Analisi e contabilità dei costi PDF

Title Analisi e contabilità dei costi
Author Giacomo Mora
Course Analisi e contabilità dei costi
Institution Università degli Studi di Brescia
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riassunto completo fra slides libro ed appunti integrati...


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ANALISI E CONTABILITA’ DEI COSTI INTRO: Per analisi e contabilità dei costi si intende lo studio delle modalità di rilevazione e di utilizzo dei costi in funzione degli obiettivi. Tali obiettivi sono 3 attività direzionali di grande importanza:  Decidere. Esistono decisioni di strategia, operazione, collocazione impianti, personale, etc…  Valutare  Controllare. Ottenere dei risultati e confrontarli con ciò che mi ero prefissato. (il c.d. feedback). Per una corretta gestione dell’impresa è necessaria: 1. Analisi e contabilità dei costi che mi fornisca 2. Informazioni corrette che a loro volta mi permettano di attuare una 3. Corretta gestione dell’impresa, la quale è volta al 4. Soddisfacimento degli interessi istituzionali STRUTTURA INFORMATIVA: Esistono due tipologie di informazioni in azienda:  Informazioni qualitative, che comprendono appunto valutazioni sulla qualità del lavoro, delle prestazioni e del prodotto. Esse esprimono le caratteristiche non misurabili dei fenomeni oggetto dell’osservazione.  Informazioni quantitative, esprimono i caratteri misurabili dell’oggetto di osservazione mediante unità di misura fisiche o monetarie. A loro volta si suddividono in: - Info quantitativo – monetarie per esprimere i fattori produttivi acquisiti in termini monetari (15.000€ di materie prime). - Info quantitativo – non monetarie per esprimere i fattori produttivi acquisiti in termini non monetari (150 Kg di materie prime). Per effettuare l’analisi dei costi le varie informazioni sono strettamente correlate: per sommare i vari fattori produttivi dobbiamo esprimerli in termini monetari (Info quantitativemonetarie). L’unità di misura con cui sono espressi i vari fattori produttivi (Kg, l, m) sono info quantitative-non monetarie. Infine è fondamentale specificare la qualità del lavoro, del servizio, etc (info qualitative). IL SISTEMA INFORMATIVO AZIENDALE: Le misure economiche possono essere differentemente articolate in funzione di:  L’estensione dell’oggetto di osservazione (Globali o parziali)  Le dimensioni rilevanti in base agli obiettivi conoscitivi prevalenti (misure economiche reddituali, patrimoniali, etc…)  I sistemi di rilevazione nei quali trovano origine (co.ge. o co.an.)  Il riferimento temporale (misure economiche preventive o consuntive)  La valenza informativa prevalente (interna o esterna) Le misure ECONOMICHE GLOBALI si riferiscono alla generale combinazione produttiva d’azienda, offrendone una misurazione secondo tutte le dimensioni economiche rilevanti (reddituale, patrimoniale e monetario-finanziaria) e secondo differenti intervalli temporali. Esse si configurano come elaborazioni utili per tutte le aziende, con una valenza informativa sia interna (a supporto delle decisioni dei vertici) sia esterna (come riferimento per la valutazione della capacità della creazione di valore). Tali misuri E.G. si distinguono a loro volta in:

Misure EG di sintesi. Sono deputate a rappresentare fenomeni che riguardano l’intera azienda, approfondendone specifici aspetti economici in prospetti di sintesi. - Misure EG di analisi. Rapporti tra quantità monetarie (o tra quantità non monetarie e monetarie) con la finalità di evidenziare particolari aspetti di criticità gestionale. Le misure ECONOMICHE PARZIALI sono informazioni rilevanti per l’apprezzamento del contributo correlato alle differenti componenti gestionali, a completamento delle misure economiche globali. -

