tutta una serie di schemi sociali e provare a cercare verità e felicità nelle piccole cose. La nostra esistenza è troppo meccanica e ripetitiva. Ciò è dovuto alle conseguenze dei fenomeni dell’industrializzazione e dell’urbanesimo. L’uomo è comunque artefice del proprio destino. Egli cerca di ritrovare se stesso anche se vive in una società rivolta al consumismo che, molto spesso, guarda solo all’utile commerciale. Secondo Thoreau, invece, noi dobbiamo cercare e trovare lo spazio per pensare, entrando esclusivamente in contatto con la natura. Liberandoci di tutti gli irrigidimenti mentali e sociali a cui il nuovo mondo costringe. In questo senso, l’essere umano può vivere sereno anche in determinate condizioni di povertà materiale. Apprezzando, a differenza di altri, le piccole (grandi) cose della vita. Walden ovvero Vita nei boschi:riassunto All’inizio del romanzo, l’autore ci introduce la tematica dell’economia e del malcostume diffuso di spendere e sperperare il denaro. Infine, di disperdere il tempo utile. Poi, il libro continua con la storia. Nel luglio 1845, all’età di ventotto anni, Henry David Thoreau lascia la sua città natale per trovare una nuova via di vita a contatto con la natura. Nel romanzo, l’autore ci narra delle sensazioni che ha provato durante il suo soggiorno in una capanna, realizzata in gran parte da solo, sulle sponde del lago Walden (Walden Pond). Il sito è nelle vicinanze della cittadina di Concord, nel Massachusetts. Qui, l’autore vi soggiorna per ben due anni. Segue uno stile di vita lontanissimo da quello degli altri e si immerge solo nei ritmi della natura. Lo scrittore inizia così a raccontare della sua vita a stretto contatto con la natura, soffermandosi in modo particolare sugli ambiti naturalistici che il mondo attorno gli offre. Dapprima, si concentra sulla descrizione dettagliata della zona in cui decide di costruire la sua dimora e, in seguito, descrive in modo minuzioso la sua vita nei boschi. Descrive gli animali che ci vivono, le vicissitudini quotidiane, i suoi visitatori reali e a volte immaginari che però lo accompagnano in questa meravigliosa avventura. Thoreau e la Natura L’autore si concentra sul paesaggio circostante narrandoci con incredibile precisione il disegno che la natura ha realizzato in quei luoghi. I capitoli più intensi del libro sono quelli in cui la protagonista principale è proprio la Natura. Henry David Thoreau descrive il trasformarsi della flora e della fauna nei pressi del lago di Walden di stagione in stagione. Nella quiete dei boschi, il protagonista coltiva il suo orto, legge, osserva gli animali, passeggia nella natura, si incammina alla scoperta di qualche villaggio vicino, passa il suo tempo facendo piccoli lavori in casa, scrive. Inoltre, costruisce delle amicizie sane. Si tratta di rapporti basati solo sullo scambio di esperienze, sul dono e sul disinteresse. Sono amicizie costruite diversamente da quelle che lui stesso aveva intrecciato fino ad allora in vita, quando si trovava a vivere in città.

