Analisi dei mercati e strategie di localizzazione PDF

Title Analisi dei mercati e strategie di localizzazione
Author Angelica Mangini
Course Analisi dei Mercati e Strategie DI Localizzazione
Institution Università degli Studi del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro
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ANALI SI DEI MERC ATI E STRAT EGIE DI LOCAL IZZAZ IONE

Definizione di impresa → Sotto il profilo giuridico: è un’attività economica professionalmente organizzata al fine della produzione scambio di bene e servizi. Quini l’attività è caratterizzata da un determinato oggetto e le modalità con cui questo viene commercializzato. Obbiettivo: creazione di reddito → COSTI < RICAVI

Dimensione Viene stabilita con dei valori soglia: 

Microimprese (meno di 10 addetti)



Piccole imprese (tra i 10 e i 50 addetti)



Imprese medio-piccole (tra i 50 e i 100 addetti)



Medie imprese (tra i 100 e i 500 addetti)



Grandi imprese (più di 500 addetti)

Suddivisione proposta dall’OCSE.

Questa suddivisione con questa unica variabile non è adatta a classificare gli ambienti con una presenza numerosa di piccole imprese, come l’Italia e l’Europa. Infatti, questa scala è nata a livello extra-europeo. Per classificare la dimensione d’impresa, specialmente per le PMI (= piccole, medie, micro), bisogna considerare il numero dei dipendenti effettivi, il totale di bilancio e il fatturato. Questa classificazione è stata introdotta nel 2005 con il DM 18 aprile del 2005 che ha dato applicazioni alla direttiva comunitaria. Categoria di impresa

Unità lavorative

Fatturato

Totale di bilancio

Medie Piccole Micro

< 250 < 50 < 10

≤ 50 milioni ≤ 10 milioni ≤ 2 milioni

≤ 43 milioni ≤ 10 milioni ≤ 2 milioni

→ 98% PMI in Italia. Questa suddivisone è importante per la fiscalità, scelta di produzione industriale e tutti quei fattori che possono influenzare l’attività d’impresa. Si possono individuare tre principali settori di attività economica di un Paese:  Settore primario (Agricoltura, allevamento, la pesca e lo sfruttamento delle risorse forestali, più le varie combinazioni trasversali tra di esse). Queste attività praticano la raccolta o la produzione di  Settore secondario (settore industriale che ha come sottoinsieme quello manifatturiero). Imprese che si occupano di un processo di produzione e trasformano le materie prime in prodotto finito.  Settore terziario (servizi). Offrono prestazioni che soddisfano bisogni. Esempio: servizi di trasporto, assicurativi, bancari, di vigilanza. Appartengono al settore terziario le attività di circolazione delle merci, circolazione di denaro, circolazione di persone, servizi per l’innovazione, servizi di pubblico interesse. La catena del valore l’impresa crea valore attraverso una serie di attività che vennero identificate da Porter (attività primarie e attività di supporto). Egli definì il vantaggio competitivo come il risultato di una strategia che permette di occupare e mantenere un posizionamento favorevole nei mercati in cui essa opera. Si concentrò poi sulla definizione del “DIAMANTE COMPETITIVO”: ci sono alcuni fattori che contribuiscono a definire il vantaggio competitivo e che scopriamo essere caratteristiche tipiche dei contesti in cui l’impresa opera.

DIAMANTE COMPETITIVO (per struttura vedi slide). Gli elementi del diamante individuati da Porter sono:  Contesto strategico e competitivo (contesto competitivo che favorisce gli investimenti e l’innovazione)  Condizioni della domanda (caratteristiche del mercato, preferenze dei consumatori)

 Settori collegati e di supporto (fornitori specializzati e capaci, presenza di agglomerati industriali)  Condizioni dei fattori della produzione (costo e disponibilità di terra, lavoro, capitale, infrastrutture fisiche, strutture amministrative e informative, conoscenza scientifico-tecnologica) (per esempi vedi slide) Agli estremi del diamante troviamo il CASO (eventi esterni, congiuntura economica) e il GOVERNO (caratteristiche delle istituzioni, normativa, politiche). Porter elabora un quadro interpretativo dell’azione imprenditoriale che sottolinea l’interdipendenza tra impresa e territorio in cui è inserita. Mediante tale elaborazione in territorio influenza particolarmente le capacità competitive delle imprese e definisce il livello di competitività del territorio stesso. Concetto di ECONOMIE ESTERNE di Marshall 1890. Sono effetti territoriali che l’impresa non produce ma che può utilizzare a suo vantaggio. Il territorio si configura come generatore di esternalità per le imprese. Concetto di DISECONOMIE = svantaggi che possono derivare da un territorio, dal fatto per le imprese di essere localizzate in un territorio piuttosto che un altro. È importante tenere in considerazione questi fattori per applicare determinate scelte piuttosto che altre. L’obiettivo è combinare le proprie esigenze aziendali con le risorse offerte dal territorio.

