Zygmunt Bauman La societa dell incertezza PDF

Title Zygmunt Bauman La societa dell incertezza
Course Sociologia della comunicazione
Institution Università degli Studi di Messina
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Riassunto del testo "La società dell'incertezza" ...


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Zygmunt Bauman: LA SOCIETA’ DELL’INCERTEZZA Kellnerl’identità continua ad essere il problema che è stato nel corso di tutta la modernità. Oggi l’identità diventa un gioco liberamente scelto, una presentazione teatrale del sé, quando uno cerca di cambiare la sua identità, rischia di perdere il controllo. Modernità postmodernità - parola chiave era: CREAZIONE - RICICLARE - problema dell’identità postmoderno: come evitare ogni tipo di fissazione e come lasciare aperte le possibilità - Motivi d’ansia: preoccupazione riguardo  - possibilità di evitare ogni impegno Alla DURABILITA’ - costruita con acciaio e cemento - costruita in plastica biodegradabile - pellegrino: si crea l’identità - flaneur(vagabondo): orrore di essere legati e fissati Identità: invenzione moderna, è nata come problema: come qualcosa che qualcuno deve risolvere, si pensa all’identità quando non si è sicuri della propria appartenenza, si comporta come un verbo, però appare solo al futuro. Non può esserci altra identità che quella POSTULATA; è un compito individuale uscire dall’incertezza. L’identità sradicata si nascose dietro la libertà di scelta individuale e la dipendenza dell’individuo da una guida esperta. PELLEGRINI= COSTRUTTORI D’IDENTITA’ figura del pellegrino: invenzione vecchia, ma la modernità l’ha messa sotto una nuova luce dandole una nuova svolta. Per i pellegrini nel tempo, la verità è altrove da dove stanno, il vero luogo è sempre a una certa distanza, dovunque si trova, non è il luogo dove vorrebbe essere. importanti le strade, ma possono portare sulla cattiva via, hanno bisogno di fuggire dalle distrazione della città e il luogo ideale è il deserto(mettere una distanza tra se stessi e i propri compiti): non è ancora diviso in posti e per questo è la terra dell’autocreazione. Si va nel deserto per perdere l’identità, per diventare anonimi si sente il silenzio parlare. Gli eremiti sono stati i primi a fare l’esperienza dell’essere sradicati e sgravati , il loro pellegrinaggio verso Dio era un esercizio di autocostruzione di sé. I protestanti(Weber) realizzarono un’impresa impensabile per gli eremiti, divennero pellegrini all’interno del mondo, era la loro vita quotidiana che a poco a poco si trasformava in un deserto. Sennett: Protestante figura modello dell’uomo moderno, tentato dalla solitudine, da un posto vuoto che non gli imponeva domande seducenti. Il pellegrinaggio è ciò che uno fa per necessità, per evitare di perdersi in un deserto. Questo “dare” significato è stato chiamato costruzione dell’identità, il pellegrino e il mondo deserto in cui egli cammina acquistano significato insieme, l’uno attraverso l’altro. Il significato e l’identità possono esistere solo come progetti, ed è la distanza che permette ai progetti di esistere. DISTANZA: insoddisfazione e denigrazione del qui e ora. Sempre lo spinge più avanti. Distanza si traduce differimento: il passaggio attraverso lo spazio è una funzione del tempo, le distanze sono misurate attraverso il tempo che serve a cancellarle. IL tempo era una linea retta: vivere verso il progetto, direzionale, continuo e inflessibile, il pellegrino e l’uomo moderno dovevano scegliere il loro punto di arrivo sperando che quella linea retta non si sarebbe curvata o deviata. Si faceva questa cosa, solo se si sapeva di avere poi un riscontro. Il mondo è inospitale verso i pellegrini: il vero problema non era come costruire un’identità, ma come preservarla. Lasch il significato di identità si riferisce sia alle persone che alle cose, entrambe hanno perso la solidità, definitezza e continuità nella società moderna, non ci sono più oggetti duraturi, ma prodotti di consumo progettati per una rapida obsolescenza. La determinazione di vivere alla giornata: principio guida di ogni condotta razionale. Conta solo l’abilità di non stare fermi, l’essere