Antonio Gramsci-appunti da un seminario PDF

Title Antonio Gramsci-appunti da un seminario
Author Ludovica Fanni
Course Pedagogia generale e sociale
Institution Università degli Studi di Cagliari
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Antonio Gramsci e l’alternativa pedagogica...


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Antonio Gramsci e l’alternativa pedagogica Il pensiero pedagogico gramsciano: educazione e cultura Gramsci, quarto di sette figli, nasce ad Ales nel 1891 in una situazione famigliare burrascosa. Nel 1905 si iscrive al liceo-ginnasio di Santu Lussurgiu, mentre nel 1908 cambia e approda al liceo Dettori di Cagliari, dove inizierà a condurre una vita autonoma. Insieme a molti suoi coetanei e compagni di scuola, Gramsci partecipa agli scontri per l'affermazione del libero pensiero ed a discussioni di carattere culturale e politico. Successivamente al conseguimento del diploma liceale, nel 1911, vince una borsa di studio per l'università di Torino, dove si trasferirà per iscriversi alla facoltà di Lettere. Nel 1921 fu tra i fondatori del Partito Comunista d'Italia e nel 1919 fondò L'Ordine Nuovo, un settimanale di cultura socialista diretta in larga misura alla classe operaia. Per la sua attività e per le sue idee, nel 1926, venne arrestato dalla polizia fascista e poco tempo dopo condannato a venti anni di carcere, inizialmente ad Ustica poi a Civitavecchia ed a Turi. Tuttavia non scontò tutta la pena, arrivando agli undici anni di reclusione, per via del deterioramento della sua malattia, il cui peggioramento lo portò rapidamente alla morte, nel 1937. Il pensiero pedagogico Gramsciano non nasce da semplici idee o considerazioni, bensì da riflessioni filosofiche, politiche e sociali. Nonostante non fosse un pedagogista nel senso moderno del termine egli indagò in questo campo per molto tempo, arrivando a delle conclusioni concrete riguardo la concezione dell’educazione e della scuola. Nelle riflessioni di Gramsci il fatto educativo non è marginale o di contorno rispetto a quello sociale, ma centrale, essenziale. Egli infatti unisce più aspetti all’interno di un unico discorso, un grande quadro che comprende più espressioni della società, legando indissolubilmente il discorso educativo al discorso politico e sociale. Anzi, in molti scritti pone l’educazione e nello specifico la scuola alla base del rinnovamento della cultura della società. Producendo quindi inevitabilmente dei cambiamenti nella vita dell’individuo, sono infatti questi cambiamenti individuali ad avviare quelli collettivi. Gramsci infatti sosteneva fermamente la necessità di una riforma intellettuale e morale prima che socio-culturale perché la seconda sarebbe derivata come conseguente dalla prima. E se quindi per Gramsci la politica assume una valenza pedagogica, e viceversa, allora ogni relazione di egemonia è conseguentemente anche una relazione pedagogica. Motivo per cui pone al centro dell’egemonia l’educazione e la cultura.