LE ESTERNALITA’ TERRITORIALI (vedi slide per più info)             

Risorse umane Formazione e sistema educativo Ricerca e innovazione Logistica Aree industriali Tasse e incentivi economici Mercato potenziale (accesso al mercato) Know how e competenze locali Ambiente e qualità della vita Cultura e comportamenti sociali Legislazione e pubblica amministrazione Servizi alle imprese Materie prime e risorse locali

VEDERE IL MONDO SOTTO L’ASPETTO GEOECONOMICO

Il mondo può essere diviso in diverse zone a seconda di diversi criteri che vengo presi in considerazione. I criteri possono essere ideologici o politici, sotto questo aspetto ricordiamo che fine anni ’40 e inizio anni 50 il mondo era così diviso: PRIMO MONDO: nord America, Grecia, Turchia, Europa occidentale, corea del sud, Giappone, Australia, Taiwan, Nuova Zelanda (� Economia capitalista) SECONDO MONDO: Europa orientale, aera balcanica, Mongolia, Cina, corea del nord, Vietnam, Cuba. TERZO MONDO: tutto ciò che rimane del modo. Nel periodo della guerra fredda veniva considerato tale tutto ciò che non era ancora sviluppato (vedi slide). Negli anni 70 l’idea del terzo mondo si frantuma perché i paesi del terzo mondo incominciano ad entrare in contatto con i paesi sviluppati puntando sulle risorse naturali che principalmente erano materie prime (es. petrolio), altri paesi si concentrarono sull’aumento della produttività agricola, altri ancora sfruttano la grande manodopera in attività industriali competitive con quelle dell’occidente. “PAESI IN VIA DI SVILUPPO”. A partire dagli anni 70 le ‘TIGRI ASIATICHE’ hanno sfruttato la loro manodopera e grazie ad una forte tendenza all’esportazione sono riusciti ad avere in circa 20 anni una rapidità di sviluppo aggressiva da cui il nome (in 25 anni hanno quadruplicato il reddito pro-capite) questi paesi sono:    

TAIWAN SINGAPORE HONGKONG COREA DEL SUD

Però nell’estate del 1997 sono state colpite dalla crisi asiatica originata in Thailandia che ha colpito le tigri, ma che è servita ad un rilancio delle tigri che si è allargato anche ad altri paesi asiatici (Indonesia, Malesia, filippine e Thailandia) “PAESI DI RECENTE INDUSTRIALIZZAZIONE” Dal terzo mondo si sono differenziati alcuni paesi tra cui le tigri asiatiche, il Messico, Brasile. Questi vennero poi chiamati NIC Newly Industralized Countries che grazie ad un buon livello di istruzione e un basso costo del lavoro hanno rapidamente accresciuto il loro reddito e consumo. “Paesi OPEC”

Sono i paesi che si sono arricchiti con i proventi delle esportazioni delle materie prime (Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio) questa riunisce 14 paesi ed è operativa dal 1960 “QARTO MONDO” L’evoluzione degli ultimi decenni dei paesi in via di sviluppo ha portato a prendere in considerazione la differenza tra questi paesi e altri che vennero definiti “quarto mondo” che comprende 47 paesi tra cui 33 africani, 9 Asiatici, Haiti, 4 Pacifico. Questi erano caratterizzati da:    

BASSA QUALITÀ DELLA VITA ELEVATA PRSSIONE DEMOGRAFICA DIFFUSA DISOCCUPAZIONE (VEDI SLIDE 2°plico)