in forma, bisogna evitare ogni fissazione dell’identità. La nostra è l’età della pura razionalità di Giddens, attivata a proprio vantaggio, per ciò che se ne può derivare, ogni profondo legame potrebbe fare male quando arriva il momento di staccarsi. Il gioco della vita è veloce, non lascia il tempo di fermarsi per pensare e progettare piani elaborati. Frammentazione del tempo in episodi, separati dal loro passato e futuro, ciascuno conchiuso e concluso. A qualsiasi cosa tu tenga, cerca di ottenerla subito, non puoi sapere se la gratificazione che cerchi oggi sarà in egual misura gratificante domani. Il flaneur, il vagabondo, il turista e il giocatore sono le metafore utilizzate da Bauman per descrivere la strategia di vita postmoderna. Il flaneur(uomo marginale): i successori del pellegrino, Bighellonare: recitare la realtà umana come una serie di episodi, che sono eventi senza passato e senza conseguenze, Il flaneur e’ il "pittore della vita moderna" di Baudelaire (Benjamin lo trasformo’ in simbolo della citta’ moderna), colui che vive la vita "come se", costruisce a piacimento delle storie con i frammenti sfuggenti della vita degli altri. Il flaneur e’ il consumatore di oggi, colui che si aggira nel regno sicuro ed illusorio degli shopping malls, caratterizzati dalla episodicita’ e apparenza degli incontri, dall’illusione di essere registi, pur essendo oggetto di regia. I flaneurs sono gli abitanti delle citta’ pure e senza macchia, sorvegliate dalle videocamere, i consumatori della TV assolutamente non impegnativa. Nella loro vita la dipendenza si stempera nella liberta’ e la liberta’ va in cerca della dipendenza. Il vagabondo, figura non tollerata dalla modernita’, perche’ senza padroni e senza controllo, e’ un estraneo ovunque vada. Il suo cammino e’ erratico a differenza di quello del pellegrino. Mentre in passato il vagabondo vagava attraverso luoghi ordinati, oggi sono pochi i luoghi ordinati e sistemati per sempre, ora il vagabondo non e’ tale per la sua riluttanza o difficolta’ a sistemarsi, ma per la scarsita’ di luoghi organizzati, perche’ il mondo si sta ’riconfezionando’ a misura di

vagabondo. Turista: e’ come il vagabondo in movimento, non è mai del posto ma differisce la direzione dello stimolo al movimento: si muove seguendo uno scopo, è un ricercatore di esperienza cosciente e sistematico, vive un mondo fai da te, piacevolmente flessibile, ha un solo scopo: eccitare, compiacere e divertire. Il vagabondo e’ per lo piu’ cacciato via. Il turista e’ invece attratto da esperienze di novita’ e di differenza. Cerca un mondo strutturato su criteri estetici, un mondo dove anche l’avventura sia dosata, addomesticata e sicura. Il turista ha una casa ovunque vada, il pacchetto di sicurezza, è il luogo dove si tolgono le armature e si disfano le valige, è la serenità della casa che spinge il turista a cercare nuove avventure. Il vagabondo e’ un senza tetto. La casa del turista e’ percepita in modo ambivalente come rifugio o prigione, a seconda del momento. Si sente stretto a casa, ma ne sente la nostalgia in viaggio. Giocatore: Il giocatore vive in un mondo soffice ed elusivo; ogni partita e’ una "provincia di significato" per se’. Non deve lasciare conseguenze durevoli, eppure il gioco deve essere senza pieta’. Simile alla guerra..la guerra come gioco assolve gli individui dalla mancanza di scrupoli. Ironicamente ."il segno della maturita’ postmoderna e’ la volonta’ di abbracciare il gioco a cuore aperto, come fanno i bambini!" nel gioco non esistono né l’inevitabilità né gli accidenti, niente è prevedibile o controllabile, ma nulla è del tutto immutabile o irrevocabile, ciò che importa è quanto bene uno gioca la propria mano, esiste il colpo di fortuna. Nel gioco il mondo stesso è un giocatore, vi sono solo le mosse, il punto è indovinare le mosse dell’avversario e anticiparle, è il mondo del rischio, dell’intuizione, del prendere precauzioni. Il tempo, nel mondo come gioco, si divide in successioni di partite, ogni partita è fatta di convenzioni. Ogni partita ha un inizio e una fine, la preoccupazione è di partire al punto di partenza come se non si fossero giocate altre