A - Pittori bergamaschi: Antonio Mazzotta e Andrea Previtali PDF

Title A - Pittori bergamaschi: Antonio Mazzotta e Andrea Previtali
Course Storia moderna I - LM (Antropologia storica)  
Institution Università degli Studi di Verona
Pages 63
File Size 3.6 MB
File Type PDF
Total Downloads 55
Total Views 130

Summary

Pittori bergamaschi: Antonio Mazzotta e Andrea Previtali...


Description

17. Previtali

PITTORI BERGAMASCHI

Pittori Bergamaschi Titoli della collana 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24.

Moroni Zenale Ceresa Piccio Lotto Salmeggia Cifrondi Bonomini Cariani Caravaggio Carpinoni Dell’Era Maestro A.V. Stella Cavagna Fra’ Galgario Previtali Butinone Licinio Baschenis Bramantino Palma il Vecchio Polidoro da Caravaggio Montalto

Antonio Mazzotta

Andrea Previtali

MUSEO BERNAREGGI

In copertina: Andrea Previtali, Madonna con il Bambino leggente (part.), Bergamo, Accademia Carrara

Supplemento all’edizione odierna de Pittori bergamaschi Collana a cura di Simone Facchinetti Progetto editoriale Gabriele Allevi Claudio Calzana Coordinamento Davide Bonfatti Segreteria Nicola Cremonesi Fotografie Marco Mazzoleni Mappe Damiano Nembrini Progetto copertina e impaginazione Videocomp - Bergamo Stampa Litostampa Istituto Grafico - Bergamo

© 2009 SESAAB SpA, Bergamo Riproduzione vietata. Tutti i diritti sono riservati.

Con il contributo di BCC della Bergamasca BCC di Calcio e Covo BCC di Caravaggio

BCC di Ghisalba BCC di Mozzanica BCC Orobica

BCC di Sorisole e Lepreno BCC di Treviglio BCC Valle Seriana

Sommario

7 9

Biografia Percorso di Andrea Previtali La giovinezza a Venezia Nella bottega di Giovanni Bellini I ritratti: tangenze con il Nord I lavori per l’entroterra e un Previtali pagano Il ritorno a Bergamo La svolta lottesca Paesaggi espressivi Epilogo

19 Orientamenti bibliografici 21 Tavole 55 Schede 60 Itinerari

Biografia

Poco si conosce della vita di Andrea Previtali. I documenti sono avari di informazioni, mentre non lo sono le sue opere, spesso firmate e datate, che ci permettono di ricostruire anche le principali vicende esterne della sua esistenza. Non sappiamo con esattezza quando Andrea sia venuto alla luce, ma essendo del 1502 la sua prima opera datata, la sua nascita dovrebbe collocarsi attorno al 14751480, forse a Brembate Sopra, mentre la famiglia del padre Martino era originaria di Berbenno, in valle Imagna. I Previtali erano mercanti di corde e aghi, come viene ribadito dal pittore in alcune delle sue firme (“Andreas Cordelle Agi”). La prima formazione artistica avviene molto probabilmente a Venezia, nella bottega di Giovanni Bellini. La sua esperienza veneziana, fatta di innumerevoli incontri con pittori italiani e non, dura circa dieci anni, da prima del 1502 a dopo il 1510. Nella capitale della Serenissima Andrea dipinge soprattutto opere di devozione privata (fig. 1; tavv. I-II) e ritratti (tavv. III-V), mentre le uniche opere pubbliche superstiti sono state tutte eseguite per la terraferma (tavv. VI-VIII). Andrea Previtali ritorna a Bergamo sicuramente prima del 1512, data di esecuzione del San Sigismondo di Santa Maria del Conventino (fig. 3), dipinto che testimonia un certo adattamento del nostro artista al gusto milanese predominante a Ber-