LA NUOVA GEOGRAFIA DELLO SVILUPPO Nell’ ultimi anni 30 il processo di crescita di alcuni PVS ha modificato la geografia dello sviluppo, così come alcuni paesi industrializzati ECONOMIE EMERGENTI (vedi slide) ECONOMIE IN TRANSIZIOE Dicitura che racchiude un tipo di Economia che sta cambiando da un sistema di pianificazione centrale ad un libero mercato, queste sono sottoposte alla liberalizzazione economica e alla privatizzazione delle imprese di proprietà del governo. Questi paesi sono quelli dell’Europa orientale (Albania e i paesi dell’ex Jugoslavia) e a quelli dell’ex Unione Sovietica. Nell’accezione più ampia fa riferimento anche a quelli che passano da un’economia pianificata di tipo socialista a un’economia basata sul mercato (Cambogia, Vietnam e Laos) = Indocina TRIADE GLOBALE Sistema economico mondiale sia organizzata intorno ad una struttura macroregionale tripolare i cui pilastri erano STATI UNITI EUROPA e GIAPPONE. Questi tre poli insieme dominavano l’economia G8 È un forum dei governi di otto tra i principali paesi industrializzati del mondo (USA GIAPPONE GERMANIA FRANCIA UK) che prevede incontri annuali. G20

È un organismo informale creato nel 1999 dopo una successione di crisi finanziarie per favorire l’internazionalità economia e la concentrazione tendendo conto delle nuove economie di sviluppo esso riunisce 19 paesi + UE. COMMERCIO INTERNAZIONALE Negli ultimi decenni è cresciuto più rapidamente del PIL mondiale (fino a qualche anno fa). Fattori che lo hanno determinato:     

Progressivo abbattimento delle barriere doganali L’istituzione di aree di libero scambio I miglioramenti nei trasporti e nelle comunicazioni La produzione su scala internazionale L’internazionalizzazione delle imprese

Istituzione di aree di libero scambio e abbattimento barriere portano a condizioni agevolate, quindi no dazi o dazi ridotti. Sono migliorate anche le condizioni a cui è possibile effettuare gli scambi con miglioramento dei trasporti e nelle comunicazioni. Cambiamenti nei sistemi di produzione a livello mondiale e ciò ha implicato un maggior volume di merce che circola ed aumentano i flussi dal punto di vista statistico. La progressiva prospettiva internazionale delle imprese (es. delocalizzazione) alimenta i flussi di scambio commerciale a livello globale. COMMERCIO INTERNAZIONALE = insieme di scambi di beni e servizi (esportazioni e importazioni) che avvengono fra i diversi paesi del mondo. Alla base di ciò troviamo l’industrializzazione e lo sviluppo dei trasporti e la globalizzazione. Dati su commercio internazionale di beni (vedi slide) dato rilevante 2018 export pari a 19.453 miliardi e import pari a 19.794 miliardi. Perché import > export? Perché nell’import trovo anche il costo del trasporto oltre che al prezzo del bene originario. FOB = free on board, esportazione calcolate con una sola piccola parte del trasporto, con trasporto marittimo. CIF = costo della merce e relativa assicurazione. Scambio globale di merci e crisi (world merchandise exports) andamento dal 2003 al 2008 è presente “un’impennata” con successivo crollo del 2009, un rialzo nel 2010 e un calo nel 2015/2016. Successivamente è presente una ripresa negli ultimi anni. Dal 1995 al 2002 il tasso di crescita era invece piuttosto contenuto.