partite prima, deve avere una fine chiara e incontestabile. Lo scopo del gioco è di vincere, quindi non ammette la pietà, la compassione, la commiserazione o la collaborazione. In ognuno dei 4 tipi schematizzati di personalità postmoderna riscontriamo una buona dose di schizofrenia. Ci sono certi tratti che i 4 tipi condividono: effetti sugli atteggiamenti morali e politici della gente, sullo status. Il contesto in cui gli atteggiamenti morali sono forgiati è quello della politica della viat, sono le strategie di vita postmoderne i fattori principali che danno forma alla situazione morale degli uomini e delle donne postmoderne. Hanno in comune la tendenza a rendere i rapporti umani frammentari e discontinui. Seguire l’impulso morale significa assumersi la responsabilità per gli altri  coinvolgimento nel destino dell’altro e ad impegnarsi per il suo benessere. Il disimpegno è l’evitare di farsi obblighi. Il mondo è un insieme di oggetti potenzialmente interessanti, e il compito è quello di spremere da essi tutto ciò che d0interessante contengono. Nella percezione comune il dovere del cittadino postmoderno è quello di condurre una vita piacevole. Rapporti postmoderni: frammentarietà, ristrettezza, focalizzazione e superficialità di contatto. Tutte le società producono stranieri: chi non si adatta alle mappe cognitive, morali o estetiche del mondo e con la sua semplice presenza rende opaco ciò che dovrebbe essere trasparente, sconvolgono i modelli di comportamento stabiliti, sono un ostacolo alla realizzazione di una condizione di benessere generale, se compromettono la serenità diffondono ansia e preoccupazione. L’umanità sopporta male i confini e i limiti e gli uomini che li oltrepassano diventano stranieri. Gli uomini da temere maggiormente erano quelli in uniforme: simbolo dei servitori dello stato: fonte di tutti i poteri, soprattutto di quello coercitivo sostenuta dall’autorità legittima di auto-assolversi dall’accusa di crudeltà disumana. Stato: fonte, custode e unico garante della vita ordinata, imponeva la legge dell’ordine nell’esistenza e definiva l’ordine come chiarezza delle divisioni, delle classificazioni, delle ripartizioni e dei confini da rispettare severamente. Gli stranieri non erano in grado di adeguarsi alla concezione dell’ordine, seminano incertezza. L’impresa di costruzione dell’ordine è una guerra di logoramento dichiarato contro gli stranieri e tutto ciò che è anomalo. Strass per combattere questa guerra 2 strategie: antropofagia: annullare gli stranieri divorandoli per poi metabolizzarli rendendoli una copia perfetta di se stessi ASSIMILAZIONE: rendere simile il dissimile, soffocare le distinzioni culturali e linguistiche, le tradizioni e i legami. Antropoemica: epellere gli stranieri, esiliarli dai limiti del mondo ordinato e impedire loro ogni comunicazione con chi sta dentroESCLUSIONE: confinare gli stranieri all’inteno delle mura ben visibili del ghetto, divieti di condivisione, connubium e commercium, compiere un rituale di purificazione. Quando nessuna delle 2 era applicabile: distruggere gli stranieri fisicamente. Progetto liberale progetto nazionalista-razzista Uomini diversi a causa delle differenti tradizioni alcuni individui non saranno mai convertiti in Locali e particolarsite in cui erano nati e cresciuti. Qualcosa di diverso da quello che sono, non è Ma essendo prodotti dell’educazione e creazioni possibile liberarli dai loro difetti, ci si può solo Culturali erano flessibili e disponibili ad essere liberare di loro. forgiati società moderna: l’annullamento culturale e/o fisico degli stranieri era una distruzione creativa, uno sforzo continuo di costruzione dell’ordine. Gli stranieri vivevano in uno stato di estinzione sospesa, erano un’anomalia da correggere, la loro presenza era definita come temporanea. Queste condizioni non sembrano più tenere oggi nella tarda modernità di Giddens, modernità riflessiva di Beck, postmoderna di Balandier. Perseguendo la sua aspirazione a fondare l’ordine, lo stato moderno inizia un’opera di demolizione e rimozione dei pouvoirs intermédiares di comunità e tradizioni. Se portato a compimento il compito