L’egemonia non è però mai completa e compatta, ma cosparsa di crepe che rappresentano la possibilità di cambiamento. È dunque da queste crepe, ch’egli vede come spiragli, che è possibile ripartire, creando nuovi spazi per la crescita ed il cambiamento. Questo cambiamento necessario per Gramsci deve avvenire all’interno della società civile, entro essa deve avvenire la rinegoziazione, mantenendo vivo lo spirito popolare e culturale, in quanto è necessario saper padroneggiare la cultura dominante per riuscire poi a liberarsene e rigenerarla completamente rendendola migliore. La società civile diviene dunque punto cruciale, perno del cambiamento. Egli pone l’enfasi soprattutto sul concetto del potere, del dominio basato sul consenso senza la prevalenza della forza, la quale tuttavia deve comunque coesistere accanto al consenso ma senza prevalere su di esso. Il periodo che segnò maggiormente la vita di Gramsci, sia in negativo che in positivo, in termini di maturazione e riflessione su se stesso e sulla vita, fu quello degli anni trascorsi in prigione. È pensiero comune credere che l’opera più significativa di Gramsci in cui emerge in modo chiaro e definisce egemonia culturale l’imposizione, attraverso soprattutto le credenze condivise, della visione culturale del gruppo egemone borghese verso gli altri gruppi sociali, fino alla loro interiorizzazione e ponendo così, i presupposti per un intricato sistema di controllo. In realtà le opere gramsciane sono un tutt’uno esattamente come le sue riflessioni sul mondo. La sua pedagogia si trova infatti in tutto il suo corpo letterale, anche e soprattutto in quello politico e religioso. Ed a quasi ottant’anni dalla scomparsa di Gramsci, il suo pensiero e le sue opere rappresentano ancora una eredità di un certo valore e spessore che non può certamente essere ignorato. E continuano a delineare un problema di interpretazione per tutti coloro i quali si occupano dei temi da lui affrontati. Inoltre Gramsci è stato senza ombra di dubbio uno dei punti di riferimento del pensiero politico degli ultimi sessant’anni e soprattutto uno degli uomini di cultura maggiormente studiati in Italia e all’estero. La scuola secondo Gramsci Mettendo la cultura al centro della rivoluzione che secondo Gramsci renderà le classi sociali più omogenee tra loro non poteva che riservare un ruolo importante alla scuola. Questa infatti è una delle istituzioni attraverso le quali l’egemonia culturale potrà essere ricostruita. Egli crede fortemente nella scuola unica, uguale per tutti, nella quale gli studenti possano studiare seriamente maturando delle capacità intellettuali ma

anche creative, sviluppando una forte iniziativa personale. Con questa idea dello studio formativo, istruttivo, ma anche libero ed attivo sorge il suo modello di scuola creativa. Lo scopo della scuola unitaria sarebbe quello di inserire i giovani all’interno della società e delle sue svariate attività solo dopo averli formati adeguatamente rispetto alle capacità sia intellettuali che pratiche. Quindi dopo aver necessariamente raggiunto un grado di maturità tale da renderli pronti e adatti alla gestione di una qualsiasi attività in cui risulta necessario avere un certo livello sia di autonomia che di iniziativa. È nel periodo trascorso all’interno della scuola unitaria che, gli studenti, devono apprendere e comprendere le basi scientifiche ed umanistiche, facendole proprie per poi portarle come bagaglio personale durante il proseguo degli studi. Per Gramsci però, la fase creativa della scuola non ha inizio fin da subito, fin dal primo anno di frequenza degli studenti. Questa fase infatti risulta come conseguenza di un primo momento caratterizzato da un certo livello di conformismo utile allo sviluppo della disciplina in tutti gli studenti. L’educazione ad ampio spettro della quale parla Gramsci e la sua centralità nel processo rivoluzionario è uno dei fattori fondamentali ponendosi inevitabilmente come fatto pedagogico. Egli credeva talmente tanto nella propria idea di scuola e nell’educazione che anche nel periodo trascorso in carcere si impegnò ed attivò affinché venisse data istruzione ai confinati, istituendo per loro una scuola basata su un’educazione organizzata e non formale. Come si evince dall’idea dell’educazione di Gramsci, la figura del maestro per lui non rappresenta semplicemente la persona che impartisce nozioni, basi ed elementi su questa o quell’altra disciplina, ma colui il quale aiuta l’educando ad interpretare la realtà diventando dei rispettosi cittadini autonomi. Il maestro è colui che realizza un lavoro di mediazione tra la società e l’individuo che va formandosi. L’educatore è, più nello specifico colui il quale è abile nel lavoro di unione tra l’ambiente e l’educando, creando i presupposti per far divenire quest’ultimo un uomo ambizioso ed in grado di gestire e gestirsi all’interno della società. Gramsci infatti sostenne che Gramsci non abbia in mente un’educazione astratta o basata unicamente sulla teoria, ma pratica, attiva e soprattutto politica. Infatti, come si è anticipato in precedenza il problema politico si trasforma in problema educativo al punto da incentrare l’agire dello Stato verso l’educazione degli educatori, dei maestri e della società stessa. Il rapporto tra maestro e scolaro, rapporto tra educando ed educatore, non è strettamente limitato ai rapporti scolastici, bensì dovrebbe andare oltre un’imposizione

rigidamente istruttivo, aiutando lo studente su tutti i fronti, anche nella formazione affettivo- sentimentale e politica....


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