Scambio globale di merci e PIL (vedi slide). Nell’anno 2013 c’è stato un forte scollamento tra commercio internazionale e PIL globale. Nel 2001 invece con l’attacco alle Torri Gemelle l’impatto è stato così rilevante da far crescere ad un livello minimo il commercio rispetto al PIL. WTO afferma invece scollamento fortissimo tra commercio e PIL nel 2009. Un più leggero scostamento è presente nel 2016/2018. COMMERCIO DI BENI INTERMEDI tale commercio è una delle principali ragioni dell’incremento globale del commercio mondiale a tassi superiori rispetto a quelli del PIL. Ogni volta che le merci attraversano le frontiere, viene registrata una transazione internazionale. Se la filiera produttiva include un numero elevato di transazioni, i beni intermedi possono attraversare le frontiere più volte durante il processo di assemblaggio. (per dati vedi slide) I processi produttivi possono essere scomposti in una serie di stadi che sono separati in modo da sfruttare al meglio i vantaggi di specializzazione. Paesi leader nell’export mondiale (flussi merci con dati del 2018) � La Cina viene rappresentata per prima ma facendo la somma di tutti i paesi UE il quadro cambia. Mix tra economie avanzate e mercati emergenti. Paesi leader di import → Il primo è Stati Uniti. Entra nello scenario la Spagna che non era presente prima. Scambio globale di merci per tipologia di prodotti esportati → UE maggiormente prodotti manufatturieri. Norvegia salmoni e greggio. Australia il ferro, bauxite, rame. POLI DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE (WTO) dati 2018 (facendo riferimento ai beni) Nord America, Europa nord- occidentale, Corea del Sud, Cina. Facendo riferimento ai servizi, Russia, Penisola scandinava, Thailandia, Filippine, Indonesia, Malesia, Australia. Export dei servizi commerciali → L’uscita della Gran Bretagna dall’Ue avrà un forte impatto soprattutto perché questa è seconda nell’export dei servizi commerciali intesi come servizi assicurativi, finanziari, trasporto, comunicazione ecc.… In questa categoria dominano le economie avanzate. DIPENDENZA COMMERCIALE → paesi caratterizzato da pochissimo export, dato che le esportazioni dipendo da pochissimi prodotti. Esempi sono Africa, America latina, Asia centrale.

INTEGRAZIONE ECONOMICA TRASNAZIONALE

Non si parla solo di flussi bilaterali, ma un vero e proprio sistema di scambi codificato tra uno o più paesi. I flussi di scambio commerciale sono utilizzati per misurare il grado di integrazione economica di un paese o un determinata area geografica con il resto del mondo. Tutto questo si inquadra nel contesto del liberismo commerciale ossia l’abbattimento a livello globale delle barriere al trasferimento di beni e servizi che nasce a partire dal secondo dopoguerra, in un clima di distensione politica internazionale e di boom economico, il tutto risale quando è stato costituito al GATT (General Agreement on Tariffs and Trade) nel 1948 da qui poi nascerà il WTO (World Trade Organization  Organizzazione mondiale del commercio). WTO  ha il compito di supervisionare gli accordi commerciali tra gli stati membri, istituito nel 1995 (ha sostituito il GATT), ha sede a Ginevra e vi aderiscono 164 paesi che rappresentano il 95% del commercio mondiale di beni e servizi. (nel 95 aveva solo 76 paesi, e le ultime adesioni sono state della Russia, Kazahkstan, Liberia e Afghanistan) Integrazione transazionale  due o più paesi si associano allo scopo di abbattere (o ridurre) le barriere di commercio esistenti tra loro per facilitare gli scambi economici, escludendo i paesi esterni all’accordo da queste facilitazioni. Orizzontale = tra paesi con lo stesso grado di sviluppo / Verticale = Tra paesi con diversi gradi di sviluppo. Principali forme: 1) Area di libero scambio  condizione minima, consiste nell’eliminazione dei dazi d di barriere nel commercio tra paesi membri. 2) Unioni doganali  oltre all’area di libero scambio anche una politica commerciale comune nei confronti dei paesi esterni. 3) Mercati comuni  caratteristiche precedenti + libera circolazione di capitali, imprese e circolazione dei lavoratori. 4) Unioni economiche  precedenti + armonizzazione politiche economiche (UE) 5) Unione politica  ultimo obbiettivo a cui tendere. Queste integrazioni hanno modificato il quadro geoeconomico mondiale. Organizzazioni dell’Asia – Pacifico  APEC (= Asia – Pacific Economic Cooperation, membri  Russia, Cina, Giappone, Corea del Sud. Taiwan, Hong Kong, Papua Nuova Guinea Australia, Nuova Zelanda, Perù, Cile, Messico, Usa e Canada), ASEAN (= Association of South-East Asian Nations, membri  Thailandia, Cambogia, Singapore, Vietnam. Malaysia, Laos e Indonesia) e NAFTA (=North American Free Trade Agreement).