LA STRUTTURA INFORMATIVA TECNICO CONTABILE: Le informazioni quantitative di natura tecnico-contabile, ovvero le misure economiche, sono quelle che richiedono la maggior strutturazione e sono riconducibili a:  CO.GE: ragiona sui valori derivanti dagli scambi tra l’impresa e i terzi e rappresenta la sintesi economico-finanziaria della gestione d’impresa, si conclude con il bilancio d’esercizio.  CO.AN: ragiona sui valori della co.ge., ma li scompone e ricompone in relazione ad oggetti di calcolo differenti..  BUDGET: rappresenta l’espressione economica dei programmi d’azione aziendali disaggregati fino ad arrivare alle unità di organizzazione elementari.  SISTEMA DI REPORTING: consentono un confronto organico e analitico tra obbiettivi predefiniti e risultati ottenuti. COSTO: Il costo rappresenta in via sintetica la misura del valore monetario attribuito alla quantità di risorse acquistate e utilizzate in funzione dell’avanzamento della gestione aziendale. Il costo può essere visto come:  Il valore di acquisto di un bene  Il valore di una risorsa consumata (es. stoffa usata per confezionare un abito)  Il valore di una risorsa posseduta (es. quanto vale tra 10 anni l’auto che oggi pago 50.000€)  Il valore di un bene ceduto  Un parametro di riferimento per determinare un risultato  Il valore di un bene/servizio prodotto Comunque lo si consideri il valore del costo è formato moltiplicando il valore quantitativo – monetario per il valore quantitativo non monetario del fattore produttivo. (es. 150 Kg di ferro X 7€ al Kg). PROCESSO DI FORMAZIONE DEI COSTI: Innanzitutto per la formazione e l’analisi dei costi si parte del valore di acquisizione del fattore produttivo. Tale valore è rilevato in co.ge. e consiste nell’aggregazione dei costi per natura dei fattori produttivi (es. tutti gli acquisti di materie prime saranno riassunti in un unico conto materie prime, etc…). La seconda fase consiste nella scomposizione dei costi della co.ge. in base alla destinazione dei fattori produttivi. Infine si arriva all’assegnazione e imputazione dei costi agli oggetti in base agli obbiettivi dell’analisi. (co.an.) Es. Acquisto trimestrale di MP. Scomposizione dei costi in base alla destinazione e al processo di trasformazione. Assegnazione e imputazione del costo agli oggetti ( x es. processi, prodotti, centri di costo) in base agli obiettivi ( x es. valutazione, decisione, controllo).

Le aziende in genere possiedono info basate sulla natura dei fattori produttivi consumati, e assume dunque rilievo conoscere la destinazione dei fattori produttivi rispetto ai diversi oggetti (prodotti, servizi, reparti, etc..). DETERMINAZIONE DEI COSTI E RELAZIONI SPAZIO-TEMPO: Nella determinazione di un costo risultano fondamentali due aspetti:  Dimensione SPAZIALE: importante per la definizione dell’oggetto. Si decide in base alla rilevanza strategica e alla significatività economica la grandezza dell’oggetto di riferimento. (Prodotto, reparto, centro di costo, etc…)  Dimensione TEMPORALE: importante per la definizione degli intervalli temporali da considerare per la definizione del costo e del momento dell’analisi. Esistono informazioni di breve, medio e lungo periodo. Esistono informazioni ex-ante ed expost. ANALISI DEI COSTI: L’analisi dei costi si articola in diversi momenti: 1. Determinazione OBIETTIVI dell’analisi dei costi 2. Determinazione OGGETTO dell’analisi dei costi 3. Determinazione CRITERI DI CLASSIFICAZIONE dei costi 4. CONFIGURAZIONE dei costi 1- OBIETTIVI: Gli obiettivi dell’analisi dei costi sono prevalentemente  Determinare il costo di prodotto, misurare l’efficienza e controllare i risultati rispetto agli obiettivi al fine di evitare gli sprechi (valutare l’efficacia).  Valutare gli elementi di bilancio. Es. rimanenze, quote d’ammortamento, etc…  Decidere secondo convenienza economica. (allocazione risorse e determinazione prezzi)  Pianificare, programmare e controllare la gestione. (budget e report). 2- OGGETTO: Oggetto dell’analisi dei costi può essere:  Prodotto /servizio (identificato secondo convenienza economica)  Unità operativa (centro di responsabilità)  Un processo  Un’attività  Un cliente  Una categoria di clienti Occorre analizzare l’azienda nelle sue unità organizzative denominate centri di responsabilità (o anche detti centri di costo. Es. centro di costo produzione, area commerciale, etc…) Per la determinazione del risultato di prodotto è importante seguire uno schema predefinito: I fattori produttivi entrano nel prodotto e successivamente vengono valorizzati creando così il costo di prodotto, che insieme al ricavo di prodotto concorre a formare il risultato di prodotto. La sommatoria dei risultati di prodotto forma il risultato d’azienda. E’ altresì importante il valore che il mercato attribuisce al prodotto nel computo del risultato di prodotto. Come si intuisce facilmente la difficoltà sta nel definire il costo di prodotto (solitamente influenzato dalle leggi di mercato). Come già detto dalla definizione corretta del costo di prodotto nasce il risultato d’azienda. Le 2 variabili fondamentali che si devono considerare per un corretto calcolo del costo di prodotto sono:

1. Il periodo di riferimento: ovvero esiste la necessità di definire i momenti significativi di osservazione dei valori d’impresa.  Tempo fisico: ovvero stabilire la periodicità dell’analisi per l’unificazione dei momenti di governo.  Tempo economico: ovvero la ripartizione dei costi in relazione all’effettivo consumo dei fattori produttivi (riguarda l’utilizzo dei fattori produttivi. Più è ristretto il tempo fisico meno sono stati consumati i fattori). 2. La tipologia di processo produttivo: 1. Su commessa: la produzione è costituita da unità differenziate di prodotto; l’oggetto di costo è individuato in base alle singole commesse. 2. Prodotto su processo: la produzione è uniforme al tempo ovvero standardizzata. L’oggetto di costo è individuato indifferentemente ed alla base del sistema produttivo vi è il riferimento ai centri operativi (centri di costo). A sua volta la produzione su processo può essere:  Prod. Continua: i prodotti sono omogenei e la rilevazione dei costi è incentrata sul processo produttivo dei diversi centri di costo nell’unità di tempo.  Prod. Intermittente: si lavora sia su commessa sia su processo.  Prod. Intermedia: si lavora per una parte di prodotto standardizzata e una personalizzata. Infine è importante ricordare che le caratteristiche del processo produttivo influenzano la struttura organizzativa e produttiva. Occorre analizzare l’azienda nelle sue unità organizzative (centri di responsabilità o centri di costo). 3- CRITERI DI CLASSIFICAZIONE DEI COSTI: Esistono 3 criteri fondamentali per la classificazione dei costi: l’attribuibilità, la controllabilità e la variabilità. Esiste una linearità di relazione tra il costo per l’acquisizione di un determinato fattore produttivo e il consumo dello stesso nel processo di trasformazione associato all’oggetto di calcolo. (esiste una relazione tra il costo che si sostiene per l’acquisizione di un fattore produttivo e il costo che si sostiene nel processo di trasformazione in base all’oggetto di calcolo associato all’oggetto di calcolo). Esistono quindi oggetti intermedi di calcolo e oggetti ultimi di calcolo. I. ATTRIBUIBILITA’: riguarda la possibilità di un immediato collegamento all’oggetto di controllo. E’ il criterio in base al quale colleghiamo il costo all’oggetto di calcolo che abbiamo scelto. Secondo tale criterio esistono: + COSTI COMUNI: i quali sono relativi a fattori utilizzati da più oggetti. Devono essere imputati sulla base di un procedimento di allocazione e ripartizione. Essi sono collocati in maniera soggettiva. (es. ammortamento di un impianto rispetto a più reparti) +COSTI SPECIALI: sono attribuibili in maniera oggettiva, cioè in modo inconvertibile (frutto di attribuzione immediata) all’oggetto di analisi (che generalmente sono oggetti intermedi, difficilmente l’oggetto ultimo ovvero il prodotto). (es. il costo delle MP assorbite da un prodotto; ammortamento di un impianto rispetto a un reparto). L’attribuibilità può essere misurata in base allo spazio e al tempo. *SPAZIO: la classificazione varia in base all’ampiezza dell’oggetto intermedio di calcolo. Più l’oggetto è ampio più tendono ad aumentare i costi speciali (+grande, +speciali) *TEMPO: possono verificarsi manifestazioni semplici  speciali nel tempo; oppure manifestazioni ripetute comuni nel tempo.