Anche se la sua vita appare monotona. L’autore, in questa situazione, riesce a trovare la pace interiore. Il compito di Thoreau di vivere nei boschi è una vera e propria prova di sopravvivenza. E’ allo stesso tempo una testimonianza preziosa per tutti e per i posteri a venire. Tale scelta si inserisce nella sua consapevolezza di “disobbedienza civile” nei riguardi di una società di cui lo stesso autore non condivideva gli ideali. Il suo esperimento di vivere nei boschi, lontano dalla società civile, sembra inizialmente funzionare. Il vagabondo di Walden instaura un rapporto solitario con la natura ed è alla ricerca di un misterioso alfabeto segreto. Quello del mitico New England di due secoli prima. Ossia un territorio geografico che è considerato anche nella sua dimensione morale, estetica e metafisica. Finale Alla lunga però lo stesso autore si rende conto che anche questo esperimento deve terminare. Tutto ha un inizio e anche una fine. Il libro si conclude con il rientro da parte dell’autore nella sua città natale. Abbandona definitivamente la vita dei boschi, per ritornare alla cosiddetta società civile. Henry David Thoreau arriva alla conclusione che non sia possibile vivere “davvero” in quel modo. Perché per lui era assolutamente indispensabile vivere altre vite diverse e non dedicarsi solamente a una “vita sola”, in questo caso alla vita nei boschi. In ogni caso, il suo romanzo"Walden ovvero Vita nei boschi"ci lascia un importante messaggio. Quello che bisogna vivere sempre con assoluta semplicità e leggerezza. Bisogna cogliere l’attimo e, in ultimo, essere determinati per raggiungere i propri sogni. Commento all’opera “Walden ovvero Vita nei boschi” è uno dei libri di maggior successo dello scrittore Henry David Thoreau. I filosofi di quel tempo hanno certamente apprezzato il suo libro ma non sempre l’autore e la sua opera sono stati capiti. Il libro ha influenzato il pensiero ecologico contemporaneo ed è unanimemente considerato tra i classici più letti della letteratura americana. Una frase del libro divenne celeberrima negli anni ’90 del XX secolo quando venne riportata nel copione del bellissimo film “L’attimo fuggente” (1989, conRobin Williams). La frase sintetizza in modo assoluto il pensiero dell’autore: Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita (…) per non scoprire in punto di morte che non ero vissuto. (…) Volevo vivere profondamente e succhiare tutto il midollo della vita. Altre citazioni dell’opera di Thoreau trasposte sul grande schermo, soprattutto dal punto di vista filosofico, si trovano nel film “Into the Wild” (2007, di Sean Penn).

La vita nei boschi di Thoreau, un messaggio di libertà L’uomo moderno è spesso infelice. Siamo spesso chiusi all’interno di schemi sociali che la società moderna ci impone. La verità è che cerchiamo la felicità nel denaro, nel successo lavorativo, nel tentativo di emergere a tutti i costi. Thoreau volle provare a cercare la verità nelle piccole cose. Cercare lo spazio per pensare, entrando in contatto con la natura. Bisogna liberare il pensiero, e gli uomini devono liberarsi degli irrigidimenti mentali dovuti dalla tendenza ad un pensiero convergente e da una vita troppo meccanica e ripetitiva, dovuta invece ai fenomeni dell’industrializzazione e dell’urbanesimo. Siamo nel 1845 quando Thoreau scrive “Walden, ovvero la vita nei boschi”, un’opera nella quale si può capire il tentativo dell’autore a trovare un punto di incontro tra l’uomo e la natura.

L’uomo è artefice del proprio destino. Questo è il pensiero di Thoreau, che segue il movimento filosofico del Trascendentalismo, ispirato dall’amico Ralph Waldo Emerson, e da questa corrente filosofica di pensiero che si radica all’inizio dell’Ottocento soprattutto nel Nord America. Thoreau scrive questo saggio durante un soggiorno a Concord, nel Massachusetts, sulle sponde del lago Walden, dove per due anni vive in prima persona una importante esperienza di vita in una capanna di tronchi d’albero. L’esperienza della vita fra i boschi, a pieno contatto con la natura, porta l’autore a vivere una “solitudine