gamo in quegli anni. Sempre nel 1512 riceve dai fratelli Bartolomeo e Giovannino Cassotti Mazzoleni la commissione per la pala di Santo Spirito, completata solamente tre anni più tardi (tavv. XV-XVII). Entro questo lasso di tempo, e più precisamente nei primi mesi del 1513, arriva a Bergamo Lorenzo Lotto, fatto che si rivelerà molto importante nella vita artistica del nostro pittore. A partire dal 1523 comincia infatti la sua collaborazione per i lavori nel coro di Santa Maria Maggiore, lavori nei quali, in un secondo momento, sarà coinvolto anche il pittore veneziano. Nel 1524 Previtali realizza la sua opera più importante per la città orobica: la Pala di San Benedetto destinata al duomo (tavv. XXVIII-XXIX). L’anno successivo Lotto abbandona Bergamo alla volta di Venezia, cominciando a delegare Andrea quale fiduciario per la traduzione in tarsie dei suoi disegni destinati alla decorazione del coro di Santa Maria Maggiore, rapporto che durerà fino al 1527. Il 7 novembre del 1528, secondo quanto riportato dall’erudito settecentesco Francesco Maria Tassi, “la crudel pestilenza [...] ci tolse pure il nostro Andrea”, che “morì nella propria abitazione [...] situata nella vicinanza di Sant’Andrea”, dove peraltro si conserva il Compianto sul Cristo morto (tavv. XXXI-XXXII), una delle sue ultime e più commoventi opere.

Andrea Previtali, San Benedetto in trono tra San Gerolamo e San Ludovico da Tolosa(part.), Bergamo, duomo

7

Percorso di Andrea Previtali

La giovinezza a Venezia Ci si potrebbe immaginare Andrea Previtali, figlio di mercanti, manifestare sin dai suoi primi anni una vocazione per la pittura: che sia forse questa la causa di un suo precoce trasferimento a Venezia? Per un ragazzo con aspirazioni artistiche, cresciuto nella bergamasca sul finire del Quattrocento, Venezia significava fama e fortuna. Molti altri coetanei di talento della sua terra, come Giovanni Cariani o Palma il Vecchio, dalle valli bergamasche erano defluiti come ruscelli nella laguna veneziana, dove il principale polo di attrazione era la bottega di Giovanni Bellini. L’eco di questa scuola arrivava sino a Bergamo e dintorni grazie anche alla ricca presenza di opere di suoi allievi disseminate in valle Seriana e in valle Brembana, come il polittico di Cima da Conegliano a Olera, o quelli di Lattanzio da Rimini a Moio de’ Calvi e Piazza Brembana, pittori di provincia, questi ultimi, che avevano fatto fortuna nella capitale della Serenissima. Andrea arriva a Venezia forse già allo scadere del Quattrocento e qui ben presto – almeno dal 1502 – diventa “Ioanis Bellini dissipulus”, come recita la scritta apposta sulla Madonna con il Bambino e donatore del Museo Civico di Padova (tavv. I-II). Si potrebbe quindi dire che, a Venezia, Andrea si sia trovato nel posto giusto, al momento giusto. Il periodo storico-artistico ‘Venezia 1500-1510 circa’ ha infatti un peso specifico paragonabile per intensità solamente a pochi altri, come ad esem-

pio ‘Firenze 1410-1430 circa’, groviglio espressivo tra Lorenzo Ghiberti, Gentile da Fabriano, Filippo Brunelleschi, il giovane Donatello e Masaccio, o ‘Padova 1443-1460 circa’, tra Donatello maturo e il giovanissimo Mantegna, in quegli anni apprendista nella bottega-fucina di Squarcione, trampolino di lancio per tanti talenti della Valpadana ma non solo. Venezia, quindi, primo decennio del Cinquecento: l’immensa vecchiaia di Giovanni Bellini; gli esordi di Lorenzo Lotto e Sebastiano Luciani (non ancora del Piombo); il declino di Vittore Carpaccio; l’epifania di Giorgione; la presenza di Albrecht Dürer; i primi exploit di Tiziano; per non parlare della miriade di grandi artisti di passaggio che hanno costantemente iniettato nuove linfe provenienti da diverse culture figurative (dallo scultore Tullio Lombardo a Giovanni Agostino da Lodi, con il suo bagaglio di esperienze milanesi tra Leonardo e Bramantino, al soggiorno di Fra’ Bartolomeo). L’umile e prensile intelligenza di Andrea si rivela quindi ben predisposta a ricevere una grande quantità di stimoli, e forse proprio grazie alla sua semplicità non rischierà mai di deragliare. Vedremo poi come e che cosa riuscirà a ricavare da questi molteplici incontri, senza però rimanerne sopraffatto. Nella bottega di Giovanni Bellini Dalla Madonna con il Bambino e donatore di Padova, la prima opera firmata e datata – 1502 – da Andrea Previtali (tavv. I-II),

Andrea Previtali, Annunciazione (part.), Vittorio Veneto, chiesa di Santa Maria Annunziata in Meschio