Altra classificazione per quanto riguarda l’attribuibilità del costo concerne la possibilità di misurare oggettivamente il consumo di un dato fattore produttivo da parte di un prodotto. Esistono infatti: -COSTI DIRETTI, direttamente attribuibili all’oggetto(es. MP, MOD)  SPECIALI -COSTI INDIRETTI, attribuibili all’oggetto secondo criteri di ripartizione e allocazione, ovvero in modo soggettivo. (es. costi energia elettrica rispetto al singolo prodotto). Possono essere  COMUNI  SPECIALI in relazione all’oggetto di aggregazione. Infatti i costi indiretti comuni possono diventare speciali in 2 modi: 1. ampliando l’oggetto di riferimento (es. dal prodotto passi al reparto) 2. attraverso altre operazioni di specializzazione (es. energia usata da un reparto produttivo è un costo indiretto comune, ma se metto dei contatori che mi calcolano esattamente quanta energia è usata per il singolo prodotto allora diventa un costo indiretto speciale). NB: il costo del lavoro (manodopera) può essere considerato sia DIRETTO, nel caso in cui sia imputabile a un oggetto quale il prodotto o il servizio (produzione su commessa), oppure INDIRETTO, nel caso in cui non sia imputabile al prodotto ma venga assorbito da una fase del processo produttivo strumentale per la realizzazione del prodotto (produzione a flusso continuo). Negli ultimi tempi sono aumentati i costi indiretti grazie ad una sempre maggiore burocrazia. Essi sono di più difficile imputabilità. Due criteri di imputazione sono: criterio BASE DI RIPARTO A VALORE, che consiste nell’imputazione tramite un riparto a valore monetario, e il criterio BASE DI RIPARTO IN TERMINI QUANTITATIVI NON MONETARI, che consiste nel riparto dei costi in base a valori non monetari (ad esempio in base alle ore macchina). II. VARIABILITA’: L’analisi della variabilità dei costi aziendali deve considerare 4 elementi: 1. Il tipo di costo analizzato: -semplice, che fa riferimento a fattori produttivi diretti -complesso, che fa riferimento ad un raggruppamento di costi. Ovvero costi indiretti e comuni. 2. L’elemento di riferimento in base al quale si sta analizzando la variabilità del costo. Si intende il volume di attività, di ordini, etc… il c.d. “cost driver”. 3. L’area di rilevanza in cui si colloca l’analisi del cost driver (variabilità del costo). Si fa riferimento alla capacità produttiva dell’azienda che è collegata all’allestimento fisico tecnico degli impianti che permettono di trasformare la materia prima in prodotti. 4. L’intervallo temporale preso di riferimento. III. CONTROLLABILITA’: In base a questo criterio, un costo può essere:  CONTROLLABILE, costo governabile in termini generali anche dal responsabile dell’unità organizzativa a cui si riferisce.  NON CONTROLLABILE, costo influenzato solo in minima parte da decisioni interne dell’impresa. Sono costi che provengono dall’esterno non evitabili. C’è da fare una distinzione ulteriore tra controllabilità dei costi a livello di centro e a livello d’azienda. Nel primo caso i costi non controllabili sono considerati quelli che arrivano da decisioni dei vertici aziendali. Mentre al livello d’azienda i costi non controllabili sono quelli che arrivano dall’esterno.