gioiosa”, fatta di contemplazione estatica della natura, di lunghi periodi di tempo dedicati alla meditazione distaccata e serena, che gli permettevano di lasciarsi invadere dalla pace interiore. In questo modo Thoreau vuole presentarci un “modello alternativo”, e tuttavia molto affascinante, in modo tale da far scattare una molla nella mente degli uomini, e riflettere così su quella che è la realtà della società industriale. Quello che l’autore ci propone è un modo alternativo di sentire, di pensare, di vivere. Diventa importante che i pensieri e le emozioni siano liberi. La mente, e il pensiero dell’uomo, ha bisogno di spazi, di potersi muovere liberamente, non possiamo soffocare il pensiero dentro uno schema razionale, freddo, che scandisce la nostra esistenza: detta i tempi della nostra vita scanditi dalle lancette di un orologio, dai fogli di un calendario, dai tempi dettati dalle leggi della produzione e del consumo. Per Thoreau quello che conta è il “necessario”: una tenda, un sacco a pelo, e la natura che lo circonda. Quello che si realizza attraverso questa interessante esperienza esistenziale è la “vera” realtà umana. Dove a parlare sono le voci della natura, e non il rumore della città; dove l’anima ritrova i suoi spazi, i suoi silenzi benefici, i suoi orizzonti vasti e puri. Tutto ciò si può realizzare solo vivendo lontano dal caos, dalle costrizioni di una vita di routine che si ripete all’infinito. L’anima ha bisogno di spazio. Lo spazio che solo la natura può offrirci. Abbiamo bisogno di sentire il calore del sole, lo scorrere della pioggia, di respirare l’aria che la terra bagnata emana, di assaporare i gusti delle stagioni, il caldo dell’estate e il freddo dell’inverno. Tutte cose che l’uomo moderno sta piano piano perdendo in questa società moderna. Una situazione di vita molto particolare. In questo modo l’autore cerca di legarsi, come una sorta di simbiosi, con l’ambiente naturale. “Andai nel mondo perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto. (…) Volevo vivere profondamente, e succhiare tutto il midollo di essa (della vita), vivere da gagliardo, spartano, tanto da distruggere tutto ciò che non fosse vita.” Queste sono le parole che Thoreau utilizza nel suo saggio parlando del proprio viaggio interiore. L’arte e la creatività vengono utilizzate dal genio dell’uomo per arrivare a trovare una soluzione originale, che permetta all’artista, allo scrittore, al filosofo, ecc., di mettersi in contatto con gli altri,

di esprimere il proprio sé, di superare il disagio che si è creato con la realtà, uscendo dal senso di smarrimento nel quale vive. Il filosofo tenta di uscire da un proprio senso di solitudine che gli schemi di pensiero e la società hanno generato, attraverso una ricerca creativa, e lo fa seguendo un processo di estraneamento dal contesto sociale. In questo modo egli tende a valorizzare la dimensione interna, calandosi in una solitudine particolare. L’autore ci spinge a riflettere su come l’uomo riesca a comprendere ciò che aveva e a dargli significato solo quando arriva a perdere tutto. “solo quando abbiamo perduto il mondo, cominciamo a trovare noi stessi”. Ma la sua opera non è soltanto il resoconto di un’avventura intrapresa dall’autore, quanto un esperimento realizzato e divulgato. Thoreau vuole lasciare un messaggio. L’uomo riesce a vivere anche nella condizione di povertà più assoluta (l’assenza di beni materiali), e da essa può trarne insegnamento ed essere più felice, imparando ad apprezzare le piccole cose della vita. Bisogna liberarsi dalla condizione della vita moderna, e ritrovare il legame con la natura. Intesa come possibilità per ogni persona di esprimere sé stessa uscendo fuori dagli schemi. Naturalmente non è possibile pensare che tutti possono abbandonare lavoro e famiglia per andare a vivere fuori dal mondo (intendendo dire fuori da questa realtà) per fuggire dalla crisi della vita moderna, e dare il giusto spazio ai propri pensieri. Tutto ciò non è comunque necessario,Walden è, soprattutto, un luogo fantastico, che chiunque può crearsi con la propria mente. Possiamo