9

1. Andrea Previtali, Madonna con il Bambino tra San Giovanni Battista e Santa Caterina, Londra, National Gallery

10

si evince come quest’ultimo fosse in quegli anni un giovane pittore ancora sotto il forte influsso del suo maestro: Giovanni Bellini. La postura del Bambino benedicente rimanda a precisi momenti della carriera di Bellini, dal Gesù del Trittico dei Frari, del 1488, al bambino con la mela nella Sacra Allegoria degli Uffizi, databile negli anni Novanta del Quattrocento. Il velo della Vergine avviluppato come una sciarpa è un altro grafismo tipicamente belliniano; tuttavia già compaiono alcuni peculiari interessi di Previtali che saranno sempre presenti nella sua carriera: gli effetti delle ombre portate sono indagati in maniera mol-

to raffinata nella zona addominale della Madonna, dove la cordicella tirata da Gesù (un’allusione alla professione dei genitori di Previtali, mercanti di aghi e corde?) getta una bava d’ombra ben definita sul manto. La Madonna di Padova può essere significativamente confrontata con quella di Lorenzo Lotto oggi alle Gallerie di Capodimonte a Napoli, la sua prima opera firmata e datata (1503). Come Andrea, ma già con una ben più spiccata personalità, anche Lotto mostra in questo caso una stretta dipendenza da modelli belliniani elaborati negli ultimi due decenni del Quattrocento. L’analisi del rapporto di Previtali con Giovan-

ni Bellini risulta fruttuosa anche per la comprensione della tarda cronologia di quest’ultimo. In un dipinto come le Nozze mistiche di Santa Caterina oggi alla National Gallery di Londra (fig. 1), firmato e datato 1504, è lampante la dipendenza da un’opera del maestro, la cosiddetta Sacra Conversazione Giovanelli dell’Accademia di Venezia, che dunque va datata necessariamente prima del 1504. La tavola di Londra, pur ingiallita da vernici, affascina soprattutto per le differenze dal modello sopraccitato, evidenti anche nella variante della chiesa di San Giobbe a Venezia. Previtali non utilizza meramente cartoni o disegni preparatori che circolavano in bottega, ma prende spunto da temi altrui introducendo intelligenti variazioni. È inoltre capace di apprendere non solo dal maestro, ma anche dai suoi migliori allievi: a tal proposito è stato più volte giustamente evidenziato il rapporto tra la sua Madonna con il Bambino del Museum of Fine Arts di Detroit e alcune creazioni di Cima da Conegliano. A queste date il giovane Andrea si è forse già reso conto di non essere pittore di invenzione, privilegiando così la rielaborazione piuttosto che la creazione ex novo. D’altronde sempre negli stessi anni dipinge la Madonna con il Bambino e due angeli adoranti della National Gallery, un’opera legata a un modello (attualmente nella collezione dei principi di Baviera a Leutstetten, nei pressi di Monaco di Baviera) di Boccaccio Boccaccino, artista cremonese presente a Venezia attorno al 1500, dove ha dipinto, tra l’altro, la famosa pala di San Zulian, curiosamente riferita da Marco Boschini – nel 1674 – a un certo “Cordella”, forse identificabile proprio con Andrea Previtali. La fitta rete di conoscenze che il nostro pittore

tesse è quindi molto intricata e ci permette di capire come la sua mente fosse più adatta a reagire agli stimoli esterni piuttosto che a quelli interni. I ritratti: tangenze con il Nord Previtali denuncia sin dai primi anni una propensione ritrattistica molto accentuata: a partire dal ben modellato volto di profilo del committente ‘in abisso’ nel dipinto di Padova (tav. II), tale vena viene poi sviluppata in veri e propri ritratti autonomi, come quello piccolo, ma di altissima qualità, del Museo Poldi Pezzoli di Milano (tav. III). Secondo quanto riportato da Carlo Ridolfi, Previtali dipinse “molti ritratti creduti del medesimo Bellino”. Non sembrerebbe però essere il caso di quest’ultima opera, risultato di osservazioni su diversi modelli e piuttosto lontana dalla produzione ritrattistica di Giovanni Bellini al principio del Cinquecento, il cui supremo esempio è rappresentato dal Doge Loredan oggi alla National Gallery. L’uomo raffigurato nel dipinto del Poldi Pezzoli – sguardo fulminato, quasi sorpreso (da una morte improvvisa? Sul retro è rappresentato un Memento mori: tav. IV) – ha a monte i ritratti analitici e dal sapore fiammingo di Antonello da Messina e in particolare quelli realizzati durante il suo soggiorno in laguna, tra il 1475 e il 1476. Nell’opera di Previtali la struttura del volto e l’uso volumetrico della luce sembra anche considerare i modi di Alvise Vivarini, o addirittura i primi capolavori della ritrattistica di Lorenzo Lotto, come ad esempio il Vescovo Bernardo de’ Rossi delle Gallerie di Capodimonte a Napoli. Nel ritratto milanese lo sfondo azzurro monocromo crea un bellissimo effetto di contrasto con il castano scuro dei capelli. Un simile effetto,