destruttura o decondiziona gli individui, accordando loro il vantaggio di un principio incondizionato e liberi di scegliere il tipo di vita che vogliono prometteva di liberare gli individui dalla loro identità ereditata, trasformarla da problema di iscrizione a processo di acquisizione: compito e responsabilità individuale. L’identità individuale strutturata e ordinata si trasformò in un progetto di vita: il suo edificio doveva essere costruito in modo sistematico, seguendo un modello definito in anticipo visione chiara della forma finale. La scelta individuale doveva osservare e soddisfare i prerequisiti fondamentali di un sistema percepito in termini durkheimiani, come dotato di valore superiore. Il sentimento dominante è la percezione di un nuovo tipo di incertezza. La dimensione dell’attuale incertezza: immagine inquietante di un mondo reale e di un futuro mondo possibile senza possibilità di decisione e controllo, oggi viviamo in un clima di assedio della paura. a). Il nuovo disordine mondiale: il modo è diventato privo di ogni struttura visibile e di ogni logica, mancanza di coerenza e orientamento. b). Deregulation universale: irrazionalità e cecità morale della competizione del mercato, la disuguaglianza tra continenti, nazioni e interna della società. Nessuna occupazione è garantita, i mezzi di sostentamento, la posizione sociale, il riconoscimento delle capacità e il diritto alla dignità personale possono svanire bruscamente e senza preavviso. c).le altre reti di protezione, tessute e tutelate con mezzi propri, le trincee di seconda linea hanno subito un indebolimento a causa delle pragmatiche delle relazioni interpersonali, pervase dal consumismo, non possono generare legami duraturi. Clausole a scadenza e a libera ricontrattazione non promettono né l’attribuzione né il conseguimento di diritti o di obbligazioni.. abbandono e lenta ma inesorabile dispersione delle capacità/competenze sociali. Le realtà sociali sono mediate da strumenti e prodotti tecnologici offerti sul libero mercato carattere volubile e instabile. d). Il messaggio veicolato dai media culturali ha un potere di persuasione, non si sa nulla con certezza, ora la regola è l’azzardo, mentre l’assunzione dei rischi prende il posto del perseguimento tenace degli obiettivi. Anche l’immagine di sé si frantuma, si preferisce ricominciare sempre dall’inizio, l’esito è un’identità a palinsesto. Cresce la confusione delle differenze tra normale e anormale, ora gli stranieri sono mal definiti e proteiformi. L’ipséité(differenza che separa il sé dal non io, il noi da loro, deve essere costruita e ricostruita. Ciò che trasforma alcuni individui in stranieri(problema) è la loro tendenza a confondere e nascondere le linee di confine che dovrebbero essere sempre ben visibili. Manca una posizione sociale sicura e legittima, uno spazio incontestabilmente personale. Farsi un’identità è un’esigenza fortemente sentita e un esercizio incoraggiato da ogni autorevole medium culturale. Studio su purezza e pericolo di Douglas: ciò che percepiamo come non pulito o sporco e che ci induce a lavare e ripulire energicamente, è l’anomalia o l’ambiguità che non deve essere introdotta se si vuole tutelare il sistema generale. Entrare in contatto con il vischioso significa rischiare di dissolversi in esso. VISCHIOSITA’: perdita di libertà, o la paura che questa sia minacciata o perduta. La libertà è una relazione di potere, sono libero solo se posso agire seconda la mia volontà realizzando l’obiettivo che mi sono preposto le scelte di altri individui saranno limitate dalle mie azioni e forse falliranno nel raggiungere i loro risultati. Posso misurare la mia libertà solo in modo relativo: la libertà dipende da chi è più forte. La vischiosità di un’altra sostanza è una funzione delle mie capacità e delle mie risorse. Lo straniero è detestato e temuto come è per la vischiosità. L’acutezza dell’estraneità e l’intensità del risentimento cresce relativamente alla mancanza di potere e diminuisce in rapporto alla crescita di libertà. Lo straniero è percepito in modo differente dagli abitanti, ai più ricchi non da fastidio, mentre i più poveri e quindi i più deboli devono