pensare a Walden come un posto magico in cui la nostra anima (Psiche) viaggia liberamente. Possiamo trovarci in questo posto “magico” quando abbiamo bisogno di stare soli, di riflettere, di meditare, di prendere una decisione senza avere pressioni e condizionamenti. Non tutti possiamo andarcene in mezzo ai boschi quando ci pare, ma tutti possiamo fare delle fantasie, crearci uno spazio di solitudine e di raccoglimento nel profondo di noi stessi, e metterci ad ascoltare la voce interiore che ci parla e ci consola. Rileggendo 'Walden' di Thoreau, un esperimento antesignano di decrescita L'esperienza di vita che Henry David Thoreau racconta nel suo libro 'Walden', è stata un primo grande esperimento di decrescita. Attraverso la rilettura di quello che è considerato un classico della letteratura ecologista possiamo apprendere insegnamenti di grande spessore e necessità anche ai nostri giorni. Henry David Thoreau pubblicò per la prima volta Walden, ovvero La vita nei boschi, nel lontano 1854, più di un secolo e mezzo fa, anche se la stesura del testo risale a diversi anni prima. Il libro è dedicato al racconto di un’esperienza che l’autore visse alla soglia dei suoi trent’anni, nel 1845, quando andò a vivere in una piccola casa da lui stesso costruita sulle rive del lago Walden, vicino alla città di Concord, negli Stati Uniti. Thoreau sentì l’esigenza di intraprendere quell’avventura per distaccarsi, almeno per un po’, dalla società in cui viveva, da lui considerata troppo mercantilistica, sempre concentrata a trarre un utile dalle proprie attività e mai attenta alle cose realmente importanti della vita. Egli si sentiva alienato fra i suoi simili e diede soddisfazione al suo bisogno di operare una svolta nella sua vita trasferendosi per un anno e mezzo in una piccola casa di legno che

si costruì vicino al lago Walden. In quel periodo, si dedicò a piccole attività agricole che gli permettevano di sostentarsi e fare fronte alle modestissime spese che aveva, sperimentò una vita di piena immersione nella natura, di rapporto diretto e quotidiano con le creature del bosco e intrecciò anche delle relazioni con le persone che vivevano nella sua stessa zona o la frequentavano, rapporti basati sullo scambio di esperienze, sul dono e sul disinteresse, diversamente da quelli che aveva sperimentato e disprezzato in città. La lettura di Walden è piacevole: Thoreau descrive le sue esperienze in piena libertà, soffermandosi ora sulla descrizione di qualche pianta particolare, ora sull’analisi del comportamento di un animale, ora su divagazioni riguardanti gli argomenti più disparati, dal significato dell’ospitalità ai commenti delle persone che frequentava. Dal linguaggio, dalle espressioni, dall’interpretazione dei sentimenti che l’autore ha provato descrivendo la sua esperienza, traspare chiaramente un senso di benessere, si capisce che finalmente Thoreau ha trovato la sua dimensione, lontano dalla frenetica quotidianità cittadina, dalla vita artificiale urbana, si percepisce che egli è quasi rilassato, realizzato, davvero felice. Personalmente, anche in virtù dell’abilità letteraria e comunicativa dell’autore americano, sono riuscito anch’io a immedesimarmi nel suo personaggio, ho provato – anche solo per un attimo – la tranquillità delle serate estive che passava seduto davanti alla sua casa a rinfrescarsi con il vento o la spensieratezza dei giochi che faceva col ghiaccio autunnale, quando il lago cominciava a gelare. E inevitabilmente mi sono chiesto che valenza può avere oggi Walden, che messaggio possiamo o dobbiamo trarne. Storicamente, molti movimenti ecologisti e sociali si sono ispirati a Thoreau (l’altra sua opera principale è Disobbedienza Civile, un pamphlet sulla necessità di non rispettare leggi che ledono la libertà e i diritti umani), spesso con un’interpretazione decisamente libera. Senza volerlo eleggere a ideologo o a capofila di chissà quale corrente di pensiero, credo che dalla sua testimonianza ci sia molto da imparare. La sua esperienza di vita naturale è stato un primo grande esperimento di decrescita. Da un lato