11

ma questa volta su un verde acceso, Andrea lo sperimenta nella tavola – firmata e datata 1506 sul retro – di Giovane con pelliccia (tav. V), nel Seicento creduta di Giovanni Bellini. In questo dipinto sono riscontrabili molte convergenze con l’arte tedesca: considerando la data viene da pensare a Dürer (un perfetto parallelo è il suo Ritratto di uomo con sfondo verde, datato 1506 e conservato a palazzo Rosso a Genova: fig. 2), la cui presenza a Venezia, tra il 1505 e il 1506, ha lasciato tracce indelebili. Il Giovane con pelliccia di Previtali non stonerebbe affatto assieme a quella tipologia di ritratti nord-italiani di inizio Cinquecento (come quelli giovanili di Lotto) scambiati spesso nell’Ottocento, erroneamente ma indicativamente, per opere di Hans Holbein il Giovane, considerato, non a caso, il più grande ritrattista tedesco di quei tempi.

12

I lavori per l’entroterra e un Previtali pagano Sempre del 1506 è anche la piccola Madonna con il Bambino in trono tra San Sebastiano e San Vincenzo Ferrer (tav. VI), oggi all’Accademia Carrara di Bergamo. Anche se dipinta nel pieno del periodo veneziano di Previtali, era forse già dall’origine destinata a Bergamo, dimostrando così un legame costante del pittore – in questo caso di committenza – con la sua terra natale. In un impianto ancora rigorosamente prospettico e quattrocentesco, la sperimentazione di Andrea si limita al suo più acceso e costante interesse, vale a dire agli effetti di luce e di ombra. Si guardi alla gamba sinistra del San Sebastiano, sulla quale la luce staglia una forma sinuosa al centro, delimitata da due tipologie diverse di ombra: a sinistra quella portata dall’altra gamba, mentre a destra, in una tonalità leg-

germente differente, quella che è effetto della non-illuminazione, arrossata da un tenue riverbero. Questi giochi luministici sembrano inoltre essere rievocati dalle venature del marmo alla base del trono. A questo punto si giunge senza troppa fatica al capolavoro della giovinezza del bergamasco, che la tradizione vuole ammirato dallo stesso Tiziano: l’Annunciazione di Vittorio Veneto custodita nella chiesa di Santa Maria Annunziata in Meschio (tavv. VII-VIII). In un interno ben progettato, le due figure sono poste dentro a una griglia prospettica solida, cosicché l’insieme restituisca un pacificante senso di ordine geometrico. Il soffitto in scorcio a quadri decorati a rosoni, il pavimento a lastre marmoree rettangolari e il lato sinistro della stanza, con motivi tessili circolari ben orientati in profondità, rimandano a quella che Roberto Longhi definirà – nella sua fondamentale monografia su Piero della Francesca – “sintesi prospettica di forma, luce e colore”, il cui più grande paladino a Venezia era stato, a partire dai primi anni Settanta del Quattrocento, proprio Giovanni Bellini. L’intento di Previtali – una pura, raziocinata speculazione geometrica – è svelato da alcuni dettagli, come le aureole circolari e trasparenti di Maria e dell’arcangelo Gabriele, divise a metà, in due diverse campiture di colore, dagli elementi fisici della finestra: in un caso dal battente semiaperto e nell’altro dalla colonna. Fatta questa osservazione balza immediatamente allo sguardo la non casuale posizione del lato superiore della base marmorea della finestra: grazie alla luce è diventata una spessa linea bianca che collega la testa dell’arcangelo a Maria, quasi a voler figurare il messaggio telepatico. Nel bellissimo paesaggio da tarda estate che si apre in fondo alla sala si ravvisano i primi