CONFIGURAZIONE DI COSTO Dopo aver analizzato e classificato i costi, ora li ricomponiamo (configuriamo) in funzione degli obiettivi conoscitivi che ci poniamo: decidere, valutare, controllare. Le modalità di aggregazione dei diversi costi aziendali scomposti e classificati individuano differenti configurazioni elementari di costo. Si ha una configurazione di costo quando si considera la somma progressiva di valori di elementi di costo e o di valori relativi ad altri raggruppamenti al fine di evidenziare informazioni di costo che possono essere utili per decisioni sulla gestione. Le principali configurazioni di costo sono:  COSTO VARIABILE INDUSTRIALE: CV di produzione  COSTO VARIABILE EVOLUTO: CV di produzione + CF speciali di produzione  COSTO PRIMO INDUSTRIALE: CV di produzione + CF speciali di produzione – CV indiretti di produzione  COSTO VARIABILE INDUSTIALE E COMMERCIALE: CV di produzione + CV di vendita  COSTO PIENO INDUSTRIALE: CV di produzione + CF di produzione  COSTO PIENO INDUSTRIALE E COMMERCIALE: CV e CF di produzione + CV e CF commerciali  COSTO COMPLESSIVO: Tutti costi V e F di prod e comm e generali tranne i costi figurativi  COSTO ECONOMICO TECNICO: TUTTI I COSTI compresi i costi figurativi Ora esaminiamo le tre configurazioni principali: - COSTO VARIABILE (o DIRECT COST SEMPLICE): Oggetto finale di calcolo è il prodotto. Vengono attribuiti all’oggetto finale di calcolo solo i costi variabili sia diretti che indiretti. Tutti gli altri costi, ovvero quelli fissi, speciali o comuni, vengono direttamente imputati all’esercizio. Il calcolo di questa configurazione è molto utile per valutare le decisioni di breve periodo. Infatti tale configurazione permette il calcolo del margine di contribuzione (RICAVO – CV) che evidenzia il limite al di sotto del quale si hanno perdite secche di produzione, ovvero non si riesce coi ricavi a coprire nemmeno i CV di produzione. Il costo variabile comprende di norma CV di produzione e CV commerciali (diretti e indiretti) distinguendo il MARGINE DI CONTRIBUZIONE INDUSTRIALE (Ricavi – CV industriali) dal PRIMO MARGINE DI CONTRIBUZIONE (Ricavi – CV industriali e commerciali). - COSTO VARIABILE EVOLUTO (DIRECT COST EVOLUTO): Come prima oggetto finale è il prodotto. Al prodotto attribuiamo solo i CV + CF speciali. I CF indiretti vengono attribuiti direttamente all’esercizio. Grazie al direct cost evoluto possiamo ottenere il SECONDO MARGINE DI CONTRIBUZIONE (o a direct cost evoluto) che è così ottenuto: Primo margine di contribuzione – CF speciali. -COSTO PIENO (o FULL COSTING): Comprende la maggior parte di costi di produzione possibili. In base a questa configurazione si pongono due problemi fondamentali: 1. Quali elementi di costo considerare

2. Quali modalità di imputazione dei costi indiretti utilizzare. Qual è il valore da ripartire? Che periodo considero per la ripartizione? Quale criterio utilizzo? Criteri: Imputazione a base unica, esiste un unico criterio per ripartire tutti i costi indiretti. Imputazione a base multipla, utilizzo criteri diversi per costi o gruppi di costo diversi. Fasi d’imputazione: 1. Determino l’importo totale dei costi indiretti e la loro natura. 2. Scelgo la base di ripartizione. 3. Determino il coefficiente d’imputazione: COEFF= COSTI INDIR / TOT BASE IMPUTAZIONE 4. Determinazione della misura della base d’imputazione relativa ai singoli oggetti di riferimento. 5. Determinazione del valore dei costi indiretti da imputare all’oggetto di riferimento = Coeff unitario X base incorporata. NB: Configurazioni più articolate possono fornire un’indicazione più completa sul reale consumo dei fattori da parte di un prodotto / centro. Più ampia è la configurazione:  Maggiori complessità e costi rilevazione  Più elevato è il grado di soggettività del valore calcolato  Maggiore è l’incidenza delle spese generali sul costo di prodotto  Minore è la controllabilità del costo di prodotto da parte dei responsabili di centro

I CENTRI DI COSTO !!! Un metodo per ripartire i Costi indiretti su base multipla è quello dei Centri di Costo (CdC). La ripartizione su base multipla localizza previamente i costi indiretti in classi omogenee a ciascuna delle quali si applica uno specifico coefficiente d’imputazione. Tale metodo ha una componente soggettiva che dipende da esigenze informative. I costi indiretti possono essere classificati in base alla loro natura, per esempio industriale, commerciale, finanziaria e amministrativa, prevedendo per ciascun gruppo una specifica base di ripartizione. L’utilizzo dei centri di costo permette dunque di scomporre la relazione di CAUSALITA’ esistente tra risorse indirette e prodotto. Ciò avviene attraverso due specifiche relazioni: 1. Quella tra risorse indirette e centri di costo, sulla base delle risorse impiegate direttamente e indirettamente nelle attività di ciascun centro. 2. Quella tra centri di costo e i prodotti, sulla base delle attività svolte da ciascun centro per la realizzazione del prodotto / servizio. FATTORI INDIRETTI ----------> CENTRI DI COSTO ------------> PRODOTTI I CdC sono caratterizzati da:  Omogeneità delle operazioni svolte in ciascun centro  Omogeneità degli output realizzati con le attività del centro  Omogeneità dei f...


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