scontrarsi con gli altri deboli(stranieri). Ognuno rappresenta per l’altro l’elemento vischioso, ciascuno combatte in nome della propria purezza. La rabbia e il risentimento dei deboli attrae anche un nazionalismo/razzismo. Stranieri postmoderni sono e rimangono tra noi, se non esistessero bisognerebbe inventarli. la nostra è l’epoca della eterofilia: gli individui che godono di buone condizioni economiche e culturale adottano atteggiamenti di flessibilità e apertura. Abbiamo bisogno degli stranieri perchè, in quanto esseri culturalmente plasmati, perderemmo preziose opportunità di emancipazione in un mondo monotono e omogeneo. Il problema è come si può convivere con l’alterità in modo continuativo. Non osare mettere insieme ciò che le culture, con la loro saggezza hanno separato. Destra e sinistra hanno deciso che il modo preferibile di vivere con gli stranieri consiste nel tenere le distanze e mantenere le differenze. Desiderio: speranza di trovare nuove radici(reembedding) a ciò che è stato sradicato, e costruire la propria identità e avere una responsabilità individuale sugli esiti finali dell’impresa. Il diritto umano è ciò che stabilisce limiti alla forza, alle leggi stabilite, ai discorsi politici e ai diritti fondati. La vischiosità degli stranieri deriva dalla logica di polarizzazione, dalla condizione per cui 2 nazioni significano 2 confini, perchè la polarizzazione frena il processo di individualizzazione. Finchè ci sarà questa polarizzazione ci sono scarse probabilità che gli stranieri possano perdere il loro carattere vischioso. Tutto ciò che si definisce vita moderna accade in città: bisogna avere più destinazioni tra cui scegliere, riflettere, tracciare una rotta, controllare i propri movimenti, ricevere un numero di segnali superiori al bisogno di orientarsi, assegnare significato a ciò che è privo di senso, muoversi in uno spazio popolato da altri, il navigare implica sempre un certo grado di rischio, perché non si conoscono i movimenti degli altri. La distanza che separa ciò che occorre sapere per navigare e ciò che si sa, è percepita come

l’elemento di stranezza negli altri, questa distanza definisce gli altri come stranieri. Attrazione e avversione si richiamano l’un l’altra. Il segreto per ottenere la felicità nella vita in città consiste nel saper vivere intensamente l’avventura generata dalla incerta definizione della propria meta e del proprio itinerario, arginare o rendere innocua la minaccia che nasce dalla condizione degli altri. L’ideale di una città felice richiede l’impegno a stipulare un compromesso; obiettivo: equilibrio tra opportunità e pericoli, come sacrificare quel poco di libertà necessario a rendere il tormento dell’incertezza tollerabile e sopportabile. La libertà senza comunità significa pazzia, e la comunità senza libertà significa schiavitù. 2 strategie per convivere con gli stranieri: 1. ridurre drasticamente, o eliminare del tutto, il carattere inatteso, l’imprevedibile, del comportamento degli stranieri. 2. escogitare modalità e mezzi per distanziare la condizione di contingenza e imprevedibilità: allontanare e stemperare i movimenti degli estranei, di relegarli sul fondo della scena. Queste non escludono il ricorso ad altri metodi. L’architettura aiuta a sconfiggere gli stranieri. L’immagine di città che è venuta fuori è un aggregato di aree distinte e con attrattive differenziate, diversificata per il genere di abitanti e per il tipo di estraneiSTRATIFICAZIONE. Bech descrive i caratteri costitutivi della vita urbana contemporanea come sperimentata da un flaneur: seguire il caso, incontrare la vita ovunque il caso ti porti, e incontrare in ogni luogo la vita che passa oltre, costituisce la fonte di euforia ed estasi; tutto ciò avviene grazie alla diversità universale che regola la vita di città. Snap(colpo secco e improvviso) shot(colpo): è un evento momentaneo ed episodico, spogliare le relazioni umane di ogni significanza morale, solo una relazione piena può essere morale: comprendere la questione del sentirsi responsabili verso l’altro. Il guardare senza vedere. Cohentutte le x...


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