sentori dell’arte di Giorgione, con quei dettagli naturalistici, e allo stesso tempo simbolici, come la volpe che azzanna un gallo. Previtali non rinuncia inoltre a inserire un motivo tedesco: nel paesaggio, infatti, il promontorio turrito a sinistra e il castello sulla destra sono derivati quasi letteralmente da una stampa del 1498 di Dürer. Cronologicamente molto vicine all’Annunciazione, considerando il modo in cui sono concepiti paesaggio e figure, sono le due tavolette della National Gallery raffiguranti quattro scene tratte dalla tragica storia dei pastorelli Damone e Tirsi (tavv. IX-X). Previtali, abitualmente inquadrato come pittore puramente devozionale, si cimenta qui a figurare un tema profano tratto da un’egloga, pubblicata a Venezia nel 1502, del poeta ferrarese Antonio Tebaldeo. La natura è protagonista assoluta e tutto si gioca tra gli effetti scenografici di controluce dei fogliami e le pecore che appaiono qua e là. Il fatto che queste tavole fossero state acquistate come opere di Giorgione dal museo londinese, conferma come il nostro artista non fosse rimasto assolutamente indifferente alla nuova concezione pittorica della natura, intrisa di umori pagani (si pensi a tal proposito alla Tempesta dell’Accademia di Venezia), introdotta a Venezia proprio dal pittore di Castelfranco. Il ritorno a Bergamo Datata 1510 è la Madonna con il Bambino e San Giovannino di Dresda (tav. XI). Ancora allo scadere della sua esperienza veneziana Previtali appare legato ai moduli belliniani che sta utilizzando già da alcuni anni. Tuttavia il paesaggio temporalesco sulla destra, sormontato da un castello massiccio, rivela ancora una volta le sue meditazioni sulla pittura di Giorgione. Stupisce notare come Andrea sia rima-

sto invece del tutto indifferente – contrariamente ai suoi conterranei Palma il Vecchio e Giovanni Cariani – all’arte di Tiziano, che pure era legato alla bottega di Bellini e che a quelle date aveva già realizzato, a Venezia, i suoi primi capolavori. Forse attratto da allettanti proposte di committenza, di lì a poco Andrea ritorna con questo variegato bagaglio di esperienze a Bergamo, passata nel frattempo sotto il dominio della Serenissima. Sono del 1512 gli affreschi rovinati dipinti per la villa Zogna di Paolo Cassotti in Borgo Santa Caterina, oggi conservati presso villa Suardi a Trescore Balneario. È datata 1512 e firmata per la prima volta con il suo vero nome (“Andreas Privitalus”) la tela con San Sigismondo (fig. 3), parte di un trittico smembrato, del quale si sono perduti i laterali e la cimasa, originariamente dipinto per la

2. Albrecht Dürer, Ritratto di uomo (part.), Genova, palazzo Rosso

13

riesce a mutare repentinamente il suo stile, come testimonia il fatto che alcuni dipinti degli artisti appena citati (per esempio il Sant’Alberto carmelitano di Zenale nella chiesa di Sant’Agata del Carmine) fossero, sino a tempi recenti, confusi per opere dello stesso Andrea Previtali.

3. Andrea Previtali, San Sigismondo, Bergamo, chiesa di Santa Maria del Conventino

14

chiesa di Santa Maria di Sotto, ma oggi in Santa Maria del Conventino a Bergamo. Previtali trova nella città orobica una situazione completamente diversa da quella veneziana: la cultura figurativa dominante era rimasta, per motivi politici e geografici, quella lombarda promossa da pittori quali Bernardo Zenale (i cui riflessi sono stati correttamente riscontrati anche nel San Sigismondo), Antonio Boselli e Ambrogio Bergognone. Giunto in città, Previtali con grande spirito di adattamento

La svolta lottesca Se si guarda la Madonna con il Bambino dell’Accademia Carrara, datata 1514 (tav. X), accanto alla appena discussa Madonna di Dresda del 1510 (tav. XI), ci si rende conto che qualcosa di radicalmente nuovo è entrato, come una raffica di vento, nella mente ordinata, ma flessibile, di Previtali (durante l’arco di questi quattro anni che cosa può aver fatto sì che il velo della Vergine, da avvolto e inamidato, diventasse tanto leggero e svolazzante?). Nei primi mesi del 1513 era arrivato a Bergamo Lorenzo Lotto, reduce dal suo errare nelle Marche e soprattutto dalla Roma delle Stanze Vaticane di Raffaello. Nell...


Similar Free PDFs