ha messo in pratica i comportamenti principali di questo stile di vita, ovvero l’autoproduzione, il ricorso al dono e allo scambio, la riduzione dell’impronta ecologica, l’apprendimento e l’uso delle arti manuali e del saper fare. Da un altro lato, ha anche abbracciato appieno la cultura decrescitista, rinunciando alla persecuzione dell’utile a ogni costo, vivendo secondo le possibilità che il territorio gli offriva in una logica di resilienza e autosufficienza, ripensando i propri rapporti con gli altri e riportando equilibrio nel suo modo di vivere la natura. È poi significativo che questa radicale modificazione del suo stile di vita sia venuta da una scelta personale, non imposta da alcuno né tanto meno caldeggiata o suggerita dagli eventi, ma semplicemente dettata da un senso di insoddisfazione, di soffocamento e di rifiuto che caratterizza oggi le molte persone che cercano vie alternative e che spesso abbracciano la cultura della decrescita. In un momento come quello attuale, in cui è necessario voltare pagina con decisione per via di condizioni in rapido e pericoloso (per noi uomini e per il nostro ambiente di vita) mutamento, l’insegnamento di Thoreau è molto prezioso. Egli ebbe il vantaggio di poter ponderare la propria scelta; noi potremo godere di questo privilegio ancora per poco, poiché presto verrà il momento in cui sobrietà, riduzione dei consumi e semplicità diverranno delle necessità da cui dipenderà la nostra stessa sopravvivenza. L’altro vantaggio dell’autore americano fu quello di individuare con chiarezza i connotati del problema: la società americana di allora attraversava un momento fortemente controverso, caratterizzato da guerre intestine ed estere - come la colonizzazione interna, la politica repressiva nei confronti dei nativi, le ostilità contro i messicani (proprio il mancato pagamento di una tassa di guerra provocò l’incarcerazione di Thoreau e lo spinse a scrivere Disobbedienza Civile) -, da un progresso tecnologico che procedeva a grandi balzi, sull’onda della seconda rivoluzione industriale e del boom del carbone, da forti tensioni sociali legate al problema della schiavitù, un tema molto caro al nostro autore. Bene, grazie anche alla sua coscienza volenterosa, Thoreau individuò senza esitazioni questi problemi e reagì di conseguenza, prima ritrovando sé stesso e il contatto con la natura a Walden, poi producendosi in saggi, lezioni, conferenze e una incessante attività di informazione e sensibilizzazione politica, sociale e culturale in compagnia di colui che diverrà suo mentore e amico, Ralph Waldo Emerson. Per noi è tutto molto più difficile: le raffinate armi del potere sono oggi l’ottundimento delle coscienze, la falsa informazione, la somministrazione di placebo sotto forma di modelli di consumo, mode, centri

commerciali, divertimenti vuoti e ogni altra cosa che possa spostarci da una riflessione coscienziosa sui problemi a cui stiamo andando incontro. Concludendo, ecco cosa possiamo mutuare dagli insegnamenti di Thoreau. Certamente il coraggio di operare una scelta radicale come quella di abbandonare la routine quotidiana e andare a vivere in un bosco sostentato solo dal lavoro delle proprie braccia; senza emularlo alla lettera, la sua risolutezza ci sia comunque di ispirazione per prendere iniziativa e rompere la monotonia della nostra alienante quotidianità. Prestiamo attenzione anche alla chiarezza con cui l’americano fu capace di interpretare il proprio tempo e trovare la giusta chiave di lettura per cambiarlo, per ritrovare benessere ed equilibrio interiori e per far valere con forza e decisione le proprie idee. Da ultimo, ammiro molto la sua semplicità e la sua trasparenza, che a volte sono talmente disarmanti da sfociare quasi nell’ingenuità. Ma forse è solo perché siamo abituati a ragionare con una tale frenesia e un tale cinismo che non siamo più capaci di apprezzare le cose piccole e semplici che lo resero felice, come il lavoro nell’orto, le passeggiate nel bosco e le acque limpide di un bel lago com’era Walden....


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