Organizzazioni delle Americhe  CACM (= Central American Common Market, membri  Guatemala, Honduras, El Salvador. Nicaragua e Costa Rica), CARICOM (=Carribean Community and Common Market), MERCOSUR (=Mercato Comune del Cono Sud, membri  Guyana, Brasile, Paraguay, Uruguay e Argentina) e NAFTA (=North American Free Trade Agreement, membri  Canada, USA e Messico). Organizzazioni dell’Africa, molte e poco rilevanti per quanto riguarda il commercio internazionale. Organizzazione dell’Europa  Ue e EFTA (= European Free Trade Association). Organizzazioni del Medio Oriente  The United Arab States ecc. L’Ue è prima per quanto riguarda il valore degli scambi mondiali, prima rispetto alle altre forme di integrazione prima citate. 1) Eu 2) NAFTA 3) ASEAN Importazioni: 1) EFTA 2) UE 3) NAFTA UE  Bandiera ha 12 stelle perché erano quelli i paesi che nel 1992 l’hanno fondata con il trattato di Maastricht  Obbiettivi: unione economica e monetaria, introduzione del principio di sussidiarietà, politica estera e sicurezza comune, allargamento delle competenze comunitarie (istruzione, formazione professionale, cultura, sanità pubblica, reti transeuropee, industria, energia, protezione civile e turismo), ma prima c’erano già degli accordi perché nel 1957 il 25 marzo nasce la Comunità Economica Europea con la firma del trattato di Roma da Belgio, Francia, Germania. Italia, Lussemburgo e Olanda. Gli obbiettivi erano quelli di realizzare un’unione doganale, instaurare un mercato comune, riavvicinamento delle politiche economiche degli stati membri. Evoluzione: 1)1957  6 paesi formatori 2)1973  allargamento verso nord con ingresso di Gran Bretagna, Irlanda e Danimarca 3) 1981  allargato a sud con ingresso Grecia

4) 1986  Spagna e Portogallo Queste sono le famose 12 stelle 5) 1995  (UE già costituita) , Austria, Svezia e Finlandia 6) 2004  Europa Orientale, quei paesi sotto l’influenza dell’unione sovietica con l’ingresso di nuovi 10 paesi 7) 2010  Romania e Bulgaria 8) 2013  Croazia Turchia, macedonia e Serbia vorrebbero entrare, mentre Bosnia e Kosovo hanno requisiti ma non hanno fatto domanda, mentre Albania è in esame per entrare. L’allargamento è avvenuto tramite un percorso di adeguamento legislativo concordato e per l’adesione di uno stato all’UE questo deve (1) essere uno stato europeo e (2) rispettare una serie di condizioni economiche e politiche che sono i criteri di Copenaghen, questi sono stati revisionati nel 1995 a Madrid e sono i seguenti: 1) C. politico  presenza di istituzioni stabili che garantiscono democrazia, stato di diritto, diritti dell’uomo e il rispetto delle minoranze con la loro tutela. 2) C. economico  esistenza di un’economia di mercato affidabile a far fronte alle forze del mercato europeo con la conseguente pressione concorrenziale. 3) C. normativo  capacità di soddisfare gli obblighi dell’adesione, contribuire a perseguire gli obbiettivi comuni dell’unione di politica, economica e monetaria, inoltre devono disporre di un’amministrazione pubblica in grado di applicare la legislazione comunitaria. Es. Turchia  manca c. politico, Penisola balcanica  manca c. economico. BREXIT  Referendum sulla permanenza del Regno unito nell’UE svolto nel 2016, voto favorevole all’uscita del 51,9%. Ciò è stato possibile tramite una modifica dei trattati nel 2007 (entrato in vigore nel 2009) che ha introdotto una clausola di recesso per gli stati membri. Ai sensi dell’art. 50 uno stato membro può notificare al Consiglio Europeo la sua intenzione di separarsi, i tratti cessano di essere applicabili entro due anni dalla notifica a meno che non ci siano proroghe. L’accordo concluso stabilisce le modalità per l’uscita e le future relazioni fra l’UE e il paese uscente, questo accordo dev’essere approvato dal Consiglio che lo delibera a maggioranza qualificata, previa approvazione del Parlamento Europeo. Se un ex-stato membro volessero ricongiungersi all’UE sarebbe soggetto alle stesse condizioni di qualsiasi altro candidato.

Area Schengen  area di libero scambio dove possono circolare senza limitazioni merci e persone, appartengono anche Norvegia e Islanda che non fanno parte dell’UE.

TRASPORTI E TRAFFICO MERCI (5) Il trasferimento delle merci avviene sulle reti infrastrutturali e passa per i nodi d...


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